Rieccoci qui, noi [la famiglia per metà italiana, con due bambini, stanziata in un paese extraeuropeo di lingua non idoeuropea, che per lasciare le cose un po’ sul vago, chiameremo korotese], ad iniziare un nuovo anno scolastico.
Grillina quest’anno frequenta la prima elementare alla scuola internazionale, mentre Ometto va ancora alla sua scuola locale, quest’anno nella sede dei bambini più grandi, dato che ha quasi quattro anni.
Entrambi i bambini hanno gia’ cominciato la scuola da una settimana: dopo due mesi di assenza [in quanto l’estate l’abbiamo passata in Europa ripartendo il tempo fra le rispettive famiglie di origine] devo dire che i bambini si sono adattati splendidamente: già dal terzo giorno tutto era come se così fosse sempre stato: nessuna protesta per andare a scuola, nessun segnale di non sentirsi a proprio agio (mangiavano e giocavano tranquillamente, interagivano con i compagni, nessun problema o capriccio particolare a scuola e a casa) e soprattutto la padronanza delle lingue quasi allo stesso livello di come l’avevamo lasciata.
Un po’ mi stupisce, perché, ad essere sincera, durante le vacanze non abbiamo fatto nulla, ma proprio nulla, di sistematico per le due lingue esterne qui, anzi si puo’ dire che le abbiamo proprio come dimenticate: ci siamo concentrati sulle due lingue familiari, cercando di curare particolarmente quella diversa dall’Italiano che, al momento, è quella che, anziché progredire, pare al momento congelata, in stallo, ma che per fortuna ha ritrovato nuova vitalità e slancio durante la permanenza estiva dai nonni paterni.
La cosa stupefacente (ma ovvia se ci si pensa) è che Ometto non ha detto nemmeno una parola di korotese durante l’estate ma, guarda un po’, appena arrivato qui ha ricominciato a usarla. E come la usa bene. Durante l’estate, Ometto e Grillina giocavano principalmente in italiano tra loro. [Purtroppo, anche quando erano dai nonni paterni. Li capisco, in italiano riescono ad esprimersi più facilmente, hanno più pratica. Ma almeno quando c’era la loro cuginetta si sforzavano di parlare la lingua paterna, e piano piano si sono riabituati ad usarla.]
Da quando è iniziata la scuola, Ometto e Grillina giocano facendo parlare i giochi nelle lingue che sentono a scuola: inglese e korotese, quindi. Nelle intenzioni di Grillina c’è chiaramente il voler imparare il korotese il meglio possibile, perché è la lingua che tutti i suoi compagni di scuola conoscono e, ancora, usano di preferenza all’inglese durante il tempo di gioco libero.
Ma passiamo a parlare più dettagliatamente di questo nuovo anno al Grade 1, ovvero la prima elementare.
Finalmente abbiamo vissuto un vero inizio di anno scolastico (l’anno scorso, Grillina era entrata a giochi già iniziati) con tanto di incontro preliminare con gli insegnanti, cerimonia di apertura, incontro del direttore con i genitori per illustrare i cambiamenti in atto [di cui parleró in un post a parte, c’è molto da dire].
Alla fine di questa settimana ci sarà il pick nick di apertura, cui sono invitate tutte le famiglie, e che, salute dei bimbi permettendo, cercherò di non saltare.
Da buona italiana, abituata che all’inizio la scuola ha sempre un periodo di “orario provvisorio”, mi sono stupita che dal primo giorno tutto funziona come a regime (e non solo alla scuola internazionale, anche alla scuola di Ometto): entrata
ore 08:15, uscita ore 16:15. Lezioni, pasti, trasporti, tutto regolare. [Almeno, con tutto quello che paghiamo.]
Quest’anno Grillina è in una classe con due maestre nuove (una locale, una americana, entrambe parlano inglese a livello madrelingua) e altri 16 compagni: alcuni erano in gruppo con lei al Kindergarten, altri provengono da altre classi, solo alcuni bambini sono totalmente nuovi.
Quest’anno non è più l’unica ad essere totalmente “straniera”: un’altra bambina nuova (polacca, direi dal nome) è nella stessa situazione di Grillina l’anno scorso, ovvero non parla korotese e l’inglese ancora poco. Nella classe di Grillina comunque almeno la metà dei bambini ha almeno un genitore non-korotese, una bella percentuale rispetto all’anno scorso.
Le lezioni quest’anno prevedono, a differenza dell’anno passato al Kindergarten, delle ore di insegnamento attivo di korotese per bambini che non lo parlano: al Kindergarten, invece, l’enfasi veniva messa quasi totalmente sull’inglese, in quanto la maggioranza dei bambini proveniva da famiglie locali e lo scopo era rafforzare l’inglese per mettere i bambini in condizione di affrontare una prima elementare in inglese.
In classe i banchi sono disposti a gruppi di quattro, e la disposizione è tale che hanno cercato di affiancare bambini che padroneggiano l’inglese molto bene a bambini che ancora sono deboli da questo punto di vista: mia figlia è allo stesso gruppo di due bimbi native speakers, situazione molto proficua per lei. Inoltre, hanno cercato di equilibrare i gruppi, per quanto possibile, mettendo due bambine e due bambini, in modo da favorire le amicizie all’interno della classe.
Per quanto riguarda la disciplina, sarà che è ancora l’inizio, pare che le cose filino lisce: o forse i bambini sono diventati un po’ più maturi e certe cose non le verranno a fare. O forse le maestre riusciranno a farsi rispettare meglio. O forse, Grillina è capitata in una classe di bimbi tranquilli (nessuno dei bimbi che avevano dato problemi l’anno scorso è in classe con lei).
Per ora, tutto pare andare nel migliore dei modi. Ma sono appunto le prime settimane, per ora l’enfasi è nel conoscersi tra compagni di classe, imparare i nomi, dire qualcosa di sè, della propria famiglia, dei propri gusti… e intanto le insegnanti si fanno un’idea dei propri alunni, cercano di capire carattere, punti di forza e punti deboli, e di tarare l’insegnamento anche su questo.
All’uscita, quando vado a prendere Grillina, la maestra la saluta personalmente, guardandola negli occhi, dicendole qualcosa (tipo: grazie per essere venuta a scuola, sei stata molto brava oggi, ci vediamo domani) e le stringe la mano, e così fa con ogni bimbo della sua classe. Si vede che cerca di costruire un buon rapporto con ogni singolo alunno.
I giochi sono cominciati insomma. Vedremo sulla lunga distanza se tutto continuerà in modo ragionevole o se ancora verrò a confrontarmi con gli stessi problemi dell’anno passato… vedremo.
Intanto, un buon inizio di anno scolastico a tutti, e ci risentiamo tra un mese!
Immagine: I’m too absolutely small for school, amazon UK e amazon IT
Buon Inizio d’anno! Sembra che li’ vada tutto bene! I bambini sanno sempre come stupirci, hanno delle risorse incredibili! In bocca al lupo e continua a tenerci informati!
Verissimo, i bambini ci sorprendono sempre!
🙂
Ma che lingua é il Korotese?
Korotese è una parola inventata, Agnese preferisce mantenere la privacy su dove vivono. Ci basti sapere che è una lingua non indoeuropea, quindi distante dall’italiano e le altre lingue europee.
L.
Cara Angi e cara Letizia GRAZIE!!!
Angi, grazie per renderci partecipe di questa vostra esperienza all’estero, per la dedizione che mostri nell’entrare così nel dettaglio. Certo mi incuriosisce sapere dove sei e che lingua è il Korotese, ma è solo e semplice curiosità, perché per il resto, sei chiarissima nello spiegare concetti ed emozioni di vita vissuta.
Letizia, grazie per questo magnifico blog. E complimenti per il tuo coraggio e la tua determinazione!
Quanto a me, eccomi, insieme alle mie gioie e paure. Anche noi siamo una famiglia ‘a metà’, i miei figli, di 8 e 4 anni, sono già bilingui. S. parla, scrive e legge la lingua del papà, H., capisce ma per ora si esprime solo in italiano. A breve ci trasferiremo nel Paese del papà. Inizialmente pensavamo di mandarli entrambi alla scuola locale, ma nel frattempo si è presentata l’occasione di mandarli alla scuola internazionale dove la lingua dominante sarà l’inglese. E allora ecco le mie paure, non tanto per H che è ancora piccolo e immagino saprà adattarsi velocemente, ma per S. che ha già fatto la prima e la seconda elementare qui in Italia e l’inglese che conosce è quello scolastico. Ho paura di destabilizzarlo troppo, lo stress di impare una terza lingua e iniziare da capo si unirebbe al cambiamento radicale di stile di vita e paese. Tra l’altro, tutta la società intorno parlerà la lingua del papà, quindi dovranno fare un ulteriore sforzo per padroneggiare al massimo anche questa lingua.
Devo ammettere che qui in Italia, S. si è sempre mostrato un bambino intelligente e vivace, e a scuola impara molto velocemente (sarà grazie al suo bilinguismo ;o) ??)
Cosa ne pensate, voi che siete decisamente più esperte di me? Dovrei preoccuparmi o ci sono grandi probabilità che S. recuperi questo gap rispetto ai suoi compagnetti?
Grazie per i vostri preziosi consigli
F.