Se nei primi anni di vita possiamo considerare l‘ educazione plurilingue -almeno a livello di contenuti- un‘ impresa relativamente semplice (col senno di poi, ovvio;-)), la faccenda si complica -e non poco- in proporzione diretta con l‘ età quando cioè le lingue iniziano a svolgere la loro principale funzione: ricevere, trasmettere, elaborare e supportare contenuti sempre più complessi e astratti.
I nostri bambini frequentano le scuole in lingua tedesca e svedese. Quest‘ anno la più grande ha iniziato lo studio dell‘ inglese, è stata quindi una necessità quella di trovare una ‘‘strategia,, che permettesse all‘ italiano di non restare concettualmente ‘‘indietro,, rispetto al rapido sviluppo delle lingue extra-familiari, il tutto senza annoiare i bambini con attività -fotocopia di quelle svolte a scuola. Dopo un anno di esperimenti sono approdata ad un metodo di stimolazione casalingo abbastanza efficace -nel nostro caso- mirato a mantenere una certa armonia tra lo sviluppo delle lingue familiari e lo sviluppo della lingua scolastico-ambientale da un punto di vista contenutistico. Lo condivido qui, nel caso fosse utile a qualcuno.
A scanso di equivoci, premetto di non essere a favore dell‘ homeschooling ma di credere fortemente nell‘ istituzione scolastica e l‘ insegnamento professionale: quelle che propongo non sono attività didattiche ma puramente ludiche. Il metodo si basa sull‘ introduzione di una terza dimensione ‘‘toccabile,, e ‘‘creabile,, da parte del bambino nel tradizionale percorso dell‘ apprendimento che prevede principalmente ascolto, lettura e visione di immagini bidimensionali.
Ovviamente senza nulla togliere ai libri, che, com‘ è evidente anche dai numerosissimi post di BPG, sono uno strumento fondamentale per l‘ apprendimento, ma rappresentano pur sempre un‘ attività semi-passiva: sono i bambini a leggere, pensare ed elaborare le informazioni certo, ma leggono cose scritte da altri, dipinte da altri, scelte da altri, hanno tra le mani un prodotto industriale finito, per certi versi morto -per quanto fondamentale, ripeto!-. Lo stimolo più forte e diretto dell‘ atto creativo attivo e dell‘ imitazione dal vivo implica una responsabilità, un maggiore coinvolgimento emotivo, permette di associare all‘ aspetto concettuale astratto un‘ esperienza sensoriale più ampia e profonda, rende il bambino (e perché no? L‘ adulto) protagonista, anziché spettatore, di ciò che impara, oltre che autore di un bell‘ oggetto destinato a durare nel tempo. Nulla che non sia stato già letto e sentito un migliaio di volte, insomma, ma passare dalla teoria alla pratica può non essere così scontato.
Se volete provare l‘ efficacia di questo metodo, vi propongo un gioco semplice che ha riscosso moltissimo entusiasmo in casa nostra, che permette al bambino di familiarizzare con le proporzioni tra i pianeti del nostro sistema solare, la loro distanza dal sole, i loro nomi, la loro composizione, i loro movimenti, un primo concetto di universo e infinto, oltre che una ricca varietà di terminologia tecnica che entrerà nel loro cervellino attraverso il piacere dell manipolazione, della produzione attiva, del colore e dell‘ incanto. Il risultato di questo ‘‘laboratorio,, ve lo assicuro, sarà stupefacente: preparatevi (Wikipedia alla mano :-)!), a far fronte a un diluvio di domande e curiosità che il maneggiare dei semplici oggetti scatenerà nella testa dei vostri bambini (dai 3 agli 8 anni nel mio caso). L‘ attvità risulterà più interessante se preceduta dall‘ osservazione del cielo dal vero (i mie hanno la fortuna di avere un nonno astrofilo, che compensa le lacune della mamma ignorantissima :-S)) e se supportate dalle meravigliose animazioni che circolano in rete (come questa o questa) e dagli splendidi libri e supporti acquistabili un po‘ ovunque: uno su tutti il meraviglioso puzzle-ball della Ravensburger rivelatosi più divertente e adatto per mamma e papà a dire il vero ;-).
Realizzare i pianeti della foto può apparire complicato, ma vi assicuro che non lo è: non è necessario che siano iper-realistici e perfettamente ombreggiati, un minimo di fedeltà al colore originale e una semplice tinta unita uniforme andranno benissimo. Per realizzarli ho usato dischetti di legno per decoupage acquistati in un centro per bricolage (mi interessa che durino nel tempo per gli eventuali prossimi discendenti:-P) ma si può usare semplice cartone (ha lo svantaggio di essere troppo fragile ma ha il vantaggio di poter essere facilmente appeso creando un piccolo planetario da stanzetta :-)). Sono stati dipinti con colori acrilici, pastelli, matite colorate e verniciati con fissativo spray per colori acrilici (il tutto facilmente reperibile in qualsiasi colorificio). Ecco la misura del diametro di ogni dischetto-pianeta in ordine decrescente:
Come si può notare le proporzioni non sono fedelissime (Terra, Venere, Plutone, Mercurio, Marte e Luna sono stati fatti leggermente più grandi) per esigenze di manipolazioneda parte dei bambini: troppo piccoli sarebbero andati persi, o, peggio, ingoiati :-S
Per ora il nostro sole è simbolico: non rispetta le proporzioni dei pianeti, sono alla ricerca di un bel tappeto giallo che possa sostituirlo. Ho omesso satelliti ed anelli per comodità. Sul retro di ogni pianeta si possono scrivere brevi informaioni nelle lingue di interesse (nome, numero corrispondente a seconda della distanza del sole, numero di satelliti,composizione etc…) 1 Mercurio, 2 Venere, 3 Terra, 4 Marte, 5 Giove, 6 Saturno, 7 Urano, 8 Nettuno. Affinché il gioco ‘‘funzioni,, è importante lavorare con i bambini: voi al vostro pianeta e loro al loro. Devono avere la possibilità di imitarvi. Non bisogna essere artisti perfetti, non importa se è la prima volta che si mette mano ai pennelli, se si ha difficoltà: ogni dettaglio contribuisce a renderel‘ esperienza unica e, di conseguenza, l‘ apprendimento più efficace.
E se non vi siete mai seduti ad un tavolo o per terra a dipingere con i vostri bimbi, tanto meglio: questo evento unico rimarrà probabilmente impresso loro per sempre (con i nomi, le distanze e le proporzioni dei pianeti, ovvio ;-)).
Bellissima idea!
(Che bello per i tuoi bimbi avere un nonno astrofilo!)
PS: manca il dato per Giove!
inserito, grazie 🙂
Bello! aspetto altri post creativi!
Bellissimo !
Tra l’altro con mia figlia siamo stati poche settimane fa ad una serata con astrofili: lei ne è rimasta affascinata.
Mi hai dato un’ottima idea
Grazie !
ciao
Alexander
Chiara, Alexander, grazie!
È incredibile quanto i bambini siano affascinati dall‘ astronomia. Credo che studiarla (non in termini puramente nozionistici) fin dall‘ età pre-scolare sia un buon modo per sentirsi parte integrante di un processo meraviglioso e armonico, e per percepire l‘ universo come ‘‘la propria casa,, anziché come ‘‘qualcosa,, di estraneo che sta lassù e non ci riguarda, con conseguenze interessanti in termini di consapevolezza e responsabilità ecologica, filosofica e/o religiosa (in senso letterale, al là dei cliché). La stessa cosa vale per lo studio di tutte le scienze e le discipline umanistiche: sono convinta (perché l‘ ho sperimentato e continuo a sperimentarlo su di me) che indagare in profondità i processi e gli ‘‘schemi,, della natura possa aiutarci ad essere (e crescere) individui più consapevoli, fiduciosi ed equilibrati anche di fronte ad eventi cruciali come la morte (http://bilinguepergioco.com/2012/06/01/monday-la-vita-e-la-morte-narrate-ai-bambini/), il sesso (dallo sviluppo alla nascita) la relazione con i simili e le altre specie.
OK sono pesante la smetto 🙂
E’ vero anch’io sono rimasto piacevolmente sorpreso da quanto fosse affascinata mia figlia di 5 anni dalla serata con gli astrofili.
La cosa che mi affascina dell’essere genitore è scoprire con quale curiosità e con quale naturalezza i bambini affrontano ed interpretano situazioni complesse (come l’Universo) e a volte emotivamente importanti (come la morte).
Ok, ora la smetto io 😉