Questa sera mi tuffo volentieri nel rassicurante e rilassante mondo dell‘ illustrazione infantile dopo aver passato l‘ intera giornata setacciando (zu fuss!!) i quartieri della costa nord del lago di Zurigo alla ricerca di un‘ intuizione, di un ‘‘segno,, di qualcosa che mi dicesse ‘‘ecco: qui!,,.
Stiamo cercando la nostra casa svizzera: un processo tutt‘ altro che breve, un passo importante dal sapore definitivo e irreversibile che mi elettrizza e mi terrorizza ma, soprattutto, che mi spinge a rivedere tutto ciò che il concetto di casa rappresenta e sottintende. Friedrich Hundertwasser definiva la casa come la terza pelle: un prolungamento dell‘ individuo che con la pelle vera e propria, gli abiti, il gruppo sociale (quindi anche le lingue n.d.a.) e l‘ ambiente (nel senso più ampio) rappresentano una parte integrante dell‘ identità. Secondo l‘ antica arte geomantica del Feng Shui casa ed individuo sono strettamente connessi ed ogni modifica apportata all‘ ambiente è destinata a riflettersi e manifestarsi nel vissuto quotidiano e viceversa. La psicologia del profondo considera la manifestazione onirica della casa come un simbolo diretto dell‘ organizzazione dello spazio psichico consapevole e inconscio in cui vive l‘ individuo. Inevitabile a questo punto, per i malati di fiabe, pensare all‘ eccentrica casa volteggiante su zampe di gallina e trasudante simbolismo da ogni crepa, della mitica e controversa Baba Yaga(1) o alla sua derivazione mitteleuropea, adattata, edulcorata e tramandata da Jacob e Wilhelm Grimm: la casetta di marzapane della strega in Hänsel e Gretel. Chi di noi non l‘ ha sognata almeno una volta?
Confortante, profumata, decorata di glassa barocca e tempestata di lucenti frutti canditi. Nelle fiabe gli eroi la raggiungono dopo un tormentato viaggio attraverso la foresta indotto da situazioni avverse, vi sostano, servono la grande madre archetipica incarnata dalla strega e prendono contatto con le forze caotiche dell‘ inconscio: poteri sovrannaturali, servitori invisibili, animali metamorfici. Risolvono un importante conflitto e fanno ritorno alla ‘‘vecchia casa,, arricchiti dalla maturità (rappresentata da diamanti e oro per Hänsel e Gretel e dal fuoco per Vassilissa) e pronti per cominciare una nuova fase della vita. Nonostante -probabilmente- quella di Hänsel e Gretel sia una delle fiabe più illustrate della storia e la blog-sfera sia zeppa di post monotematici che offrono indagini accurate e trasversali sulle illustrazioni delle dolci casette fatate (questo post di Anna Castagnoli ne è un eccellente esempio), non sono ancora riuscita a trovare una rappresentazione -a mio avviso- in grado di rendere pienamente questa irresistibile mescolanza di attrazione e inquietudine, di conforto e terrore, di ingenuità e saggezza, ma la piccola galleria che voglio proporvi , nell‘ insieme, centra perfettamente l‘ obbiettivo: ricordo per prime le tavole fresche e luminose di Svend Otto di cui parlai qualche mese fa e quelle recentemente scoperte di Paul O. Zelinsky dai colori ricchi, densi di mistero e fascino:
Più attuali le meravigliose tavole di Lisbeth Zwergr:
Oniriche e segniche quelle di Lorenzo Mattotti:
Raffinatissima e decorativa la visione di K. Nielsen d‘ inizio ‘900:
o quella dello stesso periodo, decisamente più cupa di Anton Pieck :
Noi, dal canto nostro, ci troviamo ancora completamente persi nella foresta, cercando la nostra casetta di marzapane, pronti per iniziare una nuova fase, con il cuore leggero però, perché come dico sempre ai miei bambini dopo aver letto (almeno 3 volte!) la fiaba di Hänsel e Gretel: ‘‘tranquilli, in Svizzera le streghe non esistono!,,…ma le casette di panpepato si 😛
(1)Per conoscere al meglio questo personaggio, purtroppo poco conosciuto ed illustrato in Italia, consiglio la (ri?)lettura di ‘‘Donne che corrono coi lupi, di Clarissa Pinkola Estés che contiene testo integrale e analisi psicologica della splendida fiaba ‘‘Vassilissa la bella,, tra l‘ altro tranquillamente ‘‘raccontabile,, a bambini dai 6 anni in su.
No, dai, che coincidenza! Ieri stavo cercando una versione di Hansel e Gretel per mia figlia: il problema è che questa bellissima storia fa proprio paura, comunque la si illustri. Ero indecisa tra Zelinsky e Anthony Browne ma alla fine ho scelto la versione illustrata da Amanda Askew. Se avessi letto questo post prima avrei scelto Anton Pieck. – Graziana
Si, proprio una bella coincidenza! Anch‘ io sto cercando un‘ ennesimo Hänsel e Gretel, dalla copertina mi sembra molto bello quello di Peter Friedl :
http://www.amazon.co.uk/Hänsel-Gretel-Kinderoper-Engelbert-Humperdinck/dp/3219114199/ref=sr_1_2?s=books&ie=UTF8&qid=1330007053&sr=1-2
ma preferisco sfogliarlo dal vivo prima di comprarlo: qui (come immagino lí da voi ;-)) iniziamo ad avere SERI problemi di spazio a causa dei libri, meglio selezionare molto fino a quando si cambierà casa.
Non ricordo quanti anni abbia tua figlia, ma se ne ha più di 4-5 un gioco che fa impazzire i miei è la fiaba di Hänsel e Gretel inscenata con i Playmobil. Sembra squallido detto così ma qualche tempo fa uscì un cofanetto stupendo con scenari splendidamente dipinti, personaggi, accessori, animali, bosco e funghi davvero belli, l‘ impianto scenico È girevole e con una lampada e le luci spente il racconto si fa davvero suggestivo e secondo me il fatto di poterla poi ripetere esorcizza un po‘ questa paura di fondo, oltre -ovviamente :-D- poter sfruttare la partecipazione attiva e la ripetizione a scopi linguistici. Purtroppo non si trova più in commercio, io l‘ ho comprata su una specie di E-bay svizzero, di seconda mano ma ben conservati. Si potrebbe fare anche con dei classici burattini, ma risulta complicato per il bambino inscenare e fruire contemporaneamente.
Mia figlia si avvicina ai 3 anni, e comunque tu che proponi Playmobil dopo questo raffinatissimo post mi fa troppa simpatia! Ho appena sbirciato Hänsel e Gretel di Peter Friedl e mi sembra proprio ok, anche se in una lingua a me sconosciuta :). Per quanto riguarda lo spazio non ho problemi se si tratta di libri: sono sempre benvenuti e apprezzatissimi in questa casa…il problema è di portafoglio, e ogni tanto mi piacerebbe poter prendere i libri in prestito da una biblioteca o comprarli sulle bancarelle, insomma, in luoghi diversi dal negozio online. – Graziana
‘‘Playmobil addict mode on,, 🙂
Pur essendo un prodotto sintetico e industriale, sono davvero convinta del valore educativo dei Playmobil:
-sono prodotti in Germania con materiali di qualità eccelsa e indistruttibile.
-sono al di sopra di ogni stereotipo sessista, razzista, elitista: i papà cambiano i pannolini, le famiglie multicolor sono la norma, lavorano la terra e guidano astronavi, convivono e accolgono le disabilità …
-sono i diretti discendenti dell‘ artigianato ligneo tedesco destinato ai bambini il cui marchio più conosciuto è Käthe Wohlfahrt: un perfetto esempio di tradizione mitteleuropea aggiornata a epoca e portafogli.
-sono un ottimo aiuto per studiare la storia: architetture, uniformi, armature sono molto fedeli agli originali, poi vi sono i romani, gli egiziani, vichinghi, gli uomini preistorici… tutti con ambientazioni e accessori realistici e storicamente fedeli.
-Sono estremamente rispettosi e amanti degli animali
-non sono politicamente corretti a tutti i costi: esistono i Playmobil alchoolisti, i Playmobil boia, i Playmobil schiavisti, i Playmobil ladri, cacciatori , pirati della strada… ma sono la minoranza: uno spaccato fedele di umanità senza inutili ipocrisie.
-Fanno tutti felici: per Pasqua (qui siamo avanti;-)) vendono l‘ uovo rosa con la principessa e l‘ unicorno, l‘ uovo azzurro con il cavaliere e la spada per il bimbo, l‘ uovo rosso e quello giallo con situazioni meno stereotipate .
-coprono una fascia di età ampissima (i miei tra i 3 e gli 8 passano ORE giocandoci)
-prima di giocarci bisogna sbattersi un po‘ leggere le istruzioni, aguzzare l‘ ingegno per costruire strutture, case, castelli…
OK la smetto 🙂
‘‘Playmobil addict mode off,,
hahaha, mi hai convinta! Io ho giocato con i Playmobil di mio cugino, ma avevo almeno 11 anni, e comunque mi piacevano moltissimo. Piacciono pure al mio compagno, che è polacco e quindi più soggetto a influenze tedesche…ma non ho idea di come reagirebbe la nostra bimba che è così campagnola 🙂 Uno, due, tre e via alla ricerca dei Playmobil usati! Ti farò sapere gli esiti. Graziana
Graziana, ho trovato questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=BVKoTenQfo0&feature=related
è stato fatto dai bimbi di una scuola francofona che ha usato i Playmobil di Hänsel e Gretel per un programma di sensibilizzazione alla lingua tedesca nella scuola primaria, dà un‘ idea di quanto sono belli 😀