Pubblico con piacere questa lettera di Nadia che arriva diretta dal Giappone.
Ciao a tutti,
non avendo ancora molta esperienza di vita con le nostre figlie in Italia, vorremmo condividere la nostra esperienza giapponese e grazie ai vostri commenti trarre ed offrire spunti di riflessione.
Ci siamo trasferiti a Tokyo nel 2008, quando la nostra figlia piu’ grande (la chiameremo Onechan, che significa “sorella maggiore”) ha iniziato il percorso della scuola materna, mentre la piu’ piccola (che chiameremo Imotochan, “sorella minore”) vi ha iniziato il nido.
Avevano rispettivamente 3 anni e 6 mesi, e un po’ per caso un po’ volutamente, sono andate in 2 scuole differenti…entrambe scuole giapponesi (non internazionali).
Sia io che il papa’ abbiamo sempre avuto una passione per il Giappone, io infatti la scelsi come lingua quadriennale all’universita’ e il papa’ sin da piccolo ha praticato arti marziali, apprendendo infine la lingua per uso conversazionale attraverso dei corsi del comune di Tokyo.
Da allora siamo rientrati in Italia, per vacanza, quando Imotochan aveva 1 anno e mezzo, e la scorsa primavera quando aveva 2 anni e mezzo. Durante l’ultimo soggiorno, il fatto che tutti parlassero in italiano non e’ sembrato affatto strano alle piccole, visto che anche a Tokyo, di solito, il papa’ parla in Italiano…
Ma un giorno, quando eravamo sedute a tavola in cucina, solo io e loro 2, ho inziato a parlare in giapponese…e Imotochan si e’ fermata, si e’ rivolta verso di me, mi ha fissata e mi ha chiesto:
“Perche’ parli cosi’?”
Non sapevo se ridere o piangere…ma ho fatto finta di niente e le ho risposto sinceramente “mamma parla anche in giapponese, le piace e quindi lo usa”.
Ha sembrato accettare la risposta, e abbiamo continuato a giocare con la lingua piu’ adatta al momento.
Con Onechan, invece, a distanza di giorni, quando tutti gli italiani intorno le chiedevano la solita domanda “facci sentire qualcosa in giapponese”, lei -che di base e’ gia’ timida in pubblico- finalmente capì perche’ non le veniva niente….mi chiese di abbassarmi per dirmi una cosa nell’orecchio e a mo’ di confessione mi disse : “ma a me non viene di parlare in giapponese perche’ qua intorno nessuno parla in giapponese”…fu una semplice grande rivelazione sui cui insieme stiamo cercando di costruire le basi per il futuro.
Immagine: Tanta gente, di Bruno Munari, scelto perchè è un libro abbozzato, che ci parla delle persone, di tutte le persone, permettendo ai bambini di giocare col tema, perchè include anche molte carte diverse con cui il bambino può creare le persone. Ma l’ho acelto anche perchè è un libro multilingue, che include testi anche in Giapponese, oltre che in Italiano, Inglese, Francese e Spagnolo.
lucia says
Nadia, spero che tu abbia prontamente riportato agli astanti l’osservazione della tua bimba, che ha intelligentemente fatto un’analisi della società che la circondava e valutato l’inutilità della richiesta che le era stata fatta.
brava!
Eva says
quando ero ragazzina la gente mi chiedeva spesso: “dicci qualcosa in danese” (la lingua di mia madre)… ho sempre odiato quella situazione, che trovavo estremamente imbarazzante, e non sapevo mai cosa dire… è vero che le lingue sono uno strumento di comunicazione e non un modo per fare un po’ di spettacolo e divertire gli altri… brava bimba che ha trovato i mezzi per difendersi! 😉
Nadia says
Ciao,
ho trascurato di scrivere nella mia lettera che dalla prossima estate rientreremo in Italia ….se consocete quindi famiglie/bambini che vivono in Italia e utilizzano la lingua giapponese … fatemi sapere! Grazie, Nadia
Murasaki says
Noi la utilizziamo un pochino. Io sono laureata in giapponese, anche se purtroppo non lo uso molto (con mio grande rammarico), però spesso leggo ai miei bimbi libri in giapponese: i loro preferiti sono Bam to Kero, ma se hai dei suggerimenti su altri libri per bambini sono i benvenuti 😀
Dove tornerete in Italia? Noi siamo in provincia di Milano…
Murasaki says
almeno… non sono in ritardo-ne? E’ questa estate che tornate in Italia?
Nadia says
Ciao Murasaki, siamo appena rientrati e gia’ sento il bisogno di creare occasioni per esporre le bambine alla lingua giapponese. Io non demordo e continuo ad usare la lingua giapponese con loro, ma con una certa flessibilita’ evitando inutili tensioni. Per quanto riguarda i libri, quando eravamo a Tokyo noi di solito andavano nella nostra biblioteca di quartiere e lasciavo a loro la scelta. Io glieli leggevo la sera … ma devo essere sincera non mi annotavo gli autori, anche perche’ ce ne sono cosi’ tanti! Comunque alla piccola “imotochan” piaceva tantissimo la serie di Paochan ?????. Se sai di iniziative culturali giapponese adatte anche per bambini, fammi sapere. Ciao!
Nadia says
Nel post precedente avevo provato a scivere Paochan in giapponese ma sono usciti fuori solo dei punti interrrogativi. Comunque avevo dimenticato di scrivere che noi viviamo in provincia di Cosenza ma ci piace spostarci quando ci sono eventi specialmente se si tratta di Giappone 😉