Nelle tre settimane che Nicholas ha frequentato la scuola a Berlino, ha approfondito 3 lettere, cioè una lettera dell’alfabeto alla settimana. Sembra pochissimo, ma il modo in cui Frau K. affrontava ogni lettera era davvero bello: un mandala contenente parole che iniziano con la lettera della settimana, collage con lettere ritagliate dal giornale, esercizi di scrittura di parole con la lettera iniziale (“Anlaut”), distinguendo subito la lettera maiuscola iniziale e minuscola all’interno della parola, visto che in tedesco i sostantivi hanno la maiuscola obbligatoria. Inoltre il tutto rigorosamente scritto con penna stilografica a partire dal primo giorno.
Il libro principale si chiama “Duden Fibel Arbeitsheft mit Druckschriftlehrgang” (libro di lavoro in stampatello maiuscolo e minuscolo). Il personaggio che accompagna i bambini nel libro si chiama Lexi ed è una specie di canguro-giraffa. Frau K. ha la marionetta di Lexi, che parla ai bambini scandendo le parole. Uno dei primi giorni spiega il suono “m” associandolo alla parola “Mama” e dice ai bambini che il suono “m” viene tirato fuori dalla bocca dalla “a” e i bambini ridono.
Iniziano associando le parole ai disegni raffigurati nel libro, scrivono parole semplici come “Mama”, “Mimi” e “Lili” e completando le frasi proposte nel libro: “Mama am Zaun” (la mamma vicino allo steccato), “Mama am Auto” (la mamma vicino all’auto), “Mama am Haus” (la mamma vicino alla casa) e poi a casa completano scrivendo frase simili con il loro nome: “Nicholas am See” (Nicholas al lago) e così via. Un libretto che viene proposto quasi subito è “Erste Wörter – Schreiben zu Bildern”, nel quale i bambini devono scrivere quello che vedono. Alla prima pagina si vedono un cerbiatto (Reh), una mucca (Kuh), un uovo (Ei), un orologio (Uhr), un orecchio (Ohr), un braccio (Arm)e un piede (Fuß). Tutte parole difficiline in tedesco e infatti Nicholas le ha sbagliate quasi tutte: Re, Cu, Ei (giusta!), Ua, Oa, Arm (giusta!), Fus. La maestra mi ha spiegato che non è importante correggere gli errori, anzi, lei mette la data in fondo alla pagina, così poi vede il progresso. Anche perché è difficile spiegare a un bambino che il suono “i” può essere “i” ma anche “ieh” o “ih” – almeno in queste prime settimane.
Carino è anche il “Duden – Spitze in Deutsch”, un libretto di valutazione dei progressi. Qui il bambino deve associare i disegni di oggetti che fanno rima, per es. Turm, Tasse, Wurm – la prima e l’ultima fanno rima, ma la prima e la seconda hanno la stessa iniziale – oppure riconoscere la parola scritta correttamente, come per es. Herz tra le seguenti parole: Helm – Herr – Herz – Heft. Poi ci sono due libri che però ancora non avevano iniziato: “Duden Schreiblehrgang – Schulausgangsschrift” per il corsivo e “Lies mal!” per leggere frasi, rispondere a domande e disegnare parole.
A questo punto vi segnalo un libro, sempre della Duden, che avevo preso per fare un po’ di propedeutica: “Duden Das Abc – Mein Mitmachbuch”. È delizioso, coloratissimo e ricco di attività stimolanti. In abbinamento esiste anche il gioco “Spiel dich schlau! Abc – Das Memo-Spiel”, una specie di Memo(ry), ma il tutto in ordine alfabetico. Infatti il bambino deve impilare le schede raffiguranti gli oggetti che iniziano con la lettera successiva: Ananas, Banane, Clown ecc.
Ora parliamo un po’ della matematica/geometria. Qui si avanzava più in fretta rispetto alle lezioni di tedesco: alla fine delle tre settimane erano già arrivati al 9, sempre con collage, scrittura e giochi, ma anche associando il rispettivo valore agli euro. La linea di libri di matematica/geometria si chiama “Flex und Flo” (che sono una palla e una molla), e comprende 3 libri: “Geometrie” con le classiche associazioni di forme e colori, “Sachrechnen und Größen”, dove i numeri vengono associati a misure e quantità d’uso comune (soldi, orologio, sequenze ecc.) e “Rechnen bis 10” (seguito poi da “Rechnen bis 20”) con gli esercizi di scrittura dei numeri, e un eserciziario “Mein Trainingsheft Mathematik” più il libretto di valutazione “Mein Lernplan Mathematik”.
La differenza che ho notato tra i materiali della scuola berlinese e quella italiana è che i libri tedeschi sono di più e più carini. Fanno proprio venir voglia di fare i compiti!
A proposito di compiti, Frau K. non vuole che i genitori si immischino, perché il bambino va responsabilizzato e reso autonomo nella gestione dei suoi compiti: è proibito correggere, anche se si vedono degli errori. La maestra fa di tutto per non demoralizzare chi fa errori e cerca di mantenere sempre l’entusiasmo alto, perché l’entusiasmo e l’autostima sono i due fattori che portano al successo negli studi – così dice Frau K.
Il fine settimana i genitori sono chiamati a collaborare e a fare dei lavoretti assieme al bambino, per esempio dei collage con la lettera della settimana. A noi, visto che avevamo il “problema” che il papà non capiva quello che Nicholas faceva a scuola, la maestra dava anche dei compiti per il papà, su richiesta di Nicholas che gli voleva fare da insegnante.
Facendo la somma di quello che ci ha dato quest’esperienza direi che innanzi tutto Nicholas ha imparato a integrarsi in un ambiente totalmente sconosciuto e a conoscere altro. Ha scoperto di essere orgoglioso del suo bilinguismo quando A., un bambino di seconda, gli ha chiesto di fargli “lezione” di italiano. Ovviamente ha imparato anche tantissimo in tedesco e ha migliorato la sua pronuncia, imparando la “s” sonora, che io da altoatesina non uso, e la “qu” pronunciata “kw”. Altro aspetto importante: ha scoperto di poter fare da interprete-traduttore, come quando con suo padre mi hanno comperato un mazzo di rose e lui ha spiegato alla commerciante che suo padre non capiva e per questo parlava lui.
Perciò direi che abbiamo raggiunto e superato ogni obiettivo: inserimento a scuola, integrazione, full immersion linguistica e divertimento!
Una volta tornati in Italia, Nicholas ha scoperto che ogni scuola è diversa. All’inizio qui in Italia non gli piaceva, perché lui si era abituato al sistema di Frau K., che coinvolgeva i bambini in mille attività, come annaffiare le piante, curare Lexi, pulire la lavagna, distribuire i fogli ai compagni, fare gli addobbi, giocare a lego o aiutare gli altri se si finiva presto. Sinceramente non saprei dire perché Frau K. in 3 settimane non abbia mai punito un bambino, mentre in Italia dopo 3 settimane erano già volati castighi e note sul registro e/o libretto personale. Forse a causa dell’autorità tedesca i bambini in Germania sono più educati, ma anche la grande creatività e le numerose proposte, che non fanno mai annoiare i bambini, aiutano. Comunque sia, ora Nicholas adora la sua maestra italiana e si è abituato a questo sistema con ottimi risultati e grande entusiasmo.
A fine ottobre è arrivata una lettera da Frau K. con allegate le foto scattate dal fotografo della scuola. In una si vede Nicholas con la sua Schultüte e nell’altra c’è tutta la classe con Frau G. (la maestra del tempo pieno) e Frau K. Nicholas ha risposto alla lettera e ha messo la busta con le foto sulla sua scrivania di fianco alle foto dei suoi animali e alle cartoline che riceve dalla zia vagabonda.
Ogni tanto guardiamo le foto e ci ricordiamo di quelle tre settimane così speciali con un po’ di malinconia…
Raffaella says
Grazie come sempre Sabina per la tua condivisione e per gli innumerevoli libri che consigli, penso che andrò a dare un occhiata in libreria.
Da mamma, da educatrice e da (spero) futura insegnate di L2 credo che il coinvolgimento, la partecipazione e l’attivazione di tutti i sensi siano un fattore importante per l’appendimento.
I bambini conoscono e s’interessano prima di tutto grazie alla curiosità stimolata da una meravigliosa insegnante come Frau K. Mi auguro con tutto il cuore che anche Matilde al momento della scuola possa trovare persone come lei e nel mio piccolo spero, magari in quel di settembre, di contribuire a questo cambiamento.
Grazie ancora
raffaella
Sabina says
Secondo me è molto importante che i bambini abbiano una buona esperienza alla scuola materna e primaria. Io per esempio ricordo ancora il primo giorno di scuola materna, il primo giorno di scuola elemtnare e le cose che si facevano a scuola, i compagni, le maestre ma anche le attività.
Io vedo bambini della scuola primaria che non hanno voglia di andare a scuola e che sono disinteressati. Questo secondo me è gravissimo. Lo posso capire alle superiori, dove bisogna veramente studiare e a volte non si ha voglia, ma non alla scuola primaria.
In bocca al lupo per tutto!
Design per Bambini says
Grazie Sabina per il contriuto utilissimo! Noi stiamo cercando di organizzare un periodo a Berlino, ma il periodo più facile per noi è Luglio quando invece a Berlino ci sono le vacanze!
Ed è interessante quello che racconti, soprattutto il fatto dei compiti, anche se non ho bimbi in età scolare vedo quanto vada di moda in qui che i genitori aiutino a casa con i compiti. Io ho sempre fatto i compiti da sola, sempre e mi sembra davvero strano che la scuola si affidi alla buona volontà di un genitore lasciando alla buona volontà cose che invece dovrebbero essere assicurate dalla scuola dell’obbligo.
Ultima cosa: non conosco i metodi di insegnamento della matematica ma mi sembra davvero strano l’insegnare un numero alla volta, no? Cmq corro su Amazon ad ordinare!
Grazie davvero
Sabina says
A luglio a Berlino ci sono i centri estivi, se ti può interessare. Altrimenti dovete cambiare Land 😉
Per quanto riguarda i compiti, per fortuna ora anche qui in Italia Nicholas si arrangia da solo, ma mi reputo fortunata in questo senso, perché sento molte mamme che stanno sedute ore con i loro figli a fare schede su schede.
Perché ti sembra strano che inizino a scrivere un numero alla volta? Forse mi sono spiegata male, non è che hanno affrontato il concetto numerico di ogni numero uno alla volta, quello lo danno già per acquisito. Infatti, alla fine della scuola materna (qui in Italia ma credo anche all’estero) i bambini vengono valutati per vedere se hanno acquisito le conoscenze di base, ovvero contare fino a 10, distinguere i colori, saper formulare delle frasi e seguire delle istruzioni molto semplici.
Anche in Italia si fa un numero alla volta, cioè si impara prima a scrivere l’1, poi il 2 e così via, ma viene dato per scontato che il bambino sappia a cosa corrisponde la quantità numerica 1, 2 e 3.
Spero che ora si più chiaro 😉
raffa says
io penso che le esperienze di scuola cambino tanto da maestra a maestra, anche all’interno della stessa città (stessa scuola, stessa classe …), e materiali scolastici inclusi
l’ideale è trovare maestre appassionate e che ci sappiano fare coi bimbi, poi esistono tante strade quante le maestre e le testoline/caratteri dei bimbi per arrivare al risultato
noi abbiamo coscientemente scelto di lasciare perdere la matematica nella “lingua del papà”, perché sembra che a contare si riesca bene solo in una lingua (lo confermo per me!), far affrontare la letto-scrittura a dei 6enni mi sembra già una bella sfida
bellissimo quello che scrivi di Nicholas, e quanto quest’esperienza gli abbia dato a tanti livelli
PS ci tornate l’estate prox? noi andremo a inizio agosto, perché a giugno sarebbe stato troppo breve viste le vacanze piemontesi + berlinesi
Sabina says
Hai ragione, come ci ha detto anche Herr N., il preside a Berlino, dipende tutto dagli insegnanti. Però è ovvio che se la struttura è carente, diventa tutto più difficile. Noi per esempio non abbiamo nemmeno un laboratorio, perché ogni stanza disponibile (anche segreteria e ripostiglio) è stata adibita a classe. Puoi immagine come si fa lezione con 22 bambini uno appicciato all’altro. Aggiungi poi che ci sono sempre quei 3,4 scalmanati che disturbano…
Per quanto riguarda il contare in una lingua, il mio professore di francese, nato e cresciuto con 4 lingue, diceva sempre che la lingua madre è quella in cui si conta a mente. Sì, è vero, ma anche no, perché io conosco persone che hanno fatto scuole bilingui, dove le ore di lezione sono suddivise nelle due lingue, che contano in entrambe le lingue. Io stessa, ora a volte faccio i conti in italiano, perché mi trovo in un contesto italiano in quel momento, mentre una volta non ci sarei mai riuscita 🙂
La letto-scrittura della “madrelingua” di Nicholas ho deciso di farla andare in parallelo, ovvero ho sempre solo letto in tedesco con lui e quando gli scrivo dei messaggi lo faccio in tedesco, però non faccio “lezione” di tedesco. Cerco sempre degli escamotage. Per esempio ora che lui vuole imparare il corsivo, gli ho proposto il libro del Duden per il corsivo e lui in 3 giorni praticamente ha fatto quasi tutto il libro. A un certo punto, però mi ha detto: adesso devo imparare anche a leggerlo! 🙂
Il nostro programma per quest’estate non è ancora deciso, perché voglio prima vedere come procede con la scuola qui. Avevamo detto fin da settembre, che se ad aprile-maggio fosse stato troppo stanco, non lo avremmo mandato a giugno, bensì ad agosto-settembre. Io penso che l’inizio di un anno scolastico sia sempre meglio che la fine. Però stiamo anche valutando la possibilità di fargli fare un periodo a Bolzano, più che altro per ridurre i costi.
Vi farò sapere! 😉
raffa says
il dato sulla matematica (fatte salve tutte le eccezioni del caso) deriva dai risultati spesso più bassi in matematica dei bimbi immigrati (in italia confermato da invalsi) e sembra che sia legato proprio al fatto che il ragionamento matematico venga tradotto e filtrato, mentre in tutte le altre materie col tempo non vengono più filtrate, le scuole bilingui infatti offrono praticamente tutte le materie in ambedue le lingue (anche a anni alternati), ma mai mate
rispetto a giugno, i nostri arrivati in piena estate nella loro scuoletta berlinese hanno avuto l’impressione che si facessero – quasi – solo feste e grandi mangiate di gelato, a fine anno il momento ludico per le loro due classi è stato predominante. poi nella loro scuola torinese si fa la festa della scuola a Natale, a Berlino c’era invece quella dell’estate, è stato un interessante paragone.
i nostri l’anno scorso erano stanchi i primi mesi, ma poi preso il giro non hanno accumulato stanchezza, hanno finito il venerdì la scuola a Torino e il martedì (c’erano in mezzo le vacanze di Pentecoste) hanno iniziato a Berlino, l’unico neo di questo sistema è che si sono persi la consegna ufficiale delle pagelle (da noi si fa a scuola finita), le abbiamo poi recuperate anonimamente in segreteria
Sabina says
Sì, in effetti Frau K. mi aveva detto che a fine anno il programma è più leggero. Per me sarebbe più comodo giugno, perché così poi possiamo passare tutto lugio e tutto agosto al centro estivo in montagna in Alto Adige.
Per quanto riguarda la matematica, non ho capito cosa intendi con “filtrato”. Ti faccio un esempio: Nicholas mi chiede in tedesco che ore sono e io dico “8 Uhr” e lui mi chiede conferma “sono le 8?”. È questo che intendi per filtrato? Cioè che lui faccia il passaggio dall’italiano per capire? Lo stesso succede con i giorni della settimana: mi chiede in tedesoc che giorno è e io rispondo “Freitag” e lui chiede conferma “Ist Freitag venerdì oder giovedì?”.
Quando fa i compiti, se mi chiede qualcosa che non ha capito della consegna di matematica, il nostro discorso è sempre in tedesco, ma poi vedo che lui controlla con le dita, per essere sicuro.
raffa says
provo a spiegarmi meglio. l’ambito matematico è quello più refrattario ad adattarsi ad un altra lingua. nel momento in cui imparo il linguaggio specialistico della musica, storia, geografia, arte … il mio cervello non ha nessun problema a elaborare informazioni direttamente in una L2 o addirittura LS, mentre si tende a calcolare nella lingua in cui si è stati alfabetizzati matematicamente. i nostri bimbi sanno contare in tedesco, sanno collegare numero a quantità, però le addizioni e sottrazioni della scuola berlinese se le traducevano in italiano, e poi le avrebbero eventualmente ritradotte in tedesco alla maestra. questo non avveniva in nessuna altra materia, le affrontavano direttamente in tedesco
le scuole bilingui/europee offrono matematica sempre e solo in una lingua per tutto il corso di studi, mentre per altre materie alternano senza problemi, anzi, coscientemente
le scuole che offrono progetti di materia in lingua straniera, CLIL in didattichese, non offrono mai mate ma storia, scienze, geografia, arte …
OT anche da noi inglese e tedesco sono “cuginetti”
Sabina says
Raffa, grazie mille della spiegazione. Sei stata chiarissima! 🙂