Eccomi di nuovo qui a raccontarvi della nostra esperienza presso la scuola internazionale frequentata da Grillina. Vi ricordo che ci siamo trasferiti lo scorso autunno in questo paese, extra-europeo di lingua non-indoeuropea, e i miei figli hanno cominciato a frequentare uno un nido locale e l’altra il Kindergarten presso la vicina scuola internazionale.
Come promesso, questa volta vi parlerò un po’ più in dettaglio delle attività di mia figlia al Kindergarten.
La giornata comincia per mia figlia alzandosi verso le sette e venti, verso le otto usciamo di casa e verso le otto e un quarto di solito riesco a lasciarla a scuola, prosegendo poi verso il nido del piccolo.
Arrivata a scuola, dato che è una bambina di cinque anni e mezzo, provvede da sè a togliersi la giacca, a cambiarsi le scarpe, a togliere dallo zaino il materiale che le servirà a scuola, a mettere vestiti, scarpe e zainetto al proprio posto, nel vano a lei assegnato. Poi si dirige in classe, consegna eventuali “compiti” (!) alle maestre e attende l’inizio delle attività, di solito giocando con gli altri bambini.
Visto che probabilmente me lo chiederete, non è che mia figlia faccia tutto questo alla perfezione tutto da sola. Per quanto riguarda svestirsi e vestirsi e mettere le cose a posto fila sempre tutto liscio, per la questione “compiti” di solito glielo ricordo io durante il tragitto e, quasi sempre, prima di salutarla. Nonostante glielo ricordi, capita che si dimentichi di consegnare qualche busta. Ma, appunto, è al Kindergarten e non ancora alla scuola elementare. Eventuali dimenticanze sono tollerate, anche se (ma è solo una mia supposizione) credo che ne tengano conto quando vanno a giudicare l’autonomia o l’atteggiamento dello studente verso la scuola.
Durante la mattina le attività sono svolte per lo più in classe. Tranne un paio di giorni la settimana in cui i bambini vanno a fare ginnastica in palestra (o all’aperto, col bel tempo) e un altro giorno in cui vanno alla biblioteca della scuola a scegliere il libro da leggere (assieme ai genitori la sera) durante la settimana, di solito i bambini svolgono attività appropriate all’età e atte allo sviluppo delle facoltà linguistiche, manuali, figurative, matematiche (a livello individuale), curando molto però l’aspetto di collaborazione tra bambini, cercando di coltivare indipendenza nell’osservare e nel procedere. [Perdonatemi l’imprecisione nel linguaggio e l’incompletezza nell’elencare i filoni di attivitá, ma non sono una pedagoga].
Ciascuno studente ha i propri libri che vengono tenuti in classe, a scuola, in modo che sono a disposizione per le attività e che i bambini non debbano portare sulle spalle peso eccessivo.
Durante l’anno scolastico si susseguono all’incirca cinque o sei unitá didattiche, comuni a tutte le classi della Elementary Division della scuola. Ogni unità didattica ha un tema: giusto per citare alcuni titoli passati, abbiamo avuto “Voices without words”, inteso a sottolineare come sia possibile esprimersi e comunicare in molti altri modi rispetto alla pura comunicazione verbale, e “Matter matters”, volta a stimolare l’osservazione degli stati della materia e ad instillare interesse verso gli aspetti scientifici della realtà. Di solito gran parte dell’attività didattica della mattina è organizzata in modo da approfondire il tema scelto, di volta in volta con modalità atte a sviluppare le diverse facoltà sopra citate.
Visto che il grado del Kindergarten frequentato da mia figlia è l’ultimo prima dell’entrata alla scuola elementare, vengono curate anche le attività legate alla scrittura e alla lettura. Durante la prima parte dell’anno i bambini hanno completato lo studio dell’alfabeto, e ogni giorno scrivono (copiando dalla lavagna) sul loro quaderno una frase (breve) che riassume l’attività principale della loro giornata.
Devo essere sincera, ero piuttosto scettica sul fatto che venisse insegnato così presto a scrivere, ma devo dire che, poco alla volta, i risultati si vedono. Mia figlia non ama particolarmente scrivere (preferisce disegnare… forse perché, per scrivere, ognuna delle lingue che conosce ha regole diverse, così si trova un po’ confusa che a scuola si usa un sistema diversissimo da quanto è abituata a vedere a casa) ma, ora, rispetto all’inizio il miglioramento è enorme.
Dall’inizio del nuovo anno viene inoltre introdotta l’attività di lettura, ogni giorno viene dato un libricino (di fotocopie) semplice e viene chiesto di leggere a casa assieme ad un genitore, circa un dieci minuti al giorno ogni giorno. Ovviamente tale attività è fortemente consigliata ma non obbligatoria (come controllare?), ma soprattutto le istruzioni ai genitori dicono chiaramente: non stressate i vostri figli, siate pazienti, cercate di trasmettere entusiasmo e amore per la lettura, per questi momenti di impegno condiviso, e soprattutto incoraggiateli, lodateli per i loro progressi.
E, devo dire, i progressi si vedono eccome! Ma ovviamente il motore nel progresso non è il dovere in sè di imparare a leggere, nè è la competizione con gli altri bambini. Semplicemente, mia figlia è curiosa di leggere. Non solo in inglese, in tutte le altre lingue che viene ad usare. Le serve per scopi pratici, tipo sapere cosa stiamo leggendo io o il padre quando diciamo che abbiamo da fare, o per scegliere l’episodio di un cartone da guardare da un elenco di titoli. Il metodo scelto per insegnare a leggere in inglese semplicemente facilita questo processo per quanto riguarda l’inglese.
Oltre alle attività puramente didattiche, restando otto ore a scuola ogni giorno sono ovviamente previsti i pasti (merenda mattutina, pranzo, merenda pomeridiana) e un riposino pomeridiano, in cui i bimbi se vogliono dormono oppure si stendono quieti a riposare. Di solito non ci sono mai problemi per il riposo, dopo il pranzo i bambini passano normalmente almeno una buona mezz’ora fuori a giocare, anche d’inverno con freddo e neve. Con la bella stagione, anche un’ora, e in più escono anche dopo la merenda mattutina e pomeridiana. D’inverno ci sono più attività ricreative organizzate all’interno, ovviamente, perché il freddo è intenso e non è sensato restare fuori, a volte, più di una mezz’ora nelle ore più soleggiate della giornata. Al momento grandi problemi di temperatura non ce ne sono e si permette ai bambini di giocare all’aperto il più possibile. Vedremo più avanti, quanto verrà il caldo e sarà sconsigliato stare troppo esposti al sole…
Veniamo alla questione dei “compiti”. Compiti? Al Kindergarten? Direte voi. Me lo sono detto anch’io, ma sono pazzi, questi?
Volenti o nolenti, per noi la scelta di questa scuola è quasi obbligata, per cui, se il sistema prevede compiti, i compiti si devono fare. La maestra americana di Grillina, quando le chiesi chiarimenti sui compiti, mi disse: “Welcome to the school!!!” a sottolineare il fatto che, avevo voluto mandare mia figlia alla scuola internazionale? allora pedala, beccati i compiti a casa!
E che compiti danno da fare? Dipende. Sempre legati all’unità didattica, a volte discutere con i genitori di qualche aspetto introdotto a scuola, per poi completare il tutto con una illustrazione, o scrivendo qualcosa. I genitori, insomma, sono coinvolti sempre e comunque. C’è da dire, però, che i “compiti” vengono consegnati una volta a settimana (il venerdi per il mercoledi successivo) e che, spesso, non richiedono più di una mezz’oretta di lavoro effettivo del bambino. Insomma, sono ragionevoli, e servono soprattutto per preparare i bambini ai ritmi della scuola elementare (dove il sistema per i compiti a casa è lo stesso, solamente ci sono più compiti, ma probabilmente mai quanti ne vengono dati nella scuola primaria italiana). Ma anche per addestrare i genitori a seguire i propri figli e ad interessarsi della loro attività scolastica.
Insomma, al momento il bilancio sembra addirittura positivo, forse anche per l’arrivo della bella stagione che, permettendo ai bambini di stare tanto tempo fuori a giocare e stancarsi in modo sano, pare abbia appianato i contrasti e gli attriti all’interno dei gruppetti della classe. Mia figlia torna a casa contenta e non parla più di eventuali dispetti o litigi, ma mi racconta di tanti altri episodi positivi. Non credo che mi nasconda qualcosa perché la vedo serena. Probabilmente il lungo inverno e la difficoltà a passare abbastanza tempo all’aperto erano la causa principale del crescendo dei contrasti a cui accennavo nel post precedente. Probabilmente. Vedremo in seguito come si evolve la situazione.
Mi accorgo che ho dimenticato di parlare delle attività legate alla musica e al teatro. Al momento, in realtà, ho le idee ancora confuse a riguardo. Cercherò di documentarmi meglio, a maggio ci sarà una rappresentazione cui parteciperanno anche i bambini del Kindergarten, vi saprò dire meglio nel prossimo post. A risentirci tra un mese!
Sono felice per Grillina! Anche per la mia piccola al Kindergarten le cose stanno andando meglio, passo dopo passo…qualche difficoltà comunque rimane: le lingue (inglese + lingua locale), e l’adattamento alle regole (sono un po’ più rigidi che in Italia). Il pisolino invece ora lo accetta senza far storie! Vedremo, siamo solo all’inizio!
Sono felice per voi Alessandra!
Anche Grillina ha le sue difficolta’, ma, appunto, piano piano procede… e la bella stagione aiuta, tira sul il morale.
Buon proseguimento a voi!
Devo essere sincera, più che la descrizione di una scuola materna questa mi sembra la descrizione di una buona scuola elementare, pardon primaria… Che i bambini imparino non lo dubito, ma è giusto che l’apprendimento sia un obiettivo primario della scuola materna? Non dovrebbe essere invece lo sviluppo di autonomie e competenze, anche sociali? Devo essere sincera, perdonami Agnese se lo sono, ma questa scuola in cui i bambini sono già esposti agli apprendimenti di una scuola primaria mentre invece sono lasciati liberi di comportarsi male con i compagni (come raccontavi in un tuo post precedente), mi lascia molto perplessa…
Una domanda, cosa intendi per scuola internazionale? Segue i programmi UK o USA?
L.
Anche a me questo sistema non sempre convince. All’inizio sono stata molto ma molto scettica, e condivido la tua posizione, io ho imparato a scrivere a sette anni a scuola, non ho risentito di nessun ritardo a dover aspettare quell’eta e all’asilo me la sono proprio goduta!
Diciamo che al momento sono discretamente soddisfatta per il fatto che Grillina sembra serena, e da un paio di settimane abbondanti molte situazioni “conflittuali” sembrano risolte.
Non ho idea di cosa sia cambiato cosi’ improvvisamente.
Al colloquio (“ricevimento genitori”) di un mesetto fa con le maestre si e’ parlato seriamente del problema, mi e’ parso di capire che anche loro non gradiscono tali condotte tra i bambini e si adoperano per appianare i contrasti e per far capire che bisogna mantenere un atteggiamento di rispetto per i compagni.
Quindi, a casa abbiamo ulteriormente discusso la quiestione con Grillina (e cosi’ pure gli altri genitori, spero), forse anche questo ha dato frutto… non so.
Almeno il dubbio che mi era venuto (ovvero, che le maestre se ne infischiassero di come si comportano i bambini tra loro) si e’ un po’ ridimensionato. Le maestre forse non hanno abbastanza mezzi per tenere a bada 18 bambini che hanno dimostrato di essere abbastanza irrequieti. Dovrebbero averli, con tutti i soldi che paghiamo la scuola potrebbe ben assumere altro personale come al nido di mio figlio, ma almeno mi sembra (mi sembra) che le maestre si impegnino molto ad insegnare ai bambini il rispetto reciproco. Speriamo sia davvero cosi’.
C’e’ da tenere conto che questi bambini passano a scuola otto ore al giorno (un tempo enorme!) e d’inverno (quest’anno rigido in maniera inusuale) sono costretti alla vicinanza forzata, perche’ non si puo’ uscire a giocare un tempo ragionevole. Anche se venivano organizzati attivita’ ricreative all’interno, non e’ la stessa cosa. I bambini devono muoversi all’aria aperta.
Con la bella stagione stiamo fuori il piu’ possibile, e davvero i miei bambini da rissosi si sono trasformati in angeli.
Il fatto che insegnino a leggere e a scrivere… non so. Mi hanno assicurato che tutto non e’ fatto con una pressione a dover saper fare perfettamente, perche’ comunque nelle elementari poi il tutto viene ripetuto e non dato per scontato.
In un certo senso, i bambini a quell’eta sono gia’ curiosi verso la lettura e la scrittura. Forse e’ un modo per tenere interessati i bambini e farli sentire un po’ “grandi”, nonche’ stimolare interesse nella lettura (in questo paese, a quanto ho capito, si legge meno che in Italia!) e aiutarli con la lingua inglese (stiamo parlando di bambini che spesso non hanno nessun genitore madrelingua in inglese)…
Non so, anche io sono scettica, dovevi vedermi quando mi arrivavano le buste coi compiti come mi infuriavo per aver mandato mia figlia a questa scuola, ma purtroppo che ci posso fare? Nel caso di mia figlia rifiutare il posto era quasi impossibile (la scuola e’ considerata molto buona, si sarebbe fatto uno sgarbo a chi si era adoperato a farci avere il posto, l’alternativa scuola locale era poco attuabile in quanto la lingua ufficiale e’ quella locale e nessuno di noi la parla ad un livello accettabile…ma ci stiamo lavorando!)
Per ora sono contenta perche’, da un mesetto a questa parte, le cose si stanno mettendo bene: non sento piu’ parlare di litigi, anzi mi racconta delle sue ulteriori amicizie e di cosa si dicono… molto rassicurante al momento. Speriamo continui cosi’….
Ops, dimenticavo: dovrebbe seguire i programmi USA, diciamo che “storicamente” e’ nata per fornire agli americani in loco un’istruzione americana ai loro figli. (Un giorno vi parlero’ di questo e di altre testimonianze raccolte tra colleghi e conoscenti. Uno dei nostri colleghi qui, un russo (nota: tutti i russi che ho conosciuto non mi sono mai venuti a raccontare storie, dicevano onestamente quello che pensavano, nel bene e nel male) mi ha detto testualmente: “La scuola e’ stata creata perche’ la moglie del fondatore XY non ne voleva sapere di lasciare gli USA e mandare i figli a una scuola che non fosse americana. Quindi XY per tornare in patria ha fondato una scuola americana per i suoi figli, poi hanno cercato di farne un business, adesso e’ una scuola molto famosa e molto cara, ogni anno diventa piu’ cara e ogni anno il livello peggiora…” Sua figlia ha ovviamente frequentato la scuola, a suo tempo, quindi probabilmente sa bene di cosa parla. Inoltre e’ russo e penso che i russi siano abituati ad un livello di istruzione di un altro ordine di grandezza rispetto alla presente.
a l’età di 4 anni, prima di andare al’asilo (ho comminciato ad andare al’asilo a 5 anni) io sapevo già leggere e scrivere. Me l’hanno insegnato a casa. non ricordo di essere forzata, anzi per me è una bella esperienza imparare a leggere e scrivere perche poi i miei mi hanno comprato un sacco di libri interessanti (quelli pop ups, quelli giganti che occupavano tutta la tavola, quelli con flaps, etc) e ero pure abbonata a 2 revisti settimanali per bambini. Ero contentissima! a l’età di 6 anni (o 6 anni e mezzo) comminciavo a leggere i libri di Enid Blyton (sì…quei libri di centinaia di paggine) ammeto che non capivo tutto…ma era interessante lo stesso. la mia imaginazione volava…perche tutto quello che c’è scritto lì era un mondo diverso dal mio. Ma totalmente diverso! e a quel età sapevo già cosa volevo fare a grande: viaggiare e esplorare il mondo!
poi, sempre a 6 anni comminciavo a scrivere i miei racconti lunghi lunghi…La scuola finiva a mezzo giorno, e dopo il pranzo mi portavano a letto per riposo pomeridiano, ma invece di dormire, scrivevo le mie giornate a scuola, i miei sogni, oppure i racconti totalmente fiction con i personaggi che creavo io. Scrivevo pure le lettere ai nonni…visto che all’epoca non avevano il telefono.
Cmq, vlv dire…imparare a scrivere e leggere presto non è sempre una sorta di pressione…se lo fanno in modo piacevole…è molto divertente!
Mio marito ha avuto una esperienza simile alla tua: a quattro anni ha imparato a leggere e scrivere, a casa, ma non perche’ lo obbligassero, solo perche’ era curioso. Si sedeva vicino al padre, guardava cosa facesse e chiedeva spiegazioni. Suo padre gli insegno’ pian piano a leggere e scrivere.
Poi, probabilmente tra i cinque e i sei anni, si e’ letto da solo la fine di uno dei libri di Giulio Verne che davano in uno sceneggiato alla tv: interrotta la penultima puntata proprio sul piu’ bello (in un momento molto drammatico, dove il protagonista non si sapeva che fine avesse fatto), non riuscendo ad aspettare la settimana successiva, si e’ letto da solo la fine… e si e’ tranquillizzato!
Comunque che bella l’abitudine di scrivere lettere anziche’ affidarsi solo a telefono e skype… ricevere e spedire una lettera e’ un’emozione speciale, spero non cada mai in disuso.
Enid Blyton, interessante…so che nel mondo anglosassone è conosciutissima (addirittura pare che in Uk sia l’unica scrittrice che anche chi non legge libri è in grado di menzionare…) mentre in Italia è praticamente sconosciuta (anche se ultimamente un suo personaggio, Noddy, sta diventando famosetto anche qui).
Mia figlia maggiore si sta appassionando ai chapter books, tra quelli della Blyton ne avresti qualcuno da consigliare adatti a bimbi dei primi anni delle elementari?
Grazie, a
La richiesta era per Octavia
allora, io ho comminciato con the series of Famous Five, ci sono tipo ventina di libri in questi series, poi ho letto anche the series of Malory Towers e St. Clares…poi ci sono anche i libri singoli che non fanno parte di nessun series ma i titoli non mi ricordo più…ormai era 20 fa che li leggevo.
Non so se questi libri sono adatti x i bambini di primi anni di elementare perche sono tipo romanzi; da 150-300 pagine senza imagine…solo qualche sketch ogni tanto.
Io li leggevo nei primi anni di elementare perche il mio reading skills era avanzata x mia età, sapevo leggere bene e velocemente. Poi le storie (sopratutto quelle di Famous 5) mi piaccevano tanto…racontano di 4 ragazzini (età 10-12 anni) con un cane che fanno i detective. Ma anche se sono libri di detectives, il problema (i casi) di solito appare nell’ultima metà di libro…mentre la prima metà raconta sempre sui viaggi dei personaggi, di paesaggi, delle cose che fanno nei villaggi, etc. Per me che sono cresciuta in una città metropolitana in Asia, piena di macchine, smog e grattacieli…i villaggi eropei con fiume potabile, le torre antiche sopra le rocce, wild berries nella foresta o per strada, cavalli che mangiano zucchero, o la vita di contadini sono proprio un mondo sconosciuto!Perciò avevo detto prima che la mia imaginazione volava…era troppo interessante quel mondo sconosciuto che non avevo mai visto!
Ma x bambini eropei forse sono cose banale o potrebbe anche essere difficili visto che sono abb lunghi Mentre Malory Towers e St. Clare sono tutti e due series di boarding school. Anche boarding school era qualcosa di strana x me…da noi boarding school di solito solo x scuole religiose…questi 2 series sono più per femminuccie…(anche se conosco qualche maschio che li leggono) 🙂
Grazie mille per i suggerimenti. Proverò con i “famous five”, a me il filone detective è sempre piaciuto e per loro sarà una scoperta. Per il momento li leggerò io alle bimbe… vi farò sapere…
Qui (UK) i bambini iniziano a scrivere e a leggere presto e nonostante anch’io fossi scettica, non mi sembra che stia creando nessun problema. Anzi! Vedo l’orgoglio neglio occhi di mia figlia (e di mio marito!!! per no parlare della nonna in Italia!!!) quando legge qualcosa da sola(che non fosse nel libro di scuola). All’asilo giá avevano fatto l’alfabeto e la fonetica (indispensabile per leggere e scrivere in inglese) e quindi quando é arrivata in Reception (dai 4 ai 5 anni, credo sia un po’ l’equivalente del Kindergaden americano) era giá avvantaggiata a confronto di altri bambini che erano stati a casa. Adesso dopo 8 mesi di Reception legge tranquillamente i libri assegnati dalla maestra (uno alla settimana) e avidamente quelli che ha a casa (adatti al suo livello). Hanno poi una busta con dentro delle “meline” verdi e rosse. Ogni cartellino ha su scritto una parola: mele verdi possono essere lette usando la fonetica, mele rosse vanno imparate a memoria. Alla fine della Reception ci si aspetta che tutti bambini sappiano leggere tutte le mele.
I bambini in generale sono spinti ad essere indipendenti e giá dall’asilo dovevano “arrangiarsi” a togliere giacca, scarpe etc… Adesso nella scuola primaria (Reception fa parte della scuola primaria) questo include il cambio per l’ora di educazione fisica. Tutti i vestiti devono essere rigorosamente etichettati con il nome e ogni tanto arriva a casa con la maglietta di qualcun’altro ma fa parte dell’apprendimento no?? 🙂
I bambini si comportano bene (generally speaking!) e fate conto che sono in 30 per classe ….. numero massimo per legge inglese nelle scuole pubbliche 🙁
Bello il metodo delle meline!
Probabilmente, insegnare “presto” a leggere e scrivere e’ qualcosa di tradizionale nella cultura anglosassone… forse addirittura necessario, dato che la lingua inglese non ha corrispondenza “lettera per lettera” tra parola scritta e pronunciata.
Ma non sono una linguista: qualcuno potrebbe chiarire meglio questo punto?
“…Nonostante glielo ricordi, capita che si dimentichi di consegnare qualche busta. Ma, appunto, è al Kindergarten e non ancora alla scuola elementare. Eventuali dimenticanze sono tollerate, anche se (ma è solo una mia supposizione) credo che ne tengano conto quando vanno a giudicare l’autonomia o l’atteggiamento dello studente verso la scuola”. Agi, secondo me il problema sta tutto qui: a 5 anni e mezzo l’autonomia e lo sviluppo di una corretta condotta scolastica sono conquiste di cui la scuola, in concorso con la famiglia, deve favorire l’acquisizione, facendo sentire il bambino supportato non giudicato o valutato (o, peggio ancora, appena tollerato se lo dimentica!). “aiutami a fare da me” è un noto motto montessoriano: non vogliamo crescere dei “bamboccioni” ma almeno dei bambini sì? Ecco, uno dei motivi per cui noi abbiamo deciso di declinare il posto ottenuto in due scuole internazionali (e anche su questa cosa del giogo delle liste d’attesa ce ne sarebbe da dire…) è che quando parli con il personale che opera in queste scuole, e con alcuni genitori, non sembra si stia parlando di bambini, persone piccole, ma di piccoli adulti, che si preparano ad essere ammessi nelle più prestigiose università del mondo (!!). Insomma, puro show off che, nei casi peggiori, diventa un continuo stimolo alla competizione. E questo molto probabilmente è anche uno dei motivi per cui i bambini possono sviluppare comportamenti aggressivi, tra loro e con gli insegnanti. Ovviamente tengo a precisare che la nostra situazione è completamente diversa dalla tua: viviamo a Roma, non in un paese estero in cui devi fare i conti anche con una terza lingua, abbiamo magari a disposizione più scelte, tra cui anche delle ottime pubbliche (ovviamente per ottime non intendo prestigiose ma scuole magari piccole o poco conosciute in cui i bambini sono considerati bambini). In bocca al lupo per tutto, tienici aggiornati ps. mia figlia di 5 e mezzo sta imparando a leggere e scrivere in inglese a casa: è un’attività iniziata “tanto per provare” a cui lei nel tempo si è appassionata ma certo è che preferisce centomila volte disegnare 😉
Credo di capire molto bene il motivo della vostra decisione (declinare il posto presso scuole “prestigiose”).
E’ una questione che tocca fortemente anche noi.
Non so fino a che punto quando a scuola ci dicono “Ok, non c’e’ problema” davvero non c’e’ problema o lo dicono per “educazione” o consuetudine. All’inizio davvero pensavo che non ci fosse problema, poi alcuni fatti mi hanno fatto ripensare che forse non era cosi’ e che la risposta era una risposta di facciata, standard, stava a me capire e comportarmi di conseguenza.
E’ la cosa piu’ spiazzante: per me che sono totalmente “straniera” per entrambe le culture, e’ difficile da interpretare. Mio marito invece riconosce atteggiamenti “americani” da ambiente di scuola internazionale.
Insomma, io ritenevo che il Kindergarten fosse, appunto, un Kindergarten, una scuola materna. Ma essendo in una scuola internazionale uno spesso si trova di fronte alla prospettiva di mandare il figlio in una universita’ prestigiosa, blablabla, e a volte pare che questo condizioni le aspettative sui bambini fin dal Pre-Kindergarten.
Non c’e’ nulla di male a offrire buone opportunita’ di istruzione ai bambini, ma se per fare questo li si mette in condizione di dover essere sempre sotto pressione e osservazione, allora qualcosa non sta funzionando a dovere.
Nel nostro caso specifico, a volte ho avuto questa sensazione, ultimamente molto meno… Devo chiarirmi bene le idee a riguardo.
Vero e’ che i genitori che mandano i figli li’ non sono tutti uguali: una buona parte sono benestanti (dato che si possono permettere la retta della scuola senza sconti!) ma normali, sensati, altri, invece, sono decisamente snob. Insomma, gente che “non si vuole mischiare” con ceti sociali meno abbienti o meno istruiti. Non un ambiente facile, non un ambiente in cui mi riconosco volentieri.
Sono contenta della parte di persone che mi paiono “ragionevoli”.
Volevo soltanto precisare una cosa. Negli USA il kindergarten e’ una parte della scuola primaria. E’ soltanto 1 anno e i bembini lo frequentano a 5 anni. La scuola materna statale non esiste. Il kindergarten e’ l’anno dove i bambini vengono preparati per entrare la scuola elementare. Non e’ anormale per un bambino di non essere mai stato all’asilo e quindi il kindergarten serve per preparare all’ingresso a scuola.
Gli asili sono solitamente privati quindi in genere le famiglie che non possono permetterselo semplicemente tengono i bambini a casa fino a quando cominciano kindergarten. Che pero’ solitamente e’ di soltanto 4 ore al giorno. Poi c’e’ anche chi pensa che i bambini non abbiano bisogno di andare all’asilo e preferiscono tenere i bambini a casa fino ai 5 anni.
Agi, so che non vuoi svelare dove abitate ma se è un paese asiatico, capisco bene come.funziona la scuola di Grillina. Nei paesi asiatici le scuole hanno lo standard più alto da quelle eropee. La competizone si sente di più e tra le mamme si fanno la gara.
a scuole si impara tantissime cose che in realtà è troppo…ma davvero troppo sopratutto se faccio comparazione con scuole italiane. Dir la verità non è stato piacevole. a scuola elementarr avevo i compiti a casa tutti i giorni, dovevo imparare tantissime materie, è stato un incubo quei 6 anni che ho passato a scuola elementare. Nei asili pure i bambini devono lavorare di più…fortunatamente non mio asilo, perche lì giocavamo, cantavamo, disegnavamo, ma nei asilo di miei cugini…a parte scrivere e leggere frasi molto più complicati, hanno anche imparato la matematica di base..tipo 5 cani+6cani=?, ed anche basic science.
Poi, per i corsi dopo scuola…Sopratutto negli anni 90 e 2000…in mio paese, i bimbi di 3 anni andavano ai corsi di matematica che usa un metodo che si chiama Kumon. Lì imparano a fare i conti con ciffre grandi senza calcolatrice (ad es: 5436+6781+3264+9321+2314+4345+6549=?). Ho visto pure nella tv che questi bimbi davvero esistono! è stata un booming di Kumon all’epoca! Mandavano pure i bimbi piccoli ai corsi d’inglese, corsi di storia, corsi di science art, etc…perche a scuola elementare si impara tutte queste cose…e per aiutare questi poveri bimbi a seguire i ritmi veloci di scuola..devono anche fare dopo scuola a l’età così piccola.
Questo succede perche gli asiatici considerano gli eropei/americani fossono superiori…e per non essere lasciati indietro…si deve fare il massimo da piccolo…si deve studiare tanto e imparare tutto.
In Giappone e Sud Corea peggio ancora…lì si suda davvero a scuola…ma davvero pesante la loro instruzione.
Pure io non sono daccordo trattare i bimbi come piccoli adulti…ma cmq prima o poi dovrebbero prepararsi per il futuro…sopratutto per quelli che non hanno il futuro garantito dai genitori.
Troppi impegni o troppe responsabilità non vanno bene ai piccoli, ma un pò d’impegno qua e là non credo che facciano male. importante sapere il limite, quando si deve fermare, e che i bimbi siano sempre felici, perche meglio avere bambini felici che bambini intelligenti. Quindi io credo che x miei figli faccio il mix tra istruzione pesante asiatica e istruzione molto laidback d’Italia.
E per i genitori snob di scuole internazionali…è anche una delle raggioni per cui non mando i miei bimbi lì 🙂
Il metodo Kumon é molto diffuso in Inghilterra, o per lo meno a Londra. Viene usato per “tappare” le lacune della scuola pubblica e soprattutto per preparare i bambini se voglio andare ad un Grammar School (scuola media -11 anni- con esame di ammissione).
adesso kumon viene usato per più materie…ma quando ero piccola, si usava solo x matematica…quindi i bimbi preschoolers imparano matematica di scuola elementare, e i bambini di scuola elementare imparano quelli che vengono insegnati al liceo.
Ommioddio!
Bambini che a tre anni sanno sommare tali numeri…. a tre anni ancora e’ difficile sapere cosa sia “10”, insegnare a sommare senza avere una comprensione intima del processo che si fa a compiere e’ un puro gioco con i simboli… che senso puo’ avere mi chiedo?
Alla scuola di Grillina (almeno da quello che mi pare di capire) hanno un approccio pratico e “sperimentale” ma (a mio parere) a volte corrono troppo presto verso la generalizzazione. A cinque-sei anni non sempre si e’ pronti per certi concetti. Forse la loro filosofia e’ “esporli al processo, anche se non capiscono subito, almeno cominciano a ragionarci sopra”. Chissa’.
Non so bene come il metodo di Kumon viene insegnato…ai miei non interessava quindi non sono mai stata iscritta. So soltanto che contano tutto usando le mani, proprio senza calcolatrice.
a scuola di Grillina, come insegnano a leggere e scrivere x la prima volta?
Ho fatto la ricerca sui metodi x insegnare a leggere e scrivere a casa e ho trovato un corso per bambini di età 4-6 anni. In questo corso, invece di comminciare ad introdurre l’alfabeto e i sillabi, inniziano subito con le parole (usando flashcards) e frasi di 10-15 parole…perche secondo loro l’alfabeto e sillabe non significano niente x bambini…capiscono di più le parole. in più garantiscono che dopo 3 mesi i bambini sapranno già leggere e scrivere bene.
Mia amica usa la tecnica più o meno uguale con dvd, libri e flashcards di Baby Can Read da quando la bimba aveva 1 anno…adesso ne ha 18 mesi sa già “leggere” la maggior parte di sue flashcards…tipo monkey, hat, nose, head, etc. In realtà non è che lei sa leggere davvero…ma lei memorizza le forme di lettere e parole.
Mah, io non so se questi metodi sono davvero efficaci…ma di sicuro i miei bimbi non imparano a leggere e scrivere a 18 mesi.
A quanto ho capito, studiano l’alfabeto (dando per ogni lettera esempi di parole brevi che comincino con (o contengano) quella lettera e che siano “standard” secondo la fonetica) e, allo stesso tempo, imparano parole intere (corte) da memorizzare.
Insomma, all’inizio del processo i bambini si trovano a leggere una parola intera, breve, alla loro portata, memorizzandone la pronuncia e la scrittura. Ovviamente all’inizio del tutto non hanno idea di come scrivere una parola diversa, ma a lungo andare, con il bagaglio di parole memorizzate, riescono 1) ad intuire come leggere una parola sconosciuta 2) ad indovinare come scrivere una parola nuova che viene loro pronunciata.
Ogni tanto arrivano a casa fogli in cui si deve pure “sillabare” le parole (tipo cat: c-a-t, pronunciato nominando le lettere) oppure pronunciando i singoli suoni staccati k-“a”-t, in modo da prendere coscienza del fatto che l’inglese non si legge come si scrive. Ma la maggior parte della lettura avviene leggendo frasi brevi in libretti semplici.
ex: il libro Ball
I play ball at home
I play ball at school
I play ball outside
I play ball with you!
Insomma, non e’ la Divina Commedia, le frasi sono semplici, composte da parole corte, spesso ripetute. (Repetita juvant!) Alla fine, il bambino riconosce queste parole fondamentali a colpo d’occhio.
per quello che vedo io ti devi dimenticare l’alfabeto come l’abbiamo imparato noi. Mia figlia ormai non “chiama” piú le letter con il loro nome dell’alfabeto ma con il loro suono. All’asilo usavano i jolly phonics adesso a scuola invece preferiscono i Synthetic Phonics. E’ tutta questione di fonetica, quando legge un libro e non sa la parola le devo dire “sound it out” e piano piano ci arriva. Cominciano con le parole composte da lettere “singole” (fog: f-o-g) e poi vanno a alle parole che hanno lettere che fanno un “suono di gruppo” (chess: ch-e-ss). Nel caso di chess mia figlia direbbe “5 lettere, 3 suoni”.
Synthetic Phonics sembra essere il metodo piú usato nella scuola inglese.
Grazie x l’info. devo imparare prima la fonetica allora, prima di insegnarlo al bimbo. vorrei che legge anche in inglese…ma io la fonetica inglese non ho mai imparato …so legge. re e parlare e basta 🙁
Ciao Agi, mi chiedevo se prevedi di insegnare a tua figlia a scrivere anche in Italiano. Abito negli Usa e conosco diversi Italiani i cui figli parlano un ottimo italiano ma hanno molte difficolta’ a scrivere, naturalmente in primis per la fonetica. Alcuni hanno ovviato al problema improntando delle vere e proprie scuole in casa nel fine settimana, e “obbligando’ i propri figli a dedicare un po’ del tempo del weekend alla scrittura di composizioni in Italiano. Ma rovinare i sabati di riposo dei bambini con noiose esercitazioni non e’ un “reato”? D’altronde pero’, quale puo’ essere l’alternativa? Vi ringrazio in anticipo per i vostri suggerimenti
un oretta ogni sabato o mezz’ora 2 volte alla settimana dopo la scuola non credo che faccia male.
Se i bimbi hanno amici o parenti in Italia potete scrivere le lettere o cartoline…così i bimbi sarano più motivati ad imparare a leggere e scrivere in italiano. forse qualcuno sa un metodo divertente?
Per ora non le sto insegnando ne’ a leggere ne’ a scrivere in italiano… mi limito a leggere insieme a lei, in modo che segua le parole mentre leggo. Ovvio che se mi chiede come si scrive/legge qualcosa in italiano glielo dico.
Mio marito invece aveva cominciato a insegnarle a leggere nella sua lingua madre, per cui quello che ogni tanto succede e’ che mia figlia improvvisa parole italiane scritte con le lettere dell’altra lingua famigliare… mi diverte molto, e’ brava anche, quindi ha capito il meccanismo, ma per ora non ho intenzione di farla “lavorare” extra sull’italiano. In futuro, probabilmente ce ne sara’ bisogno, ma spero che si trovera’ tempo senza doverlo sottrarre alle necessita’ “base” di un bambino della rispettiva eta’… Chissa’, vedremo.
Per ora, ecco, facciamo quello che la scuola richiede, poi cerco di lasciarla abbastanza libera… senno’ se la forzo gia’ da adesso ho l’impressione che venga ad odiare cose che in realta’, fatte al tempo giusto, sono bellissime… (non tutti i bambini sono cosi’, ovviamente. Ma mia figlia, se e’ forzata, fa le cose di malavoglia, invece quando le viene l’ispirazione fa cose sbalorditive!)
Sta imparando a leggere in 2 lingue diverse? ma che brava!
Io non ho idea se bisogna aspettare che sa leggere bene in 1 lingua prima di comminciare ad imparare a leggere in altra lingua o se si può fare nello stesso tempo.
La lingua scritta del papà usa l’alfabeto normale o no? Perchè mio nipotino a 4 anni imparava a leggere in arabo, che si legge da destra a sinistra…a 5 anni imparava la nostra lingua scritta a scuola che usa l’alfabeto normale…lo leggeva sempre da destra a sinistra 🙂
Volevo solo dire che mio figlio ha fatto la prescrittura e la prelettura all’ultimo anno della materna, qui in Italia. Avevano i loro libri per imparare l’alfabeto, le prime paroline e i numeri. Non è la cosa normale, prevista in tutte le materne? Poi a 5 anni e mezzo esatti ha iniziato la prima elementare. Altre mamme mi dicevano che era troppo piccolo, che avrei dovuto ‘lasciarlo giocare un altro anno’ ma mi sono fidata delle insegnanti della materna che ritenevano che un altro anno lì sarebbe stato per lui ‘una noia’. Così l’ho mandato alle elementari e non ha mai avuto problemi (ora è in terza), anzi…
Un saluto a tutte 🙂
In Italia gia’ da molti anni e’ consuetudine (ed e’ previsto dalle regole scolastiche) mandare bambini che non hanno ancora compiuto il sesto anno di eta’ alla scuola elementare. In altri stati europei la scuola elementare comincia tassativamente a partire dal sesto anno di eta’ compiuto (quindi, non si puo’ mandare un bambino a cinque anni e mezzo alla scuola elementare), ma di solito l’ultimo anno di scuola materna e’ obbligatorio (credo, non mandare il bambino a scuola materna a cinque anni compiuti costituisce “reato”).
Io non propendo ne’ per un sistema ne’ per l’altro, li capisco entrambi… ci sono bambini che sono comunque gia’ pronti e curiosi verso lettura e scrittura, altri che magari tendono a preferire attivita’ principalmente motorie (correre, saltare, etc etc). Non credo si sbagli a mandare a scuola elementare un bimbo di cinque anni e mezzo, specie se e’ gia’ abbastanza maturo e interessato alle attivita’ principali da svolgere a scuola, ma anche ci sono bambini di sei anni che a scuola sono “irrequieti” perche’ non soddisfano il loro fabbisogno di attivita’ motoria, che quindi a stare seduti soffrono. Dipende da bambino a bambino. Ovvio che anche chi ama solo muoversi va incoraggiato e interessato a attivita’ quali lettura e disegno, scrittura, etc, ma e’ anche vero che, per tener seduto un bambino, gli si deve dare la possibilita’ di potersi muovere il giusto regolarmente, in altri momenti della giornata. I bambini “moderni” si trovano a passare fuori in movimento si e no un paio di ore al giorno, guardano recolarmente la tv o dvd (miei figli compresi, anch’io una mezz’oretta al giorno faccio loro vedere qualche puntata dei loro cartoni preferiti). Io da piccola stavo fuori interi pomeriggi a correre e giocare, ovvio che poi a scuola stavo seduta tranquilla e scrivevo volentieri…
Ciao Ale, io vivo in California. Tu dove sei?
Io ho due figlie una di 12 anni e l’altra 5. Entrambe parlano italiano bene, pero’ si sente l’accento americano e gli errori grammaticali. Per me era importante che potessero comunicare con la mia famiglia e non ho mai insistito che imparassero a scrivere o leggere. Io ho imparato l’inglese a 25 anni. Lo leggo facilmente. Lo scrivo sicuramente con errori. Spero che quando le mie figlie andranno al college si iscriveranno ad un corso di italiano dove impareranno a scriverlo.
Mi piace molto il coinvolgimento dei genitori, questo tentativo di dare anche un collegamento casa-scuola al bambino. I compiti vengono dati solo all’ultimo anno di asilo o già prima? Ho sentito dire che anche in Italia all’ultimo anno di asilo ora danno i compiti in qualche scuola.
Non ho idea se diano compiti anche prima. E’ il primo anno che mia figlia frequenta. Probabilmente, per i bambini piu’ piccoli (pre-kindergarten) si limitano a suggerire idee per giocare a casa con i genitori e i fratelli maggiori… ma non lo so per certo.
Il coinvolgimento dei genitori e’ importante, certo, ma a volte crea diversi problemi:
1) se un genitore lavora puo’ davvero avere tempo nullo da dedicare all’attivita’ (magari ce l’ha alle 10 di sera, ma a quell’ora i bambini sono a letto e certo non e’ orario sano per i compiti)
2) un genitore non sempre e’ un pedagogo. Si puo’ cadere facilmente nella trappola di pretendere troppo dal bambino, o troppo poco, o non capire esattamente cosa si deve fare. Sarebbe meglio dare compiti che un bambino stesso capisce e riesce a fare da solo, come succedeva a me alle elementari.
A volte sono stata seriamente in dubbio su quale fosse il punto dei compiti (cosa grave: non dovrebbe essere cosi’, non a questa eta’), e non perche’ io non riesca a capire l’inglese.
Forse in uno dei prossimi post parlero’ dei compiti che vangono dati per casa, giusto anche per avere un feedback su cosa danno in genere nelle scuole. In questa, a volte mi sembra che i compiti siano un po’ oltre il livello di un bambino in eta’ prescolare. Probabilmente affrontare certe tematiche con il loro approccio finisce per avere risultati molto positivi dopo (chissa’) ma tante volte mi sembrano decisamente qualcosa che necessita di maggiore maturita’.
O forse questo e’ il risultato del mio coinvolgimento, visto che io devo essere coinvolta nei compiti interpreto col mio cervello di ultratrentenne e credo che vengano richieste piu’ cose di quante in realta’ lo sono… ecco il risultato del coinvolgimento dei genitori.
Sul fatto di non capire l’obiettivo dei compiti, mi è capitato anche con mio nipote alle elementari mentre tutto si svolge in italiano, quindi senza difficoltà linguistiche. Temo siano semplicemente molto diversi da quelli che davano a noi.
Capisco i problemi di cui parli e non sono certo da sottovalutare. D’altra parte credo che sia un modo per obbligare la famiglia a tenere un filo d’unione in più, che di questi tempi tutti di fretta non fa male.