Per i bambini che vanno a vivere in un altro paese, ci possono essere due soluzioni linguistiche di base da adottare, una ‘debole’ e una ‘forte’: è debole quella che sceglie una sola lingua (quella di maggioranza o quella di minoranza), è forte quella che le sceglie entrambe, favorendo in questo modo anche lo sviluppo linguistico, cognitivo e metalinguistico dei piccoli bilingui, in accordo con gli studi degli ultimi decenni (ad es. E. Bialystok).
Gli asili che offrono un approccio pedagogico forte, e quindi bilingue e biculturale scelgono di insegnare e vivere sia la lingua che la cultura di due paesi. E’ immediato pensare di poter scegliere il ‘meglio’ delle due culture o che sarebbe auspicabile insegnare entrambe le lingue alla perfezione: ma la realtà è molto più complessa.
Può rivelarsi strategicamente utile, al momento di scegliere una scuola o un percorso educativo, essere consapevoli delle opzioni possibili e dei margini di azione su cui si può intervenire per realizzare le pratiche interculturali, o il tipo di bilinguismo, che meglio rispondono alle esigenze di ogni famiglia o comunità.
Le scuole bilingui e biculturali si trovano a creare un impianto pedagogico che richiede la mediazione tra atteggiamenti e convinzioni spesso molto diversi. Inoltre, queste mediazioni non sono date una volta per tutte, ma si concretizzano nelle interazioni quotidiane pluriculturali tra i bambini, i genitori e gli insegnanti. La varietà di scelte possibili fa sì che in ogni incontro tra paesi, convinzioni, atteggiamenti e lingue diverse si adottano soluzioni pedagogiche e di insegnamento delle lingue (pedolinguistiche) anche molto diverse tra loro.
In quali ambiti possono trovarsi le maggiori differenze culturali? ovvero, quali sono le opzioni pedagogiche principali in età prescolare (preschool curriculum)? Oggi è opinione diffusa che sia importante includere le attività all’aperto e il gioco libero nella quotidianità, perchè sono considerate parte importante dello sviluppo sociale ed emotivo. Inoltre, il gioco libero sviluppa la creatività e gli insegnanti ne apprezzano molto il valore pedagogico. Ci sono però altri aspetti su cui le scelte pedagogiche differiscono molto.
Ci possono essere divergenze, ad esempio, su quali e quante attività far guidare dall’insegnante (teacher-led) o dagli alunni (child-led), quanto spazio lasciare al gioco libero o ad attività più rigidamente strutturate (structured approaches) e, infine, quale sia l’età adatta per introdurre attività propriamente scolastiche, come la lettura (academic learning). Ad esempio, in UK, nell’ex URSS e in Istraele, le attività come o la lettura iniziano a tre anni, mentre in altri paesi, come ad esempio in in Svizzera, Germania e Ungheria, l’insegnamento formale inizia più tardi perchè si ritiene che solo così si possano sviluppare forti basi cognitive per lo sviluppo delle capacità di astrazione necessarie per i ragionamenti e i compiti più complessi (Laevers, 2005).
E’ comprensibile che, in un contesto bilingue e biculturale, vengano a rendersi manifeste le differenze tra gli approcci pedagogici possibili e si rendano necessarie delle scelte consapevoli di mediazione.
In uno studio del 2011 si presentano e discutono gli atteggiamenti degli insegnati di asilo (uso un termine generico per indicare le strutture che accolgono i bambini tra i due/tre e i sei anni) nell’ottica dell’insegnamento come attività di ricerca, cioè come professione che riflette sul proprio operare per ricavarne indicazioni di miglioramento in una progressione inesauribile. Nei due casi in esame, le lingue coinvolte sono il russo, come lingua di origine, e il tedesco o l’ebraico come lingua maggioritaria. Lo studio non vuole dare ricette valide per tutti, al contrario, si propone di mettere in luce i percorsi dell’intercultura: la loro gradualità, le loro difficoltà e il bisogno di trovare risposte diverse e personalizzate alle diverse domande.
Il primo obiettivo degli insegnati delle scuole bilingui esaminate, in Israele e in Germania, si focalizza sull’apprendimento linguistico, allo scopo di ottenere un “alto livello di padronanza sia nella lingua di origine che in quella del paese ospite”. In Germania, questo prinicipio diventa anche un criterio di selezione degli stessi alunni: “Per noi è importante che i genitori abbiano un’atteggiamento di consapevolezza e positività verso il bilinguismo… non abbiamo obblighi nel reclutamento, scegliamo solo i figli di genitori che sono d’accordo con i nostri principi pedagogici e l’idea per cui i genitori devono sostenere lo sviluppo delle due lingue e il nostro approccio educativo e per ciò siano presenti e attivi nella vita dell’asilo” (Julia, Direttrice e insegnante immigrata, Germania).
Le scelte della scuola stessa, tuttavia, si adattano alle idee e alle preferenze dei genitori: nel caso della Germania, ad esempio, la scuola ha accolto la necessità di dare maggior spazio al tedesco, riservando un numero di attività maggiori a questa lingua, specialmente per quei bambini che dimostrino difficoltà significative. In Israele, il quadro degli atteggiamenti linguistici è molto diverso: i genitori sono molto più attenti a mantenere la lingua di origine, nella convinzione che l’ebraico assumerà sempre più spazio nella vita e nell’educazione dei bambini, e che quindi potrà essere migliorato in seguito: “All’inizio, presentavamo il russo ogni giorno ma senza che fosse oggetto specifico di studio. Tuttavia, con il tempo, è cresciuta la convinzione dell’importanza del russo. Ci siamo fermati nel nostro tentativo di introdurre l’ebraico il prima possibile e l’abbiamo lasciato sullo sfondo almeno fino ai tre anni. Il nostro obiettivo principale è sviluppare il russo. I bambini devono solo sviluppare la consapevolezza che esistono entrambe… Il nostro metodo è l’immersione graduale” (Smadar, Direttrice e insegnante immigrata, Israele). Come si può vedere, l’ideale del bilinguismo bilanciato scritto sulla carta arriva poi in pratica a smussarsi per andare incontro alle esigenze delle famiglie, esigenze diverse nei due paesi dello studio.
Un asilo bilingue, come abbiamo detto, è il luogo di incontro non solo di lingue ma anche di pratiche, tradizioni, approcci pedagogici diversi. E così, le due scuole bilingui dello studio scelgono di dare entrambe più spazio, rispetto alle monolingui di riferimento, all’educazione formale e non al gioco, in linea con l’approccio educativo del sistema scolastico della tradizione sovietica da cui genitori e insgenanti provengono: “Vogliamo dare più conoscenze. Stiamo meno all’aperto così da avere più tempo per l’insegnamento” (Smadar, Direttrice e isegnante immigrata, Israele).
Tra la scuola israeliana e quella tedesca, tuttavia, si notano differenze importanti relativamente alle scelte di metodo, perchè in Germania sono diffuse convinzioni diverse da quelle della patria di origine e così, mentre i genitori e gli insegnanti di origine russa che emigrano in Israele si trrovano a confronto con un approccio simile a quello di origine e trovano quindi conferme, per chi emigra in Germania la sfida è più complessa e il processo di scambio interculturale continuo: “L’approccio pedagogico tedesco ha molti vantaggi rispetto a quello russo. Qui il programma educativo si basa sugli interessi dei bambini. E’ considerato un bene che i bambini facciano domande che significa che hanno interesse nelle cose. Se questo interesse viene sostenuto, il programma educativo può essere più efficace che seguire un programma didattico deciso dal Dipartimento dell’Educazione” (Victoria, insegnante immigrata, Germania).
La conclusione? che non esistono conclusioni definitive. Lo studio in esame individua un processo lento, fatto di negoziazione, confronto, correzioni tra i diversi tipi di bilinguismo possibili e tra le diverse tradizioni pedagogiche, in cerca dei lati migliori di ognuna. Ovviamente, questo percorso non individua i lati migiori ‘in assoluto’, che non esistono, ma quelli che risultano migliori dal punto di vista dei genitori e degli insegnanti di ogni particolare contesto, cioè di ogni incontro tra culture di origine e culture di maggioranza in un particolare luogo, in un particolare momento.
E nelle vostre scuole, o case, quali soluzioni sono state le preferite per l’educazione prescolare? quali opzioni avreste preferito ma non avete potuto mettere in pratica?
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