E’ stato calcolato che due terzi dei bambini del mondo cresce ‘naturalmente’ bilingue. Questo vuol dire in un contesto in cui due lingue sono il pane quotidiano non solo del bimbo, ma anche della sua famiglia e della società in cui vive.
Ci sono poi situazioni in cui il bilinguismo è presente, ma non è ‘naturale’. Un esempio tipico è quello delle famiglie con un genitore (o entrambi) di un altro paese rispetto a quello in cui la famiglia vive. Un altro caso è quello dei genitori che scelgono di insegnare ai figli una lingua straniera e non la propria lingua nativa.
In questi casi ‘non naturali’ si verificano delle generalizzazioni da parte dei bambini, sulla base delle situazioni e dei metodi utilizzati dai genitori per trasmettere la seconda lingua, si parla quindi di Bilinguismo Situato.
Con il metodo OPOL (One Parent, One Language), si può verificare ad esempio che il bambino associ una lingua ad un genitore e che faccia resistenze se anche l’altro si mette a parlare la lingua solitamente non sua.
Se invece la seconda lingua viene parlata solo in un certo contesto, ad esempio solo a casa, solo a scuola o al playgroup, nel bambino si consoliderà questa abitudine e, spesso, anche il lessico di riferimento. In questi casi, il bambino potrebbe parlare la lingua di quel contesto anche con una persona che non la conosce oppure potrebbe sviluppare capacità ricettive ed espressive limitate al contesto di apprendimento. E’ il caso di un’amichetta di origine indiana che a New York si era abituata a parlare hindi soltanto a tavola e conosceva della lingua madre solo il lessico più strettamente familiare.
Altre associazioni possibili riguardano il momento della giornata o l’argomento del discorso. Ogni situazione e ogni scelta portano con sé tutta una serie di conseguenze, per questo è importante valutare con attenzione e scegliere, se possibile, qualche strategia integrativa in modo da arricchire l’esposizione alla lingua il più possibile.
I libri sono un ottimo esempio, perché comprendono situazioni diverse, ma è importante sceglierli in modo appunto ‘strategico’. E sono fondamentali anche gli amici e una rete di figure significative con cui condividere l’avventura della seconda lingua, in modo che a poco a poco diventi una realtà sempre più ricca e ‘dislocata’.
Queste considerazioni ci permettono anche di essere più comprensivi di fronte ad un bambino che si rifiuta di ascoltare il papà o la tata che, all’improvviso e in modo ingiustificato ai suoi occhi, si mette a parlare la lingua ‘della mamma’.
A quale tipo di bilinguismo corrisponde il vostro (potete anche far riferimento a questo schema)? Avete notato associazioni, limitazioni o resistenze da parte dei vostri bambini? Quali strategie avete messo in atto?
Immagine: The psycholinguistics of bilingualism, amazon UK e amazon IT
Pri says
Ciao, ottimo post! Noi abbiamo adottato il metodo OPOL (ed il parent che parla inglese sarei io), con il mio bimbo di 2 anni e mezzo. Risultato: capisce abbastanza bene, ma parla prevalentemente italiano, perché si sente più sicuro. A volte parla italiano con accento inglese, con effetti esilaranti. Se qualcun’altro prova a parlargli in inglese (cosa da me molto incoraggiata), lui si ribella e dice: “No, solo mamma!”. Come si potrebbe superare questa sua associazione? Grazie
Bilingue Per Gioco says
Idealmente facendogli conoscere persone madrelingua Inglesi. o almeno facendoli guardare qualche cartone animato inglese. o anche qui con i playgroup. mostrandogli insomma che là fuori c’è un mondo che esiste in Inglese, non solo mummy…
L.
Jessica says
Ciao Pri! Oltre ai consigli di Letizia, posso dirti che probabilmente appena si sentirà più sicuro questa fase passarà!
giovanna says
Ciao,
la nostra è una coppia franco-italiana. la nostra bambina ha oggi quasi 5 anni e parla e capisce sia l’italiano sia il francese in quanto ogni genitore le ha sempre parlato nella propria lingua madre. c’è stato un momento attorno ai suoi 3 anni, in cui la piccola non sopportava di sentire un genitore parlare nella lingua dell’altro e nonostante anche lei parlasse entrambe le lingue, si rifiutava di ascoltare e di rispondere. è stato necessario che la bambina assistesse a delle conversazioni in cui ogni genitore parlava nella lingua dell’altro perchè infine accettasse il fatto che i genitori non erano diversi o cambiati quando essi parlavano in un’altra lingua. per il bambino ogni cambiamento è un trauma, dunque se teniamo in conto che quando parliamo un’altra lingua anche il nostro tono di voce e le espressioni facciali cambiano era naturale la sua reazione. oggi la nostra bambina parla indifferentemente l’una o l’altra spesso anche mescolandole, percepisce quando qualcuno parla in una lingua straniera e non ha reazioni di paura nel sentire una lingua straniera, anzi dimostra volontà di volerla apprendere anche lei.
Sabrina says
Ciao, io ho sempre parlato e parlo inglese alle mie figlie secondo l’approccio OPOL e poi ho cercato di esporle il più possibile a materiale autentico, i.e. libri, canzoni, film e programmi TV, ed i risultati sono statie sono ancora molto buoni, per cui mi sento di incoraggiare il più possibile quest’approccio…
Pia says
Ciao a tutti!
Questa la nostra esperienza: mamma parla in inglese e daddy parla italiano (chissà perchè poi il papà che parla italiano è “daddy” e la mamma che parla in inglese è “mamma”???!!!???).
Aj che ora ha 2 anni e mezzo, comprende perfettamente entrambe le lingue ma si esprime prevalente in italiano. Se le chiedo di parlare in inglese lo fa, ma non le viene naturale (credo sia troppo esposta all’italiano).
A parte mamma (che diventa mummy solo quando aj vuole qualcosa che non voglio dargli :-)) parlano in inglese i personaggi dei cartoni animati che guarda e qualche parente di passaggio… tuttavia non la disturba sentir qualcun altro parlare in mummy’ language..
octavia says
come al solito, il tuo post è sempre interessante, Jessica.
nel caso di mio bimbo (2 anni 4 mesi) il papà parla italiano, ed io indonesiano. ma quando giochiamo nella sua stanza giochi parliamo in inglese. è molto divertente vederlo cambiare subito la lingua quando un suo piede entra nella stanza…come se esistesse un bottone switch off e switch on sulla porta.
Non ha frequentato ancora l’asilo quindi per il lessico nel’ambiente scolastico non ne posso parlare… ma nel’ambiento familiare i suoi vocabolari italiani e indonesiani sono ricchi.
Poi fa anche il traduttore per il papà che è monolingua. fin’ora posso dire che il suo livello italiano e indonesiano sono entrambi nel livello native per sua età…e sa benissimo esprimersi in entrambi lingue…anzi, a volte parla troppo! ma per l’inglese, appunto come dici tu, la sua capacità di esprimersi è molto limitata…
Noi leggiamo i libri, ma non so se capisce tutto…non lo vedo troppo entusiasto di leggere libri…ma cantiamo tanto…e gli piace molto cantare. quando aveva meno di 2 anni, sapeva già cantare le canzioni inglesi…ascoltava il CD o DVD più volte e poi canta da solo senza che nessuno lo insegnava il testo.
Ma io sono sicura che anche se la sua capacità di esprimersi è limitata, i bambini capiscono molto di più di quello che crediamo.
Ad esempio mesi fa, in macchina ho cantato una canzione inglese che al’innizio fa “close your eyes, give me your hand, darling…do you feel my heart beating…” e quando ho smesso di cantare, lui mi diceva in indonesiano “ancora mamma ancora” confusa, ho chiesto cosa intendeva e lui mi ha risposto, sempre in indonesiano “ancora dammi la mano…chiudi gli occhi, dammi la mano” mi ero stupita…allora capisce cose dice la canzione…e se capisce quella…chissa quante altre canzione o quante altre cose che capisce ma non me lo dice.
Una cosa che non capisco, lui parla indonesiano e inglese solo a me. Quando un amico di famiglia (un inglese) gli parla in inglese, gli risponde in italiano…poi quando i miei amici indonesiani gli parlano in indonesiano, gli risponde cmq in italiano…non capisco perchè…credo che pensa ‘se non sei mia mamma, in qualsiasi lingua mi parli, ti rispondo solo in italiano’
Bilingue Per Gioco says
vedrai che impararerà a riconoscere che se non parla la lingua comune ad una certa persona questa persona non è in grado di capirlo. si tratta di fare esperienza…
L.
octavia says
Forse perche vede che l’inglese parla italiano con mamma e papà…e allora perche parla in inglese con lui? Anche gli indonesiani parlano italiano (perche stiamo sempre in gruppo di misti indonesiani-italiani e l’italiano è la lingua del comune)…
quindi sa che parlano italiano, o forse l’idea che esistono altre persone che parlano inglese o indonesiano gli confonde?
Settimana prossima verra un’amica indonesiana e rimane da noi per 2-3 giorni…vedrò che lingua parla con lei…
Jessica says
Anche le altre storie sembrano dirci che questa fase passa, sicuramente incontrare nuovi amici aiuta!
Orietta says
Ciao, noi siamo una copia italo -polacca e abitamo in Polonia. Siamo sicuramente nel gruppo 1. Da quando e’ nato il nostro bambino ognuno gli parla la propria lingua, in casa parliamo prevalentemente italiano (io con mio marito) e il bambino si divide, quasi perfettamente e con estrema naturalezza, tra le due lingue nel senso che con me parla prevalentemente in italiano e con il papa’ sempre in polacco. Ovviamente Le e’ piu’ predisposto ad iniziare la conversazione in polacco, anche con me, ma piu’ cresce piu’ e’ in grado di scegliere la lingua richiesta in quel momento. Anzi, avendo 4,5 anni e aumenta sempre di piu’ il suo vocabolario, spesso quando io storco il naso (io ho una conoscenza del polacco medio/alta) lui mi traduce in italiano il significato, anche usando altre parole, giustificandosi col fatto che io sono italiana e non conosco bene il polacco. Va molto fiero del fatto che e’ bilingue. Quindi consiglio a tutti di adottare questo sistema. Ciao Orietta
Tiago says
Ciao. Grazie per il post. Noi abbiamo adottato il metodo OPOL. Io sono portoghese e parlo esclusivamente in portoghese ai miei figli i quali mi rispondo solo in portoghese. A volta capita che dico qualcosa in italiano e loro mi dicono che ho parlato nella lingua della mamma. La mamma li parla in italiano. Viviamo in Italia. Penso che parlino abbastanza bene le due lingue. Cosa curiosa é che i miei due figli + grandi tra di loro a casa giocando parlano il portoghese. Il mio figlio + grande anche con l’altro fratello parla in portoghese. La bambina (secondo figlio) a volta con il terzo parla in italiano o in portoghese. Tutti i 3 passano periodi lunghi (1/2 settimana) 2/3 volte all’anno in Portogallo. Secondo voi sono sulla strada giusta? Ciao. Grazie.
Bilingue Per Gioco says
Direi proprio di sì!
L.
Paolo says
Ciao, io e la mia compagna siamo entrambi italiani e viviamo in Italia con una bambina di 2 anni e 2 mesi. Da quando è nata io le parlo solo in inglese e la madre in italiano (metodo OPOL). Ovviamente (a parte canzoncine e cartoni) l’esposizione all’inglese è limitata alla mia frequentazione. Ora capisce bene l’italiano e quasi altrettanto bene l’inglese, ma mentre in italiano ha cominciato da qualche tempo a comporre le prime frasi semplici, in inglese si limita tutt’ora a pronunciare parole sparse qua e là ma senza costruire frasi con predicato verbale e soprattutto non riesco a dargli l’input sufficiente a farla parlare di più e più spesso in inglese. Sono abbastanza soddisfatto dei risultati ma vorrei trovare un modo per stimolare di più il suo uso attivo dell’inglese…any suggestions?
Bilingue Per Gioco says
I playgroups… http://learnwithmummy.com Anche se ovviamente non so dove vivete…
L.
Maria Luisa says
Ciao, nel mio caso io parlo italiano ed il mio compagno parla a nostra figlia, 2 anni, solo spagnolo. La mia piccola dice solo poche parole ancora e solo in italiano tuttavia comprende bene entrambe. il dubbio è: se io le leggessi anche qualche libro in spagnolo farei dei danni visto che di solito è il papà a parlarle in questa lingua? Lo capisco e leggo molto bene e quindi sarebbe anche divertente per me.
Bilingue Per Gioco says
Danni? Ma no, via, si tratta di contestualizzare. Al di là del fatto che OPOL è uno degli approcci possibili ma non l’unico, quando si raccomanda di attenersi alla regola in genere lo si fa per evitare che si cominci a saltare di qua e di là o, peggio, che a fuori di fare un po’ e un po’ la lingua minoritaria si ritrovi ad essere relegata a qualche frasetta qua e là. Ma che leggere un libro nella lingua del papà possa fare danni mi sembra un timore eccessivo, anzi, forse dimostra che lo spagnolo è una lingua amata da tutta la famiglia.
L.
Cristina says
Ciao! Noi abbiamo adottato il metodo OPOL. Pur abitando in Italia ed essendo entrambi di madrelingua italiana, io, la mamma, parlo solo inglese e il papà solo italiano. La nostra bimba, che oggi ha 2 anni e mezzo, comprende bene entrambe le lingue e parla in modo prevalente l’inglese. Al momento non mostra difficoltà nel passaggio da una lingua all’altra e il livello di sviluppo del linguaggio è adeguato alla sua età. Accanto a OPOL, quando Bea è con me, parlano in inglese anche i libri, i cartoni animati e gli amici. Ho notato che frequentare persone madrelingua inglese (i nostri amici) facilita l’apprendimento e rende “normale” esprimersi nella seconda lingua.
marta says
da noi invece si stanno presentando dei problemi. mio marito è italiano ed abitiamo in italia. io ho la doppia cittadinanza e sono bilingue (croata-italiana). dalla nascita della nostra primogenita avevamo deciso di parlare 2 lingue differenti x darle la possibilità di apprenderle appieno. ora che è partita all’asilo parla esclusivamente in italiano anche se so che mi capisce perfettamente quando le parlo in croato. il problema sono io: quando inizio un discorso io, lo faccio in croato, ma ora che nella quotidianità, inizia lei in italiano, automaticamente, senza darmi il tempo di decidere, le rispondo in italiano…………..grrrr! non posso farci niente, mi viene naturale! continuo anche con i cartoni, nonni ecc ma sto perdendo terreno…………. 🙁 qualche consiglio?!?!?!
Bilingue Per Gioco says
Marta, se “non puoi farci niente” non c’è consiglio che tenga. Se invece vuoi farci qualcosa non hai che da lavorare su te stessa e farcela.
L.
Jessica says
Trovare occasioni in cui parlare solo croato sia più naturale per tutti? Ad esempio, soggiorni all’estero e amici.
giuliana says
Ciao ! La mia nipotina ha sei anni . Con la mamma e i parenti bulgari parla bulgaro . Vivendo in Croazia parla con il papa’ e con gli amichetti dell’asilo la lingua croata . Con me, pur non essendo io sempre presente nella sua vita ,
parla , gioca e comincia a leggere e a scrivere in italiano(sono un’insegnante italiana in pensione ) . In asilo canta canzoncine in lingua inglese e ,sulla nave
americana dove il papa’ e’ imbarcato, risponde a facili domande del personale che si rivolgono a lei in inglese.
La bambina non e’ un genio . Forse ha un’intelligenza un po’ piu’ alta della norma . Forse . E’ stata sempre molto curiosa , desiderosa di imparare…Anche perche’ la maggior parte dei bambini ,piu’ o meno intelligenti , giocando in un ambiente sereno apprendono con una facilita’ che ha del miracoloso (!?)
laura says
Noi siamo una coppia italiana. Ma io volevo introdurre precocemente l’inglese (lingua che conosco molto bene, sono stata molto all’estero ma che negli ultimi 10 anni ho praticato poco e solo in vacanza). Abbiamo scelto a milano un nido (e ora materna) monolingue inglese che gli assicurasse un’esposizione quotidiana costante. Mio marito gli parla in italiano e io ho limitato l’opol a determinati momenti e situazioni della giornata (la spesa al supermarket, il parco giochi… Lasciandomi la liberta’ di sgridarlo in italiano). Nel frattempo ho recuperato e rafforzato il mio inglese per aumentare i momenti di opol con mio figlio. Risultato: lui, a quasi 4 anni, parla un ottimo italiano, capisce tutto in inglese e con me parla in italiano ma se siamo nella parentesi inglese della giornata si sforza di farlo in quella lingua (certo l’asilo aiuta…). Se mio marito gli parla in inglese lui lo rifiuta ma se lo faccio io vive setenamente la doppia opzione. Cosi’ nessun patema ne sforzi innaturali da parte mia. E per noi funziona.. 🙂
Sabina says
Cara Jessica,
grazie dei tuoi post sempre molto stimolanti e ricchi di informazioni.
Noi rientriamo nel gruppo 1.
Ma c’è un però: un genitore (tedesco, io) capisce la lingua dell’altro (italiano), mentre l’altro genitore (italiano) non capisce la lingua del primo (tedesco).
E poi ci sono le lingue dei nonni…
Noi per esempio abbiamo due varianti dialettali molto forti delle due lingue: il veneto e il tedesco dell’Alto Adige.
Ricorderò sempre il primo approccio al centro estivo altoatesino, che è stato quello di non capire di che lingua si trattasse 🙂
Personalmente nutro una grande passione per i dialetti. Trovo che sia un grande peccato che i bambini non vengano più esposti a queste lingue o varianti linguistiche. Molti dialetti moriranno. Certo, farà parte dell’evoluzione, ma trovo che sia un grande peccato.
Quando chiedono a Nicholas quante lingue parla, lui dice 5: italiano, tedesco, dialetto veneto e dialetto altoatesino e un po’ di inglese 🙂
Jessica says
Sono d’accordo con te, e con Nicholas che fa i conti in modo perfetto e in linea con tutti gli studiosi! (ti lascio questo link se può interessarti http://www.babytalk.it/wordpress/bambini-e-dialetto-che-ne-pensate/)
Patrizia says
Devo confessare che leggendo i vostri post (come spesso accade su questo blog) mi sento un po’ sollevata!
Noi siamo una coppia italiana e a partire da un anno di età io ho iniziato a parlare in francese a nostra figlia. lavorando tutto il giorno, durante la settimana le ore a disposizione non sono moltissime, ma cerco di parlarle sempre in francese quando mi rivolgo a lei (anche per sgridarla). Ora S. ha poco più di 2 anni e mezzo. Capisce bene il francese (anche quando non sono io a parlarlo, come un recente viaggio in un paese francofono ci ha dimostrato), ma non lo parla, se non ogni tanto qualche parola, o per cantare le sue canzoncine preferite (che vanno a ripetizione nel cd dell’auto!). Come stimoli aggiuntivi le canzoncine, i libri i cartoni animati…. L’altro problema che mi pongo è relativo al papà, che non parlando né comprendendo questa lingua rischia di rimanere un po’ “fuori” dai nostri discorsi.
Leggendo le vostre esperienze con bimbi un po’ più grandi mi torna un po’ di fiducia sul sentirla parlare la lingua di mamma prima o poi!
grazie a tutti,
Patty
Jessica says
E chissà che alla fine non la impari anche il papà! E’ vero che diventa un modo intimo di comunicare e questo fa un po’ parte dell’interesse anche del bambino, tanto che qualcuno ritiene che i più grandicelli sono spesso stimolati ad imparare una nuova lingua se questa è il codice segreto dei genitori!
raffa says
mamma di 2 ottenni a rapporto. noi abbiamo sempre usato il metodo “un genitore una lingua” (ambedue i genitori capiscono e parlano la lingua dell’altro). i nostri figli hanno un rapporto molto sereno con il loro bilinguismo, sicuramente è fortuna ma penso c’entri anche il fatto che ambedue i genitori siano molto militanti, e i figli non l’abbiano mai percepito come qualcosa di cui si devono vergognare (ad esempio in pubblico il papà usa tranquillamente la sua lingua). nonostante i mille e un accorgimenti adottati, più crescono più l’italiano diventa lingua dominante. la nostra sfida attuale è quindi trasformare l’altra lingua da lingua di acquisizione naturale a lingua effettivamente nativa, in cui ha luogo una scolarizzazione. sfida improba. i nostri leggono volentieri nell’altra lingua, ma come scrittura siamo ca. 2 anni indietro rispetto a un coetaneo che cresce nel paese (lo so che non ha senso fare paragoni, è giusto per orientarsi, e per abituarli all’idea che più loro crescono, più aumenta il divario). ovviamente gran parte della terminologia “scolastica” non è presente. l’obiettivo lingua nativa secondo me non può essere che a medio/lungo termine, e non è raggiungibile con la nostra attuale fantasiosa e caotica 😉 educazione parentale integrativa. dopo aver mandato i figli per due settimane in una scuola bilingue (e biculturale!) penso che un bilinguismo nativo dai 6 anni in si possa avere soltanto all’interno di programmi scolastici mirati. i nostri figli per ora rimangono bilingui naturali, sereni, felici delle loro lingue e felici di usarle, di questo siamo già molto contenti. per il resto si vedrà …
Jessica says
Progetto e sfida interessantissimi, sono sicura che anche con un po’ di ‘ritardo’ ne valga la pena.
giovanna says
Salve,
volevo dire a tutti i genitori di bambini piccoli, che ancora non hanno un vero e proprio linguaggio strutturato di non preoccuparsi. la nostra piccola a 2 anni non parlava per niente tranne qualche isolata parola nelle due lingue. i bambini italofoni attorno già facevano piccoli discorsi e lei niente. suo padre francese era preoccupato ‘mia famiglia non potrà parlare con i nonni, non parla francese’. smentito ai 3 anni della bimba che all’arrivo dei nonni conversava tranquillamente con loroin francese. oggi la bambina di 5 anni parla nelle 2 lingue e le comprende entrambe. cartoni e libri solo in francese anche perchè attorno tutto è in italiano. alla scolararizzazione in italiano bisognerà affiancare a casa delle lezioni dal genitore della lingua minoritaria affinchè impari a leggere e scrivere nella seconda lingua materna. in seguito abbiamo pensato a programmi di scambio con scuole in francia o qualcosa per corrispondenza oppure online per fare in modo che l’apprendimento scorra in parallelo nelle due lingue. coraggio ai genitori bilingue, con la costanza si ottengono ottimi risultati.
Agnese says
Ciao, la mia bimba ha 4 anni e mezzo e parla solo italiano. Io parlo molto bene l’inglese e vorrei insegnarlo anche a lei ma e’ forse troppo tardi? Dovrei cominciare solo in particolari situazioni o farlo sempre? Aspetto un consiglio. Grazie e buona giornata!
Jessica says
Ciao Agnese, come diceva anche Letizia, non esiste un unico metodo perfetto per tutti, l’importante è fare i conti con le proprie forze e mantenersi costanti nel proposito, mentre il metodo può evolvere con voi. Direi che iniziand da grandicella, può essere preferibile farlo gradualmente, ma la scelta la farei anche in base alle reazioni della bimba.
Olivia says
Ciao a tutti!!
Sono contenta di sapere che è possibile crescere un figlio bilingue grazie alle vostre testimonianze. Vorrei iniziare anche io con mia figlia che ha 5 mesi, ma sono un pò titubante perchè non sono native, ho dimenticato molto del lessico che conoscevo anche sono fluente. Inoltre sarei io la sola a parlare alla piccola in Inglese dato che mio marito non lo conosce tanto bene e purtroppo non ho amici nativi; quindi l’esposizione alla lingua sarebbe solo da parte mia. Per ora mi limito a parlarle durante il giorno e a cantarle canzoncine anche se mi sembra un pò innaturale. So che a Verona ci sono lezioni di Lear with mummy e sarei intenzionata partecipare magari questa primavera. Io sono di Cavezzo, uno dei tanti comuni colpiti dal terremoto, ma ora abito a Mirandola anche questo terremotato. Grazie ancora a tutti e spero di farcela con i vostri consigli.
Jessica says
Ciao Olivia, probabilmente l’esempio di altre famiglie potrebbe essere utile e il playgroup offre anche questo. In bocca al lupo per tutto e un pensiero affettuoso!
mary says
Ciao, olivia, io sono mamma di una bimba di 2 anni e ho iniziato a frequentare un playgroup a bologna quando mia figlia aveva 6 mesi….direi stia funzionando bene e posso dirti che mi ha dato la forza di incrementare gli strumenti da usare anche sola. Peccato che non ci siano playgroup fatti da bilingue per gioco a bologna 🙂
Sfolli says
Sempre molto interessanti gli articoli di Jessica. Questa volta prendo coraggio e commento…
Noi avevamo cominciato con la OPOL, ma essendo io italiana e vivendo in Italia, ci siamo resi conto che G non era esposta alla lingua del papa’ (inglese) a sufficienza (anche perche’ passa meno tempo col papa’ che con me), quindi siamo passati ad avere l’inglese come lingua in famiglia: quando c’e’ papa’, pure io parlo in inglese. Ora G ha solo un anno, quindi e’ presto per capire se sta funzionando, speriamo….
Jessica says
Grazie Sfolli, mi sembra un’ottima decisione. Ho notato in un caso simile alcune difficoltà con l’italiano, ma questo dipende anche da quanto i bimbi frequentano altre famiglie (o scuole)… mi attiverei su questo, ma con calma 🙂
giada says
Ciao a tutti, ho un figlio che ha compiuto 2 anni a dicembre.Mamma e papà siamo entrambi italiani che vivono in italia. Entrambi con una buona conoscenza dell’inglese, anzi direi che il papà è più bravo ma non gli ha mai parlato in inglese, allora ho iniziato io a “rispolverarlo” e ad usarlo quotidianamente con G, cosa che alla fine è servita molto anche a me ;). Da quando G. ha 9 mesi ho iniziato a parlargli in inglese, condividere il momento del bagnetto in inglese e tutti gli altri momenti ludici (canzoncine, libri,cd, giochi vari). Oggi G capisce tutto quello che gli diciamo in entrambe le lingue e ha assimilato nel suo vocabolario sia parole inglesi che italiane…per es. parlando usa molto di più broken che rotto, bed che letto, milk che latte,sun che sole, moon che luna, people che persone, truck, tractor, car, bath, teeth,face,ball, red, yellow,bleu,purple, orange, green…insomma conosce e dice svariate parole inglesi. Direi oltre le mie aspettative G le usa anche all’esterno, quindi non solo con me, e considerando che il contesto è prevalentemente italiano (a parte me nessuno gli parla inglese ed io non gli parlo esclusivamente inglese) per me, quello raggiunto è un vero traguardo che mi inorgoglisce! da giovedì cominciamo anche un’oretta di gioco con altri 2 bimbi ed una madrelingua inglese…vedremo che succede…
Consiglio a tutti, indipendentemente dal fatto di sapere un’altra lingua da madrelingua o meno di avvicinare il prima possibile i figli alle lingue straniere…faranno solo del bene!
Jessica says
Grazie a tutti! I vostri racconti sono una miniera di informazioni preziose! Con Letizia ci ripromettiamo sempre di provare a raccoglierle e sistematizzarle… ci risentiamo presto!
Silvia says
Ciao a tuttii!vi ho letto spesso e per me sono molto preziose le vostre esperienze e testimonianze!
io e mio marito siamo italiani, abbiamo un figlio di 7 mesi e da quando è nato io ho iniziato a parlargli in inglese, inizialmente solo alcune parole e canzoncine fino ad arrivare a parlargli sempre di più e più spesso in inglese. per me la difficoltà maggiore è che per ora sono l’unica che gli parla inglese e cerco di farlo in modo spontaneo, in modo che non sia una forzatura e lego l’inglese in particolare al momento dei giochi, del bagnetto, della pappa, o comunque quando io e mio figlio siamo da soli, questo perchè ho notato negli altri un pò di perplessità e a volte “derisione” quando lo faccio, dicendo frasi del tipo: “poverino già deve imparare l’italiano” oppure: “beh, io gli parlo italiano così la cattiva sei tu”, come se parlare a mio figlio inglese sia un dispetto o una punizione!! Poi anche il papà un giorno mi ha chiesto se forse era meglio parlargli inglese solo dopo che il bimbo avrà già imparato l’italiano (o come dice lui “dopo che l’italiano sia avviato”) perchè i bambini bilingue iniziano a parlare dopo, insomma sembra tutto contro questo mio desiderio di insegnargli un’altra lingua, ma poi leggere le vostre esperienze mi da la forza e il coraggio di continuare in questa direzione! a settembre iscriverò il piccolo a un playgroup in modo da trovare altre persone che parlano inglese e vediamo cosa succederà!spero d’avere la forza di continuare anche se la strada sembra in salita!!
Anouk says
Buongiorno, non sono un genitore ma mi piacerebbe condividere la mia esperienza personale (magari può essere utile).Ho 20 anni e sono nata bilingue Italiano/Francese perché mio padre è italiano e mia mamma invece è francofona. Non volendo che io(e mia sorella) perdessimo una parte di cultura materna(viviamo in Italia) hanno adottato il metodo Opol. Ho iniziato a parlare più o meno contemporaneamente le due lingue perciò fino alla fine dell’asilo ero bilingue bilanciata. Oggi parlo entrambe però essendo stata a scuola in italiano non sono capace di scrivere in francese (leggere sì), in più mi rendo conto che a volte mi mancano i vocaboli “della mia generazione” perchè non conosco molte persone francofone della mia età.
Ciò detto, come tutti ho studiato inglese a scuola, e ma fino ai 14 anni non ero particolarmente brava anche se la mia pronuncia era buona, poi invece guardando telefilm e film in lingua originale sia io che poi mia sorella abbiamo avuto un salto di qualità, mi sono accorta che per me molto più facile ricordarmi una regola grammaticale perché “sento dire così” che non perchè me lo ha detto un libro. Ora sto studiando a Londra e studiare in inglese non mi crea particolari problemi 🙂
Bilingue Per Gioco says
Grazie Anouk per aver condiviso la tua esperienza!
octavia says
Non so in quale post posso fare la domanda che sto per fare, spero che qui andrà bene.
Allora, mio figlio che a settembre avrà 3 anni, ora parla inglese italianizzato, sopratutto quando c’è il papà. Ad esempio:
lui sa che this=questa e what is that= che cos’è. Sente che il papà dice “questo, che cos’è?” a me dice “this, what is that?”
oppure sente il papà chiede “il topolino dov’è?” anche lui a me chiede “Mickey Mouse where is?”
il papà dice “laviamo i denti” e lui mi dice “mama, let’s wash teeth”
Gli ho già detto parrecchie volte che non si dice così, ma si arrabbia sempre se lo correggo. Strano perche non ha mai sentito tutto ciò da me, ha fatto lui da solo la traduzione tutta storta. che faccio?
Jessica says
Ciao Octavia, mi piace tanto quando dici che ha fatto da solo la traduzione tutta storta perchè è proprio quello che succede, anche nei monolingui: i bambini cioè elaborano da soli alcune regole e non sono semplici imitatori degli adulti (qualcosa ha raccontato ad esempio qui: http://www.babytalk.it/wordpress/faccio-da-solina-cosa-ci-dicono-gli-errori-linguistici-dei-bambini/). Come fare quindi? Ti sei accorta se in altre situazioni la formulazione è corretta? Prova ad osservare e vedere se ci sono miglioramenti, potrebbero ricomparire dopo una fase che somiglia di più ad una regressione. Per dargli l’opportunità di correggersi, è molto meglio usare delle riformulazioni ed evitare la correzione esplicita (infatti sono errori di apprendimento ed è bene che facciano il loro corso!): ad esempio, offrendogli la forma corretta nella tua risposta (in inglese: ‘Non lo so nemmeno io! Dove sei finito MM?’, oppure “E proprio l’ora: andiamo a lavarci i denti!”). Che ne pensi, può funzionare?
octavia says
sì, ho già fatto così in queste ultime 2-3 settimane…non gli sto corregendo esplecitamente ma continua cmq a parlare nel modo suo. Questa cosa è stata inniziata da circa 1 mese.
Grazie per l’articolo, buona a sapersi. è proprio x quello ho scritto questo post…x sapere se è comune, se ci sono altri bimbi “creativi” che fanno più o meno la stessa cosa.
Adesso che ci ho rianalizzato, forse lui parla così perche il suo inglese è un pò trascurato. Noi parliamo inglese solo quando giochiamo nella sua stanza giochi, quindi in totale sarebbe tipo per 1-2 ore al giorno e per quello lui fa la traduzione in base dalle lingue dominanti (indonesiano e italiano).
e da oggi siamo ritornati al nostro vecchio metodo che abbiamo usato l’anno scorso, cioè gli parlo 100% in inglese per una settimana, poi 100% in indonesiano, e cosi via. Vedremmo se poi si migliora la situazione.
L’ultima cosa, quando lui non capisce qualcosa, me lo chiede…quindi sento spesso “what is this/who is that/why mami?”
La domanda è, io ho una conzoncina coreana sul cell e gli piace tanto. La canta in continuazione con la pronuncia niente male. Ogni tanto gli canto anche qualche canzoncina francese e anche lui le canta insieme a me. Poi, io suono un po il pianoforte e alcune canzoni o pezzi di musica mi rimangono in testa, e quando li sento, canticchio in nota musicale, cioè do re mi fa so la si do. Ad esempio, se sento Fur Elise di Bethoven, canticchio “mi re mi re mi si re do la, do mi la si etc…” e lui al’innizio fa solo attenzione, e poi dopo canta pure lui così…qualche pezzi li sa anche cantare tutto in memoria. Però non mi ha mai chieso il significato di tutto ciò, ne quella canzone coreana, ne quelle francesi, ne quelle in nota musicale.
Posso essere contenta che lui imita tutte le lingue e i suoni senza problema, o non lo posso perchè lui non ha manco uno sbriciolata di curiosità per sapere il senso.
Eveline says
Caro “Bilingue per gioco”!
Sono una neomamma di un bimbo di 7 mesi e mi trovo davanti ad una difficile scelta.
Essendo austriaca desiderei tanto che mio figlio imparasse anche la mia lingua.
A casa ns si presenta però un grande” problema” che non so come affrontare.
Il papà del bimbo non sa il tedesco e si sente totalmente tagliato fuori dai ns “discorsi”.
Ritengo per tale motivo che OPOL non sia il metodo adatto a noi.
Secondo voi può funzionare se parlo a mio figlio sempre in tedesco ma la sera quando c’è il papà in italiano?
C’è qualcuno che ha avuto lo stesso “problema” ed è riuscito a risolverlo?
Grazie per il vs tempo ed aiuto!
octavia says
Io sono indonesiana e mio marito parla solo italiano. Noi facciamo cmq OPOL, quando c’è il papà gli parlo in indonesiano lo stesso, perche cmq mio marito può indovinare cosa dico, ad esempio se dico in indonesiano “è ora di pappa” mostrando il piatto e cucchiaino, il papà capisce cosa intendo e lui gli dice in italiano “evviva, adesso si mangia”
ma se le cose che dico non si possono essere indovinati, gli faccio la traduzione (rivolgo al papà).
Ora mio bimbo ha quasi 3 anni, capisce e parla benissimo entrambe lingue, anzi, adesso la fa lui la traduzione al papà o ai nonni per non escluderli.
Eveline says
Grazie mille per la tua veloce risposta!
Forse il mio problema di partenza è un papà che non crede al 100% nel progetto! 🙁
Cmq non mi fermerò qui. E’ troppo importante per me e per mio figlio!
Grazie ancora
octavia says
e perche non fai vedere questo sito a tuo marito? così legge le storie e avrà più o meno….mmmm, come si dice “the big picture of bilingualism” in italiano? Dovresti prima sapere i motivi delle sue incertezze però, così si trova la soluzione migliore.
Mio marito x fortuna era daccordissimo con me, ma il mio problema era i nonni e qualche parente che mi criticavano sempre, pensavano che l’indonesiano è inutile perche siamo in Italia e avevano paura che parlasse solo in indonesiano. Per quello ero in dubbio prima, ma mio marito mi aiutava e li diceva sempre che era importantissimo x il bimbo di capire l’indonesiano per comunicare con i nonni e parenti indonesiani, e io li dicevo sempre che è impossibile che un bimbo non parla italiano se è nato e cresciuto in Italia, ed è anche circondato dagli parenti e amici italiani monolingua.
Vedrai quando tuo marito vede il risultato sarà orgoglioso di voi, come i miei suoceri scettici che non erano x niente daccordo con me, ora dicono orgogliosamente a tutti (davvero tutti!!) che il loro nipotino piccolo sa parlare in 3 lingue e accettano tutti i complimenti.
Bilingue Per Gioco says
Where there’s a will there’s a way…
Sono d’accordo con Octavia, il fatto di sentirsi tagliato fuori è una questione di percezione. Se il papá volesse che tu parlassi la tua lingua col bambino non solo non si sentirebbe tagliato fuori, coglierebbe l’occasione per imparare il tedesco anche lui.
Ti dico solo che io parlo Inglese con mio figlio anche in presenza dei nonni, traducendo solo quando necessario, al punto che ormai non traduco quasi più. Ascoltandoci hanno imparato a capire l’Inglese anche loro, e non sono giovani…
Cerca di far capire al papá che siete una famiglia bilingue e biculturale, e chiedigli di condividere il viaggio…
In bocca al lupo,
Letizia
octavia says
grazie a te Letizia, che all’epoca mi hai incoraggiato di parlare sempre in mia lingua anche con la presenza degli altri. Mi hai datto la forza e la fiducia nel momento di dubbio. Grazie di cuore.
Quando il bimbo era piccolo e non parlava era più semplice, perche la gente non ci dava molta attenzione, adesso che il bimbo parla ed è un gran chiaccherone, la gente ci guarda come se fossimo un circus. “guarda guarda…quel bimbo parla italiano al papà e un’altra lingua alla mamma…ma quante lingue parla?” o qdo non c’è il papà e parla solo in mia lingua o in inglese con me, la gente dice “dai…facci sentire che parli in inglese… su…. come si dice come ti chiami in inglese?” oppure, peggio ancora “ma questo bimbo parla italiano? (poi rivolge al bimbo) maaaa tuuuu paaarli itaaliaaaanooo?? (il bimbo non vuole mai parlare con estranei, quindi non gli ha mai risposto) noooo eh? noooon paaarliii itaaaaliaaanooo?? (poi rivolge a me) come fa a fare l’amicizia? lo dovresti insegnare!!” anche se gli dico che lo parla ma nessuno mi crede…. a mio figlio non piace tutta quella attenzione e rimane muto finche non se ne vada.
ah, pazienza…
Jessica says
Aggiungo solo che, tecnicamente, si dice che l’OPOL non sia condizione necessaria nè di per sè sufficiente al bilinguismo, quindi, sicuramente, potrete creare la vostra ricetta personalizzata, parlando italiano quando c’è il papà o in generale fuori casa. Un esempio di rirposta ad un caso analogo che posso raccontarti è quello di una cara amica: suo marito bilingue parla spagnolo con i figli (ma quasi mai fuori casa) e lei, oltre a cercare di imparare insieme ai figli, ha deciso di inserire l’inglese, per avere anche lei una lingua ‘segreta’, e così i due bambini stanno crescendo trilingui 🙂
Eveline says
Questo esempio mi aiuta. E stabilire il tedesco come “la ns lingua segreta” tra mio figlio e me mi piace tantissimo!
Grazie mille Jessica!!!
Jessica says
😀
Deb says
Eveline, Io sono d’accordo con Jessica. Noi facciamo *per lo piu’* OPOL (io l’italiano e mio marito l’inglese) ma a volte la sera o il weekend, parliamo tutti in inglese. Mio marito ha imparato un po’ d’italiano, ma la lingua del nostro rapporto e’ l’inglese, e non mi sembra proprio il caso di parlare solamente in italiano. Comunque, mio figlio di due anni parla meglio l’italiano che l’inglese (e noi viviamo a New York) anche perche’ abbiamo delle babysitter italiane mentre lavoro part-time. Quindi ogni famiglia puo’ trovare la sua ricetta speciale secondo me. Good luck. 🙂
raffa says
per quel che è la mia esperienza i problemi emergono quando i discorsi diventano + complessi di “pappa e palla”, e a tavola o si fanno equilibrismi, o una persona è esclusa, oppure si abbandona tutte le volte che si è tutti insieme una lingua, obbligando un genitore a cambiare fra una lingua e un’altra. questo non è spiacevole solo per un genitore, ma soprattutto per i figli, che “sentono” che usare una lingua o un’altra sia una dimostrazione di lealtà verso un genitore o l’altro. il tutto in realtà è facilmente risolvibile se ambedue i genitori capiscono la lingua dell’altro, per alcune lingue si fa in fretta perché sono simili, per altre ci va più impegno. in questo modo poi si può comunicare anche coi suoceri e con i cognati 😉
alla lunga il problema è secondo me non solo di educazione liguistica dei figli, ma di relazioni all’interno della famiglia, cose delicate e preziose, secondo me è meglio se almeno all’interno del nucleo ristretto tutti capiscono tutti
Eveline says
E’ per quel motivo che molto probabilmente dovrò scegliere “il bilinguismo a certe condizioni”. So benissimo che non avrò i risultati di altri ma questa sarà la mia strada… Grazie mille per il tuo commento e tempo dedicato!!!
Eveline says
PS: La situazione che non solo mio figlio parla il tedesco ma anche il mio compagno non penso sia realizzabile, purtroppo!
raffa says
è che per certe lingue + vicine all’italiano ci va meno impegno per “capirle e basta”, e si può teoricamente slegare dal parlato, per un italiano capire il tedesco in modo accettabile (=comprendere dialoghi di 10enni) vuol dire un certo lavoro, che però si potrebbe fare a piccoli passi anno dopo anno 😉
qui si potrebbe aprire un postappost: perché agli uomini italiani viene male se devono imparare altre lingue? 🙂
Eveline says
Hai centrato il problema!!! 🙂 Ma in qualche modo ci arriveremo anche noi…