Vi avevo comunicato che da fine Novembre l’inglese in casa non è più un segreto, la questione si è risolta con molta semplicità, mia moglie che mi racconta: “sai la vicina mi ha detto che quando A. vede il suo cane Charlie, il nostro piccolo lo chiama in un modo così particolare che sembra un inglesino e mi ha chiesto se tu gli parli in inglese, io le ho risposto di si e che lo stai crescendo bilingue”.
Non esageriamo penso io, gli parlo, scherzo, leggo e gioco in inglese, ma da qua ad essere bilingue… speriamo un giorno…, ma comunque prendo la palla al balzo e le dico che da qualche tempo partecipo ad un blog sul bilinguismo per bambini, che parlo della mia esperienza, chiedo consigli, trovo tanti spunti e supporto per portare avanti quello che volevo fare da tempo ma che non ero riuscito a realizzare: far crescere i bambini il più possibile vicini alle lingue.
Che ci sono vari metodi, ma non essendomi al momento identificato con nessuno di questi mi sono uscito fuori quello che ho chiamato il metodo “drops” ovvero a gocce, ogni qualvolta che è possibile inserire l’inglese… lo faccio. La notizia è stata ben accolta, la discussione non è andata oltre ma mia moglie non perde occasione per vantarsi dei progressi che i piccoli fanno in inglese.
Ma andiamo appunto ai progressi:
-Il piccolo A. (compirà 2 anni ad Aprile) : si fa leggere con piacere i libri in inglese, i preferiti sono Elmo loves you e Brown Bear, brown bear what do you see?, li chiede spesso e mi prende la mano per farsi ripetere i nomi di cose, parole ed animali che man mano mi indica, e se gli chiedo “where is…?” me lo indica lui. Il bello che è che li vuole letti anche dalla mamma, quindi pian piano stiamo riuscendo a coinvolgere direttamente anche lei.
–La mattina accompagniamo a scuola la sorella N. (6 anni compiuti a Novembre) e c’è un piccolo rituale:
Marco: A. are you ready? Let’s go to school with N. (e lui comincia a ridere felicissimo)
A: Mamma?
Marco: Mummy is at school, she is a teacher! N. is going to school she is a student!
Queste poche parole bastano a farlo calmare per l’assenza della mamma che al momento del suo risveglio è già in viaggio per raggiungere la scuola dove al momento insegna, A. appena ricollega che stiamo andando ad accompagnare N. si precipita a battere con le mani sula porta d’ingresso dicendo: “at school, at school”. Per strada canticchio: Let’s go, let’s go to school, hurry up, hurry up, it’s time to go.
Arrivati a scuola aspettiamo il suono della campana e che sua sorella salga in classe, dopo di ciò è la volta di accompagnare A. al nido, prendiamo la macchina e ricomincia il rituale della scuola:
Mummy is at school, she is a teacher, N. is at school, she is a student, and now it’s time you will go to school too, you are a little student.
Con tutte queste premesse arriviamo al nido che il piccolo A. è calmo ed allegro nonostante l’assenza della mamma e il risveglio affrettato.
–La sera lo addormento con questa micro ninna nanna da me inventata:
“Morpheus, Morpheus, where are you? We are looking for you, but we cannot find you”
La continuo all’infinito fino a quando crolla ed è allegramente canticchiata per casa da moglie e figlia quando me la sentono cantare al piccolino.
–Un giorno l’ho trovato che tra se e se, si ripeteva: Daddy……Papà…..Papà….Daddy
-Sun, moon e star sono parole che ripete spesso indicandoli correttamente e spontaneamente nei libri o altrove (anche se a volte sole e luna vengono scambiati, ma questo accade anche in italiano). Altro gioco di parole (e di braccia) preferito è “UUUUUp and DOOOOOOOOwn” che tira fuori in ogni occasione e con cognizione di causa.
Mia figlia N.(6 anni compiuti a Novembre) mi dice spesso che le piace imparare sempre cose nuove in inglese, mi chiede come si dice una data cosa o un’altra ancora (aiutooo…) , mi dice anche: “Papà mi sa tanto che oltre all’inglese voglio imparare altre lingue, anche il francese ed andare a Versailles (complice la mamma che le ha fatto conoscere il cartone animato La Stella della Senna).
A scuola la maestra d’inglese ha detto che ha raggiunto ottimi risultati (idem per le altre materie).
Canticchia cose inventate da lei a volte con parole vere a volte con parole volutamente storpiate (come fa in italiano) .
La sento spesso ripetere frasi e parole dei libri che leggiamo, ad esempio un giorno rientrata da scuola ripeteva: child, children, kids. Le ho chiesto se le avesse fatte a scuola e lei mi ha risposto: “no me le hai insegnate tu!”
A volte andiamo sul sito di Sesame Street per fare i giochi on line. Il sito è pieno di risorse, anche se forse un po’ dispersivo. I giochi non sono del solito tipo, infatti brevi filmati si alternano con le azioni che vengono chieste di effettuare all’interno dei filmati. Molto simpatici sono i rhyme’s games, dove bisogna indovinare con quale parola rima un’altra.
Tirando le somme mi sembra che goccia dopo goccia i piccoli progressi ci sono e l’amore per le lingue che speravo nascesse è arrivato ma, ovviamente non è tutto rose e fiori e non è così semplice ed immediato:
-N. ogni nuovo libro lo vuole letto almeno per la prima volta in italiano
-I cartoni animati in inglese non sono sempre ben accolti e ci sono periodi SIIII e periodi NOOOO
Ma comunque i piccoli progressi mi invogliano e mi sostengono per proseguire nell’ avventura del bilinguismo.
Come sempre le vostre osservazioni, consigli e suggerimenti in merito sono ben accolti e di sicuro aiuto, pertanto vorrei sapere: come vedete il tutto dall’esterno?
Inoltre mentre procedo con l’inglese, mi viene sempre in mente il desiderio di introdurre anche il francese, c’è qualcuno di voi che gestisce contemporaneamente due lingue? In che modo?
Provo ad iniziare ora o aspetto di arrivare ad un determinato livello con l’ inglese almeno con la bimba (e che tipo di livello, conversazione basilare o altro)? Sarebbe troppo confusionario per il piccolo A. ? Come dovrei gestire le due lingue? Due settimane per lingua come fa Maria di “Busy as a bee in Paris” o una lingua al giorno, a settimana o entrambe nello stesso giorno?
Mia moglie ha più padronanza con il francese (rispetto all’inglese) quindi potremmo fare io inglese e lei francese, ma la cosa non mi convince perché desidero che anche lei continui a migliorare l’inglese e poi non mi piace l’idea che io non possa/debba parlare il francese…
I libri come andrebbero scelti? Io ho trovato tre opzioni:
1) La traduzione di quelli inglesi come ad esempio Ours Brun dis moi di Eric Carle
2) Libri in con testo in inglese e francese come Easy French Storybook: Little Red Riding Hood o Easy-French-Storybook: Goldilock
3) Solamente in francese, partendo ad esempio da Caillou che da loro è molto apprezzato in italiano.
Per il momento stiamo guardando gli episodi in francese di Caillou e di T’ Choupi e l’accoglienza è più che ottima
Immagine: where is baby’s mommy? su amazon.it e amazon.co.uk
Che bello, mi sembra che i tuoi bimbi siano molto entusiasti e se parlare le lingue e’ un gioco e un mezzo per giocare cosa c’e’ di meglio per invogliarli ad apprendere?! Vedo tanti bambini gia’ alle elementari per cui l’inglese e’ gia’ diventato una materia da imparare, cioe’ boring.
Noi in casa abbiamo 4 lingue, 5 se conto il dialetto della nonna. N e’ nata in Scozia 2 anni fa ed io le parlo in inglese (che per me e’ la mia prima lingua). Mio marito (che viene dal nord Africa) le parla in italiano perche’ lo sta imparando anche lui ma abbiamo comprato dei libri in arabo (daddy’s special books) che N ora gli chiede di leggere (ogni tanto lo chiede anche a me, ma siccome io non leggo l’arabo, per forza di cose questi libri rimangono un momento condiviso solo fra loro due). Piu’ avanti, se possibile, cercheremo attraverso la sua ambasciata gli incontri/lezioni di arabo per bimbi qui in zona cosi’ imparera’ qualcosa di piu’ su quella parte della sua eredita’.
Mio marito ed io fra noi parliamo in francese/inglese e nonostante non ci siamo mai rivolti a N in francese, lo capisce (ach, e noi che speravamo di avere il nostro linguaggio segreto!!). N frequenta l’asilo dove ha lezione di inglese 2 volte la settimana (per me e’ importantissimo che lei senta altra gente parlare inglese, non solo la mamma o i cartoni animati) e il resto della mia famiglia le parla in italiano (o, nel caso di mia madre, in dialetto che io ormai non capisco piu’).
Senza stressarci troppo, cerchiamo di dare a N i mezzi per comunicare con la sua extended family in 3 paesi e se per ora il francese e’ rimasto ultimo e l’arabo e’ rilegato a momenti pre-nanna, sono sicura che in futuro diventeranno piu’ importanti quando li usera’ per comunicare con zii e cugini (che non parlano altro). Per ora, N capisce tutto quello che le si dice (anche quando fa finta di non sentirci!) ma parla prevalentemente in italiano con un 20% di parole in inglese a seconda del contesto. E le canzoni le canta tutte sia in italiano che in inglese!
Ciao Warda nel mio caso il gioco è d’obbligo trattandosi di lingue straniere che cerco di rendere il piu possibile familiari. Complimenti per la vostra multicultarita’
multiculturalita’
Marco,
attenzione con le troppe lodi, essere genitori orgogliosi va bene, vantarsene in sua presenza rischia di avere l’effetto contrario, di demotivare il bambino o renderlo dipendente dalla lode, che alla lunga può essere controproducente.
Per quanto riguarda il Francese, secondo me nel vostro caso è prematuro. Il caso di Busy as a bee in paris è molto diverso, perchè la mamma è native sia in Spagnolo che in Inglese e il papà è native in Francese, e vivono in Francia. Dici che tua moglie ha più padronanza col francese, ma quanta padronanza? Anche Warda nel commento qui sopra parla di lingue familiari, non di lingue straniere. Introdurre una o più lingue straniere si può fare ovviamente, ma attenzione a fare il passo con la gamba…
Ciao!
Letizia
Hai ragione Letizia, gestire le lodi non è semplice…
ed hai ragione anche sul fatto che nel mio caso si tratterebbe di gestire due lingue straniere e non familiari, pertanto farò dei piccoli tentativi e vedremo.
Ciao Marco,
io e mio marito siamo Italiani, abitiamo a Milano ed entrambi abbiamo un livello di Inglese molto buono e di Francese ottimo. Abbiamo intrapreso con nostra figlia di ormai 5 anni un percorso di bilinguismo Italiano-Inglese attraverso i seguenti strumenti:
– materiali (libri, audiolibri, in maniera minore DVD)
– alternanza dei metodi “minority language at home” and “OPOL” (lo “one parent” sarei io!):
insomma, un po’ come fai tu, quando ce la facciamo a casa parliamo Inglese! Nessun problema o
confusione sinora, a parte un minimo di resistenza un annetto fa, quindi andiamo avanti
– tata filippina che parla sempre Inglese con nostra figlia
– asilo bilingue (compresenza insegnante italiana e americana)
– vacanze in paesi anglofoni da 4 anni a questa parte
I risultati sono per noi soddisfacenti, nostra figlia capisce bene l’Inglese e utilizza questa lingua per comunicare con la tata e l’insegnante americana, piu’ raramente con noi, di solito nell’ambito di giochi (in cui io, ad esempio, sono la bambina e lei la tata o la maestra). Episodi recenti che io interpreto come positivi e incoraggianti per il nostro progetto di bilinguismo sono:
– code switching (ho pickato dei fiori, vado a “scoola”…)
– mia figlia chiede come si dice “brave” in Italiano?
– mia figlia usa correttamente una parola in Inglese che io non conosco (nella fattispecie il
verbo “wobble”)
Tornando alla premessa, io e mio marito per abitudine spesso parliamo in Francese a casa e nostra figlia inizia ad interivenire, mostrando quindi di capire una serie di parole. Abbiamo cosi’ deciso di cavalcare l’onda e di acquistare “Le prime 100 parole in Francese” della Usborne. Per l’Inglese abbiamo sempre privilegiato materiale destinato a bambini madrelingua ma in questo caso abbiamo preferito marcare una differenza. Mentre l’Inglese pervade la sua vita, il Francese con lei ha un approccio per scelta piu’ didattico: è l’imitato a dei momenti precisi (1h il sabato e/o 1h la domenica, quando siamo tutti a casa tranquilli) su un testo preciso (quello appunto) e con una persona precisa: papà! E la lezione si inizia cantando la Marsigliese. Sinora c’è tanto entusiasmo da parte sua (partiamo con l’idea di proporre due pagine per volta e lei vorrebbe sempre andare avanti e avanti), ho notato molti sforzi per rirpodurra la pronuncia (la “r”, le nasali) e, solo a tratti, un minimo di frustrazione per questo. I risultati non saprei valutarli per ora, ma è presto. L’Inglese rimane comunque la nostra priorità attuale, per il Francese conto di iscriverla ad un corso pomeridiano tra un paio d’anni. Conosco il blog di Maria e ti confesso di aver anche io riflettuto sull’opportunità di alternare le lingue come lei fa ma ritengo che per ora sia decisamente prematuro. Un giorno, chissà!
Ciao
E.
Ciao Maria, molto interessante il tuo post. Anche io vivo a milano e mio marito ed io, entrambi italiani, stiamo crescendo la piccola D., 19 mesi, bilingue. Io le ho sempre parlato esclusivamente in inglese, fin da quando era ancora in pancia, e mio marito in italiano, anche se spesso e volentieri si rivolge a lei anche in inglese, soprattutto se siamo tutti e tre insieme. Ti scrivo perchè sto cominciando a pormi il problema dell’asilo bilingue. Tu ti trovi bene col tuo? E posso chiederti il nome dell’asilo? I bimbi cmq giocano tra loro usando l’italiano?
Grazie
Lisa
Ciao a tutti! Mi complimento per le vostre capacità e la vostra intraprendenza, ma devo ammettere che su questo sito siete tutti in gambissima e che io posso “prendere” più che “dare” qualcosa di mio.
Nel mio piccolo posso riportarvi la mia breve esperienza,considerando che ho una bambina di 23 mesi con cui parlo esclusivamente inglese da 3 mesi. Ho scelto un approccio radicale poichè temevo che la stanchezza serale avrebbe limitato fortemente il tempo da dedicare alla seconda lingua. Mia figlia ora parla molto bene inglese, non si rivolge mai a me in italiano, con chi le parla italiano risponde nella stessa lingua tranne in qualche occasione in cui le scappano parole o frasi inglesi.
Credo che ogni bambino abbia tempi di apprendimento diversi (e questa è una regola generale con i bambini) legati a numerose variabili: su alcune di esse noi possiamo intervenire. Ritengo che una variabile importante sia il tempo d’esposizione ad una lingua che porta, necessariamente, a risultati diversi. Io ho ritenuto opportuno inserire l’inglese nel momento in cui mia figlia padroneggiava bene l’italiano e, sebbene ci sia già l’idea di darle la possibilità di apprendere una terza lingua, non ho alcuna fretta: ci penserò quando raggiungerà un ottimo livello con le prime due.
Ringrazio tutti voi e in modo particolare Letizia per la sua dedizione continua senza la quale non avremmo mai avuto questa straordinaria possibilità di confronto!
Il mio piccolo contributo, o meglio la mia esperienza così ne approfitto per chiedere anche io un parere su quanto stiamo combinando a casa. Ci siamo imbattuti in BpG presto, molto presto nella nostra vita di genitori, forse quando J stava per nascere o forse poco dopo, e abbiamo subito abbracciato l’idea con entusiasmo. Così fin dal principio abbiamo cominciato con canzoncine, libri, favole, dvd (con questi ultimi cercando di non strafare data la tenera età). L’unico problema, l’unico dubbio è che fatichiamo molto, per indole, per disorganizzazione, ad avere un approccio molto rigoroso. Premetto che OPOL per noi non è impensabile, nessuno ha una padronanza della lingua tale da potersi prendere questa responsabilità e riteniamo meglio spingere molto su libri e canzoni dove errori non ce ne sono. In questo modo – speriamo – anche se mamma e papà fanno strafalcioni nel parlare, gli errori saranno diluiti in un mare di lingua buona e buona pronuncia. Il nostro (ahimé) non-metodo è molto simile alle little drops di Marco: all’inizio riuscivo a ritagliare un’ora al giorno anche se in orari diversi, in cui tutto era in inglese; che fosse mamma, papà o tutti e due. Ora, forse ci stiamo lasciando andare e dovremmo davvero fare un sforzo in più, i momenti capitano ma in modo molto casuale, e succede sempre più spesso di passare da una lingua all’altra. Questo non dipende solo dalla nostra (dis)organizzazione, ma anche dal fatto che J sta crescendo (va ora per i 17 mesi), comincia a parlare (e dice un mucchio di paroline sia in una lingua che nell’altra) e comincia ad esprimere le sue preferenze. Così all’ora di nanna ora vuole assolutamente leggere il libro dove baby-Zebra fa click-clack e dove baby Hippo fa splish-splash, ma anche i bambini della nanna dove riconosce ‘ahia’ (la presa della corrente) ‘ce’ (la luce), e dove quando tutti i bambini vanno a dormire, ‘buio!’; e della triade dei libri preferiti per la nanna, di questi giorni c’è ‘pop!’, il caterpillar, dove oltre pop e pillar dice prima di me ‘apple’ e ‘pear’. Per non parlare di quando apre un libro in italiano, vede uno squalo e dice ‘ark!’. J ormai da parecchio tempo manifesta il suo desiderio di vedere ‘Wiiii, wiiiii’, che non è la Wi ma ‘We are really happy in the parck’. Insomma, cosa dovrei fare, dirgli no, questo è il momento dell’italiano, o ‘no, questo è il momento dell’inglese? Non leggiamo questo libro perché dobbiamo farlo dalle 18 alle 19, e non guardiamo il dvd perché non è il momento giusto? Andremmo a perdere tutto l’approccio ludico e spontaneo su cui stiamo cercando di basare il nostro tentativo di bilinguismo e multicultura. Non è facile essere rigorosi quando un bambino comincia a manifestare il suo desiderio di fare una cosa e l’alta, e mi sembrerebbe un delitto smorzare il suo entusiasmo. Mi dico che questo è già un ottimo risultato, che ci sta dimostrando che a lui fa piacere una storia a prescindere dalla lingua, che queste ‘drops’ un po’ sconclusionate che cerchiamo (con gran divertimento) di dargli, un qualche effetto lo hanno. Ma mi chiedo se riuscirà a discriminare, se non sarà confuso, se in futuro riuscirà a usare una lingua o l’altra nei momenti giusti. Chiedo consiglio a Letizia, e a chi più di me sa e legge sull’argomento. Stiamo facendo peggio che non fare? Dobbiamo sforzarci di cambiare qualcosa?
Francese: anche io avevo accarezzato l’idea, poi accantonata perché il francese lo parlo peggio dell’inglese e mi sono detta fosse meglio concentrare gli sforzi. Ma il tarlo continuava a lavorare, e avendo una nonna che da piccola è cresciuta con una tata madrelingua ho comprato un paio di libri e nonna un dvd. Ogni tanto la nonna legge qualcosa in francese o gli canta qualche canzoncina; una lieve esposzione, perché non la vede spessissimo, ma chissà… Magari dovesse un giorno studiare questa lingua la troverà un po’ più facile che partendo da zero…
Flavia,
crescendo certe cose diventano più difficili, gestire un’ora di lettura solo in EN per esempio, e altre più facili, puoi cominciare a proporgli i cartoni animati in EN e gli audiolibri per esempio. Quindi non scoraggiarti, e non farti violenza. Vedrai che più il bambino cresce più toverai nuove idee e risorse per far entrare l’Inglese nella sua vita, e in ogni caso gli avrai dato tanto, per i miracoli come si dice ci stiamo organizzando.
Io questo problema l’ho risolto alla base, a casa nostra solo libri in Inglese, quelli in Italino glieli leggono i nonni, ma se fossi al tuo posto, se i libri per bambini in italiano facessero parte della mia vita, non gli direi di no…
Ciao,
L.
Grazie per la risposta Letizia. In realtà non mi sto scoraggiando, proseguiamo entusiasti anche grazie ai risultati che cominciano a vedersi. Quello che mi chiedo è quanto sarebbe importante sforzarci di essere più sistematici e rigorosi: credi che, nel quadro rappresentato, sia comunque importante cercare di salvare uno spazio quotidiano che sia SOLO inglese, oppure lasciare che si fluisca con una certa naturalezza da una lingua all’altra a seconda delle situazioni? Quali sono le possibili controindicazioni di questo sistema?
(Mi fa piacere il tuo consigio sulle letture, perché non riuscirei proprio a tarpare gli entusiasmi legati alla sua scelta di questo o quel libro da leggere).
Io cercherei di mantenere l’ora Inglese con una certa sistematicità, ma anche cum grano salis. Sì insomma, è difficile da spiegare, ma tra “abbiamo una routine ma se il bambino fa una chiara e forte richiesta alternativa ci concediamo un’eccezione” e “facciamo tutto come viene, non abbiamo una vera struttura” ce ne passa parecchio. Concedersi eccezioni, leggere quel libro in Italiano che ti chiedono, non vuol dire rinunciare alla routine, poi ricordiamoci sempre che la routine deve essere una linea guida per i genitori, non un’imposizione per i bambini, anche qui ce ne passa…
L.
Mi ritrovo in pieno in questo metodo delle “drops” perché è esattamente quello che sto utilizzando anche io con G., 26 mesi!
Ho cominciato fin da subito a parlargli anche in inglese. Poi quando era più grandicello abbiamo introdotto anche libri e DVD. Ora io gli parlo prevalentemente (ma non esclusivamente) in inglese, il papà più in italiano, ma anche lui quando siamo tutti e tre insieme tende ad esprimersi in inglese.
La tele la vede quasi esclusivamente in inglese.
I libri in inglese che predilige sono quelli “con le finestrine” in cui ama trovare o riconoscere figure e oggetti che nominiamo sempre in inglese. Le storie preferisce farsele raccontare o leggere in italiano ma io non demordo e gliele “propino” anche in inglese. A proposito, sto cercando un buon libro di favole “classiche” per bambini piccoli (che utilizzino un linguaggio piuttosto semplice): me ne potete consigliare qualcuno?
Anche io, leggendo vari testi sul bilinguismo, ho temuto, con il mio metodo non rigoroso, di disorientare G.
Invece devo dire che i riscontri sono positivi: G. capisce perfettamente entrambe le lingue, in genere se gli chiedo una cosa in inglese mi risponde in italiano ma utilizza volentieri molti termini inglesi; sta cominciando anche a pronunciare le prime piccole frasi (sporadicamente, ma è già un passo avanti).
Sono contenta di risontrare anche dalle vostre testimonianze che il mio metodo non è poi così “strampalato”!
Per quanto riguarda la terza lingua, parlando abbastanza bene anche il francese ho introdotto prestissimo G. (già a pochi mesi) alle canzoncine per bimbi che gli piacciono molto e che lui mi chiede spesso. Ho provato recentemente a fargli vedere un video di Barbapapà ma non ha apprezzato molto.
Per ora non mi “azzardo” a fare molto di più perché temo di confonderlo. Mi basta introdurlo alle “sonorità” di una lingua diversa. Magari tra un po’ riprovo con i video…
ciao a tutti| mi introduco in questa conversazione che ho letto attentamente e che devo dire mi ha messo un pò in crisi. Vedo che tutti voi avete un metodo che applicate in maniera più o meno rigorosa ma con risultati positivi e che vi ponete il problema dell’introduzione della seconda lingua.
Io sono madrelingua italiano/spagnolo ma – per mia colpa – ho delle difficoltà nell’usare lo spagnolo quotidianamente e stò già lavorando parecchio per introdurla con una maggiore sistematicità. Cioè, cerco di usarla nella nostra vita quotidiana come se fosse la mia prima lingua e stò cercando di trovare testi e musiche per renderla più presente nella nostra vita.
In tutto questo ho abbandonato l’introduzione dell’inglese che invece avevo iniziato ad introdurre quando la bimba aveva circa 2 anni (ora ne ha 3 ) con lettura serale di libri in lingua inglese. Ho abbandonato per timore di mescolare troppe cose.
Dopo aver letto i vosti interventi mi viene il dubbio di aver sbagliato tutto e chiedo consiglio a voi e Letizia su come procedere. Con lo spagnolo come prima lingua e lascio l’inglese per il futuro? introduco anche l’inglese con maggiore regolarità? Oppure dedico ad entrambe le lingue solo dei momenti precisi e regolari in maniera tale che la bambina abbia degli schemi ben precisi?
sono veramente in confusione! 🙂
anche io mi ritrovo molto in ciò che racconta marco, e anche nella dis-organizzazione di flavia..
non c’è molta sistematicità in ciò che cerchiamo di portare avanti, a parte cartoni e app solo in inglese. comunque da alcuni giorni e. (3 anni) mi chiede spontaneamente di leggerle sempre i libri in inglese che abbiamo, e poi mi dice che li vuole leggere anche lei a me… nonostante la nostra poca applicazione devo dire che i risultati ci sono, e mi spronano a fare di più!
vi racconto un’ultima cosa: abbiamo una app di biancaneve in inglese, ma siccome lo sviluppatore è cinese, si può sentire anche in mandarino…
ebbene l’altro giorno le dico (ecco perchè penso che le difficoltà le abbiamo noi, non lei): e., ma mamma non lo capisce il cinese, e lei, mamma, ma a me piace! e se l’è ascoltata tutta per una paio di volte 🙂
Ciao a tutti! Seguo da un paio di settimane questo sito che trovo “illuminante” per molti aspetti, sono una mamma di un bimbo di 7 mesi e ho iniziato a parlare al mio puffetto in inglese tutto il giorno da quando aveva 2 mesi, desidero con tutte le mie forze che cresca bilingue! Mi sono laureata in lingue (inglese e francese) a Venezia, sono appassionatissima di inglese e praticamente lo sto sempre studiando e praticando in qualche modo, mio marito non sa dire nemmeno hello, ma mi appoggia in pieno in questa importante decisione. Non sono madrelingua, quindi mi pongo tutte le domande che vi fate pure voi inerenti all’accento, a qualche errorino lessicale e fonetico ecc.. per cui faccio del mio meglio! Ogni mattina c’è l’ora dedicata ai cartoni animati in inglese, e poi naturalmente parlo al mio piccolo sempre in inglese, ho anche ospitato una ragazza australiana (exchange student) per 2 mesi! Lo consiglio a tutti perchè è un ottimo modo per fare entrare l’inglese in casa a spese contenute (solo vitto e alloggio, non c’è stipendio come per le aupair). Proprio ieri parlando in un negozio ho conosciuto una ragazza la cui suocera è madrelingua inglese ed abita nel mio paese, le ho dato il mio numero di telefono e mi ha detto che sarà contentissima di contattarmi e farmi incontrare a fare quattro chiacchiere con lei! Sto cercando di trovare madrelingua inglesi vicino a me per “costruire” una “rete inglese” per praticare la lingua in presenza del mio puffetto, quindi ogni locale, negozio ecc.. è buono per pubblicizzare questa mia iniziativa, sono convinta che piano piano funzionerà! Mi sto documentando sulle nursery rhymes e canzoncine adatte alla sua età e gliele canto, ciascuna in momenti diversi, per esempio la ninna nanna è sempre Twinkle Twinkle Little Star, e gliela canto solo nel momento della nanna serale, oppure Row Row Row the Boat durante il giorno mentre sta giocando, o ancora quando ride If you are happy ecc.. giusto per dargli una cadenza quotidiana, per insegnargli i tempi e le regole di ciascuna fase giornaliera, ci provo!
Sto pensando di mandarlo alla scuola madrelingua inglese a 10 km da casa mia, ma visto che è costosa pensavo di portarlo lì a partire dall’ultimo anno di asilo e saltare i primi 2, farebbe quindi dai 5 anni fino alla fine delle elementari, oppure fino alla fine delle medie, cosa ne pensate? Mi chiedo invece se il fatto di saltare i primi 2 anni di asilo inglese possa in qualche modo compromettere il progetto di bilinguismo, visto che il motto è “prima è meglio è”, sarebbe meglio farlo partire prima e piuttosto non fargli fare le medie li’? O sarebbero più importanti le medie mentre per i primi 2 anni di asilo sia io a parlargli in inglese con i vari ausili di audio video e incontri sistematici con madrelingua? Avrei proprio bisogno di un vostro consiglio!
Ciao,
mia figlia ha 4 anni fatti e capisce un centinaio di parole (probabilmente di più) e qualche semplice frase (which color is this etc) e una dozzina di canzoni con gesti (5 little monkeys, there were ten in the bed…).
quindi i drops ci sono… io sono a mio agio con l’inglese, e potrei potenzialmente parlarle solo in inglese, ma lei adesso non capirebbe praticamente nulla… io lavoro e lei va a scuola, … insomma, sono un po’ “ferma”… e mi sembra uno spreco, anche perchè ho libri, risorse, voglia, una scuola in cui hanno il momento di inglese 30 minuti ogni giorno, qualche conoscente madrelingua, abito a Milano, potrei mandarla ai summer camp inglesi o prevedere un soggiorno in Inghilterra (ma non me la sento di buttarla ora nella mischia madrelingue, preferirei che ne sapesse di più, ora non capirebbe tutto… ma così passa il tempo)…
Insomma, non so come passare dalle parole alla conversazione, non riesco a capire come essere più metodica senza essere boring.
Faccio un esempio: lei torna da scuola canticchiando storpiata una canzoncina, io la riconosco e gliela faccio sentire su you tube, la scandisco, la mimo, la “traduco”… e poi?
Conosce per esempio le parole red, car, driver… come impara i verbi? come mette insieme “the driver is driving the red car?”
Insomma, sono un po’ impiantata
Laura,
da settembre, forse anche prima, con ogni probabilità partono i Learn with Mummy anche a Milano!
L.
a 4 anni e con “drops” di parole e canzoncine cantate a suono più che con cognizione… pensavo di passare alla fase “frasi”.
3/4 frasi alla volta, sempre le stesse. e poi altre 1/2 settimane dopo etc.
pensavo di dirle inizialmente in italiano e poi in inglese, successivamente prima in inglese e poi in italiano e poi solo in inglese.
che frasi posso usare?
“a dopo amore, ti volgio bene”
” buona notte, sogni d’oro”
“laviamoci le mani che è pronto”
“ciao maestre, a domani”
ho bisogno di idee!