Cara Letizia, prendo spunto da alcuni post pubblicati su BPG (quello di Marco e quello di BPG) per fare il punto della situazione sul mio tentativo di bilinguismo con G. Da brava ingegnere, cercherò di essere sintetica e sistematica, procedendo per punti.
PREMESSA
La premessa doverosa è che né la mamma né il papà sono bilingui, ma entrambi parlano e capiscono l’inglese, pur avendo molte carenze nell’inglese colloquiale e pur avendo, a onor della cronaca solo la mamma, una pronuncia inglese-pakistana, come ama definirla il papà.
Il piccolo G. si trova quindi a fare i conti con una mamma determinata a seguire un progetto di bilinguismo ed un papà ancora un po’ scettico ma via via sempre più collaborativo.
METODO SCELTO
Più di una volta mi sono ritrovata a leggere i post di BPG pieni di domande su “come-quando-chi-cosa-siete pronti?”, apprezzando la capacità di sintesi di Letizia e i suggerimenti forniti a genitori che come me vogliono provare a percorrere una strada che si è rivelata più faticosa del previsto (ma si sa o almeno così mi è sempre capitato di verificare, un buon progetto ha bisogno di tanto lavoro!).
Oggi, dopo quasi 14 mesi, posso dire che il “nostro” metodo, scelto soprattutto da me e tutto sommato condiviso anche dal papà, è molto vicino a quello che BPG definisce Lingua Minoritaria a Casa (Minority Language At Home, MLAH): con questo metodo tutta la famiglia parla a casa la lingua minoritaria (cioe’ per chi vive in Italia, qualunque lingua tranne l’Italiano).
RISORSE UTILIZZATE
Sono sincera. Ho acquistato il libro elettronico di BPG in tempi non sospetti, quando ancora la consapevolezza di aver iniziato un percorso formativo non era così chiara in me e men che mai con chi vive insieme a me. E per questo motivo non riuscivo a vederne l’utilità e ad esserne entusiasta come invece avevo letto nei vari commenti al libro. Ieri sera, a distanza di quasi 6 mesi, l’ho riletto. E l’ho trovato davvero … prezioso!!!
Ecco perché ho pensato di sintetizzare le risorse fino ad oggi utilizzate scegliendole proprio tra quelle proposte da BPG.
- LIBRI
G. li adora! Quindi è facile, direte voi. Sì è facile ma bisogna anche saper trovare i libri giusti, facendosi aiutare ovviamente!
La top ten al momento è questa:
- Up&Down
- Brown Bear, brown bear what do you see
- The very hungry caterpillar
- Peppa Pig: little library
- My Especially Busy Box of Book (Charlie and Lola)
- Lost and found
- From head to toe
- Blue Hat, Green Hat
- Say hello to the baby animals
- Where’s Spot?
Tornassi indietro introdurrei prima libri tipo Babytouch o “Where’s” per poi passare a quelli in cui la storia è già più strutturata, ma come ho già detto il progetto di bilinguismo era all’inizio poco chiaro e quindi mi sono lasciata trascinare essenzialmente dalle recensioni lette su Amazon e su BPG e ho seguito un po’ il mio istinto…
- AUDIOLIBRI
Solo uno per il momento ma amatissimo, Brown bear Brown bear letto dalla bravissima Gwyneth Paltrow che imita le voci degli animali!
- NURSERY RHYMES and LULLABIES
Letizia avevi ragione: il CD della Oxbridge baby è proprio bello e anche gli adulti non si stancano di ascoltarlo. Piccolo aneddoto: all’inizio in casa si ascoltava solo “ci sono due coccodrilli” (che è un classico, per carità, ma messo a ripetizione per tutto il pomeriggio può essere in qualche modo … fastidioso…). Quando finalmente mi sono decisa a fare l’ordine su amazon … beh devo dire che sono stati tutti contenti del nuovo acquisto!!! (Tra l’altro cercando i testi su internet ho trovato un sacco di notizie interessanti su queste canzoncine che appartengono alla tradizione inglese molto più delle nostre filastrocche!)
Ninna nanne molto carine sono quelle trovate nel CD…. Lullaby …G. ormai le riconosce alla prima nota (per lo meno Ba Ba black sheep che gli canto praticamente da quando è nato!!!).
- GAMES
Ho trovato molto utile per iniziare il post di BPG sulle coccole, come lo chiamo io per poterlo ritrovare sul sito di BPG (ormai l’ho salvato tra i miei preferiti IH IH IH !!!). E così ho iniziato con il gioco “nose-nose”. Al momento ancora non ha avuto molto successo. Devo insistere o trovare delle varianti.
Da qualche settimana il piccolo ha iniziato a giocare ad “hide and seek”, gioco che inizia puntualmente con la mamma/ il papà che si nascondono e urlano “where’s….” … G si diverte da morire!!!
Fra tutti il tasto dolente è questo. Motivo per cui trovo molto utile la rubrica di BPG sull’inglese per i bambini.
Io ci provo in tutti i modi a parlargli sempre in inglese, anche quando voglio spiegargli perché una cosa non si deve fare, quando torno a casa dal lavoro e gli chiedo cosa ha fatto con la baby-sitter e con i nonni, quando la mattina me lo ritrovo sdraiato sulla pancia che dice “mamma-mamma-mamma” e poi “yummy-yummy” per farmi capire che ha fame, ma certo sono io che devo imparare ancora molto, che devo sciogliermi e non sentirmi una cretina in mezzo agli estranei se dico a G “where are your socks???” (uno dei suoi giochi preferiti consiste nel togliersi i calzini e sventolarli come trofei per poi lanciarli per terra!). Però mi dico: un passo alla volta. Per ora cerco di essere costante nella mia esposizione alla lingua ascoltando BBC radio 2 mentre lavoro (per la gioia dei miei colleghi che proprio oggi mi hanno chiesto un giorno alla settimana di sana radio italiana), leggendo libri semplici in inglese e anche un tantino più complicati. In questo senso avere un’agenda aiuta tantissimo!
PRIMI RISULTATI ED OBIETTIVI FUTURI
G. capisce il nostro inglese scolastico e anche quello mio, un po’ meno scolastico ma sicuramente meno istintivo e naturale, quando cerco di mettere a frutto il mio studio parlandogli in inglese (stasera ad esempio mi sono ritrovata a raccontargli una storia in inglese, la storia di Peter e dei suoi amici animali, solo che ogni tanto intercalavo dicendo…He was…how can we say, … really really really – e intanto pensavo alla parola – a smart guy!).
Non dice papà ma qualcosa di simile a “daddy”!
È ancora presto, lo so, per capire cosa succederà, probabilmente inizierà a parlare un po’ più tardi rispetto ai suoi coetanei, ma tutto sommato che fretta c’è?
Obiettivi futuri??? Inserire qualche altro simpatico audiolibro (ogni suggerimento è ben accetto) e migliorare il mio “inglese per bambini” per poter essere con lui sempre più naturale!
Bye bye ?
Francesca
Francesca,
sarò sincera, a me sembra molto rischioso che adottiate Minority Language AT Home se il vostro inglese è scolastico, io sinceramente non mi sento di consigliare quest’approccio. L’uso di libri, audiolibri, CD e materiali è un’ottima cosa, ma in famiglia bisogna essere in grado di parlare liberamente e col cuore!
L.
Francesca says
Cara Letizia,
intanto grazie 1000 per aver pubblicato il mio contributo…lunghissimo peraltro!!!!
Da quando ho scritto questo post alcune cose sono cambiate. Io cerco di parlare a G. quasi esclusivamente in inglese e Daddy quasi sempre in italiano. Peraltro il piccolo passa molto tempo con una ragazza filippina che parla inglese e i nonni che parlano italiano. Che metodo è questo? Daddy lo definisce “a fasce orarie”.
Nel frattempo io sto cercando di migliorare molto il mio inglese (scolastico ok ma riesco a seguire una conversazione e ad esprimere la mia opinione) anche sfruttando le numerose risorse che si trovano online.
Ogni consiglio che verrà sarà ben accetto!!!! Grazie ancora 🙂
fiorelena says
Cara Francesca, ricorda che “la costanza è la virtù dei forti” e mi sembra di capire che tu di costanza ne hai da vendere. Il tuo inglese migliorerà giorno dopo giorno se, come dici, cercherai pazientemente di coltivarlo perchè le lingue sono davvero dei piccoli semi che hanno bisogno di acqua, amore e dedizione continua. Il tuo stimolo è tuo figlio e la tua palestra è sempre tuo figlio. Ti viene richiesto solo tempo e pazienza e raccoglierai frutti meravigliosi, ne sono certa.
Da un giorno all’altro scoprirai di saper esprimere qualcosa che prima non avresti immaginato possibile, imparerai nuovi vocaboli insieme a tuo figlio, affinerai la grammatica e commetterai sempre meno errori; nel tempo tuo figlio diventerà il tuo dizionario ambulante perchè ricorderà perfettamente vocaboli che a te sembreranno sfuggire e imparerai da lui espressioni che lui avrà facilmente appreso dai cartoni animati. Sarà un modo insolito di crescere insieme. Ove avessi difficoltà esprimiti ovviamente in italiano senza remore. Per il resto affidati ai preziosi consigli di Letizia: sono ottime vitamine da aggiungere all’acqua per permettere al tuo semino di diventare una florida pianta.
Amelia says
Ciao Francesca,
noi siamo nella tua stessa identica situazione: entrambe italianissimi con una conoscenza di inglese piu’ che scolastica ma giusto un po, stesso scetticismo del padre (che sta diventando collaborativo), una mia fortissima determinazione.
Ho iniziato con i miei figli a 18 mesi e ora il piu’ grande ha 3anni e mezzo , il piu’ piccolo 2 anni. Bene ad oggi: il piu’ grande e’ un bilingue passivo ma che comprende tutto in inglese anche i cartoni animati piu’ semplici(peppa pig, elmo etc), mi risponde coerentemente sempre in italiano delle volte, saltuariamente tira fuori qlc vocabolo di inglese.
Il piu’ piccolo, forse perche’ esposto all’inglese un po’ piu’ precomente del grande, in quanto mi allenavo con il grande comprende tutti gli ordini semplici(get up, sit down, shut up, it’s bed time etc) ed alcune un po’ piu’ complesse (vorresti dell’acqua, hai sete, andiamo a cambiare il pannolino etc), rispondendomi con un si o un no; spesso mi canta le canzoncine in inglese almeno l’inizio cio’ mi ha molto stupito.
Con mio marito abbiamo deciso, piu’ in la’ di far venire una ragazza alla pari perche’ io sto studiando tanto inglese, ma non c’e’ niente da fare la mia pronuncia migliora, ma sempre italiana e’ 🙁 .
Quindi non dermordere e vai avanti.
Amelia
octavia says
Io non userei la parola “shut up” ai bimbi…meglio keep quiet o be silent oppute silent please o semplicemente sssttt.
Arianna says
Oppure shush…e come direbbe Lola di Charlie & Lola: “I’m shushi!!” ;-)))
Marco Galati Sardo says
Mia mamma inglese, se mi diceva di stare zitto ed era arrabbiata usava “shut up” seguito da varie minacce, bisogna essere naturali anche nell’arrabbiarsi, sennò i bambini percepiscono insicurezza.
E non dimentichiamoci l’umorismo inglese, all’esterno sono super polite, ma dentro all’ambiente famigliare non usano troppo i guanti e i bambini sono spinti ad essere più indipendenti sin da subito, ad 8 anni avevo le chiavi di casa e andavo e tornavo da scuola da solo.
Monja says
Ciao Francesca
Anche io ho un bimbo di 15 mesi, e anche io sto cercando di farlo crescere bilingue…più che altro perchè il papà non essendo Italiano parla con lui solo in inglese, lingua che usiamo anche tra di noi in casa. Il papà però è spesso via per lavoro e dunque questa questione è affidata a me che cerco di parlargli inglese(lingua che insegno e parlo molto bene, ma ovviamente non è la mia)…anche se obbiettivamente mi risulta difficile farlo sempre, sopratutto quando siamo con altri italiani o accadrà in futuro quando dovrò esprimere concetti più profondi e complicati, per cui comunque l’uso della lingua madre è impareggiabile. Io continuo ad avere molti dubbi sul’l uso dell’inglese da parte mia…per ora tengo duro, ma verrà il momento in cui mi chiederà perchè se sono italiana parlo con lui in inglese (cosa che tra l’altro mi chiedono spesso anche altre persone).
Mi chiedo dunque…..come fai a parlagli inglese se non lo sai perfettamente?
A me è capitato che chiedere ad altre persone che provavano a parlargli inglese, ma lo facevano in modo scorretto, di parlargli in italiano, perchè preferisco che impari un italiano corretto che un inglese scorretto….non ti viene il dubbio di insegnarli frasi scorrette o “letteralemte tradotte?” io quando ho qualche dubbio chiedo a mio marito per la conferma, oppure uso quel vocabolo che proprio non mi viene in italiano. Non so….anche io come Letizia avrei il dubbio forti…fare crescere un bimbo semi-bilingue ma con forti lacune linguistiche oppure un bimbo monolingua (con la costante esposizione all’inglese con libri, cartoni ecc…) che però parla una lingua correttamente e si esprime liberamente con mamma e papà?ciao.Monja
Bilingue Per Gioco says
Vorrei specificare una cosa, i miei dubbi non sono legati alle competenze linguistiche del bambino nelle due lingue, che sarebbero comunque dubbi legittimi, ma alla solidità della relazione genitore bambino, relazione che passa anche attraverso il dialogo e la lingua, soprattutto quando il bambino cresce.
Non voglio sembrare pessimista, ma cauta sì, come sapete non incoraggio mai OPOL in situazioni in cui il genitore non abbia ottima padronanza della lingua, anzi, non lo incoraggio mai a meno che il genitore sia madrelingua, in tutti gli altri casi (incluso il mio) è una scelta da ponderare molto cautamente.
L.
giada says
Ciao Francesca, leggendo il tuo post ho ritrovato la mia vita.Anche io mamma determinata con un inglese scolastico, un papà scettico che parla inglese ma non madrelingua ed un bimbo di quasi 16 mesi. Io ho iniziato davvero con G a coltivare l’inglese quando lui aveva 9 mesi. Io e mio marito parliamo inglese a casa ma non in modo esclusivo. Io principalmente l’ho settorializzato al momento gioco, canzoncine, libri ed audiolibri, momento bagnetto e qui e lì se e quando capita. Io e mio marito tra di noi parliamo in italiano. G capisce perfettamente tutto ciò che gli dico, quando gli chiedo “do you want milk” o “biscuits” lui corre subito in cucina e va dritto al biberon o alla mensola dove teniamo i biscotti e nel caso dei biscotti intercala con un “gnam gnam”. Nel caso in cui gli dico ” are you ready for the bathtime?” lui corre in bagno e tocca la vaschetta, è un momento che adora e proprio ieri con i vari gommotti che teniamo in vasca gli chiedevo “where is the turtle?” lui mi prendeva la tartaruga..e via dicendo… Insomma interagisce perfettamente. Anche lui adora i libri ed anch’io ho acquistato su Amazon questi due audiolibri Brown Bear, brown bear what do you see,The very hungry caterpillar ed anche Tiddler, che ti consiglio.
Francesca says
Chiariamo subito una cosa: il mio inglese è sì scolastico nel senso che non ho mai vissuto all’estero e non ho mai interagito in modo continuato con persone di madrelingua ma riesco comunque ad esprimermi senza fare errori grossolani pur avendo un vocabolario ridotto.
Detto questo dopo la pubblicazione del post mi sono messa molto in discussione e ieri sera guardavo il Daddy con la faccia a punto interrogativo, come a dire: “Sto facendo bene? Devo continuare?”.
Poi oggi sono arrivati tutti questi commenti che in qualche modo mi fanno pensare che la cosa migliore è andare avanti.
Ha ragione Letizia quando esprime i suoi dubbi sulla solidità della relazione genitore-bambino che forse in quanto mamma sto dando per scontata…e dubbi ne ho e tanti anche sulle future competenze linguistiche di G. … e allora cosa fare? Forse la risposta è comportarsi in modo naturale e seguire i consigli degli esperti!
@Giada: le cose che scrivi sono molto familiari…anche G. interagisce perfettamente quando gli parlo in inglese…che dici li facciamo conoscere? Così magari inventano una loro lingua!!!
@Monja: hai ragione quando dici che è meglio non parlare in inglese se si commettono errori (lo dico anche io alla nonna che cerca di inserire qualche parola in inglese mentre gli parla) e proprio per questo sto davvero facendo molto per migliorare prima di tutto il MIO inglese!
@Amelia: l’idea della ragazza alla pari è molto interessante….se avessi un posto dove metterla avrei preso anche io in considerazione questa possibilità. Per il momento sto pensando ai PLAYGROUP a partire da settembre….:)
@Fiorelena: il tuo commento, letto stamattina prima di andare al lavoro, mi ha dato una sferzata di ottimismo! GRAZIE!
@Letizia: grazie per la tua sincerità e per tutto quello che fai per portare avanti questo progetto!
Francesca69 says
Ciao Francesca, anche io sono italiana e mio marito è bilingue italiano-inglese con mamma americana. Ho due bambini di 5 e 7 anni e fin dalla nascita mio marito gli ha sempre parlato solo in inglese, mentre io gli parlavo in Italiano. Anche la nonna paterna, che purtoppo non vedono più di una volta la settimana, gli parla in inglese e così la filippina che da 3 anni e mezzo vive con noi. Io gli ho sempre cantato ninne nanne in inglese, la musica per bambini è molto in inglese, audiolibri solo in inglese, libri in inglese con il papà tutte le sere prima di dormire, film a cartoni solo in inglese. Il grande fino a 2 anni era molto indeciso parlava una lingua tutta sua mista inglese e italiano e gesti. Poi ha scelto, e ha scelto l’italiano. Quindi al momento la situazione è:
– in inglese capiscono tutto o quasi
– il grande sta anche imparando (da solo) a leggere in inglese i libri che lo interessano
– per un accordo vedono ancora i film in inglese e la maggior parte della musica e dei cartoni sono in inglese
ma non parlano inglese, e anzi ho notato che stanno iniziando a dimenticare il loro vocabolario attivo, vale a dire what’s this? e avere la risposta dell’oggetto o dell’azione in inglese. Se qualche volta parlano poco (pochissimo) il loro accento è pessimo.
Sono giunta alla conclusione che se in casa non avessimo parlato la lingua minoritaria non sarebbe mai stato sufficiente vista la predominante esposizione all’italiano, con il paradosso che io e mio marito e la filippina parliamo inglese tra noi e loro continuano a rispondere solo in italiano.
Perciò ho iniziato a parlare inglese anche io con loro quando siamo soli, ma ultimamente mi sono devo dire un po’ scoraggiata perchè pur avendo io un buon livello di inglese i miei figli dicono che non capiscono perchè non ho l’accento del papà o di grandma.
In pratica il loro punto è: se capisci l’italiano, perché mi devo sforzare di parlare in inglese con te? Noi non ci arrendiamo, e adesso stiamo pensando di fare le vacanze con regolarità in paesi di lingua inglese per dargli qualche occasione d’uso con i coetanei. Ti consiglio con tutto il cuore i playgroup se ne hai l’occasione, potrebbe fare la differenza.
Ciao in bocca al lupo
Pia P. says
Ciao Francesca,
Prima di ogni altra cosa, grazie per la sincerità con cui hai raccontato la tua esperienza.. Tutti noi passeggeri della nave “bilinguismo” siamo passati dalla fase di trepiadante attesa di conoscere le prime parole dei nostri pargoli…
di sentire i primi risultati di tanti mesi di impegno… Non è facile per nessuno… Io sono madrelingua americana un pó rusty dopo 30 anni in Italia. Sono sicura di commettere errori quando parlo americano con AJ (19 mesi), e talvolta mi sfugge la giusta parola, ma non credo sia un grande problema… Io parlando con lei faccio un continuo refresh, Lei apprende parole nuove (incontenibile la mia felicità quando mi dice apple o shoe o moon etc) ma soprattutto comprende che il mondo non finisce ai confini di una lingua, ma ce ne sono altre così come si sono altre culture… E’ l’apertura mentale l’ultima destinazione della nostra nave, non certo il bilinguismo perfetto (che tra l’altro non credo esista).. Coraggio e segui l’istinto…
Pia
P.s. Amelia, come fai a vedere i cartoni di Elmo???? In Italia sono introvabili!!!! Per favore rispondimi!!!! Grazie
Amelia says
Grazie per il suggerimento sullo shut-up, lo uso in genere quando non mi ascoltano e fanno i monelli . Grazie per tutti i suggerimenti…sulla ragazza alla pari e’ una lotta con mio marito, perche’ la privacy va a farsi benedire, lui poi che ha vissuto per anni con studenti/impiegati mal sopporta la convivenza, cosi’ siamo arrivati ad un accordo su periodi di 3-4 mesi non oltre, speriamo di non rimanere bruciati con qst esperienza. Io sono molto positiva e determinata, speriamo bene.
Considerate che non mi rivolgo a loro sempre sempre in inglese, nei momenti di crisi si parla in italiano, l’inglese lo usiamo come un gioco non voglio che diventi un peso.
Bene su Elmo, peppa-pig, li ho scaricati da internet e mi sono fatta un hard-disk con tutti questi cartoni. Se vuoi puoi vederli da youtube oppure ci accordiamo come posso inviarteli, ti spedisco un dvd devo chiedere a mio marito (l’esperto) quanto sia fattibile.
Se sei interessata ri-scrivimi su qst post se ti interessa e ti mando l’email.
Amelia
octavia says
Bambini imitano gli adulti, perciò io e mio marito cerchiamo di usare solo parole “buone” sia in italiano e in altre lingue. Certo che al’innizio è stato difficile, ci scappavano le parolaccie tipo caz**, sh**, da** it nella presenza del bimbo…ma piano piano ci stiamo riuscendo.
Ma non sapevo che esiste elmo in cartoni animati…conosco soltanto quello normale (puppazzi)…lo compro su amazon UK
Arianna says
Questo è super http://astore.amazon.co.uk/bilingualforfun-21/detail/B0011W2IJC
ma ce ne sono anche altri…
fiorelena says
Rispondo ancora a Francesca: tutti noi non madrelingua ci mettiamo continuamente in discussione e continueremo a farlo finchè porteremo avanti un progetto così “ambizioso” . Credo che i nostri dubbi siano costruttivi perchè ci permettono di scegliere ogni volta come proseguire lungo il nostro percorso.
Non possiamo certo pensare di crescere dei figli “native” se non siamo madrelingua e tutto sommato non deve interessarci; dobbiamo solo pensare che con la nostra buona volontà, la nostra forza, la nostra costanza e la nostra lungimiranza stiamo dando un’opportunità di crescita ai nostri figli che certamente gli gioverà. Col tempo loro stessi avranno la possibilità di studiare e migliorare ciò che oggi gli stiamo trasmettendo. Quindi coraggio, la strada è lunga e tortuosa ma il panorama dall’alto è favoloso!
Angela says
Sembra che la determinazione della madre e lo scetticismo del padre sia un elemento ricorrente… infatti è così anche a casa mia. Non so nemmeno quanto insistere con mio marito affinché anche lui si esprima in inglese quando abbiamo i nostri momenti in inglese, vorrei che ad un certo punto fosse lui ad entrare spontaneamente nel progetto e non per costrizione. Però ammetto che così non sono proprio contenta, mi sembra di fare un bilinguismo a tratti anziché a fasce orarie!
Francesco says
Salve a tutti,
sono il papà italiano di G. (11 mesi a breve). Sin da piccolo ho sempre mostrato una propensione per le lingue straniere tant’è che i miei (pur essendo italianissimi) mi hanno cresciuto a suon di film in lingua originale ed abbiamo sempre viaggiato molto all’estero. Tuttavia, pur avendo un inglese fluente (lingua ufficiale al lavoro), per il mio personale percorso di vita, ho finito per imparare il francese quasi da madrelingua (ho studiato e mi sono laureato in francia, ho lavorato nella svizzera francese, ho coabitato con francofoni per lunghi periodi, ho moltissimi amici francofoni).
Da quando è nata G. le ho sempre parlato in francese e anche in casa cerco di parlare sempre in francese con la mia compagna. La televisione e la radio sono spesso sintonizzate su canali di lingua francese. Abbiamo libricini e canzoncine in francese. Devo dire che G. sta reagendo molto bene.
Ho fatto questa scelta perché la mia compagna non parla inglese ma solo francese scolastico per cui ho messo da parte l’inglese per non tagliare fuori la mia compagna dai dialoghi con nostra figlia.
Molti amici e parenti però mi consigliano di parlare alla piccola in inglese perché le sarà molto più utile, io me la sentirei pure ma secondo voi chiederei troppo a me stesso ma soprattutto a G. e alla mia compagna se portassi avanti inglese e francese in parallelo?
Qualcuno di voi ci ha già provato?
Grazie anticipatamente delle vostre opinioni