Sono Marco un ragazzo di 20 anni Italo-Inglese.
Devo dire che è molto interessante tutto quello che ho letto, adesso voglio raccontarvi l’esperienza mia e della mia famiglia.
Mia madre è inglese e dopo aver conosciuto mio padre in Inghilterra è venuta in Italia e aveva soltanto 18-19 anni..ora ne ha 54 e non riesce ancora a mettere un femminile o un maschile ad un oggetto e sbaglia tanti tempi verbali, in compenso però her british accent is still very strong and she never makes mistakes in english..(preciso che non è tornata spesso nell’Isola perché non abbiamo più parenti là).
In quanto a noi figli, siamo tre e mia madre ci ha sempre parlato in inglese, fino a quando non abbiamo cominciato le scuole o comunque i primi anni spesso parlavamo anche tra di noi in inglese (inoltre mia madre assumeva ragazze alla pari inglesi soprattutto quando era incinta di quello dopo!).
Poi con la scuola tutto questo si è perso e abbiamo cominciato a rispondere in italiano a mia madre (che pero continua tutt’ora a parlare inglese)..quando sono solo con i miei fratelli parliamo in italiano anzi “fiorentino strascicaHo”..comunque quando parlo inglese ho una ottima pronuncia-accento infatti americani,australiani e canadesi mi chiedono se sono inglese in un primo momento ma non avendo un lessico ricchissimo o magari perché ho tradotto letteralmente un’ espressione italiana dopo poco si accorgono che c’ è qualcosa di strano..comunque non emerge l’accento italiano.
Io non mi sento disinvolto e veloce come in italiano in un primo momento, ho bisogno di parlare almeno per un quarto d’ora di fila, e quello che qualcuno prima ha chiamato pensiero (il pensiero è la concezione di un’immagine..un’idea), che in realtà si chiama monologo interiore lo svolgo prevalentemente in italiano a meno che non decida di proposito di svolgerlo in inglese.
Comunque voglio confermarmi che nell’apprendimento di altre lingue vi sono eccome notevoli vantaggi..studio da autodidatta spagnolo e portoghese e mi sono “buttato” subito nell’uso di queste, perché è parlando che si migliora più alla svelta, mia sorella parla benissimo anche il francese e bene lo spagnolo (ha fatto studi di tipo linguistico però).
Quello che voglio chiedere a te Letizia, che mi sembra molto informata al riguardo, è se riuscirò, magari proseguendo i miei studi in Inghilterra a portare al 100% l’ inglese come l’italiano. Perché ho letto le 4 categorie e io penso di rientrare in quella del bilingue dominante (nel mio caso italiano) e vorrei ottimizzarmi, vorrei che gli inglesi dopo 5-10 min non iniziassero a guardarmi straniti perché riescono a sentire l’accento di mia madre attraverso il mio ma magari mi fermo un istante a riflettere o non mi viene la parola..sarò sempre “più italiano”?io vorrei un domani poter insegnare entrambe le mie lingue ai miei figli..e magari sposarmi una bella brasiliana 🙂 cosi ne sanno tre!
Perdona la mia prolissità, sono un gran chiacchierone!buonanotte e grazie ancora..hoping to hear from you soon!
Marco,
ovviamente non posso dirti se riuscirai a diventare un bilingue bilanciato, nè posso dirti perchè non lo è diventata tua madre. I parametri in gioco sono molti, e in gran parte assolutamente personali:
– predisposizione genetica
-predisposizione dovuta al tipo di stimoli avuti nella prima infanzia
– motivazione
– opportunità
– auto consapevolezza
Quello che posso dirti è che rispetto a tua madre hai un paio di vantaggi molto rilevanti:
– Sei cresciuto bilingue, sei cioè bilingue dalla nascita (il che ha indubbiamente avuto un impatto determinante sullo sviluppo del tuo cervello e sulle tue competenze linguistiche)
– Desideri parlare l’ l’Inglese come un madrelingua (cioè un madrelingua cresciuto in UK, perchè tu sei madrelingua)
– Vivi in una società in cui è più facile avere accesso a più lingue, viaggiare, vivere all’estero
– La tua lingua meno forte è anche quella con status più alto (il che forse ti motiva ulteriormente, forse, dico forse, tua madre non ha mai considerato veramente importante imparare l’Italiano, o forse sì, non lo posso sapere…)
Tutto ciò mi fa pensare che tu abbia ottime probabilità di migliorare notevolmente il tuo Inglese vivendo e lavorando sul posto, poi certo ognuno è diverso e non ci sono garanzie per nessuno, ma se dovessi scommettere su di te lo farei… Però non è detto che vivendo in UK poi il tuo bilinguismo non diventi sempre dominante, ma con l’Inglese come lingua dominante, potrebbe succedere… Come forse hai letto, se no puoi farlo qui, il bilinguismo veramente bilanciato è molto raro.
Ciao,
L.
Immagine: Mother Tongue, su Amazon IT e Amazon UK
Marilena says
Questo post era molto interessante per me. Io vivo negli USA e sto crescendo le mie figlie parlando con loro in italiano. Le mie figlie parlano italiano con un accento americano. Non ho mai capito perche’. Non me lo aspettavo, visto che hanno sentito parlare italiano tutta la loro vita ( 12 anni e 6 anni). Andiamo in Italia un anno si e uno no per diverse settimane.
Conosco una signora che parla perfettamente sia l’ inglese americano che l’italiano. Lei ha vissuto in California fino ai 12 anni, poi si e’ trasferita in Sicilia dove ha vissuto per altri 14 anni e adesso vive di nuovo in California. Credo che serva una lunga permanenza nel paese della lingua minoritaria per raggiungere il bilinguismo bilanciato. Ma e’ solo la mia opinione.
raffa says
io il bilinguismo perfettamente bilanciato – per quella che è la mia esperienza personale – non l’ho mai visto, mi sembra una utile costruzione teorica, ma una cosa che nella prassi non c’è. ho conosciuto straordinarie interpreti simultanee, davvero da rimanere a bocca aperta, ma anche loro avevano ambiti in cui una lingua era dominante rispetto all’altra, e se avevano un lavoro in un ambito in cui non si sentivano pronte si mettevano a studiare prima, nonostante l’esperienza pluridecennale. quello che descrive Marco mi sembra assolutamente fisiologico, lui è cresciuto in Italia frequentando scuole italiane (mi sembra), ovvio che l’inglese sia dominante. Se si trasferisse in Inghilterra per degli anni probabilmente l’inglese diventerebbe dominante (ma anche lì dipenderebbe dal lavoro che fa, da chi frequenta, ecc). A me piace l’estremo dinamismo del bilinguismo, lo trovo affascinante. E preferisco pensare alla dominanza limitata ai domini, e non in termini generali. Ad es. i miei figlioli hanno una terminologia pazzesca in ambito navale/aereonautico in tedesco e non hanno praticamente equivalenti in italiano, perché ne “giocano” col papà, io non ne so un tubo (e sono troppo pigra per andarmeli a cercare e diglierli quando c’è l’occasione ;-)), in compenso conoscono benissimo la terminologia degli attrezzi da cucina in italiano, perché con me fanno torte e biscottini (e col papà hanno decisamente meno occasioni …). Lo stato del bilinguismo in un certo momento riflette semplicemente i nostri percorsi di vita. E tanto di cappello a Marco che parla con un accento perfetto e che non ha un interruttore di accensione, ma prima di immergersi nel mondo inglese ha bisogno di “riscaldarsi” 🙂 Poi come dici tu prova durante i tuoi studi a farti mandare in Inghilterra o in un qualche paese nordico dove tengono le lezioni in inglese, servirà sicuramente all’inglese e magari ci incontri anche la brasiliana!
Melanie says
Marco, in my opinion it’s only a matter of perfecting your English, you already have the basis and the accent so you’ll pick up the vocab and expressions in no time at all if you go to study in an English speaking country. Of course you may still have a dominant language in different areas as others have written but that’s perfectly normal. I’m English and I’ve lived in Italy for 13 years, I speak Italian like an Italian, even Trentino dialect, and think in Italian most of the time to the point that it drives me crazy! But my problem is my accent, as soon as I open my mouth people ask where I’m from! So I will always be just and English person who speaks Italian well, whereas you have every possibility of becoming a real native speaker. Good luck!
A. says
Io sono curiosa di sapere se per Marco scrivere e leggere in inglese è ancora più complicato del parlarlo… e se legge (e in caso, quanto legge in ciascuna lingua). Poi sarebbe anche interessante sapere come ha imparato a leggere in inglese…
octavia says
a me interessa sapere come mai hanno smesso di parlare in inglese quando hanno comminciato ad andare a scuola.
Marilena says
Non so a chi era rivolta la domanda di Octavia. E’ molto normale purtroppo che una volta che i bambini cominciano la scuola smettano di parlare la lingua minoritaria. Tante ore passate parlando un’altra lingua, il fatto che si rendono conto che solo gli unici a parlare l’inglese (in questo caso), ma anche il fatto che nella prima lingua proprio perche’ usata a scuola si apprendono nuovi vocaboli ogni giorno, mentre la lingua minoritaria parlata soltanto poche ore al giorno rimane piu’ indietro.. Almeno e’ stato cosi per le mie figlie. Nel mio caso parlando inglese a scuola, facendo compiti a scuola, per l’inglese sono al livello della loro eta’, mentre il loro italiano e’ di qualche anno piu’ indietro.
octavia says
chiedevo a Marco in realtà ma grazie tanto per la tua risposta Marilena, visto che succede anche la stessa cosa nella tua famiglia.
per il livello del bilingualismo…certo che la lingua dominante ha il livello più alto perche è la lingua che si parla dapertutto e con tutti, mentre la lingua minoritaria, come hai detto tu…si parla solo per poche ore con 1-2 persone…ma la mia domanda non era per il livello della lingua inoritaria…ma vlv sapere perche Marco e i suoi.fratelli hanno smesso di parlare inglese tra oro e rispondono anche in italiano alla madre.
E i bambini tuoi Marilena, ti rispondono tutt’ora in italiano? che lingua parlano tra di loro?
Marilena says
Ciao Octavia, le mie bambine fra di loro hanno sempre parlato inglese, soltanto con me parlano in italiano. Qui cominciano la scuola a tempo pieno quando hanno 5 anni. Entrambe hanno cominciato a rispondermi in inglese dopo poco tempo che hanno cominciato la scuola. La grande mi risponde quasi sempre in inglese mentre la piccola ancora tante volte mi risponde in italiano. Per un po’ di tempo ho cercato di farle ripetere in italiano quello che mi dicevano in inglese ma mi sono arresa adesso. L’italiano non lo hanno perso perche’ ancora guardiamo alcuni programmi in italiano su RAI International (entrambe adorano Don Matteo e Un medico in famiglia) e leggiamo libri in italiano. Ceto il loro inglese e’ migliore del loro italiano. Immagino che quello e’ il motivo per cui Marco e is uoi fratelli si parlano in italiano. Il loro italiano e’ migliore del loro inglese. E’ piu’ facile.
octavia says
ho capito…
grazie per l’input…il mio è ancora piccolo….non ho alcuna esperienza riguarda la vita scolastica dei bimbi…
Marco Galati Sardo says
Ciao a tutti!
Is nice to be back on this blog after so many years, chiedo perdono ho trovato solo ora una mail che mi ha rimandato qua y me habia olvidato de ese comentario que habia dejado hace muchos anos.
Obrigado pela vossas observacoes e perguntas, agora algumas coisas sao mudadas.
I never managed to finish my studies in England, although I spent a couple of months in 2013 at UCL (London) as an exchange student, it wasn’t a long time, I know but I tried to make the best out of it.
Eventually, I carried on studying in Florence, my hometown, and I was lucky that my Uni started offering courses in English.
This helped me a lot, I tremendously enriched my lexicon and also improved the control of my accent through public speaking.
I’ve also worked so many years as a waiter in the centre of Florence
giving me the chance to measure myself with other languages.
This is probably the only job that will ever put me in a specific situation where I can speak so many languages in such a short time, with immediate feedback, which in turn inspires me to do better.
When I say how many languages I speak, I always stress “at present” because languages are a dynamic process, not an ordinary skill. You may improve a lot in two weeks, by speaking a language every day and deeply feel you are more at ease with the language, but even worsen if you stop using it for a few months.
Now I speak Italian, English (almost native), Spanish, and Portuguese (B2 both probably), German (really low, Ich verstehe ein bisschen, still in progress), French (basic there’s something I find really antipatico of it..or of them don’t know :D).
With my dear Mummy we still speak a lot of Italian, something she really doesn’t approve of, in fact, she’s still pretending she doesn’t understand once in while.
The real news is that my sister had a son almost two years ago, with a Florentine chap, and in front of him the rule is we mustn’t speak Italian since the rest of the family is Italian, and I’m experiencing all his phases, I can tell when he hasn’t been a lot with us, there’s more Italian coming out, so we try to create this English environment.
He’s going to be two at the end of December, and he’s still repeating new words randomly when he finds them funny and expresses some need in both languages like water, up, down, kiss, mummy, daddy, and Zio (Uncle doesn’t really come out). This is a good thing for me, If he hadn’t delayed it would have meant that English wasn’t really “sticking” my brothers and I all started speaking later because we had to distinguish first the two vocabularies.
My sister and I aren’t monolingual that are teaching our native language to a kid, forcing him as my mother did with us.
We understand him intrinsically when he’s confused (there are many ways to call a thing, especially if you are learning more languages) and he’s already smart enough to show signs that he knows we also speak Italian, whereas, since my mother never spoke to him in Italian, he thinks she doesn’t speak Italian, and you can see him answering to her in English.
It’s amazing that I can see how he’s struggling to decide which languages he should use, and I can tell that there’s a lot of Italian “blocked” by the English we are exposing him to.
Italian will be his dominant language, but I’m sure we’ll manage to give him the same basics we had, and then in the future, it will be up to him to improve or not this skill.
Marco