Post breve ma con due profondi dubbi:
Man mano che proseguo con le mie english drops ed introduco parole nuove mi chiedo quali siano i vocaboli più giusti da utilizzare ed il dubbio riguarda non solo la scelta tra vocabolo UK o US ma anche vocaboli UK per riferirsi alla stessa cosa. Ecco una lista di quelli che mi vengono in mente ma ne ho trovati molti nella rubrica “inglese per genitori di bambini”:
Dummy /pacifier
Fizzy/ sparkling
Pushchair/ stroller
Nappy / diaper
Turtle / tortoise
Dish / plate
Back pack / rucksack / schoolbag
E per rimpolpare i miei dubbi, sono rimasto spiazzato da questo commento trovato su Amazon.uk riguardo “Where Is Baby’s Mommy?”
“This is an ok book with flaps to lift for your child but not suitable for the uk as it uses words like mommy and closet.”
Una mamma inglese che valuta come positivo il libro ma addirittura non utilizzabile in Inghilterra perché contiene parole come “mommy” e “closet” al posto di “mummy” e “cupboard” !
Voi cosa ne pensate e come vi comportare con la scelta e l’uso dei vocaboli?
Il secondo dubbio me lo ha fatto venire mia figlia N. che è in prima elementare e sta iniziando a leggere e scrivere, l’altro giorno me la ritrovo tutta contenta che mi mostra come sa leggere e scrivere in italiano e presa dal suo caratteristico entusiasmo ha provato spontaneamente a scrivere anche in inglese: emo lav iu (Elmo loves you) , alouin (Halloween) , cuc moster (Cookie Monster).
Non ho subito capito che erano tentativi di scrivere in inglese ma appena me ne sono reso conto le ho spiegato che lei ha applicato all’inglese i suoni che sta imparando per scrivere in italiano e che però in inglese non corrispondono sempre e le ho fatto gli esempi di alcune parole che coincidono (cat, dog) e di altre che non coincidono (Halloween, Cookie).
Come fare per introdurla in maniera soft alla scrittura dell’inglese e non fare confusione con l’italiano? Aspettare che acquisisca bene l’italiano o farli coesistere contemporaneamente?
Forse sarebbe opportuno aspettare l’acquisizione completa della fonetica e della scrittura italiana, però mi sembra un peccato non poter assecondare da subito questa richiesta spontanea di mia figlia…
L’autore di questo post è Marco, che cura la rubrica Daddy speaks English
Immagine The foolish tortoise, anche su amazon.uk
chiara says
Io uso di solito il British English ma ormai, tra libri, internet e tv, tendo anche io a usare spesso vocaboli che non si utilizzerebbero normalmente in UK. La cosa non mi preoccupa più di tanto in quanto sono giunta alla conclusione, nei miei anni di insegnamento, che l’importante è riuscire a comunicare efficacemente. Per un bambino bilingue non penso sia indispensabile fare una distinzione tra le varie tipologie di inglese, anzi è bene che impari a conoscere tutti i modi per indicare un oggetto. In fin dei conti, un inglese riesce a capire un americano e viceversa: perchè per il bambino bilingue dovrebbe essere diverso?
Marco says
Proprio perchè inglesi ed americani si capiscono reciprocamente sono rimasto meravigliato del commento della mamma inglese riguardo “Where Is Baby’s Mommy?”
Beatrice says
Quando e’ nata, a HongKong, Francesca girava su uno stroller che a Dubai e’ diventato pushchair; tornati a HongKong pero’ abbiamo scoperto che la figlia della vicina, Australiana, ha sempre giraro in pram…sinceramente io credo che tutti questi termini siano ugualmente validi; ovviamente se vogliamo fare una scelta in base al nostro gusto, dobbiamo essere correnti almeno in un primo periodo e poi ricordare ai bambini che una stessa cosa si puo’ chiamare in due o piu’ modi. Vale anche per l’italiano no? (passeggino/girello). Non dimentichiamo che i bambini bilingue hanno il grande dono, piu’ grande ancora di saper effettivamente parlare due lingue, di aver compreso Che una stessa cosa si puo’ dire in mille modi e che una stessa parola puo’ avere piu’ significati.
Beatrice says
Riguardo alla scrittura, quando trovate una soluzione, fatemi un fischio perche’ io non ho ancora capito come fare…. 🙁
raffaella says
l’inglese e l’italiano hanno due sistemi di scrittura molto differenti, in italiano – quasi sempre – a suono corrisponde lettera, i bimbi di regola alle elementari italiane in prima imparano a scrivere scandendo le parole ed a scrivendo i suoi corrispondenti, e in seconda si occupano di sistemare l’ortografia, poi il discorso dovrebbe essere tendenzialmente chiuso, nel senso che una parola nuova che senti sai come scriverla.
in Inghilterra (ho solo l’esperienza di un’amica) usano il metodo globale, si impara “in blocco” a pronunciare e a scrivere una parola, la sua bimba aveva librini graduati che ogni settimana doveva leggere, e con parole sottolineate che doveva memorizzare nell’ortografia. finito l’uno, iniziava l’altro con poche parole nuove in più. un inglese tendenzialmente tutta la vita a imparare a prununciare/scrivere parole nuove …
Se dovessi dare un consiglio aspetterei la seconda per iniziare in modo sistematico con la scrittura dell’inglese, spiegherei che in iglese c’è poca corrispondenza fra pronuncia e scrittura e però se sono curiosi di imparare a scrivere da subito frasette/parole non glielo negherei.
noi abbiamo fatto così con la seconda lingua dei nostri (tedesco), che rispetto all’inglese è molto più trasparente come corrispondenza suono/lettera
Sara says
La scelta delle parole è un problema che non mi ero posta, perchè uso quelle che mi vengono naturali. Noi abbiamo viaggiato in stroller e mangiamo nei plates eggplants e zucchini.
Invece x insegnare a leggere e scrivere si. Ho chiesto ad una mia amica che ha un bimbo più grande delle mie. Lei gli ha insegnato a leggere e scrivere anche in inglese, ma lei peró è americana credo sia più facile x un madrelingua. Su internet esistono siti x l’homeschooling, che in USA é abbastanza praticato che potrebbero aiutare suggerendo metodi ed esercizi. Mi ripromessa d darci un’occhiata ma al tempo stesso mi chiedo se non è troppo dare loro altri compiti oltre a quelli della scuola…mah!
Bilingue Per Gioco says
Io ho deciso di non pormi questi problemi.
Terminologia: esistono parole diverse per definire le stesse cose, ne prendiamo atto con nonchalance andiamo avanti…
Scrivere: mi sono informata molto, ho comprato 4 libri su come insegnare ai bambini a leggere e scrivere in Inglese, ho letto vari report sulla lettoscrittura destinata a insegnanti Inglesi o Americani, ho fatto qualche tentativo, poi ho deciso che era troppo complicato (perchè è troppo diverso da come si fa in Italiano) e soprattutto è una fatica inutile, a scuola imparerà a leggere e scrivere in Inglese, forse è una delle poche cose che la scuola Italiana fa abbastanza bene, relativamente alla lingua straniera.
Se il mio bambino come la tua mi chiedesse come si scrive questo e quello glielo direi, soddisferei la sua curiosità, lo farei giocare con le parole, ma non pretenderei di insegnargli a leggere e scrivere in Inglese.
L.
Beatrice says
mi piace molto questa risposta! 😉
Marco says
Si infatti voglio solo assecondare le sue curiosità senza grandi pretese, è solo che le sue curiosità si spingono sempre un pò più in là e mi portano a dover (ove possibile) approfondire:
Le ultime sono:
Papà perchè children e child?
Perchè sheep anche per dire pecore?
Mirella says
Bel problema quello dello spelling!
Personalmente condivido il metodo dell’amica inglese di Raffaella ossia imparare le parole a blocchi fonetica e spelling insieme, tuttavia nella scuola bilingue di mio figlio gli errori evidenziati da Marco sono accettati e non vengono corretti volutamente per non spegnere l’entusiasmo verso la scrittura nel bambino. A loro dire con tanta lettura e con il tempo sarà il bimbo a capire l’errore ed arrivare all’auto correzione. Questo approccio è molto controverso e discutibile a mio dire, quindi quando mio figlio lavora a casa lo correggo eccome!
Invece sui vocaboli, io penso che sia meglio che conosca sia il british english che l’american english
Marco says
Anche per me gli errori vanno corretti, con l’italiano ho sempre fatto così ed i risultati sono ottimi, per non spegnere l’entusiasmo le ho sempre detto che non si tratta di rimproveri ma semplicemente di precisazioni per farla comunicare correttamente e capirsi bene con me e con gli altri.
Daniela says
Il nostro è standard american, comunque poi lei è innamorata di peppa pig! Io non mi pongo problemi e sembra proprio neanche lei!
A. says
Qui daddy (dello Yorkshire) il passeggino l’ha sempre chiamato buggy.
Noi viviamo in Inghilterra e mio figlio (quasi 3 anni e mezzo), ha iniziato a interessarsi ai numeri prima dell’estate con il programma di Cbeebies Numberjacks (che dovrebbe essere anche in Italia su Disney Junior su Sky col nome I numerotti), associando a ogni numero la sua forma e il suo nome, poi divertendosi a ritrovare gli stessi numeri per strada, in casa, nelle forme dei biscotti ecc; sempre là c’erano le storie degli Alphablocks ( ora credo abbiano cambiato programmazione e non li trovo più in tv ma solo sul sito web http://www.bbc.co.uk/cbeebies ); non so se ci sono equivalenti italiani per questo programma che ha come protagonisti una serie di “blocchi” di lettere e dei loro suoni. Poi c’è un altro programma, su NickJunior, che incoraggia alla lettura: Super Why! (il punto esclamativo è parte del titolo, non mio), in cui i problemi vengono risolti cercando sui libri, identificando le lettere (e inserendo alcune lettere nel computer fino a formare la parola che risolve il problema).
Non so quanto possano essere utili questi programmi (di cui ovviamente si trovano episodi su youtube) per insegnare effettivamente a leggere in inglese, e non so quanto possano essere adatti alla figlia di Marco, io il problema non ce l’ho più di tanto in quanto mio figlio imparerà a leggere in inglese a scuola, io ho solo il compito (facile!) di insegnargli a leggere in italiano. Comunque credo che può sempre utilizzare quello che si usa per insegnare a leggere in italiano ai bambini italiani: i libri. La lettura ripetuta dei libri preferiti, specie se fatta in modo che anche il bambino abbia visibilità della pagina, gli consente di memorizzare il suono e pian piano associarlo alla parola scritta (oltre che ai disegni). E se serve un aiutino, ci sono sempre gli audiolibri, da associare al libro stampato…
Alice says
Mia figlia, attualmente in Reception (prescuola? Dai 4 ai 5 anni) sta orgogliosamente (lei!) imparando a leggere (in inglese). Io ho visto che all’asilo hanno fatto tantissima fonetica e adesso porta a casa libri di 4-5 pagine con frasi corte e ripetitive in ogni pagina. Tipo “cat sat on the mat” “dog sat on the mat” etc … Alcune parole le ha ormai imparate a memorie ma si aiuta con la fonetica. Per ora si limitano a parole “regolari”. Non so come ci si deve comportare con le eccezioni. E sono così tante in inglese!! La sua scuola ha organizzato fra un paio di settimane un corso di un’ora per i genitori proprio per spiegarci come gli insegneranno a leggere e per fare in modo che tutti seguiamo lo stesso metodo.
Per l’italiano ci sto provando ma mescola la fonetica. Piano piano pero spero capirà la differenza.
Bilingue Per Gioco says
Alice,
interessante! ce lo scrivi un post dopo l’incontro con le insegnanti?
L.
Marco says
concordo, un bel post sull’incontro cadrebbe a fagiolo…
Sissina says
Noi siamo parecchio indietro con l’inglese: usiamo il termine che viene al momento ed è già tanto che venga 😉 però ho notato che iniziando a parlare pian piano mi tornano alla mente molte più cose e sto eliminando un po’ di ruggine…
Per ora mi accontento del fatto che sono riuscita con mio marito a creare dei piccoli momenti in cui ci parliamo in inglese e A. entusiasta tenta di partecipare a modo suo tirando fuori un linguaggio fatto di gestualità, ammiccamenti, suoni strani, paroline in inglese, ingliesizzazione di parole italiane e italiano.
Siamo ancora lontani anni luce dal problema di quale versione usare 😉
Per leggere e scrivere non mi sono ancora tanto posta il problema però credo che a breve dovrò pensarci, anche lui è in prima e inizia a sperimentare le gioie della lettura: ieri giocava con la sua nave dei pompieri del lego ed è corso da noi tutto tronfio urlando:
“mamma papà la nave è dei pompieri di Firenze!”
eh si è noto come i pompieri di Firenze abbiano proprio bisogno di navi 🙂
“ma… sei sicuro? come mai pensi che sia di Firenze, a Firenze non c’è il mare…”
“si mamma vedi c’è scritto… ecco guarda… c’è scritto proprio FIRE!”
Patatino il mio cucciolo seienne! E così gli ho detto che in realtà era una parola inglese e gliela ho letta e lui era un po’ interrogativo ma poi sono partita con la canzoncina “fire fire london’s burning…” e così ha capito anche il significato.
Ecco ci accontentiamo di molto poco per ora 🙂
Grazie per la segnalazione di alphablocks mi sembra molto carino. Inoltre spero anche io che Alice voglia raccontare cosa hanno spiegato le insegnanti, sarebbe davvero molto interessente.
Volevo aggiungere una cosa che mi ha fatto molto piacere: A. mi ha detto che la sua maestra quando fa inglese parla solo inglese, e poi mi ha detto che però non ha l’accento inglese. Per fortuna ci sono insegnanti davvero illuminati nella nostra povera Italia.
Un salutone e un grazie gigante a tutti voi che date così tanto.
Simona.
Silvia says
Anche io non mi faccio tanti problemi per l’uso dei termini. E’ proprio vero, se c’è una cosa che i miei figli hanno imparato proprio bene è che una stessa cosa si può chiamare in modi diversi. Aggiungerei che questo non vale solo per lingue diverse, ma anche nell’ambito della stessa lingua: in Italia abbiamo così tanti dialetti che non è poi tanto diffcile che la stessa cosa venga chiamata in modi diversi…
Per quanto riguarda l’apprendimento della lettura e della scrittura della seconda lingua, anche io mi sono posta la domanda 1000 volte e alla fine ho deciso di adottare la stessa “strategia” di Letizia e di altri: ho deciso, cioè, di non fare nulla 🙂 La nostra lingua minoritaria è l’inglese, come avete già detto in molti l’apprendimento della scrittura in inglese è molto diverso dall’italiano. Ora mio figlio frequenta la terza elementare. Anche se i fondamenti della scrittura (in italiano) li ha imparati in prima e in seconda, ancora fanno esercizi sulle parole “difficili” (i suoni -cie, -scie per esempio). Ho pensato che insegnargli a casa come si scrive in inglese avrebbe creato problemi a questo processo di apprendimento dell’italiano e poi questo avrebbe significato farlo stare nuovamente sopra i libri dopo un’intera giornata a scuola…. Se non sbaglio i bambini inglesi imparano a scrivere le parole intere a mano a mano che le apprendono, anche mio mio figlio può fare lo stesso con l’inglese che fa a scuola, anche se più lentamente, poichè le ore di inglese alle scuole primarie italiane sono proprio scarse. Ogni tanto mi chiede come si scrive una parola ed io glielo dico con piacere. A volte, per spronarlo a scrivere, gli lascio dei biglietti (rigorosamente scritti in inglese) nell’astuccio, che lui vede a scuola… e poi mi risponde: anche se fa tanti errori, quale mamma non sarebbe felice di leggere “a lot of kissis olso for you mummy!”?
Ciao a tutti.
Silvia
lucia says
il mio bimbo ha 3 anni e mezzo e quindi per la lettura è prestino…
concordo con Letizia e A. : a scuola almeno quello lo fanno e i libri semplici preferiti letti insieme sono l’ideale.
quand’ero bambina mi piacevano anche gli audiolibri che per certi titoli avevo sia in italiano che in inglese. li ascoltavo e sfogliavo spessissimo, quanto mi piaceva la vocina “you will know it is time to turn the page when you hear the bell chime…”!
vedo che su Amazon ci sono ancora libri con audiocassetta, ma a me paiono un po’ obsoleti…andrei di cd.
non ho ancora provato la serie “leggilibro” della Disney, qualcuno la conosce?
dummy o pacifier?
a noi non serve più, evviva!! (da noi era dummy cmq)
Silvia says
Lucia, io ho diversi leggilibro, mio figlio li ha usati tanto. In generale ti posso dire che sono carini. MA (c’è sempre un “ma”) sono rimasta molto delusa dal fatto che quelli nella versione inglese sono MOLTO diversi da quelli italiani. I secondi raccontano una storia abbastanza lunga, piena di particolari e il narratore/narratrice solitamente usa cambi di tono per rendere la storia intrigante… insomma una storia letta in maniera classica. Quelli inglesi, invece, sono super-semplificati, in alcune pagine ci sono solo parole singole o i nomi dei personaggi (letti dal narratore) e anche nelle pagine dove si racconta la storia vera e propria si tratta solo di frasi molto corte e molto semplici (la storia del “Re Leone”, ad esempio, viene raccontata con non più di 8-10 frasi….). Ormai ho imparato che in Italia vendono libri/audiolibri (ed altro) in inglese “tarati” sui bambini italiani che imparano poco inglese a scuola. Ecco perchè di solito faccio i miei acquisti su amazon.
Tutto sommato, però, se uno ha già il leggilibro (cioè il dispositivo sul quale si mettono i vari libri e le varie cartucce) uno o due libri nella versione inglese non guastano.
Ciao.
Silvia
lucia says
Grazie Silvia, in effetti io pensavo di comprare le cartucce su amazon uk. quindi tu mi confermi che il “dispositivo lettore” è unico e funziona anche con cartucce uk o usa?
sicuramente per chi abita in piccoli centri, privi di librerie internazionali conviene acquistare su amazon.
e anche su certe librerie internazionali ci sarebbe poi da ridire…il settore bambini è spesso poco assortito e finiscono per avere una gran parte di classici semplificati e con le note a piè di pagina che farebbero passar la voglia a chiunque.
e purtroppo questo è ciò che si trova anche nelle biblioteche.
la cosa bella è che ci sono un po’ dappertutto delle bibliotecarie disposte a inserire una piccola bibliografia in lingua fra gli acquisti se si indica loro qualche titolo.
Federica says
Ecco….tutti i vostri dubbi cascano a fagiolo!!! Giulia…27 mesi….conosce benissimo (anche a salti) lettere e numeri! Le lettere dell’alfabeto solo in inglese….mentre i numeri sia in italiano che in inglese! Non ci ho tenuto particolarmente ma the Alphabeth song è stata una fissazione per lei fin dai 7 mesi e, complici delle super letterone colorate in lattice con megnete che ricoprono il nostro figrorifero, lei conosce l’alfabeto e ama giocarci! Così sono arrivati anche i libri e gli oggetti correlati alle lettere: A is for Apple….and so on!
Ora mi chiede di scrivere…..le lavagnette sono piene di Giulia, Mamma e Papà e lei tenta di replicare a suo modo ed ama scarabocchiare! Ora inizia a chiedermi “what written??” (nel suo super english) circa 20 volte al giorno….lo spelling del suo nome lo abbiamo sempre fatto in inglese “G”, “I”……..ADESSO???? COSA FACCIO??? Mia figlia adorerebbe le DROPS di Marco….e sinceramente sto pensando di far mio il metodo Doman facendo dei disegni, con relativa parola accanto, da “incollare” in giro per casa….affogheremo anche noi!!!!! In che lingua devo farlo??? Mia madre ci terebbe a farlo in italiano in casa sua….dove cmq pranziamo ogni giorno….abitiamo nello stesso palazzo e quindi potrei farlo in inglese a casa nostra! A questo punto l’impatto visivo sulla parola dovrebbe prevalere sui problemi relativi allo spelling……sbaglio??? Rischio di confonderla??? Devo smettere di fare lo spelling in inglese anche per le lettere che compongono il suo nome??? Ma lei le ha imparate così….sigh…sigh….che complicazione! Ho paura di sbagliare! Anche se quando ho troppi dubbi (capita spesso) penso che la cosa più semplice sia la spontaneità…il cervello dei bimbi non concepisce le difficoltà di chi, come me, ha imparato la seconda lingua quando era già alfabetizzata nella lingua madre! Loro agiscono di istinto…immgino il loro cervellino pieno di switches…..pronti a scattare al primo impulso…
Vi ringrazio tutti per questo luogo virtuale di incontro…così pieno di stimoli interessanti…….in attesa di illuminanti suggerimenti!
Federica
Ivonne says
Sull’uso delle parole, non ci facciamo molti problemi nemmeno noi. Io e daddy siamo di 2 regioni italiane diverse e capita di usare parole diverse. Non vedo perchè non si possa fare anche in inglese.
Sulla scrittura, Elisa ha imparato a conoscere l’alfabeto presto, dai magneti attaccati sul nostro frigo. Mi chiedeva cosa fossero e sinceramente non mi sono sentita di insegnarle lo spelling inglese, temevo che la diversa pronuncia delle vocali potesse confonderla (vedi “E” “I”), però ho sentito l’esigenza di farle associare le lettere ad una parola che potesse essere la stessa sia in ita che eng. Questo perchè per lei M è sempre stata Mummy, D Daddy e E Elisa. Così ho inventato un abecedario con la lettera e il disegno di un animale la cui iniziale fosse uguale (P-Pinguino-Penguin) e chiunque della famiglia poteva giocarci. Ogni tanto vuole scrivere il suo nome, io le dico la lettera in italiano e l’animale del nostro abecedario (“elle” like our Lion). Forse non è didatticamente corretto, ma in questo modo condividiamo lo stesso “vocabolario” con i nonni, la tata e gli amici.
Per il resto, ogni cosa a suo tempo, anche io penso che sarà la scuola ad insegnarle a scrivere correttamente. E’ un po’ come per il disegno, credo: ora lei disegna tanti cerchi e mi dice “a giraffe”, con il tempo imparerà che ci vogliono anche zampe, collo e coda per fare una vera giraffa.
E cmq, come dice Federica, la cosa migliore è la spontaneità. Se non sei self confident con una cosa non ha senso farla. Ivonne
Chiara says
Ciao! Anch’io ho un figlio in Reception (scuola inglese a Milano) e giusto domani anche noi abbiamo un incontro informativo su come gestire la lettura dell’inglese a casa. Quello che mi stupisce e mi affascina della didattica anglosassone sono proprio la precocita’ nell’insegnamento della scrittura e lettura, la serieta’, il metodo e il coinvolgimento dei genitori. Forse proprio perche’ l’inglese non e’ una lingua trasparente come l’italiano. Per questo spronerei Marco ad assecondare la curiosita’ di sua figlia. Ho sentito molto parlare di Jolly Phonics per la fonetica. Adesso sono proprio curiosa di andare a questo incontro. I post di BpG cadono sempre a fagiolo!
Marco says
Ciao Chiara, mi raccomando facci un bel resoconto dopo l’incontro di domani, ho bisogno di più info possibili per assecondare al meglio le curiosità di mia figlia.
Cosa sono i Jolly Phonics? Cartoni?
Silvia says
Lucia, non posso garantire che il “dispositivo lettore” dei leggilibro accetti anche le cartucce UK o USA. Io ho comprato il leggilibro in Italia, così come i libri e le cartucce. Credo, comunque, che dovrebbe funzionare. Se deciderai di acquistare le cartucce UK o USA ti prego di farmi sapere se funzionano davvero.
Ciao.
Silvia
lucia says
Non mancherò., Silvia. ma quasi quasi, nel dubbio forse farei meglio a comprare il dispositivo su amazon uk direttamente.
ciao!
Chiara says
Ciao! Oggi ho avuto l’incontro con le insegnanti sulla lettura. Si è trattato per lo più della presentazione del loro reading programme, ma, poiché anche i genitori sono coinvolti in questo programma ci sono stati degli spunti che mi sento di condividere. Il programma di lettura in realtà inizia con libri senza parole, solo immagini da commentare insieme al bambino, cercando di stimolarlo a capire le situazioni che sono rappresentate e ad esprimere le emozioni che la storia suscita. Mi è sembrata un idea molto buona per favorire una conversazione genitore-bambino in inglese, ma anche molto utile se fatto nella lingua madre. Questi libri sono della Oxford Tree (http://www.oup.com/oxed/primary/oxfordreadingtree/). Sono storie in cui compaiono sempre gli stessi personaggi, ma in situazioni di diverso grado di “difficoltà”. Quando inizieremo il nostro “lavoro” a casa vi dirò le mie impressioni. Poi si passa ai libri della Jolly Phonics. Si tratta della sezione di fonetica (c’è anche Jolly Grammar e Jolly Music) di Jolly Learning, un publisher britannico, che pubblica materiale didattico sia per le scuole, che per i genitori (www.jollylearning.co.uk) .Sul sito ci sono anche alcune risorse scaricabili gratuitamente come i teaching steps e word bank . In pratica sui libretti che useremo noi vengono proposte per ogni pagina parole semplici scritte in grande. Il primo step sono le cosiddette cvc words (consonant-vowel-consonant), che si leggono come si scrivono. Ad esempio dog si legge d-o-g, pronunciando il suono di ciascuna lettera, non facendo lo spelling. Il gioco sta nel leggere ciascuna lettera premendo un bottone immaginario sotto ciascuna e di pronunciare a turno genitore/bambino i suoni che compongono questa parola sempre più velocemente, fino a che si riesce a leggere completamente la parola senza pause fra le lettere. Si tratta del cosiddetto blending. L’importante è leggere ciascuna lettera col suo suono, senza aggiungerne altri ( cioè “d” è “d” non “di”). Non abbiamo affrontato la questione della lettura di parole con suoni più complessi, mentre si è parlato di tricky words, che sono quelle parole con cui non si riesce a fare il blending e che sono però di uso comune, quindi vanno imparate a memoria (es. the). Di queste ci forniranno un elenco e poi una serie di cartoncini colorati e di attività (tipo disegni da colorare) per favorirne l’apprendimento. Vi dirò che non vedo l’ora di iniziare. Una piccola osservazione invece sulla scrittura: si sono raccomandati di far utilizzare ai bambini sempre lo stampatello minuscolo, che è lo stesso su cui imparano a leggere. Infine vi indico un altro sito per l’apprendimento della lettura da cui si possono scaricare gratuitamente i 52 “Sam books” per chi vuole cimentarsi in un insegnamento sistematico (www.readinglessons.com).
Arianna says
Ciao Chiara, grazie per queste info. Ti confermo che il materiale di Oxford reading tree è davvero ottimo: mia figlia di 5 anni lo sta usando da poco più di un mese con la sua insegnante madrelingua ed è in grado di riconoscere già diverse parole: per capirci può leggere i primi tre libri dello stage 1+. Noi abbiamo acquistato la collana Songbirds curata da Julia Donaldson: credo che un po’ tutte le persone che leggono Bpg conoscano questa autrice, inutile dire che sono libri meravigliosi…anche se poi, da che mi diceva l’insegnante, un po’ tutti i materiali di Ort sono ritenuti molto validi. Come dicevi tu, vedo che l’insegnante incoraggia molto la bimba ad associare il suono alla lettera scritta (“point to the letter while you read it”) e poi le fa domande o le dà spiegazioni sul contenuto della storia, oltre a spiegare che ci sono delle context words (quindi gli articoli, i pronomi personali) che, a quanto capisco, sono le tricky di cui parli. Confermo anche l’importanza dello spelling fatto con i suoni che le lettere fanno in quella parola, non con il ‘nome’ della lettera (da alphabet song, per capirci) per favorire il blending. Quindi in “mug” non è “em-iu-g (dolce)” ma “m-a-g (dura)”. Altra cosa che ho notato: l’insegnante usa molto le flashcards con le lettere, chiedendo alla bimba di riconoscerle. A me invece torna molto utile il CDROM che completa la collana poiché ci sono giochi con le lettere, tipo giochi enigmistici, che partono dalle storie dei libri; la bimba lo fa volentieri perché è divertente e semplice da usare e molto ludico, c’è anche una sorta di paint per scrivere e colorare in digitale (e doodles a go go quindi!).
Sui phonics avevamo preso lo scorso anno anche Fun With phonics di Cbeebies: a mio parere può essere utile come prima introduzione ma è un materiale per lo più passivo poiché è un DVD di una trasmissione in cui le lettere prendono vita (tipo gli Alphablocks forse??), ai bimbi piace ma non insegna certo a leggere, al più possono abituarsi ai suoni…sulla scrittura invece non ci poniamo ancora il problema (veramente non ce lo saremmo posto neanche per la lettura, se non fosse che non avevamo ancora deciso se la bimba sarebbe andata o no il prossimo anno in una scuola internazionale inglese: nel caso sarebbe entrata da grade 2 quindi abbiamo pensato che fosse meglio iniziare a casa. Alla fine abbiamo deciso che non andrà in una scuola di quel tipo ma continuiamo con la lettura, si sta davvero appassionando!). Lei scrive in italiano in stampato maiuscolo e questo fatto che invece in inglese si usi il lower case ci sta tornando molto utile per differenziare le due lingue e, al momento, non fa confusione; poi, nell’ultima visita in una scuola internazionale, quando ho detto che nella prescolastica in italiano si usa lo stampato maiuscolo il preside mi ha fatto notare che invece loro preferiscono lo stampato minuscolo perché i libri per bambini sono scritti così (anche quelli in italiano). “Caspita, è vero, non ci avevo pensato, questi sono troppo avanti”…quindi vado da mia mamma, insegnante elementare con esperienza quasi quarantennale, tutta entusiasta per la scoperta e le chiedo ragione del perché da noi non si faccia così e lei, come era ovvio, mi banna subito: cominciare dallo stampato minuscolo è più difficile per il bambino poiché richiede ottima coordinazione occhio – mano per l’abbondanza di linee curve e gestione dello spazio che all’inizio non può avere, a meno di non aver fatto prima un monte di esercizi di prescolastica (tipo, fai le lettere unendo i puntini) o nel caso di bimbi più “maturi”. Quindi, dice sempre la granny dall’alto della sua esperienza, perché mettere in difficoltà il bambino se invece iniziando dallo stampato maiuscolo poi il minuscolo lo conquista in poco tempo? Avrà ragione?? Chissà…qui si entra nel ginepraio di metodi tanto diversi e per questo scarsamente confrontabili e io non ci voglio entrare. L’insegnante di mia figlia dice che dopo Natale proverà con la scrittura, se alla bimba piace e le va si continua se no ciccia. Vi farò sapere.
A
Melanie says
Sono mamma inglese residente a Trento e mia figlia più grande ha 5 anni. Io le sto insegnando a leggere in inglese per 2 motivi: inanzitutto in inghilterra sarebbe già a scuola nella “reception class” dove impararebbe a leggere e scrivere anche se in Italia non comincerà ancora per un anno (è una grande all’asilo), e secondo perchè io sono inglese (e per lo più insegnante di inglese!) e ci tengo che non impara a leggere e scrivere in inglese attraverso l’italiano come succederebbe a scuola con il rischio che vedrebbe l’inglese come una lingua straniera (fin0ra è la sua madrelingua 100%). Inoltre ho paura che le potrebbe essere più difficile accettare le irregolarità della lingua inglese una volta che ha capito quanto semplice è leggere in italiano. Sto usando i “bob books” che sono dei libri piccolini con delle frasi semplici come “Mat sat” “Sad Sam” (ecc) nel primo libro fino ad arrivare a “The big cat at the zoo had a bad leg” “The vet had to fix the cat” “The big cat can run and run” nel dodicesimo libretto (della prima seria che si chiama “Beginning readers”.) In un mese siamo arrivati al settimo libro faccendo 10 minuti al giorno e la bimba è veramente contenta di poter dire “I read the whole book!”.
Per quanto riguarda la scelta parole US e UK, io sono dell’Inghilterra quindi parliamo inglese UK ma lei sente continuamente l’inglese US guardando NickJr (Dora the explorer etc) e sa già distinguere fra i due accenti e fra i vocaboli diversi, ma se usa una parola US quando parla (o addiritura imita la pronuncia US!) la corrego e le spiego che ha detto una cosa che si dice in America ma in Inghilterra lo diciamo in un altro modo.
Bilingue Per Gioco says
Grazie Melanie!
Chiara says
Grazie mille dei consigli. Riguardo lo stampatello minuscolo adesso mi spiego perche’ cercando dei libretti inglesi con attivita’ per bambini della materna ho sempre trovato tutti questi puntini da unire per formare le lettere! Scusate l’ignoranza ma in Inghilterra esiste il corsivo?
Bilingue Per Gioco says
Chiara, grazie mille anche a te per aver condiviso i consigli e la tua esperienza!
Comunque certo che esiste il corsivo, per chi ancora scrive a penna (o con font particolari…)
L.
Arianna says
Ciò che non esiste in inglese sono le maiuscole scritte secondo il corsivo “classico” (credo non a casa noto come “italic”), che da noi invece ancora si insegna alle elementari (che io sappia…), anche poi man mano per lo più si perde e anche in corsivo si cominciano a fare le maiuscole in stampato. Leggi qui: http://sullorlodunacrisidinervi.blogspot.com/2009/10/barriere-calligrafiche.html
A
Melanie says
Io sono inglese e non ho mai imparato a scrivere in corsivo vero. Facevamo uno stampato minuscolo che dopo imparavamo a fare “joined up”. Mi ricordo che dicevano che non era necessario costringere i bambini a fare tutte quelle lettere complicate, forse perchè avevamo già abbastanza da fare con la lettura inglese.
Lucy says
Secondo me, la cosa migliore che si può fare per far diventare il proprio figlio “biliterate” è di leggere i libri….sono un’insegnante di madrelingua inglese, facevo la maestra della scuola materna in Inghilterra e i bambini con più entusiasmo per la lettura e di consequenza più capacità di leggere e scrivere sono sempre quelli che leggono i libri “veri”, non quelli delle collane ” Oxford Reading Tree”. Leggere questi può diventare noioso, ok c’è la ripetizione delle parole, ma vogliamo che i nostri figli sono coinvolti in una storia interessante? o i libri sono lì solamente per imparare a leggere? Sono d’accordo con le attività di Jolly Phonics, che può essere molto divertente. E per quanto riguardo le parole British English oppure American English, come tutte le parole diverse per descrivere una cosa, ogni famiglia sceglie la parola/le parole che vanno bene per loro, e spieghiamo la differenza se incontriamo una parola diversa.
Posso fare una domanda…..per come ho sempre creduto, è molto meglio, per distinguere bene tra le lingue, il modello “una persona, una lingua.” Come mai Manny Tuttofare e Dora hanno questa tendenza di mescolare le lingue? A me non piace, anche se le storie sono carine!! Mi danno fastidio che quando una persona parla, traduce in inglese o italiano e un altro personaggio può rispondere in una delle due lingue. O mi sbaglio?
Melanie says
Ciao Lucy, anch’io sono insegnante madrelingua come te! Volevo dirti che le mie bambine (bilingue inglese-italiano) guardano tutti i giorni Dora e Diego (in versione originale quindi inglese e spagnolo) e la più grande (5 anni) ha imparato un bel pò di spagnolo, sa i numeri, colori, saluti ecc. che vuol dire che funziona e di sicuro la bambina non fa confusione, anzi si identifica con Dora che è bilingue come lei. Noi facciamo OPOL a casa (io inglese papà italiano) ma le bimbe mi sentono parlare italiano sempre e spesso faccio una frase in italiano (al papà o a un’amica) e dopo una in inglese a loro. E’ inevitabile 🙂 Ma il tuo bambino li guarda? In inglese-spagnolo o in italiano-inglese?
Beatrice says
Concordo assolutamente con te per i Libri. Noi leggiamo quelli Che leggono I bambini inglesi dell’eta’ di mia figlia e non c’e’ assolutamente paragone con la noia di quelli delle collane per bimbi stranieri!
Su Dora e Manny, anche se non li adoro e comunque noi li vediamo e leggiamo in inglese/spagnolo, non italiano, devo dire Che la commistione linguistica non mi disturba: in fondo noi mischiamo ogni giorno due o tre lingue perche’ certe parole in Italiano non ci escono piu’, altre in inglese non le abbiamo Mai sapute, altre ancora in una lingua rendono Meglio il senso di cio’ Che vogliamo dire. Mia figlia a 3 anni e’ la nostra interprete simultanea, se una persona non capisce, interviene e rispiega in qualunque lingua alla sua portata.
Marco says
Grazie a tutte per la valanga di esperienze e consigli che state condividendo
Arianna says
Scusate, forse dirò una banalità ma mi sembra OVVIO ed evidente che i libri simil Oxford reading tree servano SOLO ed esclusivamente a imparare a leggere; voglio dire, è come se un bimbo di scuola elementare italiana leggesse nel tempo libero il sussidiario…non è impossibile, e francamente ritengo non ci sia niente di male, ma certo non è frequente (ehmm, ora che ci penso da piccola questa cosa devo averla fatta più volte, anzi mi sa che qualche volta me lo sono portato anche da leggere a letto, tanto mi piacevano alcune letture! Ma diciamo che come bimba ero un po’ stranetta, va’…). E, tanto per chiarire, gli Ort non sono “libri per stranieri”: che io sappia, vengono usati in molte primary inglesi.