Quando mia figlia non riesce a raggiungere un oggetto – messo apposta in un luogo alto per non farglielo
prendere – comincia a lagnarsi fastidiosamente, e per farla smettere una delle tattiche che uso è quella di distrarla: “Titch was little” le dico, e lei torna a sorridere (mica sempre :)) e comincia a ripetere la parola “titch” mimando con le mani e le espressioni facciali il concetto di “piccolo”. Credetemi, leggere “Titch” con mia figlia mi ha aiutato a comprendere un po’ di più questi piccoli esserini e a non dimenticarmi di quanto possa essere frustrante per un bambino dover vivere in un mondo di giganti.
“Titch” è un libro della scrittrice e illustratrice inglese Pat Hutchins, pubblicato nel 1971 e al quale è stata dedicata una serie TV (realizzata con la tecnica di ripresa a passo uno e con i personaggi in plastilina) trasmessa sul canale CITV dal 1997 al 2000 e curata dalla stessa Pat Hutchins. Su Wikipedia si legge che non si capisce il motivo per cui la CITV abbia interrotto la trasmissione delle serie nel 2000. Io forse una risposta ce l’avrei: troppo soporifera rispetto ad altri prodotti tv per bambini, e inoltre la bellissima musica che Michael Nyman ha composto per “Titch” è alquanto angosciante, o no? (video in fondo, ndr)
Al momento noi siamo innamorate solo del libro, il primo della serie, quello che è stato pubblicato nel 1971. Un libro di poche parole e con un finale che io paragonerei a quello di “The very hungry caterpillar” per il tipo di emozione che suscita. Infatti, quando il bruco di “The very hungry caterpillar” dopo un lungo mangiare si chiude nel bozzolo e da qui sbuca più bello che mai sotto forma di farfalla, si prova un certo sollievo, un senso di leggerezza. E cosi in “Titch” dopo aver letto che:
Titch was little
His sister Mary was a bit bigger
And his brother Pete was a lot bigger.
[…]
Pete had a kite that flew high above the trees.
Mary had a kite that flew high above the houses.
And Titch had a pinwheel that he held in his hand.
“Pinwheel”? Dico io, vi rendete conto della sofferenza di Titch? Mica è bello vedere i tuoi fratelli giocare con due bellissimi aquiloni mentre tu tieni in mano una girandola. Ma ecco che arriva il riscatto finale:
Pete had a big spade.
Mary had a fat flowerpot.
But Titch had the tiny seed.
And Titch’s seed grew
and grew
and grew
E a questo punto mia figlia esulta di gioia e corre in giro a ripetere “grew, grew, bigger, bigger”. Una piccola storia che forse non colpirà voi ma che potrebbe piacere molto ai vostri bimbi.
Ma come siamo arrivati a conoscere “Titch”? Merito di “Rosie’s walk” (1968), altro grande lavoro di Pat Hutchins, letto poche volte ma molto citato in casa mia e vi racconto subito il perché. In una calda sera d’estate, mentre eravamo in campagna dalla nonna, con tutte le porte e le finestre di casa spalancate, i cani hanno cominciato ad abbaiare. E fin qui tutto normale. Senonché il mio orecchio cattura delle strane urla…”La volpe!!” grido. E tutti cominciarono a muoversi agitatamente. La nonna con le mani tra i capelli gridava: “I miniciccioli, prendete i miniciccioli” (in altre epoche si sarebbe usato il fucile, ma noi preferiamo delle classiche “bombette” natalizie per spaventare la volpe). Piccola era agitatissima e nessuno riusciva a spiegarle il concetto di: volpe che mangia le galline della nonna. Ma ecco qui che quel piccolo libro a lungo ignorato ritorna utile. Ho iniziato a leggere a Piccola la storia della gallina Rosie che un giorno esce dal pollaio per farsi una passeggiata e non si accorge di essere seguita da una brutta volpe che la vuole mangiare. Ma per fortuna la volpe non riesce a prendere Rosie perché le succedono tante brutte cose: mette la zampa su un rastrello e il bastone la colpisce sul muso, poi cade nello stagno, e quando esce fuori finisce sotto ad un cumulo di fieno e poi un sacco di farina le cade addosso e infine sale su un carrello che va ad urtare degli alveari, facendo arrabbiare le api che in migliaia allontanano definitivamente la volpe da Rosie (la quale nel frattempo ritorna al suo pollaio sana e salva, ignara del pericolo corso). Insomma, non ci sono né la nonna né i miniciccioli in questa storia, ma mi è stata di aiuto…o forse la nonna e le sue galline sono state di aiuto al libro? Boh 🙂
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[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=4qB7L3uItxs[/youtube]
L’autrice di questo post è Graziana, che cura la rubrica La Stanzetta Inglese
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