Nascere in Irlanda, da genitori Italiani, con uno zio (affettuosissimo) a Bruxelles. Inevitabile per il bambino imparare il Cinese…
Ciao Letizia,
Idee e soluzioni per i bambini bilingui e per quelli che lo diventeranno, e per tutti i genitori.
9 commenti - Scritto da Bilingue Per Gioco
Nascere in Irlanda, da genitori Italiani, con uno zio (affettuosissimo) a Bruxelles. Inevitabile per il bambino imparare il Cinese…
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anch’io voglio uno zio così!!!!
Grande! Mio fratello m’ha regalato una videocamera… ma se ci pensavo per tempo, gli chiedevo di pagarmi il filippino (che, quando il daddy era in Inghilterra, è stato una benedizione, ma me lo sono pagata da sola)!
Volevo anche io suggerirti di iniziare presto: primo, perché non è detto che tua sorella (e anche suo marito, dai) si trovi bene con la prima persona che si prendono in casa (magari proveranno e scopriranno che non si prendono); secondo perché appunto tua sorella avrà bisogno di aiuto pratico soprattutto nei primi mesi (quando magari il tuo “regalo” le permetterà di concedersi qualche ora di sonno prezioso in più, intanto che il frugoletto entra in una qualche routine); terzo, perché è provato che i bambini sentano e riconoscano le voci di chi è in casa già da dentro la pancia della mamma!
Considera che a casa abbiamo avuto una babysitter spagnola, arrivata quando io avevo 3 anni e mezzo, mio fratello 2 e mia sorella era appena nata, e pare che io e mio fratello la prendessimo in giro quando a un certo punto mia madre le chiese di provare a parlarci in spagnolo… col bel risultato che lei s’è stufata e ha smesso! Quindi, come ti ha consigliato Letizia, è meglio controllare bene che questa persona parli sempre e solo nella sua lingua con il bambino (o la bambina).
bravo lo zio!
anche la mia esperienza non è data da prove concrete ma seguendo la metodologia di un percorso linguistico pensato per bimbi in età pre-scolare, 20 minuti al giorno sono l’ottimo, perché, mi dicono, è la costanza del poco ogni giorno che fa la differenza…voi che ne dite?
concordo poi con A. che la terza persona (=lingua) debba sempre esprimersi in quella lingua.
Cara Letizia, cari utenti,
parto con un grazie sincero (che forse arriva un po’ tardi, chiedo venia, ma solo per mia assenza dal mondo di internet per qualche giorno) per tutti gli utili consigli che mi avete dato.
Diversi, in effetti, sono gli interrogativi che mi si sono accumulati nella mente in questi ultimi mesi, in cui ho cominciato a riflettere su quello che potrei dare, come regalo di benvenuto, a questa piccola vita che sta per arrivare tra noi (mancano meno di 2 settimane al termine! 🙂 ) e non vi nascondo che mi sono veramente chiesto se questa mia idea un po’ strana, lo ammetto, non fosse una mia proiezione personale. Con altrettanta sincerità vi posso anche dire che, parlandone con mia sorella, ancora una soluzione definitiva non l’abbiamo trovata; come giustamente hanno sottolineato Letizia e A., diversi sono i fattori che devono essere presi in considerazione, non da ultimo quello della presenza di una persona che sia “ben integrata” nella vita familiare di mia sorella e suo marito. Grazie anche per avermi confermato che l’elemento della tempestività all’inizio e la costanza dell’esposizione alla lingua (e qui un bel grazie anche a Claudia!) sono due aspetti fondamentali per favorire la naturalità dell’apprendimento: per me studiare le lingue straniere è sempre stata una passione, un aprirmi al mondo, un rendermi conto che si può interpretare la quotidianità in modo diverso dal “nostro” (e mi auguro di tutto cuore che anche per la creaturina sia così!), ma, ripeto, non voglio assolutamente “imporre” una dimensione che, magari per carattere, non gli/le sarà innata. Donde l’auspicio che, se apprendimento ci sarà, questo abbia luogo in modo giocoso, divertente e senza inutili “pesi” di qualsivoglia natura.
Inutile dire che l’impresa non sarà facilissima (in effetti non credo che la possibile persona potrà esperimersi in mandarino con mia sorella e/o mio cognato, dato che non lo parlano e allora stesso tempo è importante, come mi avete detto tutti, che ci sia coerenza linguistica di questa persona nei confronti del/della bimbo/a), ma ritengo che adesso noi si abbia qualche spunto di riflessione in più per cercare di concretizzare al meglio, e presto, questa idea. Sappiate che vi terrò informati degli sviluppi dell’idea e, nonostante qualche dubbio ancora presente, che andrà dissolvendosi nel tempo, sarà sicuramente bello vedere come le cose procederanno. 🙂
Quindi ancora un grazie di cuore per il vostro sostegno e a presto!
Alberto
PS: Daša, grazie del complimento! 🙂 Però anche i difetti non mancano! ;-))
A distanza di un po´di mesi leggo il tuo intervento e scopro questo bellissimo e interessantissimo sito. Mi trovo in una situazione simile in quanto mi0/a figlio/a sara´in contatto con piu´di due lingue poiche´ io italiana, il papa greco e lingua comune spagnola visto che attualmente viviamo in argentina. Per rendere i nostri futuri spostamenti piu agevoli e facilitargli/le le cose, stiamo pensando di farlo/a venire a contatto con l´inglese attraverso una terza persona madrelingua inglese che sara´presente quotidianamente e che avra´la funzione di baby sitter. Vorrei chiederti se il tuo progetto col cinese e´riuscito e quali sono state le prime reazioni. Grazie a te e a chiunque vorra´commentare. Francesca
Dico la mia anche se non richiesta.
Avendo già tre lingue da gestire personalmente ci penserei bene prima di introdurne una quarta che non appartiene alla famiglia. Ok, l’Inglese è importante, ma…
L.
Ti ringrazio per il commento richiesto e ben accetto! Effettivamente e´proprio questa la mia preoccupazione, 3 lingue sono gia´ tante e mi crea molti dubbi il fatto di inserirne una quarta. Ci stiamo pensando molto e siamo dell´idea che tra le quattro quella piu utile e´sicuramente línglese. E´molto probabile che si trovera´a frequentare una scuola bilingue greco-inglese in Grecia e ho paura che si trovi piu in difficolta´ a doverla imparare ai 5-6 anni che fin da subito. Sinceramente e´un tema che mi lascia perplessa… per questo sto cercando tutte le info possibili e so che ci sono bambini che sono cresciuti con 4 lingue. L´idea era quella di associare l´inglese alle attivita´ludiche quindi al gioco e senza troppo sforzo. Altrimenti L´altra opzione sarebbe quella di eliminare una lingua ad esempio l´italiano o lo spagnolo che pero´sarebbe una pena in quanto sarebbero lingue con le quali comunicherebbe con i nonni. Ovviamente se questo dovesse essere motivo di confusione o peggio per il bambino sarei la prima ad eliminarne anche due ma fino adesso non riesco a trovare nessuna info in merito… Vorrei inoltre aggiungere che la persona inglese e´della famiglia che comunque non so se fa molta differenza..
beh togliere l’italiano e lo spagnolo proprio no!
sì certo che i bambini possono crescere con quattro lingue, se ci sono le condizioni. secondo me che la persona sia della famiglia fa molta differenza, garantisce continuità affettiva e linguistica, dà anche un perchè al tutto. un membro della famiglia non è una baby sitter, che a volte rimane per molto tempo, a volte la devi cambiare più volte…
Ciao e in bocca al lupo!
L.
Mille grazie Letizia per i tuoi utili commenti. faro´del mio meglio per gestire questa situazione…sperem!