L’autrice di questo post è Valentina, che su questo blog inaugura e curerà la rubrica: Vita da Expat.
Quando ero ragazzina avevo quest’immagine di una me trentenne tailleurizzata e con i tacchi alti: correvo tra un aereo, un meeting e un treno, per un lavoro con il quale avrei cercato di migliorare il mondo. La sera avrei poi raggiunto un marito via di mezzo tra Indiana Jones e il Dottor Kovac di E.R, intelligente e un po’ guascone.
Oggi ho trentadue anni e non ho mai imparato a camminare sui tacchi alti, corro tra un aereo, un meeting e un treno per la mia vita privata, cercando di migliorare il mondo dei miei affetti geograficamente dislocati in Europa. La sera, quando non e’ in viaggio per lavoro, mi raggiunge un marito intelligente e un po’ guascone: non e’ croato come il Dottor Kovac bensi’ polacco, però ha paura dei serpenti proprio come Indiana Jones.
Come bilancio mi pare positivo.
Pensando a quando ho incontrato mio marito in una compagnia di studenti stranieri, una sera in un pub di Torino, a come ho conosciuto la meta’ delle mie amiche piu’ care durante un corso a Strasburgo, al giorno in cui mi sono ritrovata per la prima volta sola con una valigia, un indirizzo e una chiave ai piedi della statua di O’Connel a Dublino e a molte altre situazioni, mi rendo conto che niente di tutto questo sarebbe accaduto se non avessi avuto con me l’Inglese.
Finite le elementari nella scuola dove chiamavano tutte le maestre Miss e Missis, l’Inglese era sparito. Quando a ventunanni si e’ ripresentato alle mie orecchie, e’ stato come incontrare il piu’ caro amico di infanzia: gli ho spalancato la porta della mia testa e ho fatto di tutto perche’ si fermasse, si mettesse comodo e si sentisse come a casa sua.
Tutti i giorni leggevamo articoli di giornali e libri, ascoltavamo ore di musica soffermandoci sul significato delle parole , spesso guardavamo i film non doppiati. E poi non gli facevo mancare la vita sociale: lo portavo fuori la sera a fare tante chiacchere con altri stranieri.
Da allora, l’Inglese e’ venuto con me a studiare e a vivere all’estero. Insieme abbiamo lavorato, scritto contratti e fatto ricerche. Insieme a lui ho riso e pianto, ho detto si’ a mio marito e chiesto se andava tutto bene al chirurgo ostretrico.
Ora sono undici anni che l’ Inglese abita nella mia testa. L’italiano non si e’ mai offeso, anzi ha accettato di buon grado di essersi trovato un vicino di pianerottolo permanente: sono sicura che quando dormo, loro due si fanno grasse risate sulle cose che dico e sul mio accento. Quando si presenta il Francese lo fanno accomodare per il tempo di un caffe’, la visita non dura piu’ a lungo del tempo che mi serve per comprare la baguette o i francobolli.
L’arrivo della piccola Viatrix ha scatenato un po’ di proteste perche’ dopo tanti anni di simbiosi li avevo messi su turni diversi: l’Italiano quando parlo con mia figlia, l’Inglese quando parlo con mio marito. Hanno fatto anche lo sciopero, mandandomi frasi mescolate e nascondendomi le parole. Fortuatamente, man mano che la Viatrix cresce ho un po’ piu’ di tempo per dar di nuovo ad entrambi di che leggere, vedere ed ascoltare e sono tornati ad essere collaborativi.
(Pero’ ancora non gli ho detto che dovranno far posto per un divano letto, lassu’ nella mia testa: con l’anno nuovo ho intenzione di invitare il Polacco).
Immagine di zooboing.
Un bel mix. I like it.
Cristina
Splendido! 😉
grazie fanciulle!
Che bel post Valentina! L’ho letto tutto di un fiato…anche perché dal titolo mi ero immaginata che tu avessi un tuo ex fidanzato inglese in casa :). E pensare che tutte quelle cose belle che tu hai vissuto io le ho avuto grazie al …polacco: una lingua straniera, qualunque essa sia, è sempre una grande risorsa.
dzienkuje bardzo!
Lo confesso, I spiced up the title a little bit
just a bit…
L.
and that’s the reason i can’t send the link to my hubbie: you did “put the finger into the wound” 😀
Mi e’ piaciuto molto leggere il tuo post in quanto abbiamo una cosa in comune, il marito polacco (solo che io parlo con lui in italiano, purtroppo!). Sono daccordissimo che una lingua arricchisce tantissimo, io mi sono talmente immersa col polacco che la mia testa ha sfrattato gli altri inquilini (indebolendo addirittura l’italiano), ma questo apre un altro discorso. In ogni caso seguiro’ la tua rubrica!
Ciao Orietta
Questa condivisione fa venire i brividi!
L’ho salvata tra i preferiti
grazie marika!
Bellissimo post!!! Anche io come te ho sempre la valigia in mano non necesariamente per lavoro ma, come dici tu, per tenere gli affetti più cari vicini:-) E anche io come te ho conosciuto le mie più care amiche a Strasburgo durante un periodo di studio!!
allora Lisa sicuramente ci siamo ritrovate entrambe dentro gli inferi dei trois brasseurs a mangiare tarte flambè a volontà e poi a digerire al Seven o a Les Aviateurs 😉
Comunque anche io avevo un’immagine di una me stessa tailleurizzata e indipendente. Indipendente però lo vedevo scritto a caratteri cubitali. A me le lingue hanno donato questo, l’indipendenza, e la libertà di scegliere, anche di scegliere di non essere poi così indipendente.
L.
P.S.
Fa strano commentare da ospite sul mio blog…
grazie per questa bella testimonianza valentina! 🙂
bellissimo post!
Fantastico!!!! ma possiamo sapere (io sono curiosissima) dove vivi, in Italia o all’estero?
Vale, non sai che emozione ricevere la newsletter di bilingue per gioco e scoprire che l’autrice del post “L’inquilino Inglese e il marito Polacco” sei proprio tu! Complimenti, bello e divertente. Brava!
orietta, eva, dani, felicia, kasia…grazie a tutte per aver lasciato il vostro commento, sono contenta di aver fatto sorridere per motivi diversi ognuna di voi.
dani, al momento vivo in francia al confine con la svizzera ma tra qualche mese ci sposteremo di nuovo, anche se ancora non sappiamo dove
un saluto a tutte da varsavia (primo weekend dopo undici mesi sola con il marito mentre bobas é dai nonni)