Eccomi qui di nuovo. Come promesso la volta passata oggi vi parlerò della scuola di mio figlio piccolo.
Ometto, al momento tre anni, da settembre frequenta una Nursery associata ad una scuola non-internazionale. La lingua ufficiale è la lingua locale, una lingua non indo europea, e non europea, che abbiamo deciso di chiamare korotese, ma per fortuna le maestre parlano abbastanza di inglese da poter comunicare con me. Come potete immaginare, Ometto all’inizio non spiccicava una parola di korotese, per di più era alla sua prima esperienza di asilo, per non parlare dello scombussolamento creato dall’essere fresco di trasloco in un ambiente totalmente nuovo.
Il primo mese è stato durissimo: pianti, nervosismo, reazioni spropositate e inusuali a casa. Ma qualcosa ha fatto sì che piano piano la situazione migliorasse, fino a notare, verso dicembre, un atteggiamento totalmente diverso rispetto all’andare a scuola. Il pianticello mattutino c’è sempre, non crediate, anche ora: non gli piace il momento in cui lo saluto e vado via. Ma io so che quando è a scuola sta bene: ha amici, gioca, partecipa nelle attività, quando lo vado a prendere è radioso e mi racconta tutto quello che ha fatto, a casa canta le canzoncine che gli insegnano a scuola e cerca di ripetere quello che ha imparato. Spesso a casa mi chiede di giocare ad essere la sua maestra, tanto si trova bene. Ma la differenza fondamentale rispetto a prima è che ora, Ometto, parla korotese con estrema naturalezza. Ormai spesso non riesco a capire quello che dice alla signora che, una volta a settimana, viene ad aiutarci con le faccende domestiche.
Il motivo di questo felice attuale stato delle cose è, a mio parere, duplice: da una parte gioca l’inclinazione personale, diversa da bambino a bambino, allo stare insieme ad altri bambini e comunicare, dall’altra gioca l’organizzazione esemplare della scuola in cui abbiamo avuto la fortuna di capitare.
Tutte le volte che mi sono trovata ad andarci ho sempre percepito un’atmosfera accogliente, gioiosa, familiare: le persone che vi lavorano, dalle maestre, alle aiutanti, alle cuoche, ai giardinieri, alla direttrice, ci accolgono sempre con un sorriso, sono gentili ed amichevoli, e soprattutto amano stare con i bambini. Sopportano i pianti mattutini di ciascuno dei venti bambini che viene loro portato e cercano di rassicurarli e rallegrarli sdrammatizzando, con un sorriso, abbracciandoli, consolandoli. Una delle prime cose che dicono ai bambini per cercare di rassicurarli e farli sentire a proprio agio è “Ti voglio bene” (ovviamente detto nella lingua locale). Ma la cosa che importa è che non sono solo parole vuote, che sennò sarebbero inutili: qui le maestre in primis, ma anche tutto il personale della scuola, ha a cuore i bambini.
Un’altra cosa che gioca a favore del clima familiare è che il personale è sempre lo stesso: non ci sono avvicendamenti strampalati, le persone di riferimento per ogni bambino sono sempre le stesse, così si ha modo di conoscersi bene e si instaurano legami più profondi, quasi come in una grande famiglia. Inoltre, il personale è composto da circa una decina di persone, che sono là dall’apertura della scuola fino alla chiusura: un rapporto bambini / personale molto favorevole.
Va da sè che la giornata all’asilo è organizzata in modo adeguato all’età dei bambini: mio figlio vi passa circa otto ore al giorno, fa colazione, poi qualche attivita’ (manuale o linguistica), poi c’è il pranzo, poi il riposino, poi la merenda pomeridiana e qualche altra attività nell’attesa che arrivino i genitori a prendere i piccoli. Le attività manuali (disegnare, tagliare, incollare, modellare col pongo,…), linguistiche (canzoncine, poesie, ripetizione corale di gesti e parole in cerchio, letture, …) e motorie (giochi con corse, salti, giochi con musica e ballo, giochi con la palla, …) sono scelte in modo ottimale; durante le varie fasi della giornata viene ovviemente speso tempo per insegnare ai bambini le norme igieniche (lavarsi le mani prima e dopo i pasti, prima e dopo essere andati al bagno, …) e viene prestata particolare attenzione al fatto che non ci siano comportamenti sbagliati tra bambini: se un bambino colpisce un altro bambino, questo non viene lasciato passare inosservato. Si cerca di insegnare a rispettarsi l’uno con l’altro, a non farsi male, a cercare di andare d’accordo, a volersi bene.
Una scuola così, devo essere sincera, non mi aspettavo che l’avrei trovata così facilmente. Devo anche precisare che, per questo, paghiamo circa la metà di quanto invece paghiamo per nostra figlia, che frequenta una scuola internazionale. All’inizio ero un po’ preoccupata di dover mandare mio figlio ad una scuola in cui non avrebbe parlato inglese, pensando che gli avrei probabilmente reso la vita più difficile. Ora, sapendo com’è, non tornerei indietro per nulla al mondo. Non è solo la lingua imparata a scuola l’importante, ma anche tutta la funzione educativa, i valori che la scuola trasmette. L’impostazione della scuola di mio figlio è, dal mio punto di vista, ottima. Forse, per mio figlio, potremmo considerare l’opzione di farlo proseguire in quella scuola anche per l’istruzione elementare, anziché iscriverlo alla scuola internazionale cui va mia figlia. Ma c’è tempo per questo, ancora più di due anni.
La prossima volta vi parlerò di come procede per Grillina, alle prese, in questa settimana, al suo progetto “100 giorni di scuola“, che deve presentare domani.
A risentirci tra un mese!
Immagine: I’m too absolutely small for school, amazon IT e Amazon UK
Sara says
Letta così sembra la descrizione della scuola materna delle mie figlie, in Italia. Agnese mette in risalto il fatto che in qst scuola a tutti stanno a cuore i bambini, ma, scusate, non è così in tutte le scuole (eccezioni a parte) dove la gente sceglie di lavorare con loro? Non capisco il punto di qst post, nel senso che in un paese civilizzato credo che qst sia la norma, ma la si dipinge come un’eccezione. Forse se si rinunciasse al non far sapere in che paese si sono trasferiti e che lingua si parla al posto di sto Korotese (che faccio pure fatica tenere a mente), si potrebbe capire il perchè di tanta meraviglia. Perchè così non riesco a capire che tipo di esperienza, a parte il trasloco chissà dove, venga raccontata
Bilingue Per Gioco says
Sara,
a me non sembra affatto la descrizione di una scuola materna media, e io non conosco poi così tante persone così serene nei riguardi della scuola a cui mandano i propri figli, anche in un paese “civilizzato” come l’Italia..
Che si possa andare in un paese extraeuropeo in cui non si parla una lingua indoeuropea, dal che possiamo dedurre che non è un paese del cosidetto mondo avanzato nè occidentale, e affidarsi con totale serenità ad una scuola locale invece che ad una scuola internazionale a me sembra francamente inaspettato e estremamente positivo. Posso capire che non ti interessi in prima persona se non hai intenzione di espatriare, ma può interessare chi invece è espatriato o sta pianificando di andare all’estero.
Quasi sempre chi va all’estero dà per scontato di dover mettere i figli in una scuola internazionale, perchè le scuole locali non sarebbero all’altezza e perchè la lingua locale è “inutile”, o qualcosa del genere. Non è sempre così, e che il korotese sia il filippino, il wolof o il turco cambia poco, quello che conta è che non bisogna avere preconcetti verso le scuole locali. Per il resto, se Agi ci tiene alla propria privacy, io preferisco che lei racconti la sua esperienza in anonimato che non raccoglierla affatto.
L.
Agi says
Sara, in un paese civilizzato questa dovrebbe essere la norma, hai ragione.
L’Italia e’ un paese civilizzato, ma per esperienze di familiari e amici molto vicini so che non sempre la realta’ delle scuole materne (pubbliche, private) si avvicina abbastanza alla condizione ideale.
Una delle lamentele piu’ frequenti riguarda il fatto che, pure all’asilo, le maestre si avvicendano troppo di frequente (per motivi di trasferiomenti, avvicinamenti, etc) e che cio’ si ripercuote negativamente sui bambini, costretti a cambiare persona di riferimento troppo spesso.
Fare l’insegnante (di scuola elementare, superiore, materna…) e’ un lavoro ma anche una missione.
Sarei felice di dire che tutti gli insegnanti da me incontrati come allieva rispecchiavano questo ruolo di educatore. Molti lo sono stati, ma altri decisamente no.
Inoltre, capisco che anche un buon educatore possa perdere l’entusiasmo davanti a una situazione lavorativa eccessivamente disagiata. Non si sentono buone notizie riguardo le condizioni lavorative degli insegnanti in Italia.
Pero’ in questo hai ragione, un atteggiamento simile (scuola come luogo in cui si hanno a cuore i bambini e la loro educazione, intesa in un senso ampio) dovrebbe essere la norma dappertutto, e sono felice che in molti posti sia cosi’.
Per quanto riguarda la mia privacy (nostra privacy, che si parla non solo di me ma anche dei miei figli), ci tengo a conservarla. In alternativa, anziche’ dire korotese posso usare l.l., abbreviazione di lingua locale.
Comunque, preciso, la meraviglia mia non e’ di aver trovato una scuola cosi’ qui in questo paese. La mia meraviglia e’ di aver davvero trovato una scuola cosi’ punto. A sentire le esperienze dei miei familiari italiani, qualcosa di simile non l’avrei nemmeno immaginato, di questi tempi.
Forse i miei familiari sono stati sfortunati rispetto alla media, e di certo lo sono molto di piu’ rispetto a me quando ero bambina, ma confrontando cio’ che sento da loro con quello che sperimentiamo quaggiu’ mi pare che la situazione di mio figlio sia migliore.
Sara says
ma certo, per l’amor di Dio la loro privacy è sacrosanta, credo che aiuterebbe un pò di più sapere che magari in quella parte del mondo specifica non è poi così male come si crede, tutto qua (magari c’è qualcuno che si deve trasferire proprio li). Forse sono fortunata, ma le scuole che ho visto io sono esattamente come quella descritta, poi magari a settembre quando la grande andrà alle elementari mi dovrò ricredere, ma x ora la situazione è quella, tutti quelli che stanno con i bambini sono li perchè a loro piace, non farebbero altro nella vita.
Quello che volevo far capire io è che se non si sa da dove si parla, come faccio a capire a fondo la sua soddisfazione nel trovare una scuola del genere? Come faccio a sapere quale può essere il malcontento generale se non so dove sei? Sarà sicuramente un mio limite, ma accetto la scelta di Agnese
Monica says
Nel pieno rispetto per il desiderio di privacy di Agnese, per se’ e per la sua famiglia, vorrei far notare che non e’ la stessa cosa dire Korotese o dire Swahili o Inuit: non ci ripetiamo sempre che una lingua e la sua cultura sono intimamente legate?
Sono d’accordo che, piuttosto che non ascoltare la storia di Agnese, ci accontentiamo del Korotese o della l.l., ma non e’ la stessa cosa.
Agi says
Capisco che il mio desiderio di non rivelare esplicitamente il paese in cui al momento viviamo crei disappunto tra i lettori.
Se ritenete che, a queste condizioni, la mia sia una voce stonata all’interno di questo luogo di condivisione sono pronta a farmi da parte, senza rancore.
Mi rendo conto che il problema me lo sono creata un po’ da sola: la mia collaborazione con Bilingue per Gioco prevede il parlare della nostra esperienza presso la scuola internazionale, e in questo post sono andata fuori tema, parlando della scuola non-internazionale di mio figlio.
Ovviamente anche la realta’ quotidiana della scuola internazionale e’ profondamente legata al paese in cui si vive, ma l’impostazione e’, come dice il nome, internazionale. Il carattere della presente scuola e’ sul modello americano (almeno da quanto ci dicono e da cio’ che mi conferma mio marito) per cui, se ci riduciamo al voler parlare di questo, il posto dove viviamo non ha troppa importanza.
Ma capisco il vostro punto di vista: non sapere dove collocare tutto questo e’ da una parte fastidioso, dall’altra fa perdere qualcosa al tutto.
Non vogliatemene, non lo faccio per cattiveria o per attirare l’attenzione, semplicemente ritengo che sia meglio cosi’ sotto molti punti di vista, primo fra tutti la privacy dei miei figli.
Ma se, ripeto, questo crea troppi problemi, sono pronta a rinunciare, probabilmente tra i lettori qualcun altro che puo’ prendere lo stesso impegno in modo piu’ trasparente del mio esiste.
Da ultimo vorrei solamente far notare: ovviamente Letizia e’ al corrente della nostra collocazione geografica, non ci conosciamo personalmente ma io non mi permetterei mai di tradire la sua fiducia mentendo e inventandomi cose di sana pianta. Sono stata una lettrice di Bilingue per Gioco e apprezzo molto il suo lavoro, mai e poi mai vorrei nuocere alla sua immagine e credibilita’. Quindi, se tutto cio’ da troppi problemi, mi mettero’ da parte.
Bilingue Per Gioco says
Agi,
sai bene che hai il mio appoggio e io ci tengo a sentire cos’hai da raccontare. Ok, capisco che sono facilitata perchè ho il quadro completo della situazione, ma non vedo come il blog potrebbe essere meglio senza i tuoi post piuttosto che con…
Esporsi su un blog non è mai facile, anche io ci ho pensato molto e ci sono arrivata per gradi.
Il mondo è piccolo, gli italiani in giro per scuole internazionali non sono esattamente milioni per ogni paese straniero, e capisco che tu non voglia che insegnanti e altri genitori ti e si identifichino nelle storie che racconti.
Che ne dite, accettiamo di buon grado?
L.
Alice says
Agi continua a scrivere ogni esperienza e’ interessante ed e’ giusto che tu la racconti nella maniera che ti sembra piu’ adatta alla tua famiglia. grazie!
Arianna says
Assolutamente d’accordo.
A
Agi says
Grazie, per la vostra comprensione e per la vostra pazienza!
A ri-leggerci il prossimo mese!
ELENA says
Cara Agi,
prima di tutto vorrei ringraziarti di cuore per questo bellissimo post. Condivido pienamente il tuo desiderio di privacy e ti prego d continuare a descrivere questa fantastica esperienza che stanno vivendo tuoi figli. Condivido anche con te che non dà per scontato qui in Italia trovare una scuola cosi accogliente nel confronto dei bambini dove si sentono come a casa loro. Sinceramente non capisco il stupore di Sara .Realtà ,purtroppo ,e ben diversa, non sono tutte scuole materne di questo livello anche se dovrebbero…