Ho visitato una scuola internazionale, la Andersen di Milano. Me ne hanno parlato bene ma non ho trovato commenti. Il dubbio è questo: il metodo inglese prevede che i bambini a tre anni facciano “lezione” di matematica, computer, musica, recitazione. A quattro imparano a scrivere. Nelle aule ci sono giochi, BANCHI e lavagne. A cinque anni cominciano la prima elementare. Mi domando: non è troppo impegnativo per un bimbo? Certo, sarà tutto fatto attraverso il gioco ma sino a che punto? Non si rischia di “scippare” l’infanzia e l’età della spensieratezza? Io voglio che giochi, che si diverta, che impari le regole della convivenza felice, non che diventi un robottino. Che ne dite? Sbaglio??? Devo dare una risposta alla scuola entro martedì prossimo e non so davvero che cosa fare.
HELP!
Cristina
Cristina, a questa email riceverai due risposte, la mia (Letizia) e quella di Elisabetta, la nostra esperta in materia di scuole internazionali e/o bilingui.
Prima però una premessa. E’ impossibile valutare una scuola senza averla almeno vista, senza aver parlato con le persone che ci lavorano. La scuola è fatta principalmente di persone, che possono declinare uno stesso tema in molte maniere diverse. Entrando in una scuola si fanno mille valutazioni, più o meno esplicite, che aria si respira, quanta cura c’è, è una cura formale o di fondo? Le persone con cui parlo mostrano di avere veramente a cuore i bambini o di applicare schemi rigidi senza pensare? etc. etc.
Queste valutazioni nè io nè Elisabetta le possiamo fare relativamente ad una scuola che non conosciamo, anzi peggio… Io sicuramente nel leggere la tua (brevissima) descrizione mi figuro una scuola che ho visitato e alla quale so con assoluta certezza che non manderò mio figlio, non tanto perchè abbiano i banchi già alla materna, ma per l’impressione che ne ho avuto dalle persone e per i retroscena che ho sentito (da chi ci è dentro a diverso titolo), e forse anche perchè a quei banchi tengono i bambini anche durante la ricreazione… Elisabetta magari (dico magari, lei lo sa meglio) invece si figura altre scuole che conosce, magari severe ma animate da vera attenzione al bambino…
Fatta la doverosa premessa…
Letizia:
Il fatto che imparino a leggere e scrivere a quattro anni fa parte del modello Inglese, si può discutere se sia appropriato o meno, ma non credo che abbia trasformato un intero paese in un paese di robot. Mi preoccuperei di più di sapere quanto tempo passano inchiodati ai banchi, nelle scuole Inglesi è abbastanza comune avere degli spazi in cui i bambini si siedono semplicemente per terra ad ascoltare l’insegnate e interagire con lei. Questo non è un dettaglio da poco, avere una certa libertà di movimenti per bambini così piccoli è importante.
Detto questo, alla fine io so su cosa baserei la mia scelta, sulle sensazioni di pelle. Se ho una sensazione di fiducia per le persone che ho incontrato forse andrei avanti, se dovessi iscrvere mio figlio con la sensazione di fargli un torto, me ne guarderei bene.
Elisabetta:
Cara Cristina,
quello davanti al quale ti trovi è il classico dubbio di chi si è accostato ad una scuola internazionale cercando “soltanto” una scuola in lingua inglese e si trova a dover o voler scegliere un modello basato su un sistema di istruzione diverso. In diversi commenti a vari post ho detto a genitori in cerca di consigli di studiarsi il sistema di istruzione della scuola prescelta, anzichè scegliere a busta chiusa una “scuola in inglese”, questo per evitare scelte affrettate. Tu il problema te lo sei posto e questo è già un titolo di merito.
Ho figli che al momento frequentano una scuola bilingue, dunque un modello ibrido e annacquato, ma qualcosa sul sistema inglese te lo posso dire, sperando che qualcuno che ne sa più di me possa integrare oltre questo commento. Inoltre tieni presente che non conosco la scuola in questione (e vivo a Roma).
La scuola inglese ha subìto un’ampia riforma alla fine degli anni ’80 con l’Education Reform Act del 1988, a 5 anni inizia l’istrzuione obbligatoria e, dunque, qualcosa come la nostra prima elementare. Già prima, nella nursery school, si introducono elementi volti a favorire la conoscenza (sia grafica che concettuale) di lettere e numeri. C’è molta enfasi sulla lettura e le educatrici leggono molto dei libri in cui ogni parola è pensata per essere rapidamente riconoscibile anche a bambini piccolissimi (insomma sono libri tutti fatti di three letter words, studiati a tavolino parola per parola almeno quanto lo sono state serie televisive BBC come, ad esempio, i teletubbies). Nulla è lasciato al caso.
L’educazione musicale anche ha una grande importanza.
Rispetto ad una scuola dell’infanzia italiana la scuola inglese è più strutturata, con i suoi riti che magari cambiano da scuola a scuola ma si ripetono giorno dopo giorno creando una routine (che ne so, per fare un esempio, ogni giorno a un bambino a turno viene dato il distintivo di ‘line leader’ e deve essere il primo in fila per andare a mensa).
Il sistema inglese riflette anche le caratteristiche culturali britanniche: sicuramente c’è una forte responsabilizzazione dell’individuo e del suo interagire nel gruppo, anche per i più piccini.
Attenzione, però, tutto il programma, matematica compresa, è adattato all’età del bambino, non come si è fatto in Italia dove l’inizio delle elementari è rimesso ai genitori, nel senso che, dopo la riforma Moratti, chi vuole anticipa l’inizio della prima elementare a 5 anni (a discrezione delle famiglie) ma poi i programmi sono sempre quelli pensati per i seienni, col risultato che le maestre hanno sempre classi a due velocità.
Fatto sta, che nelle rilevazioni internazionali, che ovviamente riguardano ragazzi grandicelli, il sistema britannico fa piuttosto meglio del nostro.
Detto tutto ciò e poichè i tuoi tempi sono stretti, io agirei in modo pragmatico. Se proprio non sei convinta lascia stare. Ma io ti direi che tuo figlio è piccolo e c’è sempre tempo, se la scelta si rivelasse fallimentare, di riportarlo nella scuola italiana.
Io, fossi in te (ma sono di parte, come puoi capire), tenterei l’avventura per un anno, senza essere troppo apprensiva. Se non ti convince, se tuoi figlio non va a scuola volentieri, cambi. La fortuna è che i bambini più sono piccoli più ci fanno capire chiaramente se sono felici o no in una data situazione. Con gli adolescenti è più difficile capire quali sono le scelte giuste e quelle sbagliate.
Se tuo figlio va a scuola con gioia, vorrà dire che si trova bene.
Se tu facessi la scelta contraria, ossia optassi per la scuola italiana, potresti non avere più la possibilità di mandarlo alla scuola inglese e rimarresti con il dubbio.
Spero di averti aiutata e non confusa, facci sapere come va a finire.
Elisabetta C.
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Laura says
Cristina, io se potessi seguirei il consiglio di Elisabetta!
D’altronde la scuola è fatta di persone e su quello si deve basare la tua scelta, se a pelle ti danno fiducia allora prova e poi si può sempre tornare in dietro se il bambino non si trovasse bene…ma ho sinceri dubbi che non gli piaccia!!! 🙂
Giulia says
Ciao Cristina,
io ho avuto la fortuna di poter scegliere per mia figlia di 3 anni la scuola inglese a Milano, la Sir James Henderson School. Noi siamo internazionali, io ho vissuto per tanti anni in Spagna e parlo alle bambine (ne ho due) in spagnolo da quando sono nate e abbiamo gli zii e i cuginetti che vivono a Londra.
All’inizio anche io come te avevo molti dubbi sul metodo di insegnamento inglese e ti dirò che anche l’investimento e la logistica erano dei grossi ostacoli per la mia scelta serena. Inoltre io ho sempre pensato che la scuola italiana fosse una delle migliori, ma mi sto ricredendo: come fa una sola maestra (in teoria sono due su una classe, ma non si incontrano praticamente mai) a seguire 29 bambini tra i 3 e i 6 anni????
Ho avuto l’opportunità di assistere a una lezione con la mia bimba e ho potuto conoscere l’insegnate, la classe e il contesto in cui avrebbe vissuto la sua esperienza scolastica. Mio marito poi era convintissimo. della scelta. Mi sono lasciata guidare e ho avuto fiducia in una scuola che segue i bambini con dedizione e attenzione, che li tratta come individui a sé seguendo le proprie caratteristiche e capacità, ma allo stesso tempo che fa molta attenzione al gruppo e alle regole del vivere insieme e del rispetto. Più che la lingue sono questi i valori in cui credo e che voglio che i miei figli imparino, da subito!
Ora dopo 5 mesi di scuola e un inizio un po’ traumatico (dovuto al delicato passaggio dall’asilo alla materna, più delicato di quanto pensassi per i bimbi) siamo felicissimi della scelta! La bimba si è inserita molto bene e già al primo incontro con la maestra ho visto che quest’ultima ha capito e compreso il carattere e l’animo di nostra figlia, l’ha “inquadrata” benissimo.
Questa la mia esperienza che spero possa essere d’aiuto a te e ad altre mamme che si trovino di fronte alla delicata scelta di come impostare l’educazione dei propri figli.
Grazie a Letizia che seguo con interesse ed “in silenzio” da anni.
Un saluto
Giulia
Raffaela says
Personalmente penso che i bambini di oggi debbano giocare di piu’…cominciare a 4 anni mi sembra presto anche perche’ si che cominciano prima ma all’eta’ di 8 anni poi sono in pari con quelli italiano. Lo dico paragonando mia filgia con la sua amichetta che viva in Inghilterra. Quindi se poi a 8 anni sono pari perche’ cominciare prima? C’e’ un tempo per tutto …ovviamente e’ solo la mia opinione.
Alice says
Noi viviamo a Londra e quindi mia figlia va ad un scuola inglese. All’asilo a 3 anni hanno cominciato la fonetica, a 4 anni era in reception (tipo primina) e adesso é in prima. In tutto ció non credo abbia mai perso un giorno di gioco! E’ una bambina felice che gioca con le amiche e a 6 anni (appena compiuti a Natale) giá legge quasi tutto, piú o meno sa scrivere, se la cava bene con addizioni e sottrazioni ed é estremamente indipendente. Tutto cío é stato fatto molto gradualmente: all’asilo non avevano banchi, in reception avevano qualche banco ma era piú che altro sul carpet e adesso in prima hanno i banchi (non singolo ma a gruppi) e qualche mattina iniziano sul carpet e qualche mattina vanno diretti al banco.
La lettura é fatta gradualmente e ognuno é al livello che riesce. Mia figlia é al livello 6 ma alcuni dei suoi compagni sono ancora a livello 3 e non c’e niente di male né pressione. Quelli che fanno fatica hanno un’insegnante di supporto con cui fanno pratica in un gruppo separato qualche or a settimana.
Non credo abbia niente da invidiare ai suoi coetanei italiani che passano dalla materna alla primaria e sono scioccati dal passaggio. Ho sentito storie di maestre che si lamentano perché i bimbi non sano stare seduti ai banchi quando poverini mai avevano visto un banco in vita loro.
E vero che qui iniziano presto e con la mia mentalità italiana ne ero un po’ scioccata ma adesso che ci sto passando non potrei essere piú contena del sistema.
Antonia says
Lo scorso agosto ci siamo trasferiti all’estero ed i miei figli, di tre e sei anni, frequentano una scuola internazionale, come te anche io ho avuto qualche perplessità riguardo ai metodi e alle richieste particolarmente performanti che vengono fette ai bambini, ma ho avuto fiducia delle persone e mi sono lasciata andare e devo dire che il bilancio ad oggi è molto buono, tutte le materie vengono proposte in modo giocoso e i tempi di ogni bimbo vengono rispettati senza stressarli, si divertono molto ed ogni mattino sono felici di andare a scuola e di uscire col buio (qui alle otto del mattino è ancora buio!) per raggiungerla, in Italia non sono mai andati a scuola con tanto entusiasmo. Ciò che mi ha rassicurata ancor di più è che di norma in questo tipo di scuola c’è molta attenzione al bambino che non è madrelingua e c’è tutto un percorso personalizzato per aiutarlo a superare la barriera linguistica, e, almeno nel nostro caso, molta umanità oltre che professionalità nell’accogliere i bambini ma anche i genitori con i loro dubbi ed ansie; se ti hanno dato l’impressione che le tue incertezze le tue paure ed i tuoi dubbi abbiano avuto un peso ed un valore quando hai avuto il tuo primo abboccamento con la
scuola e che, cioè, non ti hanno dato l’impressione di superficialità e di poca attenzione alla “persona “, e vi siete sentiti accolti sia voi genitori che la bambina allora non avere timori.
Quando siamo andati a iscrivere i bambini a scuola, mio figlio maggiore è stato cosi entusiasta della persona che ci ha accolto e fatto visitare la scuola che ha passato un intero pomeriggio a fare un disegno da darle in dono. Anche la reazione che ha avuto la tua bimba ti può aiutare a fare la tua scelta, secondo me i bambini riconoscono subito un luogo adatto a loro anche se cosi piccoli.
Buona fortuna.
cristina says
Gentili Letizia ed Elisabetta, molte, molte, grazie per le informazioni, i suggerimenti e lo spazio che mi avete dedicato. Grazie anche alle mamme che mi hanno raccontato le loro esperienze. Attraverso una serie di conoscenti ho trovato due famiglie che frequentano quella scuola e quindi le chiamerò. Mia cognata dirige una scuola internazionale a Roma (si chiama LA casa della ghianda ed è un autentico paradiso per i bimbi) e mi dice che ha avuto due allievi che arrivavano dalla Andersen e ne erano soddisfatti ( oltre che ben preparati). Ripeto: ciò che mi sta a cuore, inglese a parte, è che sia rispettata l’età di mio figlio e le sue esigenze (penso a una sana corsa in giardino, penso ai pasticci da fare col pongo etc ect). Non mi interessa che sappia fare due più due a tre anni o che sappia scrivere il suo nome: voglio che sia spensierato Se poi grazie a questa esperienza in futuro imparare l’inglese sarà più facile, ben venga. Vi aggiorno appena ho deciso e domani torno a scuola a fare le ultime domande che mi serviranno a decidere. Un’ultima riflessione: i bimbi che ho visto l’altro giorno, arrivavano a scuola col sorriso. Nelle due classi che ho visitato c’erano bimbi allegri e (QUASI) tutti sorridenti ma era pochissimo lo spazio per il gioco libero, tutto era occupato da gruppi di banchi (ti riferisci a questo Letizia quando dici che li tengono nei banchi anche durante l’intervallo??? ORRORE!!!!) . RIFLETTERO’ ancora.
DI NUOVO GRAZIE A TUTTI!
valentina says
ciao cristina, sono di roma e dopo aver cercato invano commenti sulla scuola “la casa della ghianda” leggo il tuo post! tenuto conto che la direttrice è tua cognata sarai un pò di parte ma potresti darmi qualche informazione e commenti sulla scuola? non conosco nessuno che la frequenta. dal sito non mi è chiaro se preparano i bambini anche all’esame di quinta elementare italiana e quale metofdo di insegnamento usano. ti ringrazio sin d’ora per tutte le info che riuscirai a darmi. grazie!
Irene says
Ciao Valentina, anch’io come te cercando notizie sulla Casa della ghianda sono arrivata a questi post. Sono passati diversi mesi dalla tua richiesta: com’è andata, che riscontri hai avuto? Io sono molto interessata per la mia bambina che ad agosto avrà due anni ma vorrei avere il parere di qualcuno. Grazie a te o a chiunque saprà darmi informazioni su questa scuola.
Melanie says
Ciao Cristina! Io sono inglese e anch’io ho cominciato la scuola a 4 anni e mezzo. Credo che iniziare a leggere presto mi abbia dato una passione per la lettura che ho portato avanti tutta la vita. A sette anni avevo un “reading age” di 11 anni, e a 11 anni di 17 anni. Le scuole inglesi insegnano tanto il piacere della lettura, la passione per i libri. Ho una figlia di 6 anni che fa la prima elementare a Trento e mi sembra strano che ha dovuto aspettare cosi’ tanto per imparare a leggere (anche se le ho insegnato io le basi in inglese gia’ l’anno scorso). A me sembra che facendo scuola italiana sta perdendo lo stesso qualcosa della sua infanzia; non il gioco, come temi tu, ma la possibilita’ di perdersi totalmente in un libro e viaggiare con la testa da sola (senza che le leggo io la storia intendo). Nelle scuole inglesi la lettura non e’ considerata una cosa noiosa, pesante, accademica, ma un divertimento puro, ricco di esperienze e avventure, tutto da esplorare. Poi come dice Elisabetta, e tutto adatto a l’eta del bambino. Non e’ che a quattro anni i bimbi fanno lezioni veri a propri una dopo l’altra come fanno in prima elementare qua in Italia. E’ piu’ come la scuola materna ma con lettere, suoni, paroline, numeri, conteggi… Mi sarebbe piaciuto tanto avere la possibilita’ di mandare mia figlia ad una scuola inglese qua a Trento! Comunque i consigli di Letizia e Elisabetta sono giustissimi. In bocca al lupo with whatever you decide!
Bilingue Per Gioco says
Melanie,
interessante questo tuo commento. Anche io sono una bookworm, ma non ho mai pensato che la lettura come passione potesse essere alimentata dalla scuola, per me è sempre stata una passione che si coltiva a casa. L’idea che i bambini possano scoprire l’amore per i libri a scuola mi sembra quasi impossibile, eppure sarebbe così importante, e oltremodo democratico. Perchè diciamocelo, aiuterebbe a colmare i divari socioeconomici, quelli per cui i figli di chi ha cultura e soldi (più cultura che soldi in questo caso) leggono di più, sanno di più e imparano di più.
Dimmi, come fa la scuola Inglese a produrre questo risultato? La lettura è un momento privato, individuale, come fa a coltivare un’esperienza così individuale in un contesto inevitabilmente sociale?
Dirò di più, da bambina ho frequentato una “casa di lettura”, un progetto pilota che aiutava a coltivare la lettura nei bambini, bellissima esperienza, ma ovviamente rivolta a chi già amava la lettura, lì non arrivava nessuno che non avesse già una sua passione almeno per una qualche categoria di libri. Ma farla amare a chi non la conosce, a chi a casa non ha quasi nessun libro, come si fa?
Per inciso, dicono i dati TIMMS che il 76% degli studenti italiani hanno meno di 100 libri a casa (parliamo della dotazione della famiglia, non dello studente), il 45% ne hanno meno di 25. Non so se ci rendiamo conto dell’enormità del dato. I dati analoghi per l’Inghilterra (intesa come Inghilterra, non come UK) sono che il 59% ha meno di 100 libri e il 26% ha meno di 25 libri.
Ma qui usciamo dai confini del commento. Melanie, se hai voglia di scrivere un post sul tema, o se lo vuole fare un insegnante elementare Inglese (anche in Inglese, nessun problema) io pubblico con estremo piacere, mandatemeli per email per favore (bilinguepergioco AT yahoo DOT com).
Grazie,
Letizia
Alice says
Cara Letizia, io non so come funzioni in Italia ma ti posso dire cosa fanno qui. Dal punto di vista di mamma, poi magari Melanie te lo dice da alunna. Fin da piccoli tante delle attività, play group per i piccini sono ospitate nelle biblioteche. Tutte quelle vicino a casa mia, dalla centrale alla piccolina di rione, hanno lo spazio bimbi dove possono colorare, prendere libri dagli scaffali o giocare con i giochi in scatola/puzzle a loro disposizione. Li secondo me si abituano ad essere circondati da libri in un posto sicuro dove possono soddisfare la loro curiosità sbirciando tutti i libri che vogliono. Più ci sono gli story telling nei musei etc durante i fine settimana.
All’asilo con l’inizio della fonetica li incoraggiano a leggere. Noi abbiamo comprato il primo cofanetto di libri a 3 anni e mezzo. E parlo dei libri che può leggere lei da sola.
Poi quando Mia ha inuziato la reception ai 4 anni portava a casa un libro alla settimana, secondo il livello a cui era arrivata, che doveva leggere con noi e poi riportare e leggere ad alta voce in classe. Adesso che è in prima sono due libri alla settimana. Siamo passati dalle 10 pagine (1 max 2 frasi a pagina) a 20 pagine. Ma li divora senza problemi. Spesso sono gli stessi personaggi quindi si appassiona.
Oltre a questo, una volta la settimana vanno nella biblioteca della scuola (un corridoio …. la sua scuola è minuscola) e scelgono un libro da portare a casa. Da leggere con mamma e papà.
Hanno anche una specie di diario dove la maestra scrive i suo commenti dopo che Mia a letto in classe ed io scrivo i miei quando legge a casa.
Spesso poi di va alla biblioteca del quartiere dove Mia ha la sua tessera e può prendere fino a 12 libri in prestito gratis e senza penalty se li riporta in ritardo.
Si insomma come vedi i libri sono parte della vita quotidiana e non vengono visto come un compito ma un piacere. Spesso la sera, dopo che ho messo Mia a letto e le ho letto un capitolo di un libro, la sento che cerca di leggere un libro. Magari cercando di leggere il capitolo successivo per vedere cosa succede. Io di solito leggi in italiano ma recentemente ha scoperto la collana delle rainbow fairies che consiglio, non per il contenuto intellettuale ma per fermentare la lettura visto che per lo meno le bimbe ci si appassionano e ce ne sono un’infinita quindi non si finisce mai di leggere!!
Bilingue Per Gioco says
Alice,
sì però in biblioteca ci vanno sempre i genitori con un certo livello di cultura, non credi? perchè anche qui ci sono alcune biblioteche child friendly, le scuole che fanno il prestalibro, etc. Ma mi sembra una cosa che attecchisce solo se c’è una certa disposizione da parte dei genitori. Ciò che mi incuriosisce è se riescano a conquistare anche i bambini con genitori che non leggono.
Ti do atto però che forse non noi abbiamo una letteratura per l’infanzia altrettanto studiata e accattivante per le primissime letture.
L.
Alice says
solo due punti veloci: non ci sono solo genitori con un certo livello di cultura perché la biblioteca é anche un posto dove puoi “mollare” i bimbi e farti un po’ gli affari tuoi se vuoi. Puoi metterti a giocare col telefonino mentre loro colorano o altro e non li devi intrattenere quindi va bene un po’ per tutti. I libri di scuola, anche quelli della biblioteca, non sono facoltativi, sono obbligatori quindi non sono solo per i bambini con genitori a cui piacciono i libri. Tutto “devono” leggere. Ma li scelgono i bambini, decidono loro cosa vogliono leggere quella settimana.
Certa questa é la nostra scuola (pubblica/cattolica) ma sento da altre mamma che é piú o meno cosi ovunque.
Sui libri italiani ti do ragione, faccio fatica a trovare cose per Mia da leggere da sola in italiano. Sta provando a leggere, di sua spontanea volontà, ma la maggior parte dei libri sono troppo difficili, li devo leggere io. Se qualcuno avesse qualche suggerimento….
Bilingue Per Gioco says
Alice, hai ragione, il fatto che si possano “mollare” i bambini in biblioteca è un dettaglio che fa la differenza, alla fine coinvolge più persone.
ale says
Ehh no, le biblioteche comunali e le scuole organizzano visite di classi in biblioteca, si riportano i libri che si erano presi la volta precedente e si scelgono due o tre libri nuovi da portare a casa, e poi la bibliotecaria legge (un po’ recitando) un libro a tutta la classe. Addirittura ho visto una classe di una preschool andare a sentire una storia.
Altra cosa che rende “popolari” le biblioteche anche e soprattutto tra fasce economiche disagiate sono le varie attività che le biblioteche promuovono. Infine non va dimenticato il piccolo dettaglio del tempo: dove altro puoi portare un’ora o due un bambino di 3 o 4 o 5 o 8 anni (ma anche, dove puoi andare con un neonato) in inverno con la pioggia, il freddo, la neve, senza dover spendere soldi? Alla biblioteca (quella più vicina, o quella in centro), ovvio. Perché la trovi fasciatoi per cambiarli, puoi allattare i più piccoli…
Mio figlio, nella reception di una scuola pubblica (cattolica) nel centro dell’Inghilterra, porta a casa uno o due libretti a settimana, e gli danno i compiti (copiare una pagine, scritta e disegno); entrano in classe in fila per uno, ci tengono molto alla forma (politeness ecc), ma in classe hanno oltre a diversi tavoli per le varie attività (un giorno a settimana possono scegliere loro a che tavolo andare), un tappeto e un miliardo di giochi, sia dentro la classe che nel giardino. E in giardino ci vanno sempre, anche d’inverno… Io ero preoccupata di mandarlo a imparare a leggere e a scrivere a 4 anni e pochi mesi, ma devo ammettere che lui era pronto. C’è da sottolineare una differenza tra la situazione qui e in Italia: moltissime famiglie inglese mandano i bambini a scuola dopo il 4 compleanno per motivi banalmente… economici: il comune paga per ogni bambino 15 ore a settimana in una nursery school, e se una mamma lavora e non ha a chi lasciarlo deve sborsare un bel po’ di soldini per farlo stare alla nursery diciamo 9am-4pm, cosa che invece in Italia non succede (almeno dalla materna!); invece, la reception è gratis… Tristissimo, ma purtroppo è così
fiorelena says
Concordo pienamente con Letizia: anche io penso che la passione per i libri si coltivi a casa ma potrei essere di quest’avviso semplicemente perchè leggere ha sempre fatto parte delle mie abitudini di vita e credo sia il mezzo più incredibile che si possieda per conoscere il mondo e anche tutto ciò che al mondo non appartiene! Per lo stesso motivo probabilmente mia figlia ha cominciato a giocare a 4 mesi con i primi libricini di stoffa, quelli sonori, ipercolorati, tutti da scoprire e toccare per intenderci. E tale è stato il piacere per me di metterglieli tra le mani e per lei di conoscerli, che i libri sono oggi, che ha quasi 3 anni, tra i suoi giochi preferiti.
Non credo serva leggere per dare la possibilità ad un bambino di “entrare” con la sua testa in un libro in primo luogo perchè i bambini hanno capacità mnemoniche inimmaginabili per cui imparano tutti i libri che gli vengono letti completamente a memoria, sillaba per sillaba; in secondo luogo perchè i nostri figli hanno spesso una grandissima fantasia e grazie a questa sfogliano i libri che conoscono perfettamente spesso rivoluzionandoli a seconda dell’ispirazione del momento, creando così nuove avvincenti storie.
Credo fondamentalmente che tutti i metodi esistenti capaci di far conoscere e amare i libri ai bambini siano preziosi, quindi ben venga il supporto a casa, a scuola o in biblioteca.
Per quanto riguarda invece l’ insegnamento della lettura e scrittura che, a quanto dite, nelle scuole inglesi è molto anticipato, probabilmente non creerà mostri ma magari tende a avvicinare precocemente i bambini a quel mondo razionale con cui si confronteranno tutta la vita magari togliendo quel “quid” che possiamo generalizzare con la parola “spensieratezza” che mai come alla loro età è indispensabile e imprenscindibile ( e Letizia sa quanto quest’ idea sia stata importante per le scelte circa il futuro di mia figlia).
In conclusione: va tutto bene purchè i nostri figli siano sereni e vivano la loro età!
Melanie says
Ciao Letizia, non vorrei andare avanti troppo con questa discussione, perche’ e’ un po’ secondaria alla domanda di Cristina, ma volevo solo dire che la scuola inglese trasmette la passione per la lettura come quella italiana non lo fa; per esempio vedo che spesso i bambini delle elementari qua in Italia devono leggere e memorizzare pagine del libro di storia come compiti, che io non ho mai fatto in Inghilterra e che nella mia opinione e’ un vero passion killer! Ma certo che la passione viene coltivata anche a casa, in famiglia, gia’ dalla nascita’.
Bilingue Per Gioco says
Melanie, sono d’accordo qui siamo off topic, ma come ti dicevo se per caso vuoi scrivere un post a parte sul tema mandamelo pure via email e lo pubblico. Grazie!
Letizia
Alice says
Mi é tornato in mente questo post proprio sta mattina…. Oggi, World Book Day, qui nella maggiorparte delle scuole i bambini vanno a scuola vestiti dal personaggio del loro libro preferito e portano pure il libro da leggere a scuola. Certo per risparmiare ci sono sempre tante principesse (Biancaneve, cenerentola etc…) visto che sono vestiti che di solito tutte le bimbe inglesi hanno ma c’e chi si impegna un po’ di piú e per esempio ho visto tanti Gruffalo! Mia si é vestita da pirata ed ha portato Peter Pan. Un altro modo per promuovere la lettura!
Bilingue Per Gioco says
Che bello, però mi sa che non è proprio il world book day, è il world-minus-italy book day. qui non ne ho proprio sentito parlare…
Sarebbe bellissimo, one day may be…
Per curiosità chiedo ad A. da cosa vorrebbe vestirsi se potesse vetirsi come il personaggio di un libro, vi farò sapere…
L.
Chiara says
Ciao! io ho due figli che vanno alla Andersen (nursey e year 1). Noi siamo molto contenti. i bambini vanno tutti a scuola volentieri (non solo i miei), imparano molto, ma anche si divertono. A 4 anni iniziano a leggere e scrivere, ma non passano tutto il tempo sui banchi, per lo più seduti su un tappetone. A 5 iniziano le elementari e effettiv,amente c’è meno gioco, ma i tempi sono comunque ben gestiti, alternano momenti di maggior concentrazione a momenti di attività più liberaFanno musica, arte e drama con insegnanti specializzati, ma non sono da. pensare come materie di studio,ma come una diversificazione dell’ attività. Non creano robot, ma bambini a cui piace imparare. Inoltre la scuola punta molto a.sulla selezione degli insegnanti e a gratificare gli insegnanti che lavorano bene
Chiara says
Inoltre fanno sempre due intervalli in giardino, anche in inverno e se c’è bagnato o neve perché mettono goi stivali. SeLa scuola ha solo 2 classi x anno e ci si conosce un po’ tutti. I bambini socializzano facilmente perché c’èrimescolamento delle classi da un anno all’ altro (cosa che a me all’ inizio sembrava abominevole), ma poi ho visto che consente ai bambini di non chiudersi sempre nello stesso gruppetto di amici. Io te la consiglio. Fammi pure tutte le domande che vuoi.
cristina says
GRAZIE mille Chiara! Ho appena parlato con una mamma che ci manda i suoi due figli e mi ha detto che è contenta della scuola, un po’ meno della dirigenza perché sorgono spesso problemi di «comunicazione» con i genitori e le scelte vengono imposte dall’alto, mai condivise. I miei dubbi: mi dici che giocano spensierati ma io ho visto classi piene di banchi e piccolissimi spazi per il gioco libero; mi chiedo se, eventualmente, ha senso mandarlo lì tre anni e poi spostarlo in un’elementare con inglese rafforzato (sei ore alla settimana). E poi mi chiedo: se dovessi lasciarlo lì per le elementari, alle medie avrà problemi? Saprà un minimo di grammatica italiana? La preparazione in storia e geografia sarà allo stesso livello di una buona elementare statale?
COMUNQUE: FIRST, mi sta a cuore che i bimbi giochino sereni e non vengano stressati per IMPARARE. Mi hai rassicurato tu e anche l’altra mamma. Tutte concordate nel dire che i bambini vanno a scuola felici e questo è ciò che conta. GRAZIE ancora intanto!
Chiara says
Secondo me se inizi è meglio continuare. Anch’ io all’ inizio pensavo che la scuola internazionale servisse solo x l’inglese, ma poi mi sono resa conto che quello che sta dando ai miei figli va al di là. dell’ inglesè. mi dicevo che fare inglese tutto il giorno fino ai 7-8 anni sarebbe stato sufficiente, ma adesso credo che interrompere questo tipo di formazione renderebbe vano l’investimento fatto negli anni precedenti . In passato avevo avuto problemi di comunicazione anche con dirigenze di altra scuola, ma per fortuna i bambini devono avere a che fare solo con gli insegnanti. Riguardo il passaggio alle medie purtroppo non ho feedback da altri genitori. Sicuramente è un genere di scuola che comporta un impegno anche da parte dei genitori, ma se tu sei italiana penso che di problemi non ne avrà. Potrebbe risentire solo del passaggio ad un metodo di insegnamento diverso. Fammi sapere se iscrivi tuo figlio
Elisabetta says
Ciao a tutte, mi chiamo Elisabetta, vivo a Londra e ho due figli che frequentano la scuola qui.
Mi chiedevo se la scuola inglese in Italia, tipo la Sir James per intendersi, e quella inglese in Inghilterra siano in qualche misura differenti…
Per dare anche una mia opinione in merito all’età ideale per la scolarizzazione vorrei dire che 5 anni sono in linea di massima pochi perché la maggior parte dei bambini è pronta per leggere e scrivere a 6 anni. Non a caso in tutta Europa è quella l’età in cui inizia l’obbligo scolastico, a volte anche 7 anni, vedi Germania.
Molti bambini faticano a lateralizzare a 5 anni, figuriamoci a 4, si concentrano per un tempo brevissimo e non sono in grado di stare seduti a lungo.
Tuttavia la mia figlia maggiore (due anni di nido e uno di scuola dell’infanzia a Milano) è arrivata qui con un inglese scarsissimo ed è entrata in reception. Sorprendentemente si è inserita con rapidità e in tre mesi era in grado di comunicare in inglese. Era molto contenta di andare a scuola e tuttora lo è; io la aiuto solo cercando di definire con lei i suoi punti deboli e quelli forti.
I bambini, per fortuna, hanno risorse infinite e quasi tutto a quell’età dipende dall’insegnante che li prende in carico.
Quindi per tornare a Cristina, penso sia molto importante per te valutare bene il personale docente e non docente della scuola.
In bocca al lupo, Elisabetta
cristina says
È fatta, lo abbiamo iscritto alla Andersen! Dopo lunghe elucubrazioni, dopo aver parlato con due ragazzine che ora sono in prima media (e hanno un ottimo ricordo sia dell’asilo, sia delle elementari), dopo aver visitato per la seconda volta la scuola (munita di lista di domande…) e aver parlato con due famiglie che la frequentano (PANT PANT, che lavoro!!!) abbiamo deciso che intraprendiamo questa strada. Vi aggiornerò da settembre in avanti e speriamo vada tutto bene, soprattutto per gli inizi (lo «scontro» con la maestra madrelingua mi fa un pochino paura). Ne approfitto per ringraziare di nuovo tutti e per rinnovare l’apprezzamento del sito che ho già segnalato a tutte le amiche con figli piccoli e medio-piccoli. Continuerò a seguirvi. A presto! Cristina
Simonapaola says
Buongiorno a tutte, ho letto i Vostri post tutti estremamente interessanti, anche io ho appena iscritto mia figlia alla Andersen , al primo anno di nursery con decorrenza dal prossimo settembre. Mio marito ed io – reduci entrambi da percorsi di istruzione tradizionali ed innumerevoli esperienze (faticose ed onerose) di corsi di inglese all’estero , con i quali integrare la scarsa preparazione “fornitaci” dal liceo classico italiano – siamo convinti di dare a nostra figlia una opportunità in piú iscrivendola fin dall’inizio ad una materna inglese per proseguire poi con le primary etc.
Condivido tutte le ansie di Cristina nella scelta già difficile sin d’ora della scuola ma devo dire che per quanto abbiamo visitato anche altre scuole la Andersen ci ha fatto un’ ottima impressione sia rispetto alla attenzione per i piccoli che rispetto alle possibili attività extrascolastiche .Vedremo a Settembre!!!
simona
Chiara says
Ciao! Come dicevo a gennaio io ho un figlio che va adesso in nursery. Si trova molto bene, si diverte, fanno tante attività e si sta abituando bene alla lingua. Quello che mi piace molto è che le educatrici capiscono bene i bambini, ne assecondano le esigenze e cercano di sviluppare le capacità rendendo partecipi i genitori dei progressi. Questo l’ho notato anche in primary (abbiamo appena ricevuto le pagelle del primo quadrimestre) in cui fanno un’ analisi molto. accurata del carattere e delle potenzialità del bambino. Insomma non conta solo valutare il profitto, ma riveste una grande importanza anche individuare quali siano le capacità del singolo .
Simonapaola says
Grazie Chiara, sono contenta. Aggiungo peraltro che quest’anno mia figlia che ora ha 1 anno e mezzo sta frequentato unnido inglese piccolino, solo una 40 di bambini, con maestre inglesi e ora sta iniziando a pronunciare indifferentemente i primi yes/si…azie/ thanks ciao/hi e quindi credo proprio che x lei accedere e frequentare Andersen sarà un naturale proseguimento … A presto
Alessandra says
Ciao.
Sono la mamma di Marco, cinque anni ad agosto. Per vari motivi avevamo pensato di non iscrivere Marco ad una scuola inglese, ma oggi ci stiamo ripensando.
Marco ha frequentato l’asilo italiano con molto piacere e anche noi siamo stati molto contenti della scelta fatta.
Unico neo, il fatto che non abbia imparato l’inglese, nonostante abbia avuto la possibilità di parlarlo all’asilo. Oggi vorremmo inserirlo in una scuola inglese o bilingue, ma per poterlo fare deve iniziare a settembre. Il prossimo anno, infatti, nessuna scuola lo potrebbe inserire, non conoscendo l’inglese. Quindi, questo è l’ultimo anno per noi per poter fare questa scelta.
Oggi dobbiamo decidere tra due scuole, la BES e la Andersen. La Saint Louis infatti è piena per questo anno, la Sir James non accetta bambini di cinque anni che non sappiano l’inglese, l’International è troppo lontana.
Qualcuno può darci un consiglio su queste due scuole?
La vera differenza è che la BES è bilingue mentre la Andersen è una scuola inglese nella quale si studia anche l’italiano (meno ore ovviamente).
Uno dei nostri timori é che Marco possa trovarsi in difficoltà con l’inglese, magari rifiutare la scuola per questo e comunque restare indietro perché oggettivamente conosce la lingua meno degli altri bambini.
Qualcuno ha inserito il proprio bambino in una di questa scuole a cinque anni? Potreste raccontarci la vostra esperienza?
Grazie! Alessandra
Chiara says
Noi siamo entusiasti della Andersen (due bimbi di 3 e 6 anni). A 5 iniziano già a leggere e a scrivere in inglese.. Ma anche se non parla il tuo bimbo un po’ capirà! Prova a chiedere alla scuola cosa ne pensano. Le maestre sono tutte molto brave e sono convinta che potrebbero seguirlo bene. L’inglese lo imparano molto bene, a non solo quello! Se hhai domande chiedi pure!
louise says
La Andersen, per carità! Una scuola di ripiego per quelli rifiutati dalla più prestigiosa Sir James. E’ una scuola vecchia, fuori moda. Persino le scuole inglesi non seguono più questo programma. E’ ora di aggiornarsi con il metodo “inquiry based” ed internazionale. I bambini vanno stimolati, incuriositi, devono imparare a farsi domande, non a compilare un worksheet. Parlo per esperienza, ho fatto queste scuole, e non sono cambiate per niente. Cerca una scuola più innovativa, dammi retta. Piuttosto mandalo alla scuola italiana e prendigli una maestra di inglese tutti i pomeriggi. Imparerà di più e risparmi. Oltretutto, io che sono madrelingua, quando sento questi bambini della Andersen o altre scuole bilingue parlare inglese mi vengono i brividi! Good luck!
Chiara says
X SimonaPaola. Quest’anno in nursery è stato bellissimo x il mio bimbo . Iniziano in maniera molto graduale con l’inglese, ma se vedono che il bimbo ce la può fare, insistono di più. Vedrai che la tua non avrà nessun problema e alla fine dell’ anno ti canterà già tutti i jolly phonics
x Alessandra. Magari potresti proporgli un po’ di inglese con i suggerimenti di BpG in maniera un po’ “intensiva” durante le vacanze.
louise says
scusa Chiara, ma mi sembra evidente che stai facendo pubblicità alla Andersen..
Chiara says
Ciao Luoise. Ho visto che hai commentato la mia risposta di luglio a quella mamma che chiedeva un parere esplicito. Lungi da me dal fare pubblicità! Non me ne viene in tasca niente! Magari! Anche solo uno sconticino… E comunque non credo che recensire le scuole sia lo scopo di questo blog. Io non avevo nessuna esperienza né di scuole internazionali né di nessun altro tipo di scuola privata, quindi il mio commento si basava esclusivamente sulle “risposte” dei miei figli alla scuola in termini di serenità, voglia di andare a scuola, desiderio di imparare, acquisizione di autonomia, progressi nell’apprendimento. Sempre tenendo conto di quello che era il titolo del post “la scuola inglese mi sforna un robot?”. Il mio entusiasmo era per rassicurare sul fatto che non si sfornano robot, perché quello sembrava il dubbio principale di chi ha scritto il post.
Comunque vorrei approfittare della tua esperienza per farti delle domande. Cosa intendi quando dici che questi bambini ti fanno venire i brividi quando parlano? Per la pronuncia? Per gli errori di grammatica? Credi che in questo genere di scuole i bambini non imparino bene l’inglese? Voglio dire, non riescono a diventare dei madrelingua oppure imparano proprio un cattivo inglese?
Volendo invece consigliare un percorso diverso da quello della scuola internazionale, parlavi di scuole più innovative. Quali suggeriresti? E l’inglese come lo coltiveresti? Questo mi interessa anche per quando i miei bimbi avranno finito la scuola internazionale e passeranno a quella italiana. Un maestra di inglese tutti i giorni come suggerivi mi sembra un po’ troppo, poi c’è sempre uno sport da fare nel pomeriggio, fare i compiti, giocare con gli amici. L’ideale sarebbe una tata madrelingua, ma io sono un po’ allergica alle tate… Il mio pensiero è per quando saranno più grandi (12-13 anni), non ho idea di quale attività potrebbe interessargli e nello stesso tempo servire ad esercitare l’inglese.
Grazie
ludovica says
Vi chiedo, se qualcuno mi sa dare notizie tra due scuole di Roma dove dovrei iscrivere mio figlio per la prima elementare che sono il Saint Francis e la casa della ghianda. In realtà speravo di riuscire ad entrare nella kendale (mio figlio adesso va al greenwood garden school che mi piace tantissimo ma non ha le elementari) ma non ci sono posti. La casa della ghianda assomiglia un po’ di più alla greenwood e alla kendale ma non sono sicura del livello di preparazione che fornisce, mentre per la Saint Francis è più una “scuola” ma ho più notizie dei livelli di preparazione. Vi ringrazio se mi date un aiuto nella scelta.
Ludovica