E’ tempo di iscrizioni a scuola. Tempo di decisioni e di scelte importanti per i genitori di bambini che cominciano un nuovo ciclo scolastico, soprattutto per coloro che debuttano nella scuola dell’obbligo. Il compito si rivela doppiamente arduo per le famiglie bilingui. In quale lingua iniziare il bambino all’apprendimento del mondo? Nella lingua materna, in quella paterna o in quella del Paese che si abita, se diversa dalle prime due?!?
Un vero casse-tête sia per le coppie bilingui che per le monolingui che abitano in un Paese estero. Escludo dal dilemma le coppie monolingui che abitano nel loro Paese d’origine e che desiderano far frequentare ai loro figli nativi monolingui una scuola straniera, perché credo che siano diverse le motivazioni alla base della loro scelta. Senza sminuire l’interesse verso una lingua straniera che una famiglia monolingue potrebbe voler trasmettere ai propri figli, nella maggioranza dei casi la scelta è funzione dell’utilità futura (scuola americana o inglese), del prestigio immediato (scuola francese o tedesca a seconda delle città/quartieri, nonché della moda del momento…) o del minor costo (scuola spagnola). Nonostante sia innegabile il vantaggio futuro per un bambino di essere esposto ad una lingua straniera fin da piccolo, rimango una sostenitrice dell’importanza della scolarizzazione nella lingua ‘madre’ (tra virgolette in quanto potrebbe essere anche quella del padre ovviamente!) o del Paese che si vive.
Se la lingua è una visione del mondo, forse la domanda appropriata da porsi al momento dell’iscrizione in una scuola è “quale mondo voglio trasmettere a mio figlio”, piuttosto che semplicemente “quale lingua fargli imparare”. Dentro una lingua c’è molto di più che un alfabeto e una grammatica, c’è una cultura che normalmente ha in seno un suo modello specifico, una forma mentis propria e distinta da quella di altre lingue. Vivendo a cavallo tra il francese e l’italiano, ho potuto constatare come due lingue cosi vicine dal punto di vista lessicale e grammaticale, nascondano una diversa costruzione del pensiero che si riflette inevitabilmente in un diverso approccio della realtà. Non è un caso che ai bambini francesi si insegni un ‘plan’, uno schema razionale di punti logici da seguire nell’espressione orale e scritta, e che poi questo ‘plan’ lo si ritrovi dappertutto, per strada, nel percorso scolastico, lavorativo, di vita familiare, tutto è ben ‘planifié’. Non possiamo dire lo stesso del nostro caro italiano …
Ritengo che sia importante per un bambino che si affaccia all’apprendimento del mondo ricevere a scuola la cultura del Paese in cui vive o quella dei suoi genitori se vive all’estero in maniera temporanea. Credo che il bagaglio che ne trarrà in termini di identità e solidità futura sarà sicuramente più importante di quello dell’essere fluenty in una lingua straniera (che tra l’altro, visto le sue mille risorse, il bambino puo’ imparare con qualche ora ad hoc extra-scolastica, ad es con i Woobidoo di Bilingue per Gioco…). L’apprendimento della realtà attraverso la lingua che abita il bambino, che nella maggior parte dei casi coincide con la lingua dei genitori, ma spesso e volentieri con la lingua del Paese in cui il bambino abita, è a mio avviso il più costruttivo per lo sviluppo psichico dei primi anni.
Che sia chiaro, anche qui vale la regola che non ci sono regole. Ci sono bambini particolarmente curiosi e cerebralmente attivi che sentendo fin da piccoli lingue diverse da quella parlata in famiglia e per strada, non presentano alcuna frustrazione nel passare da una cultura all’altra, quella scolastica e quella familiare/locale. Altri invece che non sopporterebbero di essere diversi dal loro nucleo d’origine o dai loro amici e che potrebbero rifiutare un apprendimento del sapere a causa della lingua straniera.
Uno psicologo francese che si interessa di bilinguismo un giorno mi disse che i bambini raramente “veulent s’habiller par une langue différente de celle dont ils sont habités” , ossia “vogliono vestirsi di una lingua diversa da quella da cui sono abitati”. Al di là della metafora forse un po’ oscura e magica, il messaggio è molto semplice : non sottovalutare le piccole frustrazioni che la scolarizzazione in una lingua non nativa o non parlata dall’entourage puo’ generare nello sviluppo psichico di un bambino.
Per tornare alla scelta della scuola per le famiglie bilingui, quale lingua/cultura scegliere tra la paterna e materna per la crescita sociale ed intellettuale del proprio bambino ? Meglio privilegiare la lingua dominante, che generalmente coincide con quella del Paese che si abita, scegliendo la scuola del quartiere (pubblica o privata a seconda delle convinzioni) o la lingua minoritaria, scegliendo la scuola che segue il sistema scolastico del genitore straniero?
Il miglior modo a mio avviso per affrontare tali interrogativi è essere consapevoli dell’inesistenza di una risposta giusta ed univoca! Come tutte le scelte, anche quella della scolarizzazione dipende da vari fattori, la maggior parte dei quali personali e soggettivi. Forse l’unico elemento oggettivo che mi viene in mente è la prossimità e facilità d’accesso della scuola, non solo per ovvie ragioni di ottimizzazione spazio-temporale (soprattutto quando in famiglia si ama dormire un po’ di più la mattina…), ma anche per facilitare l’integrazione sociale del bambino nel quartiere in cui abita. Ma anche tale fattore puo’ diventare relativo per famiglie abituate a lunghi tragitti in macchina in campagna o con i mezzi pubblici in città.
Se la scuola insegna al bambino non solo una lingua ma soprattutto un modo di ragionare e di relazionarsi e se dietro una lingua si cela una forma mentis ben specifica alla stessa e diversa dalle altre, allora si sceglierà la scuola sulla base del modello socio-culturale al quale si aderisce e/o che si vuole prediligere per i propri figli. Ed anche in questo caso non è detto che ci siano delle verità assolute. La scelta sarà inevitabilmente influenzata dalla propria esperienza personale, ma dovrà tener conto dell’età, del carattere e, perché no, dei desideri del bambino da scolarizzare.
Avete mai provato a chiedere ai vostri figli bilingui in quale lingua piacerebbe loro frequentare la scuola ? Ecco io purtroppo l’ho fatto e cotanta disinvoltura mi è costata ovviamente due risposte diverse da parte delle mie due figlie future debuttanti in scuola primaria (“Io la scuola francese, mamma”. “No, io quella italiana, ti prego mamma”) !
L’aneddoto la dice lunga su come due bambine (per di più gemelle) vissute nello stesso ambiente bilingue possano ‘essere abitate’ in maniera diversa dalle loro due lingue e manifestino la loro volontà di socializzare ed apprendere il mondo ognuna nella sua lingua di predilezione.
Ovviamente tali richieste divergenti, per il primo principio oggettivo del rendersi la vita facile, sono state immediatamente rigettate dalla loro mamma che in prossimo post vi svelerà l’ardua scelta (vi ricordo che si ha tempo fino al 20 febbraio per le iscrizioni scolastiche …)
Immagine: Pourqoui je vais a l’ecole?
Melanie says
Che bel post, molto interessante e rilevante in questo momento! Anche noi abbiamo scelto adesso la scuola per nostra figlia bilingue italiano-inglese, e abbiamo optato per la nostra scuola di zona dove c’e’ una sezione bilingue in tedesco. C’e’ anche una scuola bilingue inglese a poca distanza ma non ero convinto per gli insegnanti sono di madrelingua ma non inseganti di professione, e insomma, qua si parla dell’istruzione di nostra figlia. Nella mia opinione per i nostri piccoli e’ meglio un vero insegante italiano che cosonsce bene l’inglese che uno di madrelingua che e’ in italia per fare qualche esperienza all’estero ma non ha la piu’ pallida idea cosa vuol dire educare bambini. Voi che ne dite?
Nel frattempo mi occupo io dell’educazione di mia figlia in lingua inglese, le ho gia’ insegnato a leggere in inglese, e ha un’identita’ culturale inglese molto forte, che da’ soddisfazione!
Arianna says
Ciao Maria,
grazie per questo post. Noi, in eterno dilemma tra scuola in lingua inglese o scuola italiana per le nostre piccole bilingue figlie di genitori italiani, abbiamo optato finora per la materna italiana ma ci troviamo di nuovo a fronteggiare il dilemma per la scelta della primaria per la figlia maggiore. Alla fine la abbiamo iscritta in una scuola italiana statale, non la più comoda ma quella che ci ha convinto di più come didattica e ambiente. Ecco però il colpo di scena: ci comunicano da due scuole in lingua inglese (una british e l’altra con l’IB) che accettano l’iscrizione della bimba in year 2. La prima la scarteremmo comunque perchè troppo scomoda ma la seconda ci tenta un bel po’…anche perché mia figlia ha espresso molto entusiasmo durante la visita a questa scuola: anche io come te mi sono sentita di chiederle un parere, non le ho chiesto se preferiva l’italiana o l’inglese ma solo se le sarebbe piaciuto andare in quella scuola…cmq ci hanno dato ancora fino alla fine del mese per pensarci; io rimango convinta dell’italiana, di cui mi piace davvero tutto tranne il fatto che per l’inglese dovremmo continuare ad arrangiarci a casa mentre ho molte perplessità sull’ambiente che si può trovare in scuole dal costo imbarazzante…insomma, mai dire mai ma mi sa che alla fine ho già deciso 😉
octavia says
il mio bimbo andrà a scuola materna l’anno prossimo ma.ho gia comminciato di cercare le scuole. al’innizio mi interesavano le scuole americane…ma poi per caso ho trovato un gruppo delle famiglie americane che abitano qui…loro si sono lamentati di quelle scuole americane per via dei insegnanti che secondo loro sono incapaci perche non sono proffessionali. in più ci sono 30 allievi in una classe con un insegante solo (per scuola elementare). quindi tanti di loro hanno scelto homeschool invece di scuole internazionali.
poi ho trovato una scuola francese e mi sembra una scelta ottima…la scuola è statale (ma costa più o meno come quelle internazionali americane), peccato che dista 40 km da dove abitiamo.
Non cercherò scuola tedesca visto che nessuno di noi parla la lingua…quindi nessuno sarà in grado di aiutare il piccolo con i compiti….
quindi…la mia ricerca non è ancora finita…
claudia says
Ciao!
La mia esperienza è quella di abitare in una regione multilingue d’ Italia: a 18 km dalla Slovenia e a 80 dall’Austria.
Mia figlia frequenta l’unica scuola bilingue italiano-slovena: dalle 8.00 alle 16.00 metà giornata in lingua italiana e metà in lingua slovena, con ore di inglese , a partire dalla scuola dell’infanzia.
Alla scuola media inferiore verrà aggiunta la lingua tedesca.
La lingua slovena, ha 6 casi e forma la mente in modo ottimale per l’ apprendimento di altre lingue. Ci agevola la vicinanza con i territori in cui si parla sia lo sloveno che il tedesco: in questo modo la cultura, fatta di eventi, cibo, musica , teatro ecc viene vissuta di volta in volta in lingua diversa. Considero la nostra area privilegiata, anche se non mancano difficoltà legate ad eventi storici passati. Infine: i ragazzi che frequentano questa scuola bilingue potranno frequentare un Ginnasio austriaco quadrilingue: tedesco, italiano, sloveno e inglese. Un buon esempio, vero?
octavia says
sembra molto interessante…siete fortunati 🙂
Maria says
Grazie per i vostri commenti ! Confermano il fatto che oggigiorno per la scelta della lingua in cui scolarizzare i nostri figli c’é l’imbarazzo della scelta. Non solo nelle grandi metropoli, ma anche in contesti bilingui (paesi di frontiera) o internazionali (città sedi di organismi internazionali), vivai fertilissimi per l’apertura mentale del bambino.
L’importante é seguire le nostre propensioni e cultura (per questo sostengo la lingua ‘madre’) che saranno inevitabilmente quelle di nostro figlio.
Ca va sans dire che la scelta deve ricadere su una ‘vera’ scuola, ossia gestita da veri insegnanti, perché a scuola non si va per imparare una lingua, ma per crescere dal punto di vista culturale e sociale. Altrimenti molto meglio l’home-school!
Camomilla says
Io invece vorrei chiedere consiglio per la “nostra” situazione:
mamma e papa’ italiani (noi) bimba biligue italiano inglese (viviamo in uk) che gia frequenta la scuola inglese e continuera’ a farlo.
Tra poco dovremo scegliere la scuola primaria e conseguentemente una seconda lingua che nostra figlia comincera’ a studiare.
E’ da un po’ che ci penso, cosa scegliere? L’italiano, per rafforzare la sua seconda madre lingua ed avere un valido aiuto per la parte scritta dell’apprendimento della lingua?
Una lingua “simile” tipo il francese o lo spagnolo?
oppure una lingua completamente diversa, tipo il tedesco, tanto il francese e lo spagnolo puo’ apprenderle piu avanti, se vuole, senza particolari problemi?
Qualcuno ha qualche esperienza al riguardo?
Grazie
Maria says
Camomilla, come avrai capito dal mio post, io non esiterei per la scelta dell’italiano, in modo da consolidare la lingua madre e soprattutto trasmettere anche a scuola la vostra cultura, visto che siete tutte e due italiani.
Ma se proprio vuoi introdurre una terza lingua, non mi porrei il problema in termini di lingua più o meno simile all’italiano (anzi più le lingue sono diverse in termini di fonetica e grammatica, più il bambino le distinguerà nella sua testa…), ma piuttosto guarderei la qualità dell’insegnamento (veri insegnanti – vedi mia risposta precedente – e maestre improvvisate anche se madre-lingua) e la vicinanza della scuola (curiosità : ma in tutte le scuole primarie in UK si ha una cosi ampia scelta per la seconda lingua ? ).
Maria
Ivonne says
Che post interessante Maria!
Anche noi stiamo familiarizzando con le prime iscrizioni, ovvero scuola dell’infanzia per Elisa. Abitiamo alle porte di Milano e benchè mi sarebbe piaciuto inserirla in un contesto multilingue la scelta, come tu dici, è stata dettata dalla comodità (ci sono già io a fare la pendolare su treni scatoletta di sardine e senza riscaldamento) e dal desiderio di permetterle di “vivere la sua città”. Riguardo agli insegnanti, ne conosco un paio molto validi, ma non c’è sicurezza su chi avrà la mia pupattola. Io credo che gli insegnanti siano figure importantissime per i nostri figli (nella mia vita alcuni di loro hanno veramente segnato le mie scelte, nel bene e nel male), che per loro oggi sia molto difficile gestire determinate dinamiche e che hanno bisogno del nostro sostegno di genitori. Credo quindi che l’educazione dei nostri bambini dipenda sì dagli insegnanti, ma anche da noi, modelli di vita dei nostri figli.
Linguisticamente, per ora, non abbiamo avuto alternative, le proposte didattiche in lingua sono state tutte rimosse, quindi solo italiano. Io spero che Elisa possa avere in classe compagni di “lingua diversa” e, se così sarà, cercherò di coltivare queste amicizie come opportunità. Per citare una tua bellissima riflessione, vorrei tramettere alle mie bimbe la possibilità di un mondo dalle finestre spalancate.
Camomilla says
Maria, non so se in TUTTE le scuole primarie uk ci si ha questa scelta, ma nella zona dove viviamo noi, Nord Ovest di Londra, ci sono molte scuole (diciamo in un raggio di 5 miglia), sia pubbliche che private che offrono oltre al curriculum nazionale una buonissima scelta di attivita’ per gli afternoon clubs. Almeno un giorno alla settimana l’afternoon class e’ dedicato ad una lingua “straniera”.
Di qui la varieta’ di lingue che si puo scegliere!!
raffa says
noi alla fine abbiamo scelto la scuola “quasi” di zona. c’era una scuola bilingue semi-pubblica, ma dall’altra parte della città, e una più vicina ma con un mix di maestra unica + educatrice che non era quello che pedagogicamente desideravamo (la mia maestra unica di 30 anni fa prendeva a sberloni i bimbi poveri, non ho nessuna nostalgia …). La scuola sotto casa ci è stata caldamente sconsigliata da tutti, e ne abbiamo scelta una un po’ più lontana con un progetto didattico che ci piaceva molto e maestre entusiaste. Le maestre che sono capitate ai figlioli sono molto brave e motivate, e il loro tedesco continua a rimanere relegato principalmente nella sfera famigliare. Sabato arriveranno però i nonni e inizia la full immersion … (anche quella nuova/suocera ;-))