« Mamma, mi passi i creioni e la foglia ? » A dirla cosi non sembrerebbe, ma C. ha proprio voglia di disegnare. E non solo lei a quanto pare, perché anche M. rivendica la sua parte esclamando : « Mamma, pero’ C. non li vuole partagiare con me ! ». Forse l’avrete capito, gli oggetti del contendere sono i pennarelli (crayons) e il foglio da disegno (feuille, rigorosamente femminile in francese anche quando non indica quella sugli alberi), che i pargoli in fase artistico-creativa amano condividere (partager). Bambini in età pre-scolare, che oltre a fantastiche opere d’arte su carta, hanno anche la capacità di coniare nuovi vocaboli, di creare con le loro lingue degli imperdibili capolavori idiomatici.
Mentre scrivo di quest’episodio di vita quotidiana di due bambine cinquenni a cavallo tra il francese e l’italiano, e non ancora ben in sella in nessuna delle due lingue, rimpiango il non aver annotato tutti i divertentissimi giochi di parole che i bambini bilingui, soprattutto nella fase di apprendimento linguistico, sono in grado di produrre. Alcuni di questi rimangono comunque gravati nella memoria e sono spesso oggetto di conversazione e scambio con altri genitori per eleggere il più divertente.
Mi ricordo che il figlio di amici, nel bel mezzo dell’organizzazione di due squadre, esclamo’ tutto eccitato :« Tutti i garzoni da una parte e le figlie dall’altra !», creando ancora più scompiglio tra i suoi compagni di gioco italiani che per nulla si riconoscevano nei bambini (garçons) e bambine (filles) nominati.
A casa nostra spesso e volentieri si ferma e non si chiude la porta, ci si sale e non ci si sporca e non si riesce mai a garare – ma nemmeno a parcheggiare…- la macchina sotto casa. E cosi via dicendo.
Devo ammettere che anch’io, all’inizio del processo di riappropriazione della mia lingua materna dopo più di dieci anni di quotidiano francese, prendevo e non facevo la doccia, mi attaccavo i lacci delle scarpe, fino a ritrovarmi un giorno a parlare dell’orrore dei campi di concentrazione… Fortunatamente la sfera neuro-linguistica degli adulti ha una rapida capacità di ripristino delle sue funzioni e nel giro di pochi mesi di quotidiano italiano la mia lingua materna aveva ripreso delle sembianze corrette.
Nei bambini in fase di sviluppo del linguaggio, di trasformazione dei pensieri ed emozioni in parole, la commistione tra lingue, soprattutto se foneticamente simili, é più difficile da superare. E’ come se le due (o più) lingue, co-presenti ma ben distinte nella sfera emotiva del bambino bilingue fin dalla nascita, si trovassero invece ingarbugliate tra loro una volta entrate nella sfera razionale del linguaggio e fossero quindi inevitabilmente costrette ad uscirne a braccetto l’una dell’altra.
Nell’esperienza specifica delle mie bambine, la fase di sviluppo del linguaggio ha coinciso in più con un altro tipo di mutazione, quella geografica, da un contesto francese ad uno italiano. I suoni del mondo esterno che con la onsapevolezza di bambine ormai treenni si accingevano ad esplorare, non erano più quelli della loro prima infanzia, ma erano cambiati.
Nei suoi primi anni di vita, infatti, il bambino associa persone ed oggetti a dei suoni, i quali, anche quando integrati da immagini visive, rappresentano la base dell’apprendimento della realtà che lo circonda. Adesso, immaginatevi la delusione della golosissima C. quando appena arrivata in Italia senti’ dire Dov’é il gatto in giardino e si mise invano alla ricerca del gato’ (gateaux) da pappare per merenda. E la confusione della volta successiva quando, per chiamare lo stesso gatto, le usci invece la parola dulce!
Da mamma osservatrice attenta (ed a volte preoccupata…) del processo di apprendimento linguistico delle sue figlie, immaginavo a volte all’interno delle loro testoline una vera e propria piccola Torre di Babele, una laboriosa e lenta costruzione di pensieri e parole, composta di tasselli a volte di significato uguale ma con suoni diversi ed altre di suono uguale ma con significati diversi. Insomma un piccolo meraviglioso caos linguistico !
Adesso che hanno 5 anni, le assonanze linguistiche ed i divertenti « faux amis » coniati nei loro primi anni sono sempre più rari. Con lo sviluppo psico-fisico e soprattutto la graduale presa di coscienza dell’esistenza di due lingue diverse da poter utilizzare in ambienti e con persone distinti (casa/scuola – papà/mamma – nonni paterni/materni – Parigi/Roma), il processo di trasformazione dei pensieri in parole é sempre più strutturato.
Devo ammettere che, nonostante tali progressi, é ancora percepibile nel loro approccio linguistico un décalage rispetto ai loro amichetti monolingui, che puo’ manifestarsi con lo chercher ses mots, con costruzioni contorte delle frasi, fino ad arrivare a pensieri illogici e difficilmente riconoscibili. A volte loro stesse si ritrovano ad ammettere, non ho capito ancora se con rassegnazione o con compiacimento: “ Ma mamma, é che ho una gran confusione nel cervello con tutte queste parole”. Au secours ! Aiuto…
Forse non diventeranno mai degli spavaldi oratori, ma sicuramente avranno quel qualcosa di diverso che permetterà loro di aprirsi con più curiosità alla diversità del mondo. Au moins, je l’espère.
L’autrice di questo post è Maria
Immagine: la tour de babel
Melanie says
Bellissimo questo articolo, grazie di aver condiviso la tua esperienza! Così so che altri bambini fanno la stessa confusione che fanno le mie… un’esempio bellissimo che mi ricordo era quando la mia grande ha guardato con me Cinderella in inglese, e dopo è andata a raccontare alla nonna paterna che “Cenerentola porta le scarpe bicchieri”!! (glass slippers…)
Marika says
Oh Maria, che sorriso mi hai strappato!
La frase di questo “stampo” che sento più spesso è “Mamma sto crosando con la peltosa”
[creuser/ pelleteuse]
Arianna says
Le nostre “perle” bilingui sono ormai di assoluta pertinenza della sorella minore (3 anni), la quale è passata dal code mixing puro ( anche detto minestrone 😉 ita-eng di qualche mese fa (ovvero, prendeva le parole nella lingua in cui le venivano prima/più facili, con dominanza dell’italiano e occasionali apporti dallo spagnolo) al code switching più o meno corretto a seconda del contesto/interlocutore. Quando è meno corretto escono frasi del tipo: “nonna, questo me lo tieni for later che poi lo cut it” (riferito a un foglio di carta). Rimane, anche se più rara, qualche crasi, tipo”trumpetta”: questa in realtà è dura a morire per l’abitudine abbastanza diffusa tra gli adulti italiani di usare i diminutivi quando ci si rivolge ai bambini. Quindi non “tromba” ma “trombetta”, molto più simile a “trumpet”. Molto più frequenti sono i verbi inglesi coniugati all’italiana: “ho jumpato”, “l’ho cuttato” (non è un caso che si ripeta: “scissors” e “cutting out” vanno davvero per la maggiore ultimamente…).
Grazie per questo post, molto divertente!
A
Nicoletta S says
i vostri racconti sono veramente deliziosi! ma ho una domanda: voi con i vs figli parlate quotidianamente nelle due lingue, nel senso che la vs famiglia è già bilingue. Lo chiedo perchè io – cresciuta trilingue – facevo questi miscugli, mentre mia figlia, con la quale si usa prevalentemente italiano, non ci pensa nemmeno ad usare paroline inglesio spagnole fuori dal contesto in cui le propongo io.
Marika says
Nicoletta, no, la nostra famiglia non è bilingue e trovare spazi per il francese per me è sempre più difficile (perchè ora il cucciolo “vuole” -?anche?- l’inglese)
lui si appoggia alla lingua nella quale ha il termine più alla portata o “competente” o immediato
nel caso del “creuser”, per esempio, conosce meglio la terminologia dei cantieri in francese;
non che non la sappia in italiano ma l’ha conosciuta prima nella suddetta lingua e anche a me viene immediato dirottarmi su di essa non appena ci si sposta in quel contesto
Daša says
Mi ricordo quando da bambina si girava in bici scalze sulle viuzze sterrate del paese, bici riciclate talloni sanguinanti. Il marito di mia zia, zio Franco non ha mai imparato bene lo sloveno ovvero lo capisce ma nemmeno ora, che sono passati quasi 50 anni da quando vive in paese, lo parla.
In sloveno ruota si dice kolo, in dialetto kulo, decisamente un ottimo e divertentissimo code mixing per gli adulti quando bucavi la gomma della bici e tornavi da zio chiedendo di ripararterla e gridavi già da lontano: “zio zio, kulo roto, kulo roto”….
Sonia says
Tutte queste risposte cosi’ carine suscitano in me una grandissima tenerezza e un grande divertimento. Allo stesso tempo rimpiango come non mai, oggi, di non aver scritto su un quaderno specifico le bellissime e divertenti frasi franco-italiane “coniate” dai miei due figli, ora grandi (16 e 12 anni!). La memoria gioca brutti scherzi, e non ricordo molto, a parte le classiche “trasposizioni” come “vengo di farlo” o ancora le classiche traduzioni come “la foglia e i creioni” chiestami da M. a tre anni!!
Mi viene in mente M. che, in vacanza da solo con i nonni e la zia, dopo aver mandato il pallone sull’albero, si giro’ verso i presenti e chiese “Chi é capabile di prendere il pallone?”
Mio figlio maggiore ha avuto la fortuna di frequentare una scuola internazionale a St Germain en Laye. Pur avendo frequentato soltanto due anni e mezzo, in seconda ,terza e una parte della quarta elementare, da allora ha eliminato dalla sua dizione ogni tipo di accento, ha imparato a leggere e scrivere in italiano, e quando parla italiano non si “sente” che é francese!!! Tanto che ora sta continuando, in un liceo internazionale bilingue italiano-francese, che anche se non é agli stessi livelli della scuola di St Germain, gli permette di continuare a praticare l’italiano, conoscerne i rudimenti di letteratura, e preparare un doppio esame di maturità!!
A cosa servirà?
Sinceramente, a livello pratico non lo so…forse a niente…ma il suo bagaglio personale sarà sicuramente ampio e il suo bilinguismo si perfezionerà . E spero che possa integrare in lui il sentimento di appartenere per metà alla cultura della “mamma”, di farla sua, malgrado sia nato in Francia, e abbia sempre vissuto in questo paese.
Con i due figliil risultato é stato un po’ diverso. Infatti il secondo non ha avuto la stessa fortuna di frequentare la scuola di St Germain….ed é sempre stato in scuole francesi. Pur parlando italiano, é più faticoso per lui…mi risponde in francese, e le rare volte in cui si rivolge a me in italiano dopo un po’ smette perché “non ha tempo di cercare le parole”!! Propende per la scelta più semplice…naturalmente…A volte sento che parlare in italiano per lui equivale un po’ a complicarsi la vita…!! Pero’ ho notato in questi anni che quando ha bisogno di coccole la lingua é l’italiano!!!
Eppure hanno avuto gli stessi genitori, e io ho parlato in italiano ad entrambi, sempre ! Comme quoi…ogni bambino é diverso, e F. é probabilmente un bilingue passivo.
Ma lui rifiuta anche di vedere il televisore in italiano, dice che non capisce niente!! Sarà vero?
Pero’ vede i film di Benigni …e li adora!!
Leggendo i vari articoli, ho notato che ci sono mamme molto ansiose riguardo la lingua parlata per prima dai figli…io direi a tutte di stare tranquille, continuare a parlare la vostra lingua madre e lasciare spazio al bambino ..non bisogna allarmarsi se all’inizio il bimbo parla solo una lingua, e spesso non quella che vorremmo (é successo a me con M., che ora é perfettamente bilingue). Arriverà il tempo in cui questa lingua uscirà e verrà restituita!!!
Spero di leggere altri post e articoli cosi’ interessanti.
A bientôt.