Parliamo di creatività: a giudicare dal fatto che quasi tutti gli articoli scientifici sul tema sono inaccessibili, se non a pagamento, anche per chi ha un abbonamento in regola, possiamo capire quanto l’argomento sia attuale e richiesto.
“Investigare e creare- questi sono i temi attorno a cui tutte le occupazioni umane più o meno direttamente si rivolgono” (Wilhelm von Humboldt)
“The gap between vision and current reality is a source of energy. If there was no gap, there would be no need for any action to move toward the vision. Indeed, the gap is the source of creative energy. We call this gap creative tension”(Peter M. Senge, 2006, The Fifth Discipline)
Ma perchè? Che cos’è la creatività? Cosa comporta essere creativi? Creativi si nasce o si diventa? Come (aiuatre i bambini a) crescere creativi? Che legami ci sono con il bilinguismo?
Passo il testimone a Letizia per tutti i punti, dato il suo prossimo interessantissimo appuntamento su cui spero ci aggiornerà anche online, e affronto l’ultima questione, sulla relazione tra creatività e multilinguismo, prendendo spunto da un progetto europeo che ha coinvolto tutti i 27 paesi europei più Norvegia e Turchia, proprio allo scopo di fornire evidenze scientifiche alla nostra domanda. I risultati emersi dalla ricerca, confrontati con la letteratura internazionale sul tema, hanno permesso di dare una risposta articolata, promettente anche se non ancora definitiva.
Il multilinguismo è l’abilità (in termini individuali o comunitari) di usare lingue diverse all’interno della comunicazione sociale, con scopi diversi a diversi livelli di competenza. La creatività, a sua volta, è un concetto complesso e multi-dimensionale, che richiede di essere analizzato con attenzione e che, secondo molti, è legato alle esperienze e alle interazioni sociali dell’individuo più che a qualche ‘dono di natura’. In questa chiave, si può leggere il contributo del multilinguismo alla creatività: non è stato visto un legame diretto tra multilinguismo e creatività, ma è molto probabile, alla luce di quello che si sa oggi, che il multilinguismo sia una risorsa che fa esercitare e migliora alcuni aspetti del funzionamento cognitivo, inclusa la alla creatività.
Le ricerche mostrano infatti che ci sono delle differenze tra il cervello monolingue e quello multilingue, anche se non sono ancora noti tutti i dettagli. Oggi, ad esempio, gli studi sul funzionamento delle funzioni esecutive riferiscono di un vantaggio dei bilingui nei compiti che richiedono capacità di problem-solving, pensiero astratto, formulazione di ipotesi creative e in generale una flessibilità di pensiero. Le funzioni esecutive sono di importanza vitale dato che presiedono al controllo dell’attenzione, determinano la pianificazione e la categorizzazione, inibiscono le risposte inappropriate creando un sistema mentale più forte e flessibile. La ragione di questi esiti è fatta risalire all’esperienza dei multilingui di gestire più sistemi linguistici contemporaneamente, scegliendo il più adatto alle diverse circostanze e inibendo l’altro. Quello che si sta scoprendo rispetto ai segreti neurologici del cervello bilingue indica che i benifici del bilinguismo sono misurabili e duraturi e si estendo fino ad agire da fattore preventivo nei confronti di malattie neurodegenerative come la Malattia di Alzheimer.
Come si collegano questi risultati alla creatività? L’ipotesi è quella che, come per un fisico ben allenato, l’esercizio del multilinguismo accresca il potenziale cognitivo e quindi, potenizalmente, anche la creatività. Una mente a cui è richiesto di continuo l’esercizio di adattarsi a situazioni diverse, di guardare il mondo da lenti diverse, diventa più flessibile e, quindi, più creativa. L’esito è paragonabile a quello dei monolingui che acquisicono un altro sistema concettuale, ad esempio la matematica. In questo caso, la mente si arricchisce di un sistema nuovo che collabora con il primo alla risoluzione dei problemi. Per i bilingui, vale la stessa cosa: che imparino o meno la matematica, partono già dall’avere due sistemi diversi e la necessità di gestirli e controllarli.
In sintesi, il multilinguismo comporta dei vantaggi che vanno al di là di quelli linguistici, che si riflettono nelle abilità trasversali e quotidiane: si vede, infatti, che il multilinguismo rafforza il pensiero, il probelm-solving, la comunicazione. Da questi risultati scientifici, quello che si ricava è una possibiliità in più, un’accresciuta potenzialità di sviluppare la creatività.
Come si può ottimizzare questo potenziale? L’Unione Europa, per partire dal livello istituzionale, ha pensato al multilinguismo come una risorsa potente per rispondere alla crescente complessità nella realtà socio economica globale, dal momento che viviamo in società in cui la comunicazione e la conoscenza svolgono un ruolo di sempre maggiro rilievo. Per questo l’Unione Europea ha 23 lingue ufficiali per 27 Paesi membri e protegge le minoranze linguistiche (una sfida che è appena ai suoi inizi), perchè il plurilinguismo: “contribuisce a sviluppare la creatività consentendo l’accesso ad altri modi di pensare, di interpretare il mondo e di esprimere l’immaginazione” (Risoluzione del Consiglio Europeo, del 21 novembre 2008).
Dal punto di vista pedagogico, è importante considerare quali sono le considizioni che permettono alla creatività di svilupparsi e concretizzarsi. Riprendo dal bellissimo blog Nuovo e utile, questa riflessione: “Dean Simonton, uno dei massimi studiosi della creatività, scrive: la creatività eccezionale non sempre emerge dagli ambienti familiari ed educativi più protettivi. Invece, l’acquisizione di potenziale creativo sembra richiedere (a) qualche grado di esposizione a esperienze sfidanti che rinforzino l’abilità individuale a superare gli ostacoli, (b) esperienze diversificanti, che aiutano a indebolire le restrizioni imposte da una socializzazione convenzionale”.
Il cambiamento è sempre più rapido nella nostra società e la sfida maggiore che ne deriva per l’ambito educativo assegna un ruolo chiave alla creatività e alla flessibilità, perchè sarà necessario strutturare il sistema educativo e ripensare le pratiche genitoriali in modo da prepare i nostri figli per “lavori che non esistono ancora, tecnologie non ancora inventate allo scopo di risolvere problemi non ancora conosciuti (Jan Figel 2009).
Fonti principali
Multilingualism and Creativity: Towards an Evidence-base, Public Services Contract n° EACEA/2007/3995/2, 2009
Per approfondimenti
Chomsky N. (2005). Democrazia e istruzione. Non c’è libertà senza l’educazione. EdUP
Fryer M., C. Fryer-Bolingbroke (2011). Cross-Cultural Differences in Creativity. Encyclopedia of Creativity (Second Edition): 326-334.
Testa A. (2010). La trama lucente. Che cos’è la creatività, perché ci appartiene, come funziona. Rizzoli (immagine in alto)
Bilingue Per Gioco says
Bel post, molto interessante, e interessanti le fonti che citi. Solo una precauzione, non è detto che la creatività del bambino si converta sempre in creatività dell’adulto, troppi sono i fattori che possono contribuire a nutrire o sopire questa creatività, ne abbiamo parlato qui: http://bilinguepergioco.com/2010/05/22/se-i-bambini-bilingui-sono-piu-creativi-perche-gli-adulti-bilingui-non-sono-piu-creativi/
L.
Jessica says
Interessantissima riflessione!
Eleonora says
Ciao, Jessica! Seguo con estremo interesse tutti i tuoi post! Questo in particolare capita proprio nel momento giusto! Tra l‘ altro è davvero confortante vedere come spesso ricerca ufficiale e modesta esperienza personale approdino alle stesse ipotesi e conclusioni 🙂
Jessica says
Ciao Eleonora, grazie! Mi piacerebbe sapere di più sulle esperienze a cui fai riferimento, così prendo spunto per Bibì!
fiorelena says
Grazie per il tuo post, Jessica, sempre interessantissimo!
Jessica says
Grazie Fiorelena! Colgo l’occasione per rinnovare l’invito a farci domande, se ci riusciamo le affrontiamo!
fiorelena says
Cara Jessica, la cosa più interessante sarebbe cercare di capire chi può essere definito “creativo”, quindi come si esprime la creatività di un soggetto e in quale ambito. Vogliamo approndire insieme questo concetto così complesso per comprendere se noi per primi lo siamo o magari lo sono i nostri figli? Grazie per i continui spunti.
Jessica says
Sul tema, ho iniziato una riflessione qui: http://www.babytalk.it/wordpress/tra-le-nove-abilita-essenziali-per-i-bambini-saper-affrontare-i-cambiamenti/
ma ne riparleremo sicuramente anche con Letizia!
Eleonora says
Parto dal presupposto che solo grazie alla creatività ora siamo qui a parlare anziché strofinare pietre nelle caverne 🙂
Quando si parla di creatività (penso anche al link di Letizia nel secondo commento) mi viene in mente il classico esempio che si usa per spiegare le connessioni cerebrali: se ad un neonato in perfette condizioni fisiche dovesse essere bendato un occhio nei primi mesi di vita, quell‘ occhio smetterà di funzionare (in soldoni, scusate ma ho poco tempo).
Lo stesso vale per la creatività: siamo esseri naturalmente, estremamente creativi dalla nascita ma se questa funzione non viene stimolata, incentivata, premiata e lodata (dai genitori e dalla scuola e dal contesto sociale) e non è supportata da una certa intelligenza, probabilmente da una certa genetica, da una certa casualità fortuita (come tutto ;-)) si estingue.
Mi piace vedere il plurilinguismo come un mezzo in più per stimolarla-mantenerla, ma evidentemente da solo non basta.
Scusate se porto un‘ esperienza personale, ma mi sembra ci stia bene:
Alle medie ascoltammo ‘‘Pierino e il Lupo,, di Prokof‘ev, l‘ insegnante di italiano ci diede come compito quello di inventare una nuova trama utilizzando gli stessi personaggi ma situazioni ed epilogo differenti. All‘ inizio pensai la soluzione più ovvia: il lupo cattivo e pierino che si salva, poi però pensai che tutti i compagni avrebbero pensato la stessa cosa, quindi per fare qualcosa di diverso (con l‘ unico intento di variare, non annoiarci visto che avremmo dovuto leggerle tutte in classe) scrissi un‘ altrettanto banale versione in cui Pierino si perde il Lupo lo aiuta a trovare la strada di casa … qualcosa del genere ora non ricordo i dettagli. Risultato: tutti scrissero la stessa identica storia (il lupo cattivo) la professoressa disse che la mia storia non le piaceva perché le ricordava quella di Romolo e Remo (era romana) e nonostante la più inflazionata fosse la copia di Cappuccetto rosso-i tre porcellini-il lupo e i sette capretti non batté ciglio.
Non ne faccio una questione estetica entrambe le versioni in questo caso avevano un valore nullo, ma in questo caso l‘ atto creativo è stato pubblicamente sminuito da un‘ autorità: un bambino insicuro, senza l‘ incoraggiamento di un‘ altra autorità sarebbe giunto alla conclusione che: uscire dal coro e trovare nuove soluzioni=male. Non è stato il mio caso e ancora adesso sono grata alla mia ‘‘autorità creativa,,… perché presuntuosamente mi considero una persona creativa 🙂
Agi says
Questo episodio da te raccontato (tanto piu’ significativo in quanto “di prima mano”) mi fa riflettere su quanto sia difficile essere un buon insegnante e quanto sia comune invece incorrere in errori educativi grossolani come questo… e quanto sia importante che un bambino si senta “sicuro” di se’.
Complimenti a te per la tua “forza interiore” (e probabilmente alla tua famiglia che ti ha sostenuto!)
🙂
Jessica says
Rifletto molto sul tema del ruolo degli adulti che possono attivare o inibire le potenzialità dei bambini e delle bambine… per sintetizzare cito questa frase di Quintiliano che a me sembra efficace: “I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere” 😀
raffa says
grazie del post e dei commenti! mi ha fatto riflettere anche perché torno dai colloqui per i figli (seconda elementare). Teniamo figli felicemente “fatti a modo loro”, e le maestre fino a un certo punto assecondano. Durante i colloqui ero io che dicevo a una maestra che vorrei che mia figlia seguisse di più le “strade che le vengono indicate” nello svolgere i diversi compiti, mentre la maestra mi spiegava che lei spesso accettava quelle che si sceglieva Elisa perché andava comunque bene. Aggiungo a posteriori, non solo va bene ma probabilmente va meglio a Elisa, perché individuato da lei, quindi con un lavoro suo di elaborazione, e poi “tagliato su misura”. Io sono una persona zero creativa, molto analitica, e tenderei a voler “normizzare” i figli, quindi post come questo mi aiutano a ripensare il mio stile educativo ;-). grazie 🙂
Jessica says
Il dialogo tra genitori e insegnanti dovrebbe essere sempre così aperto e disponibile, sopratutto tra teste e stili diversi, bello!