Vi è mai capitato di svegliarvi al mattino con un motivetto in testa e non riuscire a togliervelo per tutto il giorno? Lavorate, parlate con altre persone ma, ad un certo punto, vi rendete conto che quel ritornello è ancora lì, fa capolino ogni tanto e alla sera si ripresenta in tutta la sua musicalità per darvi la buona notte, se riuscite a prendere sonno.
Beh, io mi trovo in questa situazione e non perché sia estate e alla radio trasmettano il solito “tormentone da spiaggia”, ma perché Elisa non fa altro che cantare la solita nenia tutto il giorno.
Da mamma non madrelingua che parla solo Inglese alle sue creature la cosa mi gratifica non poco, visto che il motivetto incriminato è in Inglese. Ma come lo spiego ai pendolari che alle 8 del mattino condividono con me una carrozza del treno (puntualmente strizzati come acciughe, anche se non lo vorresti finisci per leggere l’sms che il tuo vicino sta scrivendo, figurati se non ti trovi ad ascoltare e guardar strano una che canticchia)? E come lo spieghi al direttore del personale che incontri in corridoio e ti guarda un tantino… storto?
Niente da fare, il motivetto resta fissato alla mia mente e attaccato ai miei vestiti ormai da giorni.
Scongiurando richiami in direzione o chiamate al 118 per ricovero coatto, vi confesso che la cosa mi piace molto, così mi appunto sull’agenda l’ennesima scoperta su mia figlia che mi fa capire che:
Ripetere funziona! Ho perso il conto di quante volte ho cantato quel motivetto alla solista in erba quando le davo il latte e ho replicato l’esperienza con la sorella (che il latte dal biberon ancora lo prende).
L’inglese sta tracciando la sua strada! La versione italiana del motivetto la canta anche un pupazzo entrato in casa tempo fa, ma è chiaro che la mia creatura preferisce la versione cantata dalla mamma. Non è solo preferire la versione inglese rispetto all’italiana, vuol anche dire che seppur stonata, rauca o troppo acuta, la vera voce della mamma è meglio di quella monotona del pupazzo. Ragione che mi convince a non mollare, anche quando una delle gatte protesta (ma questa è un’altra storia).
Il motivetto è stato interiorizzato! La ragazzina in questione, poco più di 2 anni e mezzo, non canta sotto la doccia ma gira per casa facendo tutta un’altra serie di cose, quindi impegna il cervello su più piani (dopotutto, è femmina!) e lo fa cantando tra sé e sé. O è sdoppiamento di personalità o è sicurezza per quello che sta facendo e sta cantando contemporaneamente.
Impara l’arte e… sfruttala! Il protagonista della canzonetta non è un personaggio preciso, ma il rappresentante di una specie e, avendone noi uno regalato a sua sorella, non c’è giustificazione migliore del cantargli per sottrarre l’animaletto alla sorella.
L’alunna supera la maestra? La pupattola gli canta anche mentre da’ da mangiare all’animaletto…
L’unico accorgimento che devo avere è quando canta a squarciagola nei dintorni di sua sorella: significa che le nobili principesse di casa stanno per azzuffarsi!
Bilingue Per Gioco says
Ok, però adesso io voglio sapere, qual è questo fatidico motivetto?
Dai così ci contagi tutti…
L.
Sara says
Ahahahaha brava Letizia, sono arrivata alla fine dell’articolo con la stessa curiosità.
Murasaki says
Anch’io sono curiosa… comunque questo racconto corrisponde in pieno a quello che succede a casa nostra: la nostra piccola di due anni e mezzo ha iniziato a fare qualche attività in inglese al nido e spesso ascoltano alcune canzoncine che ascoltiamo e cantiamo anche noi a casa. Così da circa due settimane lei se ne va in giro cantando a ripetizione “head and shoulders…” oppure “let’s do a little clapping”.
La cosa più buffa è che se mi unisco al coro lei mi corregge la pronuncia!!
Francesca says
stamattina sul tram 19 che mi porta al lavoro ho incontrato un gruppo di bambini di 3-4 anni accompagnati da mamme/nonne/baby-sitter diretto al museo Explora di Roma.
La cosa bella era sentirli parlare tranquillamente un po’ tedesco e un po’ italiano. Certo gli accompagnatori mi sembravano tutti tedeschi o quasi…
Allora ho pensato al mio piccolo baby. Al fatto che sì, gli parlo inglese, gli leggo libri in inglese, gli canto anche io in inglese, ma poi ogni tanto le parole non mi vengono e allora ecco che rispunta l’italiano. Mi sono chiesta se per caso non stia facendo più male che bene…
E ora Ivonne mi dice che bisogna ripetere, ripetere, ripetere e i risultati arriveranno…
E allora ritorno su questo utilissimo post che va letto a pillole…http://www.multilingualliving.com/2011/02/22/the-abcs-of-multilingual-parenting-the-letter-b/ e mi dico che devo credere in me stessa e nelle mie capacità ma soprattutto … non devo mollare! Hang in there!
Ivonne says
Soddisfo la vostra curiosità, si tratta di Incy Wincy Spider. Lo so, girare per casa coccolando e dando da mangiare ad un ragnetto nero può non essere la classica immagine della “principessa di casa” che pettina la propria bambola, ma così funziona da noi! 🙂
Francesca, sì! Non mollare mai!!! Lo ripeto così spesso ai Playgroup che alle volte me ne dimentico io, ma episodi come questo mi ricordano quanto sia davvero importante! Molto saggio il tuo post, da attaccare alla porta del frigorifero!
Ivonne
Elisa says
Sono d’accordo! Ed è grazie a questi segnali che i nostri figli ci danno che possiamo trovare la motivazione per continuare. Io utilizzo un metodo misto e fai da te con mia figlia di 5 anni: scuola bilingue dai 2 anni e 1/2, tata filippina che le parla in Inglese, materiali in Inglese (libri, audiolibri, DVD), OPOL rispettato quasi sempre da 6 mesi a questa parte. Unico problema: la birba mi risponde ostinatamente in Italiano! Ogni tanto pero’ riesco ad incastrarla in qualche gioco in cui lei parla Inglese, ed è incredibile scoprire quali progressi sta facendo. Le sue piu’ recenti acquisizioni: la “S” alla terza persona singolare (evviva, finalmente!!), uso di “was” e “were”, espressioni quali “tiptoed” o “tear a page”. E allora mi dico che grandi danni non ne sto facendo. Ah, per la cronaca: la prima canzoncina di mia figlia in Inglese è stata poc prima dei 3 anni “The Wheels on the bus”!
Forza e coraggio a tutte.
Elisa
raffa says
bellissimo post! 🙂 per la gioia di vivere che trasmette, e perché Elisa l’8 marzo ci fa capire che si può essere “vere nane” e aracnologhe insieme … 😉
Alessandra says
mia figlia (“made in Ethiopia”, 18 mesi e qualche giorno) a cui io, itliana, parlo in inglese e tutto il resto del mondo di italiano o dialietto canta un sacco di ore al giorno! Al nido le maestre mi hanno chiesto se possono farla dormire in un’altra stanza perchè se non ha voglia di fare il pisolino sveglia l’intera classe… tra i suoi cavalli di battaglia: “Pamartino PAmapanaro” e “Amazing Grace”, “Happy birthday to you!” e “this old man”… “la bella lavanderina” e “Girotondo/Ring a ring of roses!”… penso che mia suocera gli canti anche in dialetto novarese, ma io non lo capisco tanto!
Ivonne says
Ciao Elisa, ma che bel nome! 🙂 Anche la mia Elisa tende a rispondermi di più in Ita che Eng, dopotutto vive al 99% in Ita e sa benissimo che tu la capisci comunque! Va meglio nel w-e, quando stiamo più tempo insieme. Ma l’importante è… non mollare mai!!! E direi che la “s” della terza p.s. sia un’ottima ragione per non desistere!
Beh, Alessandra, mi sa che con tutto questo repertorio in casa non avete più bisogno dello stereo! A me piace molto cantare alle mie Pulci e se posso non mi faccio mai mancare l’occasione per far partire anche solo una strofetta qua e là. La nostra tata le insegna canzoncine in italiano e “milanès” e Elisa ne ha imparata una sul treno (che ammetto di non conoscere e mi riprometto tutte le volte di chiederla alla tata) che mi canta ogni volta che passa il treno e mi dice “Mum, you train!” e parte…
fiorelena says
Eccomi qui per dire a tutti di non mollare!
La mia bimba di appena 2 anni canta e parla ormai solo inglese perchè io le parlo solo questa lingua (me lo sono imposto sapendo che altrimenti sarei caduta in tentazione e avrei finito per parlarle solo italiano), perchè cartoni e libri sono tutti esclusivamente inglesi e perchè, nonostante mi rimetta continuamente in discussione per questa faticosa scelta, nella mia mente sono impresse chiaramente le parole di Douglas Hofstadter, parole che ho potuto apprendere grazie a Letizia (tra le più belle interviste che abbia mai letto!), e che mi danno continuamente forza e volontà per continuare.
Anche mia figlia canta, canta, canta con un repertorio strabiliante; le sue preferite sono “Little Miss Muffet”, “The tail of a snail and a whale”(ormai è diventata la nostra canzone perchè dice che io sono la balena e lei è la lumachina), “Twinkle twinkle little star”, “Little bo peep” e tante , tante altre.
La sua grammatica è ottima e vasto è il suo vocabolario: usa plurali, molti verbi irregolari al presente e al passato e le ipotetiche.
Due giorni fa le ho tirato fuori una filastrocca italiana che le canticchiavo quando aveva un anno:ebbene, me l’ha tradotta in inglese ed ora la canta e me la fa cantare solo in inglese.
Tutti questi sono grandi traguardi ma non nego che a volte al parco quando si rivolge a bambini e adulti in inglese (nonostante capisca perfettamente l’italiano) mi sembra che lei sia completamente fuori da questo mondo e in parte mi sento responsabile di averle creato una sorta di barriera col mondo che la circonda.
Ma anche qui affiorano altri incoraggiamenti importanti: “Don’t give up! Remember that no one has ever regretted knowing more than one language!” (vedi il sito Busy as a bee in Paris, anche qui grazie Letizia per la segnalazione!).
Spero di esservi stata d’aiuto!
Grazie a tutti di esserci!
Ivonne says
Brava Fiorelena, complimenti! 🙂
fiorelena says
Grazie a tutti voi di esserci! E ricordate che probabilmente “la nostra forza” è il confronto da cui scaturisce continuo incoraggiamento. E questo lo dobbiamo a Letizia!
Dario says
Questo post e soprattutto i commenti mi ricordano ancora una volta di quando sia importante GIOIRE di ogni nuova conquista dei nostri angioletti e rendersi conto che quello che per noi è scontato per loro invece sono nuove connessioni cerebrali, movimenti della bocca e determinazione di comunicarci quanto sono vivi !
Ricordo ancora il nostro stupore quando sentimmo Valeria intonare per la prima volta, con la melodia giusta , INCO INCO ITTO AA al suo fratellino appena nato che piangeva e non riuscivamo a crederci che stesse cercando di consolarlo con Twinkle Twinkle Little Star, la sua lullaby che le cantavo da quando era nella pancia di mamma.
Ora, a due anni e mezzo, sentiamo talmente tante lullabies , stories and cartoon songs che il rischio è di dare per scontato che poi le ripeta, quindi grazie ancora di avermi ridato questo stimolo !
milanese says
Riscrivo dopo un po’ perchè mi ero come bloccata perchè mia figlia, ora 4 anni e mezzo, possedeva molti drops inglese dati senza troppo metodo da me da sempre e volevo che facesse il salto verso una competenza più organica in modo da poter cominciare a parlarle direttamente in inglese.
Ho aumentato la sua esposizione, benchè sempre in maniera organizzata, con tv e frasi buttate qua e là, soprattutto cantando cantando cantando.
Non so quanto capisca, a volte mi chiede di cantare la canzone in italiano e io lo faccio, sulle note di quella inglese (per quanto riesca!), a volte guardiamo su youtube il video e la cosa aiuta…
Con Hocus e Lotus è più facile, perchè c’è anche il cartone che aiuta.
Adesso a volte canta con me, a volte canta anche da sola ai suoi pupazzi.
Mi fa tenerezza, perchè mi rendo conto che canta ” a memoria” a volte, credo senza sapere cosa sta dicendo. le frasi più lunghe le storpia tutte, ci mette del “la la” dentro.
A volte mi chiedo se la cosa faccia più male che bene… ma mi ricordo che io le prime canzoni di Michael Jackson le ho cantate ripetendo i suoni “il de word, meik it a bedder pleis, for iu end for me end di enter iuman reis, der ar pipol daing etc etc” e poi pian piano ho preso consapevolezza.
Spero che aumentando l’esposizione piano piano metta insieme i pezzi …
Spesso traduco, vero, le dico una frase e poi subito in italiano… è un’abitudine che fatico a togliermi, me la immagino con la testina che rimugina e non capire… e la voglio “salvare”.
Letizie e tutte… sto sbagliando? mi date dritte per raddrizzare il tiro? Grazie
Ivonne says
Ciao Milanese,
secondo me hai solo bisogno di fare il “grande salto”, nel senso che da buona mamma vuoi proteggere la tua bambina da fraintendimenti ma in realtà lei può farcela da sola, basta che l’accompagni in questo viaggio per mano. Se ci pensiamo bene, per loro anche l’italiano è una lingua nuova, a noi ci sembra scontata, ma non lo è. Non nascono conoscendone grammatica e suoni, la imparano vivendo con noi. E’ solo attraverso la continua ripetizione che le parole, le frasi, prendono forma, quindi ciò che conta sono sempre stimoli e ripetizione.
Io penso che tu debba solo lasciarti andare, però riconosco che la tua bambina è più grandicella delle mie, quindi non ho un’esperienza diretta per la sua età, Letizia, tu cosa ne pensi?
milanese says
grazie per la risposta Ivonne.
vero, l’apprendimento dell’italiano è avvenuto naturalmente, ma è da quando era dentro di me che l’ha sentito!
Non ho avuto il coraggio di parlarle proprio direttamente in inglese da sabito, lanciando drops su drops ma sempre poco organizzata.
e adesso è grande per tornare indietro.
e ora che torna a scuola il tempo è poco.
insomma, immagino debba trovare una via più metodica e sto cercandola.
ma intanto, che lei canti ripetendo i suoni ma senza consapevolezza e correttezza, la devo prendere come un buon segno o un segnale che devo raddrizzare il tiro?
Bilingue Per Gioco says
se un bambino di un anno ti dice ane, tu gli dici sì bravo! cane!
idem se una bambina canta “a braccio” io mi unirei entusiasta, sì dai, cantiamola insieme, e tu la canti bene però
prima o poi impara!
milanese says
uhm, qui non funziona così.
sa a memoria 7 puntate dei dinocroc, sa a memoria una decina di canzoncine, dozzine di parole dai cartelloni tematici a scuola, ma non vollega le parole che dice .. non le riconosce e capisce quando le ritrova.
se conosce “mud on the floor, the floor is muddy”, “put your hat on” perchè mi chiede cosa vuol dire “peppa pig’s hat is muddy”… ?
devo aggiustare il tiro, immagino, ma come?
mumble mumble
fiorelena says
Ciao a tutti, soprattutto a Milanese. Credo sia assolutamente normale che a volte i bambini ripetano senza capire ciò che significhi; io di solito in quelle circostanze cerco di scandire le parole in modo che mia figlia possa, la volta successiva, distinguerle e quindi comprenderne il senso. Così pure quando inseriamo un nuovo vocabolo, glielo spiego in inglese con altre parole o con esempi, e poi glielo traduco in italiano in modo che le due lingue proseguano di pari passo.
Come Letizia ci insegna, io sceglierei un momento della giornata piuttosto che drops gettate a caso! Ideale la sera prima di andare a nanna,raccontare una favola. Col tempo quella favola arricchirà il suo vocabolario e migliorerà la sua conoscenza grammaticale. Il tempo e la costanza faranno il resto!
milanese says
grazie per l’appoggio. vero, Letizia, il rinforzo positivo è alla base della mia relazione con la bambina.
Il momento serale inglese c’è, le canto le canzoncine (sono 7, la prossima è mary has a little lamb). purtroppo con scuola e lavoro, il tempo sarà meno da passare insieme… devo cercare un metodo più organico, vero.
ognuna ha il proprio, so che nessuno me lo può dare preconfezionato.
ma tutte le dritte sono ben accette!!
grazie ancora
laura says
Ciao, bello questo argomento!! A proposito di ripetere, vi racconto cosa mi è successo oggi: premetto, ho 3 bambini, 11-4,5-1,5 anni. Da circa 2 anni ho iniziato con l’inglese, con le modalità descritte nel sito, da cui attingo a piene mani. In particolare con il più piccolo parlo inglese quando siamo in casa, con le altre 2 vado a canzoncine. Oggi ho trovato in macchina un cd di canzoncine in italiano tradizionali, e ce n’è una che fa “ero in bottega tic-e-tac, che lavoravo tic-e-tac” ecc… Mia figlia 4enne non la conosceva e dopo averla sentita, l’ha ripetuta così “ero in bottega pick-it-up che lavoravo pick-it-up”… a forza di sentirmi dire a suo fratello di raccogliere i suoi giochi, ha interiorizzato talmente la frase in inglese, che la sentiva più familiare che un innocente tic-e-tac. L’ho trovato grandioso!!!
Grazie di esistere!!!
Bilingue Per Gioco says
che forte! io poi quella canzone me la ricordo ancora da quando ero bambina…
L.
fiorelena says
…anche io la ricordo benissimo!
Ivonne says
Bellissimo il “pick-it-up”!!! Mi fai venire in mente che in ferie Elisa diceva della funivia: “quella che va su AND giù!” 🙂
ivonne