Una piccola introduzione: i miei bimbi hanno 5,5 e quasi 4 anni, la terza è nata da poco, sia mio marito che io lavoriamo le nostre 40 ore o piu’ a settimana ma con orari mooooolto variabili (lui per i turni in ospedale, io per i clienti sparsi nel mondo e molto spesso lavoro da casa), abbiamo una aupair messicana (doppia madrelingua eng esp che vive con noi e con cui andiamo d’amore e d’accordo). I nani parlano IT con papa’ e a scuola, EN con me e la aupair.
I miei genitori in tempi in cui “Homeschooling” non era una parola nota lo hanno praticato sia con me che con i miei fratelli, quando non potevamo seguire la scuola elementare italiana per motivi di organizzazione familiare. Le “lezioni” le faceva mia mamma, poi abbiamo avuto alle medie anche un tutor per l’inglese. Quindi per me la mamma un po’ insegnante e’ una figura molto reale.
L’educazione dei nanetti e’ stata molto discussa a casa, all’inizio io ero dell’idea di iscriverli alla scuola internazionale per dare loro “una marcia in piu’”. Pazienza per le quasi 2 ore al giorno di trasferimento per arrivarci e il fatto di stare 9 ore fuori di casa. Mio marito invece contrarissimo alla scuola privata in generale e a quella internazionale in particolare e molto attento invece alla socialita’ dei bimbi, agli amichetti di quartiere, alla comodita’ di raggiungere la scuola. Che con tre figli, capirai, diventa un problema vero…
Mi ha convinto a lasciare da parte la scuola internazionale per l’asilo e poi la scuola elementare statale, di quartiere, che qui e’ considerata di “buon livello”, soprattutto facendomi notare come noi abbiamo la fortuna di poter seguire ed integrare gli insegnamenti della scuola dedicando ai nani del tempo di “qualita’”. A me le lingue e l’alfabetizzazione, a lui la “scienza” e gli sport. Per questo motivo, i bimbi vanno all’asilo solo al mattino e passano il pomeriggio con chi e’ disponibile tra mamma, papa’e nanny.
A casa io sono la fonte EN, quindi quando mi sono calata nei panni dell’insegnante mi e’ venuto spontaneo insegnare in EN… abbiamo iniziato lo scorso anno con P e questa estate con G che pur essendo piu’ piccolo era interessatissimo (piu’ che altro per spirito di emulazione credo, e poi anche per il privilegio di avere l’attenzione della mamma al 100%).
Mi sono procurata una montagna di libri (qui si apre un mondo, prossima email?) per homeschooling pre-K, kindergarten e First grade e ho iniziato a proporli ai ragazzi cercando di trovare le attivita’ piu’ interessanti e di premiarli molto a ogni risultato raggiunto. Poi cerco nel corso della giornata di recuperare quello che abbiamo trovato sui libri nel mondo reale. Dal contare le forchette che servono a tavola a mostrare le insegne per riconoscere le lettere….
Direi che come tempo impiegato, il piccolo ha 10 minuti al giorno di libri, il grande mezzoretta scarsa. Poi ripasso a pioggia nel corso della giornata ma cercando di mantenere un tono giocoso in tutto, i miei ricordi sono di mia mamma che mi cantava le tabelline passeggiando, non di essere sempre seduta con la penna in mano….
Mio marito ha un approccio molto meno strutturato, piu che altro legge molto con loro dei libri adatti alla loro eta’ su argomenti che appassionano i nani (vulcani e pianeti sono le ultime mode), guardano insieme i documentari del National geographic, le mappe del mondo, cercano gli animali in base agli habitat, spiega come funziona il corpo umano… e poi li distrugge di attivita’ fisica, li porta a nuoto e judo e ma anche e soprattutto al parco con i monopattini, questo sempre in IT coerentemente con tutto il resto della gestione lingue di casa.
A settembre con l’arrivo della aupair messicana abbiamo introdotto anche lo Spagnolo, ES, (che e’ la mia terza lingua, con cui sono meno a mio agio ma che comunque padroneggio bene).
Paroline qua e la’ per tutti e due i nani, piu’ mezzora a settimana di lezione strutturata per il grande, con molte flashcards e canzoni e qualche scenetta mimata per i verbi. La lezione la fa la aupair usando l’inglese come lingua sorgente, i ripassi li faccio io, partendo sempre dall’inglese come lingua di comunicazione di base. Anche in ES quindi compaiono la scrittura e la lettura ma solo come “sottotitoli” alle flashcards e la canzoncina delle lettere dell’alfabeto, per ora. In piu’ la nanny ed io abbiamo iniziato a parlare tra di noi in ES invece che in EN, ma un po’ a casaccio come ci viene spontaneo, visto che tutte e due viviamo il tex-mex come lingua di frontiera. Mischiamo le lingue nella stessa frase e a volte nella stessa parola (!!!).
Mia mamma non si smentisce nella sua vocazione di insegnante, quindi non appena acchiappa un nano non si fa scappare l’occasione per mostrargli lettere e numeri, questa volta pero’ in IT che e’ la sua lingua principale.
L’anno prossimo P inizia la scuola elementare, abbiamo pensato di iscriverlo al tempo corto (27 ore di frequenza) in modo che per 3 pomeriggi alla settimana esca all’ora di pranzo. Questo per proseguire con la alfabetizzazione in inglese e lo studio dello spagnolo anche se chiaramente il carico di lavoro andra’ calibrato sui compiti di scuola.
Fino a qui, i fatti nudi e crudi.
Per i dubbi e le perplessita’, ecco a te:
1. Tre lingue sono troppe? (per me non lo sono state da ragazzina, pero’ il tedesco studiato tanti anni come materia scolastica per esempio l’ho perso tutto, forse “sostituito” nella testa dallo spagnolo piu’ usato e imparato da piu’ adulta)
2. Faccio bene a proporre ES come materia scolastica o dovrei parlarlo di piu’? Togliendo tempo a EN? E poi OPOL che fine fa, dopo che ha funzionato cosi bene per tutti e per tanto tempo?
3. Quando inizieranno a leggere-scrivere-far di conto a scuola, la differenza di metodo e di approccio sara’ sconvolgente? Il DOVER fare i compiti per esempio? O anche la tendenza tutta italiana a premiare l’ordine e la bella grafia che per ora invece io non considero minimamente?
4. Dove lo troviamo il tempo di fare quelle altre mille cose bellissime che ci sono da fare a 5 anni? La musica, la pittura, tutte le altre cose sulle quali io sono tremendamente ignorante? Bisogna fare delle scelte che pesano come macigni su quali attivita’ proporre a questi bimbi, sempre in bilico tra caricarli troppo e non dar loro a sufficienza, sempre cercando di lasciare spazio vuoto da riempire con i giochi e l’ispirazione del momento, in fondo fare le torri con i Lego e le gare di macchinine sul tappeto e’ davvero il massimo a 5 anni!
5. Come valutare se sto insegnando nel modo giusto, se i nani apprendono in base alle loro capacita’e/o come i loro coetanei USA o UK? Test S.A.T. tutti gli anni in trasferta?!
6. Dove fermarsi? Alla alfabetizzazione? O andremo piu’ avanti? Qui si apre il mondo CLIL (Content and Language Integrated Learning)…. Magari la geografia la studiano con papa’ e la letteratura EN con me?
7. Questo metodo misto ha un senso? O dovrei fare delle scelte piu’ radicali? A me piace tantissimo seguire i loro progressi, e’ un bel modo di stare insieme e fare delle cose interessanti, un buon compromesso… oppure ne’ carne ne’ pesce?
9. Reggeremo il ritmo una volta iniziata la scuola? Le mamme dei seienni che conosco dicono di essere SOMMERSE da pagine e pagine di compiti…. E poi i compiti in Ita con chi li fanno? Con papa’ che pero’ si stufa a fargli fare le aste o con me che sono piu’ metodica? E dovrei fare i compiti Ita in Ita o in Eng? (immagina che confusione….)
10. Perche’ non conosco NESSUNO che stia facendo qualcosa di minimamente simile? HEEEELP!
Mi sembra di aver scritto un poema e di non aver detto niente… quindi spero che questa email possa servire quanto meno come spunto di riflessione
Come sempre, buon lavoro!
Alice
Alice,
spero di non deluderti, ma la realtà è ceh non so cosa dire…
Sarò sincera, leggendo quanto scrivi il mio primo pensiero è stato “Rilassati”. Sì ho pensato che sia davvero tanta roba, probabilmente troppa. Non troppe lingue, quelle no, soprattutto perchè sono associate a delle persone, ma troppo desiderio di insegnare, di scolarizzare precocemente.
Poi però c’è anche da dire che io i tuoi bambini li conosco, poco per carità, ma quanto basta per aver visto che sono bambini simpaticissimi, pieni di vitalità e di curiosità, che proprio non mi danno l’idea di essere oberati dai troppi insegnamenti. Quindi forse va bene così. Sicuramente hai mantenuto la leggerezza nell’insegnare.
Per cercare di rispondere alle tua domande, il perchè non conosci nessuno che abbia quest’approccio è presto detto, perchè poche persone hanno il tempo e le risorse per farlo, o non riescono a gestire il tempo e le risorse per farlo. Io stessa, che lavoro da casa, non riuscirei a seguire una prescolarizzazione in EN in modo sistematico. Ho anche provato, ma ho visto che non ce la faccio. In compenso ho dato via libera a mia mamma, che un pochino gli insegna a leggere e scrivere, ma lei era maestra, le viene facile…
Come andare avanti? Secondo me ascoltando i tuoi bambini. Finchè tutto è un gioco va bene, ma se incomincia a diventare un dovere, che si aggiunge ad altri doveri, forse è il caso di frenare un po’. Tutto quello che fai è bello e utile, ma non necessario, nè determinante, quindi se diventa un peso, per voi o per loro, si può allentare senza rimorsi e senza rimpianti. E già che lo chiedi, io sconsiglierei caldamente i test, che importanza ha quanto velocemente stanno apprendendo l’EN? Ti capiscono? Lo parlano pure? Che vuoi di più…?
Sicuramente però io non punterei tutto sulle lingue a scapito di altre attività, che potrebbero interessare e arricchire i bambini. Di lingue ne hanno già tante comunque, tra imparare a scrivere in ES a 6 anni e fare un po’ di musica-gioco, io voto per la musica. E per fortuna che il mio blog si chiama Bilingue per Gioco…
Questo il mio parere, ma sarebbe bello sapere se qualcuno ha esprienze simili…
Ciao,
Letizia
Immagine: Eric Carle Numbers Flashcards, amazon.it e amazon.co.uk
Eccomi Alice, io ti posso dire che seguo più o meno il tuo metodo e abbiamo le stesse lingue ma con le seguenti differenze:
– per lettura e scrittura in EN sono coadiuvata da un’insegnante madrelingua per 4 h a settimana; io faccio per lo più “ripasso”, cioè mi faccio leggere i libri da mia figlia (di 5 anni e mezzo) diciamo una mezz’ora al giorno;
– in spagnolo nessuno insegna a leggere/scrivere, nemmeno la tata madrelingua: per ora gioco e musica e lettura e qualche cartone (mi sono accorta ieri che mia figlia grande ha imparato prima in spagnolo che in inglese una canzone da un dvd che vede in entrambe le lingue, mi ha sorpreso in quanto in inglese ha un lessico molto ampio per la sua età mentre in spagnolo parla pochino…forse capisce più di quanto io pensassi??);
– a livello di contenuti penso che tu e tuo marito facciate molto di più rispetto a noi: daddy durante la settimana è tanto se riesce a dare alle bimbe il bacio della buona notte e cmq quando c’è loro vogliono soprattutto che legga le favole di Rodari e altri libri in italiano; lui vorrebbe dedicarsi un po’ allo sport con loro, io posso solo col nuoto per il resto sono una frana totale. Ora vedremo in settimana bianca se riuscirà a combinare qualcosa con lo sci, il fatto è che lui è pieno di buoni propositi ma polentone quanto me! e le figlie, ovviamente, non brillano per atleticità…
– scuola: dopo essere letteralmente scappati dalla bilingue abbiamo valutato diverse internazionali. L’unica che ci ha convinto veramente, come didattica e ambiente, è la spagnola ma è difficilissimo entrarci poiché è una scuola molto piccola. Un paio di inglesi ci prenderebbero senza problemi, visto il livello di mia figlia grande che andrebbe in second grade ma io non sono troppo convinta perché mi piacerebbe che da grandi studiassero in un liceo quindi il percorso internazionale dovrebbe riguardare solo le elemntari, dalle medie in poi il problema è la distanza (le medie di riferimento di queste scuole sono praticamente fuori Roma) e il fatto che poi si troverebbero probabilmente male con l’italiano (alla spagnola il problema non si pone perché fanno molto italiano).
Al momento saremmo per la pubblica al modulo, continuando a integrare a casa come sopra ma con gli ostacoli che hai citato tu: compiti in italiano – andranno in conflitto con il tempo dedicato all’inglese? l’inglese diventerà pesante?? Per la lingua dei compiti: io continuerei con l’inglese e poi penso che debba farseli da sola, per quanto possibile, perché in un mondo ideale il compito dovrebbe servire a fissare i concetti appresi in classe e ad abituare allo studio autonomo – mia madre, insegnante di lungo corso alle elementari, dice sempre che se un bimbo non è in grado di svolgere da solo il compito, o con minimo stimolo se pigro,vuol dire che A) non ha capito la lezione quindi meglio che vada col compito non fatto o sbagliato così la maestra capisce dove è la lacuna e provvede B) pare ci siano delle insegnanti che danno tanti compiti perché così fanno vedere che lavorano tanto, in realtà secondo mia mamma è vero esattamente il contrario. Per noi come sarà?? Infine: come se ce ne fosse bisogno l’insegnante inglese mi fa venire i dubbi sull’internazionale inglese, mi dice che anche solo le elementari sarebbero una gran cosa che si ritroverebbero per tutta la vita, etc etc
A conti fatti mio marito ha paura che nostra figlia si ritroverà iscritta in una cosa come 6 scuole diverse…!
Ciao Alice,
ho letto questo post e mi sono detta “quanto vorrei dirle qualcosa”, ma in concreto non so bene cosa scrivere.
La mia situazione è completamente diversa, mio figlio ha quasi 3 anni e la nostra proposta da genitori (quindi derogabile immediatamente ad un suo cenno di richiesta alternativa) è di seguire un percorso di scuola familiare completo. E’ bello ciò che scrivi e fate, il linguaggio scritto tende a rendere tutto troppo pomposo e pretenzioso, eppure dietro questo filtro, mi balena l’immagine di una famiglia che condivide molti momenti e che divertendosi si dedica e impegna a seguire interessi e passioni.
Poco fa ho scritto in merito all’hs, c’è da dire che io non riesco ad essere così strutturata (non è mai stato nelle mie corde) proprio per questo istintivamente siamo votati all’unschooling, un dato che mi spinge a dirti : tranquilla, sono sicura e estremamente fiduciosa sul fatto che, quando vi troverete a gestire questi nuovi ritmi quotidiani, riuscirete spontaneamente ad organizzarvi egregiamente, in più giocherà a vostro favore anche il fatto che l’arrivo dei compiti seguirà un graduale (ogni scuola è a sé, ma i bambini di prima del mio paese hanno tuttora una mole snella di compiti a casa).
Per quanto riguarda le lingue nello specifico, io continuerei a viverle in modo sereno (senza magari pensare a test o verifiche – dirette o velate -); che amino e riescano ad apprendere agevolmente le lingue l’hanno evidenziato in ogni modo, a questo punto, dopo aver dato loro tutta questa rampa di lancio, non ti resta che rilassarti e seguire le loro richieste (anche se farete i compiti interamente in italiano, può succedere che un giorno chieda[no] di approfondire di più i medesimi aspetti in inglese, o in spagnolo – del genere “mamma ma questa frase come la si costruisce in EN/ES ?” e, in quel caso, non ci sarà solo la meraviglia della scoperta,ma anche la meraviglia della scoperta autodeterminata!)
Ammiro la dedizione che riservi alle lingue (e non solo),
e, prendendo spunto da ciò che dice Letizia, mi vien da dire : tra imparare a scrivere in spagnolo a 5-6 anni a del tempo per la musica o checchésia, io darei la priorità ad altro (salvo richiesta contraria), mi piace pensare al concetto di “vivere le lingue” e non di “vivere di lingue”
Mi raccomando, facci sapere come andrà, se ti va
Un abbraccio
Marika
ciao, scusate se non vi ho risposto a stretto giro, sono reduce da qualche giono di blackout teconolgico…
Intanto, grazie di commenti e consigli 🙂 direi che sono piu’ o meno sulla stessa lunghezza d’onda delle mie perplessita’…
Come tutti i genitori, anche mio marito e io cerchiamo di insegnare ai nani quello che sappiamo fare meglio e cerchiamo di trasmettere loro le nostre passioni, ecco perche’ tutta questa enfasi sulle lingue e sullo sport. Siamo digiuni di arte, quindi e’ passata in secondo piano non solo nella nostra vita ma anche in quella dei piccoli…
Sono contenta di trovare nell’esperienza di Arianna la stessa scelta del tempo corto a scuola, speriamo di non aver sottovalutato il carico di lavoro che comporta per la famiglia… ma devo dire che mi piace molto l’idea che P passi dei pomeriggi a casa con i fratellini e con noi rispetto che a scuola.
Sullo studio strutturato… scusate, colpa mia, sono ingegnere, come dice mio marito mi serve un protocollo anche per fare la pasta al pomodoro 😀 😀 ed ecco perche’ mi piaceva l’idea dei test SAT, non e’ per valutare i nani ma ME STESSA cioe’ la mia capacita’ di trasmettere loro i concetti che “dovrebbero” sapere se vivessero in USA
OK.. adesso cerco di rilassarmi un attimo…. Grazie a tutte!!! alla prossima puntata 🙂
Arrivo sul tuo articolo perchè è quello che vorrei fare anch’io.
Tra parentesi già nella scelta del termine Homeschooling e non “scuola paterna” come sarebbe giusto in IT si fa la scelta di rifarsi al modello americano…. e anche leggendo i siti di Homeschooling in America si pongono il problema di far certificare le competenze acquisite dentro casa.
Credo che tu stia facendo un ottimo lavoro.
Quando arriveranno i compiti, semplicemente ridoserai i tempi o i modi, ma sono sicura che troverai una strada.
Per quanto riguarda l’arte o attività più creative, anche se sei a digiuno, non credo che tu non abbia conoscenza di come si creano i colori (giallo + blu = verde, ecc…) e quindi potresti partire da li, qualche collage fatto con riviste patinate o visite a qualche museo. Ma non in via sistematica, magari semplicemente un fine settimana ogni tanto…. o durante i viaggi.
Mia figlia ha appena due anni e quindi mi porrò il problema più avanti….^_^
In realtà di tutto il processo di Homeschooling, la cosa che in realtà più mi preoccupa è il momento in cui incontrerà l’inglese a scuola, dato che sarà scelta obbligata farle incontrare l’inglese scritto prima della scuola.
Ecco del fare scuola a casa mi preoccupa lo scontro con la “scuola ufficiale” , scontro di metodo (forse) ma anche di approccio e di tempi….
Comunque, mi consola leggere che ci sono altre mamme come me… ci si sente meno sole.
Ciao Alice,
interessante il tuo post. Mi permetto di risponderti ad un paio delle questioni che hai sollevato, per la mia esperienza, ovviamente.
Sul punto 5. (Come valutare gli apprendimenti), ti propongo tre alternative:
a. puoi far leggere ai tuoi figli (parlo al plurale, visto che anche i più piccoli poi cresceranno!) i libri della serie Oxford Reading tree della Oxford University Press. Sul sito della ORT c’è l’equivalenza tra i vari livelli dei libri e il livello della classe scolastica e dell’età in cui i bambini inglesi (nb non americani) li leggono, quindi è un utile benchmark.
b. puoi far sostenere ai tuoi figli gli esami Cambridge Young Learners (starters, movers, flyers) oppure comprare i booklet per la preparazione all’esame senza far sostnere l’esame stesso (preferibile, forse). Ovviamente questo ti dà prova del livello di apprendimento di ESL (english as a second language) e non come first language, ma almeno anche qui hai un parametro di valutazione.
c. se digiti su google “reading lists by age and grade” trovi i libri che si leggono nelle scuole americane grado per grado (per quelli inglesi devi sostituire il termine “grade” con “year”). E’ prematuro ora – data l’età dei pargoli – ma dai 6-7 anni all’adolescenza puoi testare la loro capacità di lettura in questo modo.
(Non sono ingegnere ma una giurista…come vedi anche noi siamo parecchio quadrati 🙂 )
Sul punto 9. (Reggeremo il ritmo una volta iniziata la scuola? Le mamme dei seienni che conosco dicono di essere SOMMERSE da pagine e pagine di compiti…. )
Ti auguro di reggere, ma soprattutto che reggano i figli. Dopo un paio di anni di scuola e di compiti cominceranno a ribellarsi all’idea di fare degli extra a casa. Per quanto tu glielo possa proporre in modo ludico “fiuteranno” la fregatura per cui ti dico che, secondo me, anche il CLIL è complicato a casa ammesso che un certo figlio non abbia una certa specifica passione (che so, i dinosauri, le piante o la storia), ma siccome di figli ne hai tre e lavori pure (ne so qualcosa) forse dovrai moderare le tue ambizioni.
Te lo dico perchè (e questa è la risposta al tuo punto 10!!) con tutto che noi abbiamo scelto una scuola bilingue di homeschooling ne abbiamo fatto TANTO!
Una nota di speranza: per quello che vedo in casa mia e intorno a me, quello che per lungo tempo i bambini continuano ad apprezzare, almeno sino all’adolescenza, è che gli venga letto un libro. Su altre cose crescendo si ribellano o svicolano, ovviamente chi più chi meno a seconda del carattere.
Questo ovviamente non deve farti desistere, ma solo essere realistica sugli anni a venire!
Keep up the good work
Elisabetta
mamma di V (10 anni), C (quasi 8) e incinta al 9° mese…
Errata Corrige: Chissà perchè mi è venuta una faccetta al posto dell’età di C. (quasi otto anni)
noi abbiamo scelto un approccio diverso, ogni famiglia deve scegliere la cosa giusta per sé (e ogni famiglia è diversa). figli oggi 7enni, scuola di quartiere a 40 h (purtroppo il vero TP non c’è più), compiti solo il fine settimana. la lingua del papà è sempre stata veicolata da lui (presente poco ma in modo intenso), da cassette/cd, cartoni, vari programmi TV + radio (quasi esclusiavamente nella sua lingua, anche perché fatti meglio di quelli italiani), libri che da una certa età (diciamo dalla materna, prima desideravo che mi associassero in modo esclusivo all’italiano) ho smesso di tradurre in italiano e ho iniziato a leggere in originale. l’anno scorso in prima li abbiamo lasciati tranquilli con la letto/scrittura, ma da un certo momento in poi hanno deciso loro di leggere librini anche nell’altra lingua, ora, in seconda, lo fanno abb. tranquillamente. volevamo iscriverli a un corso con altri bimbi bilingui, poi abbiamo desistito, e ora ne siamo felici, quando riesce durante il we il marito fa con loro un po’ di letto/scrittura partendo da argomenti “attuali”: il biglietto di auguri al nonno, l’email al sito del programma preferito per chiedere una cosa, loro adorano il tutto per come il papà lo fa, e proprio perché lo fanno con l’adorato papà (che in settimana vedono pochino). quando non c’è tempo si salta senza patemi, e soprattutto non è un impegno fisso in più con vincoli per cui “bisogna” preapararsi, smettere di giocare o di fare qualcosa. i risultati sono fantastici nella lettura, senza che nessuno dicesse niente si sono presi i libri/giornalini per loro interessanti e ora leggono senza problemi. la scrittura è … ingenua, bisognerebbe lavorarci in modo sistematico, manca l’esercizio, ma vorremmo che nascesse da situazioni concrete, non crearle noi. a breve arrivano i nonni paterni e si fermano un mese, magari la nonna ha voglia di fare qualcosa? in estate torneranno nella ex-scuola elementare del papà, lì apprenderanno nel contesto classe. è un approccio molto soft, e per ora tutti sono contenti così. dovessimo trasferirci nel paese, come abbiamo intenzione di fare fra qualche anno, cambieremmo approccio per aiutarli nell’inserimento nella scuola locale. le priorità adesso sono iniziare il corso in piscina e il prox anno permettere loro di cantare/suonare . a casa nostra è importante il tempo per “lo svacco”, e ne abbiamo troppo poco per i nostri gusti!