Pubblico questa lettera con un sorriso, Lara ci vede dei problemi (e la posso capire), molti di noi ci vedranno incredibili opportunità.
Cara Letizia,
Mi rivolgo a Te perché dopo mesi di ansie e “mumble mumble” vari, mi sono casualmente imbattuta nel Tuo sito e credo davvero che Tu sia l’unica che possa capirmi e (spero) aiutarmi con un consiglio.
Chi sono: mi chiamo Lara, 26 anni, traduttrice e insegnante, madre di una bimba di 21 mesi, sono italiana ma ho vissuto un po’ dappertutto, parlo anche inglese e portoghese (quasi seconda lingua – ho anche vissuto qualche anno in Brasile) e capisco e ho studiato spagnolo e francese (DELF). Adoro le lingue, la cultura e l’apprendimento, la lettura e l’arte, insegnare mi piace molto e tutto quello che sono influisce direttamente il modo in cui mi occupo della crescita di mia figlia. Non sono affatto una madre modello, anzi, ma i figli per me vengono prima di tutto e sono disposta a qualunque sacrificio per loro.
Situazione: Sono rimasta incinta quando vivevo in Inghilterra e a 7 mesi di gravidanza mio marito ed io ci siamo dovuti trasferire in Canada. Mia figlia è nata qui, quindi ha doppia cittadinanza. Se fossimo capitati in un punto “qualsiasi” del Canada, non ci sarebbero problemi, visto che non abbiamo problemi con l’inglese: la nostra piccola sarebbe bilingue e la cosa finirebbe lì. Ma viviamo in Quebec, dove francese e inglese sono entrambe lingue ufficiali, anche se l’ago della bilancia pesa verso il francese, tanto che i figli degli immigrati sono obbligati ad andare in scuole dove la lingua principale è il francese e sono tantissimi quelli che non parlano bene l’inglese o storcono il naso se lo parli.
Io parlo un francese europeo (livello DALF) e qui, come ho scoperto parlando con gente che viene dalla Francia, l’accento è completamente diverso tanto che spesso tra francesi e canadesi non si capiscono. Inoltre, sono mamma a tempo pieno, anche perché qui non ho parenti nè amici che mi possano aiutare e mio marito fa un lavoro che lo porta ad essere sempre assente, tanto che la bimba per il primo anno non l’ha praticamente visto e ora lo vede solo al mattino. Il fatto di essere sempre a casa ed essere l’unica persona che mia figlia vede da quando è nata, significa che non ho tempo per praticare ilnuovo accento e che la bimba ha pochi contatti con l’esterno. Mio marito non parla affatto il francese, lui è bilingue sloveno e italiano, doppia cittadinanza, e parla benissimo l’inglese.
La questione è complicata dal fatto che:
a- mio marito non vuole parlare italiano in casa e finora si è opposto a lasciarmelo insegnare a lei (non vuole mantenere i contatti con l’Italia, dice che l’italiano non serve a niente, ecc.)
b- siccome non parliamo francese (e siccome… v.punto precedente), volevamo dare alla bimba la possibilità di sapere almeno una delle due lingue obbligatorie qui, quindi da quando è nata le parliamo solo in inglese e lei infatti è madrelingua inglese. Così, pensavamo, avrebbe avuto meno problemi di integrazione.
Ora però ho deciso di insegnarle anche l’italiano, perché penso che imparare una lingua adesso sia meno difficile che in futuro, e perché potrebbe aprirle molte porte e darle molte opzioni in futuro, senza contare che così potrebbe comunicare con i parenti, con cui ci sentiamo tutte le settimane su skype.
La bimba è molto sveglia e vivace, sa in inglese alfabeto, numeri fino a 30, colori, forme, una 20 di Paesi del mondo (compreso dove si trovano sul mappamondo), in inglese fa frasi abbstanza lunghe e ora sta cominciando a raccontare cose che ha fatto. In italiano sa moltissime parole e la pronuncia è quasi perfetta, ma rimane una seconda lingua e non capisce le frasi che le vengono dette. Canta moltissime canzoni (in continuazione!) sia in ita che in inglese e francese ed è pure intonata. Le piace disegnare e compone i primi numeri composti. Tutto quello che sa lo ha imparato da me, ma sono sola, non ce la faccio, non sono all’altezza. Però non possiamo ancora permetterci di mandarla al daycare e non è ancora abbastanza grande per il preschool. Cerco però di tenerla in contatto con gli altri, quindi la porto al playgroup, piscina e gym e ora che è estate organizzo tutte le settimane uscite al parco e playdates con altri bimbi.
Però quando potrà andare a scuola dovrà farlo in francese e non lo saprà parlare. Che cosa posso fare? La cosa che mi preoccupa è che non vorrei confonderle le idee con troppe lingue e vorrei che ne sapesse una almeno bene.
Inoltre, le piace leggere e quindi sto cercando di “insegnarle” anche a leggere. So che è presto ma la domanda che ho ora resta anche per dopo: insegnarle a leggere in ita o inglese,visto che questa resta la sua lingua dominante? Mi pento di non aver affiancato da subito anche l’italiano, purtroppo ho dato retta a mio marito (!), perché adesso è difficle insegnarglielo. Però almeno quando usciamo e deve stare in società riesce a capire e comunicare.
Pensavo che insegnarle a leggere in italiano potesse facilitarla con l’inglese perché il suono delle lettere in italiano corrisponde in molto ai phonics inglesi.
Non so se sono riuscita a spiegarmi…. In sostanza vorrei sapere se Ti è mai capitato un caso di trilinguismo simile al nostro in cui però i genitori non conoscono la terza lingua e come si fa ad insegnare l’italiano come lingua seconda e soprattutto a leggere.
Scusami per questa email linghissima, spero che potrai aiutarmi. Nel mio caso, il famoso detto viene trasformato in “Sono mamma, ergo c’ho l’ansia”.
Grazie mille e complimenti per il Tuo bellissimo sito!
Lara
Lara,
un bel respiro, per prima cosa liberiamoci dell’ansia, che non aiuta nessuno. Io ormai sono in flippa yoga, ma se dalle tue parti fanno un bel corsetto di yoga mamma e bambino ci farei un bel pensiero.
Detto questo entriamo nel merito.
Tutto quello che sa l’ha imparato da te ma… non ce la puoi fare? E che altro vorresti fare? A me sembra che con una bimba così dovresti darti una bella pacca sulle spalle, farti un gran sorriso e goderti la tua bimba, non angustiarti ulteriormente. Vai alla grande, devi solo rilassarti. Per esempio questa cosa di insegnare già a leggere alla bambina, a 21 mesi…, non so, non voglio entrare nel merito perchè richiederebbe competenze diverse da quelle che ho, l’unica cosa che posso dirti è che io personalmente non mi porrei il problema. Ogni cosa a suo tempo. Lettura condivisa quanto si può, biblioteche, librerie, libri in tutte le forme, i colori e le lingue. Ma insegnarle già a leggere, non so…
Il marito. Parliamoci, a fondo. Che l’Italiano sia una lingua inutile è molto da discutere, ha indubbiamente un suo fascino e il suo seguito di estimatori, ma non è questo il punto. La lingua non serve solo a trovare lavoro, serve a vivere e comunicare. E la lingua della famiglia è sempre la lingua più importante, fosse anche la lingua meno parlata al mondo. E’ la lingua delle emozioni, dei legami familiari, della nostra storia. La bambina ha bisogno di avere una famiglia, fosse anche solo su skype, e questa famiglia parla Italiano.
Per inciso l’altra famiglia immagino parli Sloveno, lingua evidentemente altrettanto importante. Devi fare di tutto per convincerlo di questa cosa. Non basta che ti lasci fare, deve proprio capire l’importanza della lingua per l’identità e quindi la crescita della bambina. Se vuoi fagli leggere o leggete insieme dei libri sul tema, tipo questi.
Il francese, secondo te quando andrà a scuola la bambina? Farà qualcosa di equivalente alla scuola materna? Se fosse così non mi preoccuperei affatto. In realtà non mi preoccuperei comunque, appena comincerà ad andare a scuola imparerà il francese come una scheggia. Stai serena. E per rasserenarti ulteriormente leggi questo.
Idealmente la vostra routine potrebbe anche essere:
mamma-bimba: italiano
papà-bimba: sloveno
mamma-papà: Inglese
resto del mondo-bimba: francese
nonni-bimba: ognuno la sua
con questo approccio una bimba sveglia e seguita come la tua potrebbe tranquillamente diventare quadrilingue. Un caso simile viene citato nel libro The Bilingual Edge, ma ne è pieno il mondo.
Infine, ultimo consiglio, come ti dico di non sottovalutare te stessa, ti consiglio anche di non sottovalutare la tua bambina. Dice frasi in Italiano ma non lo capisce, improbabile. Vedrai che capisce molto più di quanto pensi. Fa mille attività con bambini locali ma non sa il francese? Altrettanto improbabile, vedrai che già capisce anche quello.
Coraggio cheer up, e pensa noi, mamme che lavorano e vivono in un paese monolingue, e che leggendo la tua email magari pensiamo Facciamo cambio?
Ciao!
Per commentare questo post con un’immagine ho scelto questo libro: l’orchestra degli animali (immagine in alto). Scelta assolutamente arbitraria, ma a me pare che questa bimba viva in un magnifico concerto di lingue…
mammaemigrata says
Aggiungo per Lara che qui a Lussemburgo la situazione è spesso riscontata in tante famiglie e che quasi la maggior parte dei figli di stranieri (che qui rappresentano ben il 43% della popolazione nazionale) arriva alla materna senza parlare una o più delle tre lingue usate nella scuola. Le coppie di nazionalità mista sono numerosissime e quasi sempre ogni genitore parla la sua madrelingua con i figli.
Quindi Lara non preoccuparti, tua figlia non avrà nessunissimo problema!
Aggiungo il p.s. per il francese canadese: ti capisco per l’accento, io sono bilingue in francese ma devo dire che a volte (sul satellite seguo spesso i programmi canadesi) mi ci vorrebbero i sottotitoli per capire questo stranissimo accento!!! Però quanto mi piace, a forza di sentirlo ormai riesco a imitarlo, mi fa morir dal ridere 😀
Vedrai che col tempo anche tu riuscirai a capirlo e a parlarlo!
Lara says
Grazie mille per i consigli, davvero!
Per quanto riguarda il papà, è escluso che parli in sloveno o in italiano, rifiuto categorico e totale. E tra l’altro dice che le lingue non servono a nulla. La sua famiglia parla entrambe le lingue. Ed è impossibile che lui legga un libro, detesta leggere. Non scherzo!
Comunque io insisto quando siamo sole con l’italiano e ora che sono incinta, penso che con il prossimo comincerò da subito con l’italiano…. Speriamo bene!
GRAZIE ancora!!
Lara says
Dimenticavo… non so come funzioni in Italia, ma qui ho visto bimbi di 4 anni che vanno all’asilo (che non è scuola dell’obbligo) e sanno già scrivere tutto l’alfabeto…
A. says
Concordo pienamente con Letizia: l’importanza delle lingue viene dalla necessità di comunicare. Lara, è essenziale che tuo marito capisca quanto sia importante per tua figlia (e il secondo o la seconda in arrivo) essere in grado di comunicare con il resto della famiglia e quindi di imparare, come madrelingua (quindi da adesso, prima che sia troppo tardi!), sia l’italiano sia lo sloveno. Impedirglielo significa tagliare le loro radici, tagliarli fuori da quello che è la sua storia e dovrebbe essere la sua cultura/le sue culture. Se tuo marito ha brutti ricordi legati all’Italia, non può comunque negare ai vostri figli di sentirsi italiani, o “anche italiani”, se lo vorranno: non mi sembra giusto. Per imparare a leggere c’è tempo… l’urgenza adesso è iniziare con italiano e sloveno da subito con il piccolo/la piccola, e fare arrivare la grande al livello di bambini italiani e sloveni della sua età. Quindi anche io mi permetto di consigliarti di parlare ai tuoi figli solo in italiano, di convincere il padre che è essenziale che parli con i figli solo in sloveno, di continuare tra voi a parlare inglese se volete, e di cercare (come del resto stai già facendo) situazioni fuori casa in cui si parli francese-con-accento-canadese e ci siano bambini canadesi-francofoni. Lasciando perdere l’alfabeto… perché quando glielo insegneranno a scuola (5? 6 anni?), anche se alcuni dei suoi compagni di classe lo sanno già, tua figlia saprà parlare più lingue della maggior parte di loro e avrà sicuramente tutto quello che le serve per imparare lettere, numeri e tutto quello che le insegneranno a scuola.
Mi permetto anche di rimproverarti perché scrivi “siccome non parliamo francese” poco dopo aver scritto “parlo un francese europeo (livello DALF)”: ok, l’accento sarà diverso, ma la lingua è quella! Sottovalutarti non ti aiuterà certo nel processo di integrazione. Palare poco, parlare male, parlare a fatica è comunque parlare, e se accetti i tuoi limiti senza negare le tue capacità sarà più facile integrarti e affiancare a quello che sai quello che ti serve sapere.
Quando mio figlio era piccolissimo mi è capitato di conoscere delle ragazze canadesi, e sono rimasta affascinata dal modo in cui parlando tra di loro passavano dal francese (lingua che anche se non mi è del tutto estranea, non parlo per niente per cui non sono in grado di riconoscerne i vari accenti) all’inglese, per loro erano due lingue intercambiabili, ma con me parlavano solo in inglese. E questo, ho capito dopo approfondendo il tema del bilinguismo, è proprio il miracolo dei bilingui: capiscono “al volo” se l’interlocutore capisce quello che stanno dicendo, e se non lo fa i bilingui passano all’altra (a un’altra) lingua che conoscono, apparentemente senza sforzo. Lo sforzo in realtà l’hanno fatto da piccoli, quando hanno realizzato innanzitutto che c’è differenza tra un oggetto (un verbo, un aggettivo, a volte un concetto) e la parola/i suoni necessari per esprimerlo, e allo stesso tempo hanno capito che ci sono più di un modo per esprimerlo e che non tutte le persone capiscono il modo A, o il modo B, o il modo C; e, infine, si sono adattati a questa realtà, immagazzinando parole, suoni, costruzioni linguistiche con le stesse tecniche che usano i monolingue (provando a ripetere quello che sentono e vedendo se la risposta che ottengono è quella che si aspettano) ma in più chiedendosi come esprimere la stessa cosa in modo che tutte le persone intorno a loro li capiscano (e quindi imparando più lingue) e poi usando queste parole, questi suoni e queste costruzioni linguistiche in modo appropriato con le persone che usano lo stesso insieme di parole/suoni per esprimersi (anche in questo caso, vanno a tentativi, tentativi che se hanno successo vengono ripetuti, se non hanno successo vengono scartati).
Per i tuoi figli sarà così, lo vedrai con la grande, proverà a parlare inglese e qualche altro bambino le “insegnerà” che c’è un altro modo (il francese con l’accento canadese) per dire la stessa cosa, e vedendo che la situazione si ripete con altri bambini canadesi francofoni, i tuoi figli impareranno a usare il nuovo “modo” (anche se tu e il padre non lo usate) e lo useranno nel contesto giusto. Secondo me devi metterti tranquilla, perché questo processo richiede tempo: vivendo in Quebec da quell’età, e andando al parco giochi/supermercato/piscina/scuola…ecc non c’è modo che i tuoi figli possano non imparare il francese con l’accento canadese come madrelingua, è solo questione di tempo. Potrebbero non impararlo perfettamente se voi li tenete chiusi in casa… ma comunque lo imparerebbe! So per esperienza quanto sia frustrante vedere tuo figlio che non capisce quello che gli dicono (il mio mi ha detto, dopo una separazione forzata dal padre inglese durata alcuni mesi, per motivi di lavoro, separazione che ha coinciso con un boom del suo italiano grazie ai compagni del nido, quando ci siamo finalmente trasferiti in Uk ed è iniziata la frequentazione quotidiana con il padre: “mamma, papà non mi capisce!” e grazie, parlava italiano al livello di un bambino di 3 anni, e inglese al livello di uno di un anno e mezzo, per cui non riusciva a esprimersi in inglese con il padre con la stessa facilità con cui si esprimeva con gli italofoni!). Posso dirti (sempre per esperienza, essendo trascorso un anno da allora) che comunque passa, sicuro che passa, tranquilla che passa! I bambini piccoli hanno questo dono meraviglioso di imparare le lingue, devi solo assecondarli e dargli occasioni di contatto…
Posso farti l’esempio dei figli (in età scolare) di una mia amica, che si sono integrati in una scuola svedese semplicemente studiando svedese alcuni mesi prima di trasferirsi e facendo un campo scuola estivo appena arrivati in Svezia; secondo la mia amica, non ci hanno messo molto a integrarsi e a parlare svedese (a differenza della mia amica che sta studiando pure lei svedese ma, pur parlando 3 lingue oltre all’italiano, ovviamente non ha la mente come una spugna di un ragazzino!) e non sono affatto indietro rispetto al resto della classe.
Se vuoi un consiglio per la tua situazione di adesso con tua figlia, ti direi di provare a tenere un diario (anche mentale… se non ti va di scrivere) in cui segnare il livello delle lingue che tua figlia parla, le cose che riesce a dire e quelle che non riesce a dire… ti servirà a vedere a che velocità procede, e quindi a liberarti dall’ansia, e soprattutto osserverai come funziona il processo di apprendimento: sarà meraviglioso vedere come usa costruzioni inglesi per frasi italiane (il rosso gatto) oppure come “regolarizza” i verbi irregolari (io dicio, tu dici… dicere), per me è stata (ed è ancora!) una specie di magia… Lo è per i monolingue, figuriamoci nel caso di tua figlia! Dal momento che dici che ami le lingue e l’apprendimento, ne rimarrai affascinata anche tu, sono sicura.
Per il resto mi sembra che la strada è quella che avete già preso, lascia solo a tua figlia il tempo di arrivare a destinazione. Credici, perché succederà, succede a tutti i bambini sotto gli 8-10 anni di imparare come i madrelingua le lingue con cui sono quotidianamente a contatto (1, 2, 3, 4, e anche 5!): se leggerai i libri consigliati da Letizia, o le altre storie di famiglie bilingui (trilingui, ecc) su questo blog o anche altrove vedrai che è così.
E infine, liberati dall’ansia, che quella davvero non aiuta ne’ te ne’ tua figlia: “tutto quello che sono influisce direttamente il modo in cui mi occupo della crescita di mia figlia” l’hai scritto tu, no? Allora informati, documentati ma rilassati e non essere ansiosa!
A. says
(sono stata logorroica, scusate!)
Bilingue Per Gioco says
oh dear, quando si dice che il tema è sentito eh! 😉
Lara says
Grazie a tutti, di nuov. Mia ccorgo che devo aver scritto la mail in un momento in cui ero stressata o cose simili, evidentemente, perché ritpetete tutti la cosa dell’ansia. Io credevo di averla messa lì volutamente in modo esagerato, per chiarire il punto, ma era un’esagerazione voluta, credetemi, non c’è bisogno di fissarsi su quel punto 🙂
Comunque, anche se ero qui per avere consigli nche su come insegnare a leggere o scrivere, mi avete rassicurata molto anche su altre cose, quindi dico…. viviamo e vediamo! Grazie a tutti!
Daša says
Mi porto a esempio. noi bilingue per forza, gente di confine e di minoranza. Sono nata e cresciuta nei sobborghi di trieste, da famiglia monolingue slovena, come la maggiorparte dei miei compaesani di madrelingua slovena. i nostri genitori bilingue hanno comunque scelto di parlare con noi esclusivamente la lingua madre, quindi lo sloveno e delegato alla società (TV, scuola, topolino etc) l’insegnamento della lingua maggioritaria in questo caso l’italiano. Non mi sento affatto di dire che il mio italiano ne abbia risentito rispetto al mio sloveno.
e dì a tuo marito che, se non per altro, la pluralità delle lingua porta all’apertura mentale delle persone.
e farà bene anche a lui se parlerà con i suoi bimbi nella sua lingua del cuore.
un bacio da Trst.
Lara says
Mado’, quanto mi manca trieste, è lì che ho vissuto quando andavo all’uni, è lì che ho conosciuto mio marito ed è lì che ho vissuto gli anni più belli della mia vita. Potessi, ci tornerei subito!
Potete dire quello che volete, e sono cose che condivido, ma mio marito non cambia idea neanche se lo pagate.
SaraPT says
Mamma mia, forse mi devo preoccupare?
Sono portoghese e ho un bimbo anche lui di 21 mesi che vive e va all’asilo in Italia. Dice Agua (in portoghese), papà (in italiano), cocotto (in po’ it un po’ pt), vum-vum per le macchine, gnam-gnam per il cibo. Manda bacini, balla, impila blocchi, conosce i nomi dei personaggio della playhouse.
Insomma, sarà perché va all’asilo ed è meno seguito, sarà perché la bimba di Lara è mooolto precoce o sarà che il mio piccolo è mooolto indietro???
Federica says
Capisco i dubbi di Lara, anche noi abbiamo tre lingue a casa: io sono italiana, viviamo in Germania ed col mio compagno parliamo in inglese a casa. Ho letto con interesse la email di Lara, la risposta di Letizia, sono spesso su questo bellissimo sito ed ho anche letto “The Bilingual Edge” ,ma restano sempre domande e dubbi……..OK il bimbo parla bene il tedesco (ha quasi 3 anni) grazie al kita, l’italiano lo capisce e parla benino (non come il tedesco pero’) …sara’ davvero sufficiente per il nostro bimbo ascoltare inglese in casa per impararlo? Il mio compagno non vuole parlare al bimbo in inglese perche’ dice che lo imparera’ a scuola,quindi come faccio ad insegnarglielo io, (che gia’ parlo una lingua che il bimbo ascolta e associa solo a me e alla mia famiglia)che lavoro e il tempo che trascorro col mio bimbo lo dedico all’italiano? Come Lara, qui ci sono solo io “in italiano”, cerco contatti con altri bimbi ma e’ difficile trovarli in una grande citta’ dove si vive abbastanza lontani dagli altri e le occasioni di incontro si posso cercare ma non sono cosi frequenti. Nel mio caso credo si tratti un po’ di …….”gelosia”. Ho paura di perdere l’italiano che e’ ovviamente una lingua cara, (come si diceva la lingua dei sentimenti e della mia famiglia etc) per l’inglese che comunque e’ una lingua altrettanto cara a me visto che il bimbo e’ nato in Irlanda e che io spero un giorno di poterci tornare…… Insomma dubbi e ansie anche qui…… ma e’ davvero bello e di aiuto leggere di cosi tante famiglie plurilingue in giro per il mondo!!!
monica says
Ok il post é vecchio ma devo commentare per forza…. Lara, come ti capisco!!!!
Sta storia delle 4 lingue é un po un casino anche per me….
Prima di tutto, mi piacerebbe sabere come é andata avanti la storia, nel senso, passati un paio d’ anni come ti trovi?
alla fine come ti sei organizzata per il/la secondo/a?
Io sono italiana, mio marito spagnolo e viviamo in catalunya.
anche io come te, quando sono rimasta incinta in italia, me ne sono andata, tornando a vivere vicino barcellona con mio marito ed il pancione…
Dante ora ha 2 anni, da subito io gli ho parlato in italiano, mio marito invece una lingua tutta sua misto italiano-spagnolo-catalano… (non ci sono santi di fargliene usare solo una…), va al nido qui, dove la lingua ufficiale é il catalano, con i nonni paterni spagnolo e con i materni italiano…. e come se non bastasse ci buttiamo pure un po d’inglese che non fa mai male (ma mio marito non lo parla, quindi é solo da parte mia).
risultato: il poveretto ha cominciato a parlare da 2 mesi scarsi :S
e lo fa in tutte le lingue! capisce tutto ma é stato proprio uno sforzo gigante cominciare con le prime tre parole… allora abbiamo aigua, coche, blue, torta…. chi piú ne ha, piú ne metta insomma!
mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo sapere che non ero l’ unica con paranoie da plurilinguista!!!
Un abbraccio a tutte le “ansiose” che non sanno piú a che lingua appellarsi 🙂