Molte delle nostre conoscenze sul linguaggio si sono modificate nel corso dell’ultimo mezzo secolo grazie alle nuove teorie sul linguaggio e a nuove metodologie di studio. Tuttavia, la nostra percezione del bilinguismo spesso riflette ancora idee e timori considerati oggi infondati. Fred Genesee, docente alla McGill University a Montreal, si occupa di bilinguismo ed e’ da tempo attivo in campo internazionale anche per combattere i falsi miti: conoscerli è importante (per vederne altri puoi leggere qui) perchè possono influenzarci quando prendiamo decisioni in merito alla scelta di crescere, educare e scolarizzare bambini in più lingue.
Il cervello e’ per sua natura monolingue e sottoporlo a più lingue contemporaneamente è una cosa innaturale e potenzialmente dannosa? Ci sono tre diverse linee di ricerca che concordano sul fatto che il nostro cervello non nasce monolingue. La predisposizione naturale al linguaggio si realizza ugualmente bene e seguendo le stesse tappe sia nei monolingui che nei bilingui esposti precocemente e simultaneamente alle due lingue.
L’apprendimento e’ funzione del tempo che gli si dedica? La nostra cultura sembra in molti campi credere che l’apprendimento sia funzione della quantità di tempo speso ad impararlo, mentre gli studi sull’apprendimento delle lingue smentiscono questo assunto. Partendo dall’assunto empirico che l’esposizione ad una lingua non deve essere inferiore ad una certa soglia che però, al momento, non è ancora nota con esattezza, quello che è davvero importante è la qualità dell’input. Ad esempio, corsi di lingua poco interessanti o poco individualizzati hanno una resa inferiore a corsi motivanti, divertenti che tengano conto delle inclinazioni dei singoli. Nel definire la qualità dell’input partecipa anche la consocenza che si ha di una lingua: per questo, ad esempio, a genitori emigrati che non conoscono bene la lingua del paese ospite si suggerisce di parlare ai bambini nella lingua madre, nella consapevolezza aggiuntiva che un input valido e affettivamente connotato parteciperà positivamente anche all’apprendimento della lingua di maggioranza. In modo complementare, per chi impara una lingua fuori dal suo contesto naturale, si suggerisce di integrare l’insegnamento scolastico con soggiorni all’estero e con la frequentazione dei coetanei.
I bambini che vanno a vivere in un paese diverse da quello di origine devono abbandonare la lingua madre per concentrarsi sulla lingua del contesto? Gli studi sono concordi nel dire che è vero piuttosto il contrario: i bambini bilingui traggono benefici dal mantenimento della lingua madre. Alcune competenze acquisite in una lingua passano all’altra ed è per questo che sarebbe opportuno attivare corsi di lingua per il mantenimento delle lingue d’origine e non privare questi bambini, le loro famiglie e anche la società intera, di un bagaglio culturale e linguistico di valore crescente sul piano del mercato globale.
Il mischiare le lingue, fatto comune, è segno di confusione e di disagio nei bambini? Il mixing nei bambini è un fenomeno che per lo più riflette lo stile di comunicazione cui sono esposti e i bambini già a due anni e mezzo sanno regolarsi bene e, se il loro interlocutore non li capisce, riducono il mixing o cambiano lingua per facilitare la comunicazione. Inoltre, a differenza di quello che solitamente si pensa il mixing non è un fenomeno irregolare e caotico, ma segue invece precise regole grammaticali che i bambini dimostrano di sviluppare a poco a poco parallelamente alla crescita della loro competenza nelle due lingue.
Ai falsi miti, gli studiosi rispondono attraverso le conoscenze scientifiche, che diventano così un altro fattore importante che ha influenza sulle nostre scelte. E’ importante in questo caso considerare che le situazioni reali possono però essere molto più numerose e a volte diverse da quelle studiate in modo scientifico, quindi di volta in volta chi è interessato dovrà cercare di capire bene se il dato scientifico vale anche per la propria situazione. Inoltre, la valutazione dovrà tenere conto anche di tanti altri fattori individuali. E’ sempre necessario ricordare, insomma, che il bilinguismo non è un fenomeno unitario, ma varia in relazione a fattori storici, culturali, socio-economici, politici, psicologici. Di conseguenza, i bilingui possono essere molto diversi tra loro e avere diverse modalità di utilizzo delle due lingue e diverse rappresentazioni mentali delle due lingue.
Cosa si può concludere come indicazione pedagogica? Data l’importanza che il plurilinguismo va sempre più assumendo sia a livello individuale che sociale, si ritiene importante che ci sia una responsabilità attiva tra tutti i soggetti coinvolti genitori, insegnanti, soggetti pubblici, affinché per i bambini bilingui ci sia un’acquisizione piena di tutte le lingue. Perchè l’acquisizione possa essere definita piena è necessario che i bambini abbiano un’esposizione adeguata, cioè, per quanto possibile, precoce, regolare e di alta qualità.
Immagine: Literacy Instruction for English Language Learners, amazon.uk e su amazon.it
materetlabora says
Grazie Jessica. Molto interessante.
Jessica says
Ciao Silvia, grazie 🙂
Heid says
Jessica, grazie mille per aver postato questo articolo interessante.
Buona giornata a tutte ovunque voi siate:)))
Un caro saluto dalla Germania
Heide
raffa says
Jessica for president, adoro la tua conclusione.
OT sto preparando materiale divulgativo per le scuole internazionali (e povere di risorse) in cui faccio le interviste: c’è poco testo e molti link ai tuoi interventi!
Elena says
Grazie mille Jessica .E molto interessante !!!
Jessica says
Ciao! grazie a voi tutti (e grazie Raffaella per i link)!
Maria says
Si, molto interessante, abbasso i falsi miti!
ciao
maria
Cì says
molto interessante come sempre 🙂 ciao!
Jessica says
Ciao! Grazie! Se conoscete altre false (o vecchie) credenze ce le scrivete? così proviamo piano piano ad analizzarle!
Marina says
Interessante anche questo articolo.
Io sono cresciuta bilingue e spesso mi sono sentita dire che forse non parlo veramente bene nessuna delle 2 lingue.
Un altro falso mito e’ che noi bilingue facciamo piu’ fatica a imparare la pronuncia. A me dicevano che una zia maestra mi aveva dovuto ‘insegnare’ a pronunciare un fonema del neogreco perche’ non ero ‘capace’ a dirlo.
Sto crescendo un figlio trilingue e constato ogni giorno che tutto cio’ e’ pura ignoranza.
Grazie e continuate a scrivere cosi’ bene!
Jessica says
Parlando di falsi miti se ne scoprono sempre di nuovi, questo sulla pronuncia mi mancava! Grazie della testimonianza! Ci dici come coltivate le tre lingue?