Ti scrivo per raccontarti cosa succede da noi in Friuli, dove la regione ha creato un legge ad hoc perchè il Friulano venga insegnato nelle scuole, come lingua. E fin qui niente di male, ma per esempio nel nostro asilo viene insegnato il Friulano ma non l’Inglese, perchè per l’inglese non ci sono fondi. O per lo meno la nostra dirigente è dell’idea che le lingue si imparano meglio a 9 anni e non prima, infatti basterebbe fare richiesta e i fondi si troverebbero…tieni presente che prima di essere dirigente insegnava Inglese.
Jessica says
Interessante la proposta sul friulano, molto meno l’opinione sulla lingua internazionale. Posso consigliare a scuole e genitori di coinvolgere centri di ricerca e formazione sul tema del plurilinguismo, come quello di cui si parla qui (http://www.aitla.it/eventi/altri-eventi/conferenza-internazionale-meridium-perugia-23-25-novembre-2011/). Il sito per il momento è in manutenzione e non è disponibile ma lo segnalo (http://meridium.unistrapg.it/).
Romy says
Ciao a tutti io sono di trieste, da noi alla scuola materna si fa inglese, ma ovviamente molto
blando, infatti io con mia figlia lo “parlo” da quando è nata perchè so che a scuola imparerà ben poco. Anch’ io avrei voluto un inglese intenso già alla materna, ma siamo in italia e quindi…..
Provate a fare un bel gruppo compatto e fate il maggior numero di richieste possibili, chissà che qualcuno non ceda alle vostre richieste emagari si adegui.
buona fortuna
Lella says
A Milano la situazione comunale è altalenante (almeno se quello che è successo da noi è rappresentativo degli altri asili). Negli anni (almeno per quanto sono stata coinvolta….da circa 5/7 anni) si sono alternati corsi pagati dal comune (solo per i 5 anni e insegnanti non madrelingua), poi un momento di gloria con insegnanti madrelingua per i 4 e 5 anni ed infine il buio…non ci sono più soldi! Nell’asilo di mio figlio i genitori si sono organizzati e chiedendo il permesso alla dirigente si è organizzato un corso (a pagamento) dalle 16,30 alle 17,30 una volta la settimana…..
Giovanna says
bè non necessariamente un madrelingua sa insegnare meglio di un non madrelingua!
Dipende tutto dalle attitudini della persona e dagli studi effettuati…io non denigrerei i non madrelingua magari con tanto di laurea e con una preparazione migliore di un madrelingua che non sa neanche cosa sia un sostantivo e magari senza eccellenti tecniche d’insegnamento!!!! :)))
Barbara says
Ciao a tutte/i,
anch’io mi sono offerta di insegnare gratuitamente inglese, che poi a questa età dev’essere cantato e giocato, null’ altro.. e non ho avuto alcuna risposta. Condivido il pensiero di Letizia in merito e pertanto ho lasciato perdere.In zona comunque la nostra scuola dell’ infanzia è l’ unica a non offrire l’ inglese all’ asilo. Ho contattato anche il comune, adesso vediamo..Accetto molto volentieri idee e suggerimenti su come muoverci, grazie!!
Riguardo al friulano, la nuova legge: http://mtom.regione.fvg.it/storage//2012_1034/Allegato%201%20alla%20Delibera%201034-2012.pdf
stabilisce che gli alunni che scelgono il friulano, vengono valutati su tale insegnamento, con voti, giudizi e quant’altro; le valutazioni (voti) rimangono nel curriculum dello studente per tutto il ciclo di studi, fino alle superiori. La legge stabilisce inoltre che l’alunno debba produrre frasi brevi e poi via via più complesse, controllando ortografia e sintassi (viene richiesto un impegno addirittura maggiore di quello per la lingua inglese). Se si sceglie di non frequentare l’ ora di friulano, non esiste l’ ora alternativa, in quanto non ci sono fondi, per cui i bambini saranno messi in altre classi o vagheranno per i corridoi..e con lo spauracchio di ciò molti genitori aderiscono al friulano. Non vi dico la pressione che noi abbiamo subito dalla dirigente scolastica alle elementari per questo..
Saluti,
Barbara
Bilingue Per Gioco says
Beh, i bambini che vagano per il corridoio è proprio terrorismo psicologico. Voglio vedere quale scuola si prende la responsabilitá di far vagare i bambini senza sorveglianza, poi ne rispondono loro…
L.
Marzia says
Prima di iscrivere mio figlio alla scuola materna ho visitato tutte quelle del mio paese e sentito (almeno telefonicamente) anche quelle di paesi vicini (pubblici e privati). Nella maggior parte dei casi era prevista un’ora a settimana di presenza di un’insegnante di inglese (quasi mai madre lingua). Una direttrice alla mia domanda “fate anche attività in inglese?” mi ha risposto accoratamente che i bambini alla materna devono giocare, non studiare altre lingue, visto anche che ancora non parlano bene l’italiano. Il problema non è solo che mancano i fondi (non nelle private, non quando i genitori si offrono di organizzare il corso), purtroppo non c’è voglia/interesse diffuso ad avere una visione unitaria sulla vita e sul futuro dei bambini. Perchè alla materna l’insegnamento dell’inglese deve essere inteso in modo diverso dall’italiano? Nemmeno l’italiano viene “insegnato” alla materna: giocano, si confrontano e socializzano, nel contempo sviluppano la lingua, perchè non dovrebbe funzionare anche per l’inglese? Il problema vero è che la scuola italiana (non solo la materna ma a tutti i livelli) dovebbe fare una salto culturale in avanti e rendersi conto che parlare correntemente l’inglese è ormai un requisito essenziale sia a fini lavorativi che di socializzazione.
Imparare il dialetto locale aumunta sicuramente il senso di appartenenza alla cumunità in cui si vive e ci aiuta a non scordarci le nostre origini ma forse un occhio al futuro e a quello che c’è “fuori dal nostro cortile” non guasterebbe.
Desdyols says
Io aggiungerei di mio pugno che è sì bene riconoscere le proprie origini, ma non fare in modo che il nostro paesino/città/metropoli diventi anche la nostra prigione.
Un conto è parlare il dialetto a casa, tra amici, ecc. in modo spontaneo e un conto è un programma di rinvigorimento di una lingua che, diciamocelo onestamente, è destinata a morire. Quante lingue morte ci sono?
Tante? Be’, aggiungiamone un’altra.
Voltare pagina. Vivere nel presente. Aprire gli occhi e capire cos’è la società moderna.
Se nasco a Poggibonsi, le maestre sono di Poggibonsi, i miei amici sono di Poggibonsi, mangio i buonissimi piatti di Poggibonsi, parlo il dialetto di Poggibonsi, a pranzo Poggibonsi e a cena Poggibonsi, molto probabilmente la mia tomba la troverete a Poggibonsi. Il che, di per sé, non è un male, ma… ma il MONDO??? Le altre opportunità?
Un minimo di stimolo? Un minimo di società che viene da te e ti dice “oh, guarda che dopo Poggibonsi c’è Siena, poi la Toscana e poi tutto il mondo!” non sarebbe mica male… è proprio necessaria, invece, questa chiusura medievale? È proprio necessario rinchiudersi in se stessi quando il mondo va in un’altra direzione?
Anna Disorganizzata says
Condivido con voi la mia esperienza .
Mio figlio frequenta il primo anno di primaria, all’asilo avevano due ore di inglese , ora 1 soltanto.
Abbiamo la fortuna di avere una mamma inglese che si è offerta di fare lezione e l’insegnante ha accettato (anche se con poco entusiasmo). Durante quell’ora i bambini giocano e svolgono attivita’ creative, ma tutto rigorosamente in inglese.
In seconda hanno fatto una raccolta fondi ed hanno concordato l’affiancamento di un docente madrelingua all’insegnante. Non sono presente e quindi non ho idea dicome vadano le cose pero’ dai rumors abbiamo percepito un notevole malessere da parte dell’insegnante.
Premetto che per sua stessa ammissione la maestra non ha mai insegnato inglese essendo la titolare dell’ora di arte (credo abbia fatto il corso di abilitazione di 30 ore , se ho ben capito dagli altri genitori).
Morale: l’affiancamente di un genitore e’ tollerato , quello dell’insegnante madrelingua è ostacolato.
Due docenti in una classe si ostacolano, sono un po’ ‘due galli in un pollaio’ , la presenza di una mamma (tra l’altro la suddetta mamma è docente c/o una nota scuola di lingue ) non è vista come un pericolo ,è quindi tollerata.
Questa è la nostra esperienza in sintesi….
massimo says
Friulano doc. Con mio figlio parlo il friulano, mia moglie gli parla il saho (lingua etiope) e recepisce l’italiano da altre persone + tv. Risultato: parla tre lingue! Io sono dell’idea che il friulano vada coltivato in casa (se si vuole) ma non a scuola. Quest’autunno il bimbo andrà ad un asilo privato dove insegneranno anche l’inglese (oltre al friulano visto che qui ci sono i fondi per questo).
Jessica says
Visto che molto spesso si adduce la ragone economica per non fare plurilinguismo, riporto uno studio molto famoso in merito, che nulla toglie alle difficoltà delle scuole ma che può aiutare ad acquisire un senso prospettico, credo: “un’analisi dei costi ha dimostrato che possono essere richiesti iniziali investimenti nell’avvio di questi programmi, come di ogni altro, ma che i programmi bilingui e trilingui non sono intrinsecamente più costosi, a pieno regime, di quelli monolingui” (Cummins 2006, Education in a Multilingual Society)
Giovanna says
Salve a tutti,
purtroppo non sono d’accordo sull’escludere la lingua regionale dalle scuole e anzi sto lottando affinchè questo avvenga. noi in Sardegna siamo stati defraudati della nostra lingua, e al suo posto ci hanno imposto lingue internazionali quali il francese e l’inglese che, per carità è importante saper parlare e, io personalmente parlo quattro lingue così come mio marito, e nostra figlia ha 4 anni ed è già perfettamente bilingue anche se non sardo-italiano ma italiano-francese in quanto il suo papà è di nazionalità francese. I ricordi della mia infanzia però sono scritti in un’altra lingua: il sardo e vorrei che mia figlia la apprendesse a scuola così come la cultura della nostra regione. Noi sardi promotori della lingua sarda prendiamo come esempio il Friuli nel pensare a una scuola bilingue sardo-italiano e sarebbe un peccato che tutto ciò che è legato a una lingua scompaia nel nulla per fare posto a una lingua che per quanto puoi parlare bene non dominerai mai completamente in quanto il territorio, le tradizioni, la gastronomia, i toponimi e quant’altro sono fortemente impregnati di questa lingua. quindi nella formazione della personalità del bambino, nella formazione della sua identità sociale, nel riconoscersi nella comunità che quella lingua ha forgiato sono ben più importanti di una lingua che ti servirà per comunicare durante i tuoi viaggi all’estero. le lingue straniere che ci servono per comunicare in maniera soddisfacente con il resto del mondo si possono apprendere durante tutta la vita, anche se la pedagogia ci insegna che dopo gli 11 anni si fatica di più, la lingua materna invece, quella che è dei genitori o dei nonni bisogna apprenderla sin dalla più tenera età affinchè ci sia una linea di continuità con la società in cui il bambino deve vivere e relazionarsi. i nostri figli impareranno le lingue straniere durante la lunga carriera scolastica ma la lingua regionale con quella si dovranno confrontare durante una vita.
Desdyols says
Tutto molto bello, ma… non sarebbe molto più semplice ed immediato insegnare il sardo a tua figlia?
Voglio dire, io sono nato e cresciuto in Lazio, il mio migliore amico è nato anch’esso nella mia stessa città e i suoi genitori sono sardi. Lui coi suoi genitori e con i parenti in Sardegna parla sardo e non ha certo avuto bisogno di una scuola che gli insegnasse coma parlare la lingua che a casa è maggioritaria…
Nel frattempo le scuole di mezzo mondo crescono bambini che parlano inglese a livello madrelingua e noi usciamo dalle università con un livello di inglese a dir poco ridicolo.
danieleLLL says
Ritengo che la lingua e la cultura del proprio comune, provincia, regione siano molto importanti e sarei felicissimo se a scuola insegnassero anche la lingua ( e la storia e la cultura Veneta ) ai miei figli. Concordo però nell’importanza della lingua inglese che andrebbe insegnata (magari da madrelingua) fin dalla materna. Non condivido poi che non si riesca a dominare completamente (vedasi paesi nordici) l’inglese .Un bimbo potrebbe tranquillamente dominare l’italiano , l’inglese e il veneto.
Barbara says
Cara Giovanna,
mi dispiace ma non condivido le tue idee sull’ importanza della lingua regionale, secondo me non è materia da studiare a scuola, ma da imparare in famiglie e con gli amici. Detto ciò non concordo nemmeno sul fatto che la lingua straniera non può essere dominata completamente dai bambini, i bambini hanno notevoli capacità di apprendimento per le lingue straniere e prima si inizia meglio è.
Quanto detto è a livello personale, non una verità assoluta.
Invece mi trovo molto in sintonia con quanto detto da Marzia..
Saluti a tutti.
Barbara
Cindy says
Ciao Barbara.
Inizio con darti due idee: se non c’è in zona un’insegnante preparata con i corsi di Latizia, esistono altre opzioni.
1. X il dopo scuola: da noi ci soni gioco E.I.F. ij lingua inglese dai 3 aa, senza presenza del genitore. Oppure, attività di M.T. canto e ballo. È un corso con mamme e o papà in cui si cantano e ballano canzoni in inglese, da quest’anno anche in italiano.
2. Esistono dei centri che offrono insegnati preparati con il metodo H.D., io mi ero informata sui costi del servizio che offrono alle scuole materna/nidi, ed avevo calcolato che per un’ora alla settimana sarebbe costato 10 euro a famiglia!,,, da noi c’è il centro ludico PrimoModo. Ho partecipato ad alcune lezioni e gli insegnanti sono molto bravi e in grado di coinvolge i bimbi.
3. Ovvio, ma forse la soluzione migliore, una mamma che se inserisca nella scuola per un’ora alla settimana.
Adesso peró vorrei dirti la mia esperienza. La mia figlia maggiore ha frequentato due anni in un scuola plurilingue, dove dai 4 aa inseriscono l’inglese. La lezione durava tutta la mattinata ed era in forma di gioco: risultato mia figlia si è innamorata dell’inglese ed ora il suo gioco preferito è falshcards, gara a chi sa piú parole!
Quest’anno peró l’ ho spostata in una scuola privata che da curriculum offre 1 ora a settimana di inglese. Un disastro! La classe comprende bimbi di 3, 4 e 5 anni, ne consegue che solo quelli di 5 aa vengono realmente coinvolti nei giochi in inglese. Il suo livello di inglese non è particolarmente migliorato.
Ogni scuola che ho visitato ha un approccio pedagogico diverso che predilige aspetti educativi e contenuti diversi.
Il mio secondo, il piccolino, inizierà tra poco una scuola materna dove il pasto è svolto in inglese, come alcune ore di gioco settimana. Altre mattine giocano in portoghese o in cinese. Risultato: a 6 aa sano leggere, scrivere e
se si vuole possono iniziare con le certificazioni di inglese. Ovviamente questa scuola non è economica, ma dato il numero basso di bimbi per classe, il risultato è strepitoso. I bimbi si divertono, imparano di tutto e le insegnati hanno sempre un sorriso per tutti.
Tornando a te, un’ultima idea potrebbe essere iniziare con la presenza della mamma-insegnate inglese durante il pasto, per vedere se le insegnati accettano l’intrusa…e poi espandersi!!
Purtroppo, Qualunque proposta voi genitori facciate,la risposta dipenderà sempre dalla creatività, dalla voglia di mettersi in gioco della coordinatrice didattica e del team completo di insegnati.
octavia says
In mio paese, ci sono più di 300 gruppi etnici e ogni gruppo ha la sua lingua regionale che è totalmente diversa dalla lingua nazionale. In scuola elementare, ci insegnano la lingua e la cultura del posto. Secondo me esso rafforza il legame tra una persona e la sua terra…fa crescere il “sense of belonging” e arricchisce propria identità. quindi…male non fa.
Desdyols says
Cioè, si parla di rafforzare il legame tra la persona e la sua terra e per impreziosire un commento di cotanta saggezza vi si posiziona in cima il fantastico “sense of belonging”…
Scrivere “senso di appartenenza” faceva proprio schifo, eh…
octavia says
hahaha…quanta risata…io ho soltanto rancontato la mia esperienza personale, senza alcun intenzione di sembrare saggia o di giudicare qualcuno..se non sei daccordo, è normale….ognuno ha le sue opinioni. E grazie per avermi tradotto le parole “sense of belonging”, io, l’italiano lo sto ancora imparando…ci sono tantissime parole che non conosco…e ogni tanto uso qualche parola inglese qua e là quando non so come dirlo in italiano….non ti offendere…prossima volta uso google translate, cosi ci accontentiamo tutti 😀
octavia says
aiaaaa…dovevo dire “google traduttore”, non l’ho fatto a posta…dimenticavo che c’è la versione italiana per quel sito. 🙂
Desdyols says
Mi scuso perché non avevo proprio compreso tu fossi straniera.
Forse avrei potuto intuirlo dal nickname o dal fatto che hai parlato dei “300 gruppi etnici”, ma preso dalla foga mi son fatto prendere la mano. Quindi mi scuso e ti faccio pure i complimenti per l’italiano. Complimenti più che dovuti in questo caso…
È che a me viene il voltastomaco quando leggo commenti di italiani che utilizzano parole straniere per esprimere un concetto facilmente traducibile in italiano. Io stesso a volte mi lascio scappare qualche inglesismo quando parlo tra amici, ma quando uso una tastiera ci penso bene prima di torturare la nostra lingua inutilmente.
Ciò che più mi infastidisce di tutto l’apparato bilingue, genitori che parlano dell’argomento e gente che mastica bene l’inglese, è proprio il fatto che c’è troppo “show off”.
Bilingue Per Gioco says
Grazie per averla presa con una risata Octavia. Sia chiaro, su Bilingue per Gioco chi non parla bene l’Italiano è libero di fare strafalcioni fin che gli pare, l’importante è che riesca a condividere la propria opinione.
E chi l’Italiano lo parla bene ma ogni tanto si fa scappare qualche anglicismo sappia che ovviamente si espone a delle critiche, sì quelli che sfoggiano una parola Inglese ogni due in Italiano magari esagerano, ma personalmente (e sottolineo personalmente) offro la mia comprensione, certe espressioni hanno una maggiore efficacia in una lingua che in un’altra.
Peace and love! (che per tutta una serie di motivi storici è molto diverso da Pace e amore!)
Letizia
Desdyols says
Sottoscrivo e porgo le mie scuse per aver criticato Octavia anche a te, che sei la padrona di casa.
Giorgia says
Mi sento particolarmente coinvolta da questo post sia perchè ho tre gemelli che frequentano la materna, e ho dovuto affrontare la stessa scelta raccontata da Barbara, sia perchè sono nata e vivo in Friuli, ma ho genitori sardi. Nella mia vita ho sempre convissuto con diverse lingue internazionali (per il lavoro di mio padre e le amicizie) e regionali (sardo e friulano). Questo ha sviluppato in me la voglia di imparare a parlare diverse lingue e approfondire la cultura ad esse legate. In terza elementare, sotto mia richiesta, ho ricevuto il mio primo vocabolario inglese illustrato con i personaggi dei Peanuts ( e ancora fa una bellissima figura nella mia libreria). Inoltre questa che io reputo una fortuna mi ha aiutato moltissimo a scuola dove ho trovato sempre poca difficoltà nell’apprendere le lingue. Adesso che sono mamma vorrei che anche i miei figli potessero godere della stessa fortuna, ma come Barbara ritengo che la lingua del luogo si impari a casa con i nonni e gli zii i quali ti insegnano anche la cultura e la tradizione del luogo. Sono serena quando a scuola imparano giocando le canzoncine e i proverbi, i giochi e le tradizioni dei loro nonni (come fanno per il momento alla materna), ma mettere il friulano come lingua curriculare con voti e compiti a mio parere è esagerato. Vi faccio presente che in Friuli ancora molti bambini imparano a parlare friulano prima che italiano e abbiamo la segnaletica bilingue italiano/friulano così come negli uffici quasi tutti gli impiegati si rivolgono al pubblico in friulano prima che in italiano: se friulano e italiano convivono quasi armoniosamente nella nostra vita perché non possiamo condividere anche l’esperienza di una seconda o terza lingua? Con questo non voglio assolutamente sminuire l’identità di una comunità fatta di gente vera e lavoratrice, diffidente ma sincera e della quale mi sento parte, ma dovremmo pensare anche al futuro dei nostri figli e se iniziassero ora a prendere confidenza con una o più lingue straniere già da piccolini non li aiuterebbe da più grandicelli ad affrontare gli studi con maggior serenità e semplicità? E non li aiuterebbe ad allargare le loro vedute e ad ampliare la loro conoscenza del mondo?
Barbara says
Grazie Cindy,
delle belle idee, che mi hai dato! Provo a vedere se alcune di queste sono attuabili anche da noi.. ma tu dove abiti? In una città immagino..grazie ancora.
Saluti,
Barbara
raffa says
non entro nella questione friuliano vs. inglese, secondo me non è un problema in sé, ma un problema di cattiva politica scolastica, ma qui si aprono garage 😉
e per allacciarmi a Jessica e Cummins, chiediamo al coniglietto pasquale che ci porti un ministro della pubblica istruzione capace di ragionare anche a medio/lungo termine 🙂
per tornare a bomba alla questione concreta di Barbara, mi permetto di proporre una linea operativa in base alla realtà che io conosco, non friuliana, non so se è esportabile
secondo me dovete con l’unione e la forza dei genitori non permettere + alla direttrice di temporeggiare rispetto all’inserimento dell’inglese. fai inserire nell’odg della prossima riunione della vostra sezione l’inserimento dell’inglese curricolare, sicuramente verrà votato all’unanimità dai genitori. poi chied ialle rappresentanti dei genitori delle altre sezioni che facciano lo stesso. secondo me l’esito coincide. da noi c’è uan cosa che si chiama “comitato di gestione” (presieduto dalla direttrice e con i rappresentati dei genitori e delle maestre), a quel punto lo fai mettere all’odg anche della prox riunione di quel comitato, e fai verbalizzare che tutti i genitori della scuola chiedono l’inserimento dell’inglese. secondo me si potrò solo + discutere del COME, e non + del SE.
in bocca al lupo!
Lucia says
La regione Friuli Venezia Giulia per i progetti sulla lingua friulana utilizza i fondi relativi alla
Legge n. 482/99: «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche».
Questi fondi sono dedicati e non commutabili in finanziamenti per altre attività.
Il che significa che, togliendo i fondi alla lingua friulana, non è matematico che questi passino alla didattica di altre lingue.
Io sono bilingue inglese, cresco un bimbo bilingue inglese, ho lavorato in progetti di bilinguismo italiano-friulano e in progetti didattici di lingua inglese.
Una lingua è identità. Le lingue minoritarie sono tutelate dalla legge 482.
Il friulano non è la sola lingua minoritaria tutelata in Friuli, ovviamente, visto che da noi ci sono aree quadrilingue.
Non ha senso contrapporre le lingue minoritarie all’inglese.
Le lingue minoritarie vanno tutelate con tutti i mezzi e i fondi disponibili.
Certo, spesso s’imparano a casa. Ma sono lingue con struttura e grammatica da imparare , sono lingue che hanno una letteratura, per continuare questa letteratura le lingue vanno anche studiate, a scuola.
Un testo sgrammaticato è tale sia in italiano che in friulano.
L’inglese va insegnato con tutti i mezzi e i fondi disponibili.
L’uno non penalizza l’altro, non è una gara per vedere qual’è la lingua più bella.
Si devono far crescere parallelamente perchè fanno parte dell’identità di ciascun individuo.
Questo blog è dedicato a chi cresce bimbi bilingue. Chi decide di crescere un bimbo bilingue lo fa per dargli qualcosa non per togliergli qualcosa.
2 lingue sono meglio di una e 3 ancor di più.
I bambini che hanno la fortuna di imparare anche una delle lingue minoritarie tutelate sul territorio nazionale ricevono qualcosa in più, non gli viene tolto nulla.
Ci sono fondi per le lingue minoritarie e le scuole li sfruttano? E per fortuna!
Non ci sono fondi, insegnanti, ore per l’insegnamento della lingua inglese come L2?
Male! Io sono presidente di un consiglio d’istituto e ne so qualcosa.
Ma ci si può adoperare e organizzare.
La scuola non può? Chiediamo a una mamma bilingue di organizzare dei pomeriggi di gioco in lingua.
Facciamo vedere i cartoni in inglese.
Organizziamoci. Le cose si fanno anche senza fondi e senza istituzioni.
E siamo felici se i nostri figli invece che bilingue cresceranno trilingue, sapendo una lingua che parlano in pochi, che non ha valore commerciale (ma se poi andate a vedere le strategie di marketing vi accorgerete che non è poi proprio così e che un valore economico ce l’hanno anche le lingue piccole).
Avranno un patrimonio in più.
Marilina says
Sono d’accordo con Lucia.
Abbiamo un buon esempio in Spagna, dove in molte regioni (Catalogna, Paese Basco, Galizia) si imparano sin da subito ben due lingue: il Castigliano più la lingua locale che si parla in famiglia, per strada, nelle TV locali e poi anche a scuola.
Poi, sempre a scuola, si impara sin dalla materna l’inglese senza alcun problema.
C’è qualche mamma dell’Alto Adige che possa raccontarci com’è in quella Regione? Imparano tedesco, italiano, e immagino anche l’inglese a scuola, o sbaglio?
Eleonora says
Splendido intervento! Grazie Lucia!
Barbara says
Ciao Lucia,
quello che vorrei chiederti, visto che sei presidente di un consiglio d’ istituto è come muoversi nel nostro caso. Ovvero nel caso in cui la dirigente non ha tempo o voglia di fare richiesta per fondi o bandi, infatti basterebbe fare richiesta e i fondi si troverebbero.Le rappresentanti dell’ asilo, per fare un esempio, le avevamo proposto di fare domanda d’ accesso ad un bando della comunità europea che consisterebbe nell’ avere un insegnante madrelingua a disposizione di tutto il plesso a costo zero. In questo caso ha risposto che non aveva tempo per fare altre carte e quando una delle rappresentanti si è offerta di farlo in vece sua, Le ha risposto che ” le lingue straniere si imparano meglio a 9 anni e non prima”. Notare anche che come già detto mi sono offerta di insegnare gratuitamente inglese, e non ho avuto alcuna risposta. Per cui il discorso è ostacolato sia dalla dirigente che dalle insegnanti e per poterlo attuare devo trovare un modo per ” imporlo” a quest’ ultime, ma non sò come..
Cara Raffa, grazie per le idee, provo a vedere con le rappresentanti!!
Marilina, il problema per me è che il friulano lo fanno e l’ inglese no! e mi sembra una cosa incredibile..prediligere una lingua regionale ad una internazionale.
Saluti,
B
Gianna says
Parlo da friulana nata e cresciuta in friuli…. Ora vivo da qualche anno a verona e sto crescendo mio figlio bilingue italiano inglese. Come tanti altri, il friulano l’ho imparato a casa, in famiglia, dove la nonna ancora oggi parla esclusivamente friulano, con i genitori parenti e amici con cui si parla e si passa dall’italiano al friulano senza alcun problema. Il fatto e’ che il friulano non e’ un dialetto…e’ una LINGUA vera e propria. Niente di male secondo me a farla a scuola, xo’ non penalizzando di certo l’Inglese che dovrebbe essere pane quotidiano x i bambini. Il friulano, come le altre lingue regionali, e’ un patrimonio che fa parte della tradizione e della cultura del proprio paese , dove si e’ nati e cresciuti e come tale andrebbe imparata e tramandata in famiglia, anche se purtroppo questa cosa si sta un po’ perdendo.
Desdyols says
Se una lingua muore, significa che non aveva più alcuna utilità.
Chi vorrà farà sempre in tempo ad imparare una lingua morta tanto per.
Francesco S. says
Qualcuno ha detto che i dialetti, ovvero le lingue regionali, sono lingue senza la marina e l’aviazione. Il problema è che il giorno ha 24 ore, e come dice anche Letizia bisogna fare delle scelte, per loro natura parziali e limitanti. In questo momento storico, dovendo scegliere è chiaramente meglio scegliere l’inglese. E che l’anima del Doge di Venezia (la città in cui vivo) mi perdoni. Lui parlava Veneziano, che però all’epoca era la lingua di una grande potenza.
Giovanna says
Sono d’accordo con Lucia e beato il Friuli che ha dei fondi da poter dedicare all’insegnamento della lingua regionale. In Sardegna decenni fa decisero di relegare l’apprendimento della lingua sarda alla famiglia e oggi i bambini non la parlano più. La famiglia trasmette valori e educa con i mezzi che ha (a volte scarsi) e mi stupisce che gli italiani immaginino la famiglia come quella del mulino bianco fatta di genitori istruiti e un impeccabile italiano che li sostiene nel trasmettere messaggi chiari e condivisi, non è sempre così. esistono ceti sociali più deboli di altri dove l’italiano è una lingua straniera che si impara scolasticamente e dove il sardo oramai non è più diffusamente parlato. il risultato è una comunicazione schizofrenogena nata dalla confusione di due lingue diverse nessuna delle quali completamente dominate dai parlanti. io sono per l’europa e per le lingue ma sono anche per una identità sociale che si formi fin dalla più tenera età. purtroppo noi italiani siamo sempre stati degli esterofili e ne è la prova il nostro italiano, dove i termini stranieri regnano e spesso senza che il parlante sappia realmente cosa significa.
Desdyols says
Bisogna guardare in faccia alla realtà e rendersi conto che oggi siamo più che mai cittadini del mondo e che i nostri concorrenti non sono più i ragazzi che ci abitavano a 20 metri da casa, ma i nostri coetanei che vivon in India, Cina, Brasile, Russia, ecc. ecc.
A casa nostra si parla come si mangia. Io non parlo nessun dialetto e onestamente non ne sento la mancanza.
Le radici non mancano, anzi… sono pure fin troppo lunghe: 19 anni fermo nel posto in cui son nato sono stati fin troppi. 19 anni tra le mura di una città che ha ben poco da offrire. 19 anni di solite facce e soliti discorsi: fortuna che non ci pensai più di mezza volta a prendere quell’aereo…
All’asilo ho avuto un’insegnante di inglese che mi ha fatto innamorare delle lingue e quella è stata la prima esperienza che mi ha convinto a voler diventare esploratore del mondo, ovvero viaggiatore. Oggi parlo tre lingue ad alti livelli e, ripeto, del parlare il dialetto correttamente posso farne a meno: lo capisco quando viene parlato, ma il futuro non è nel mio piccolo centro medievale di 40.000 persone.
Non è là che auguro a mia figlia di crescere e non sarà certo il non parlare correttamente il dialetto che le farà abbandonare il sogno di fare la commessa part-time pagata in nero in un negozio di abbigliamento.
Eleonora says
Desdyols, il tuo discorso poteva sembrare sensato negli anni 90. Tra meno di dieci anni TUTTI, anche le mosche e le ‘‘commesse part-time pagate in nero,, in ‘‘India Cina Brasile Russia …,, e persino i vicini di casa a 20 metri parleranno inglese fluente più -minimo!- altre 3 lingue ‘‘ad alti livellia,, . In alcuni posti è già cosí: penso alle realtà che conosco Svezia e Svizzera.
Studiare una lingua (viva/morta o un dialetto) per molte persone non è soltanto un fatto utilitario: esiste una cosa che differenzia le persone (alcune) dagli scimpanzé oltre la parola e il pollice opponibile: è la cultura, l‘amore per la storia!
Non è rinunciando al dialetto che si impara meglio l‘ inglese: è come dire non studio pianoforte cosí imparo meglio la matematica :-/
anzi, è risaputo che nelle famiglie in cui si parla per esempio spagnolo +catalano, spagnolo+euskara, italiano+rumantsch, italiano+occitano (…. ) grazie alla ricchezza di suoni a cui si è esposti fin da piccoli si ha una marcia in più al momento di imparare una lingua straniera.
cito: ‘‘Se una lingua muore, significa che non aveva più alcuna utilità.,, certo, se le balene si estinguono, lasciamole estinguere, se mi prendo un‘ infezione da streptococco, lascio che avanzi: avrà una sua utilità… sono convinta che questo modo pigro e limitato -peraltro molto comune!- di ‘‘ragionare,, è alla base di moltissimi dei problemi del genere umano 🙂
saluti
Bilingue Per Gioco says
Eleonora,
sono d’accordo sull’importanza di mantenere le lingue piccole, ma un conto è mantenerle e un conto è scolarizzarle. Anche il tuo esempio fila fino ad un certo punto, posto che il tempo a disposizione è sempre limitato (come pure le risorse) probabilmente devo scegliere se al pomeriggio fare lezioni supplementari di pianoforte o di matematica, di certo a scuola si pone il problema di trovare le ore e le risorse economiche per due lingue straniere. Non sto dicendo che sia impossibile, è sicuramente fattibile, ma di certo è difficile, e ove non ci sia la volontà e/o i mezzi per portare avanti entrambe si deve esercitare una scelta, se puoi permetterti solo una lingua straniera a scuola, quale scegli? La lingua regionale o l’Inglese?
L.
Eleonora says
Mantenerle passa necessariamente attraverso lo scolarizzarle (in modo pubblico o privato starà al contesto sociale specifico deciderlo): le si scolarizza proprio perché l‘ oralità, per ovvi motivi, non funziona più.
È una discussione aperta e interessante, la stessa lettera lo dimostra. I fondi per il friulano ci sono e vengono utilizzati, qualcuno li ha stabiliti e li ha richiesti e qualcuno ha votato il richiedente immagino: è un bisogno reale della comunità. Ora un gruppo di mamme raccoglierà delle firme per l‘ inglese: sarebbe interessante vedere come andrà a finire, spero in una soluzione creativa che possa essere d‘ esempio per molte altre zone con minoranze linguistiche!
Anche se la tua è una domanda retorica, voglio rispondere: io ora come ora, se vivessi nella mia patria, con la mia attuale situazione famigliare-culturale, a scuola sceglierei la lingua regionale (per esperienza credo profondamente nell‘ apprendimento contestualizzato in una cultura), l‘ inglese per me non è una priorità e se lo fosse esistono una marea di corsi/gruppi di gioco/ campi a cui far partecipare i bambini. Questo perché sto attraversando un‘ importante crisi identitaria, magari tra un anno ti direi un‘ altra cosa.
Però ammetto che se vivessi in Italia, fossi sposata con un italiano e in casa si parlasse solo italiano e magari provenissi da un‘ altra regione, molto probabilmente opterei per l‘ inglese 🙂
Desdyols says
“il tuo discorso poteva sembrare sensato negli anni 90. Tra meno di dieci anni TUTTI, anche le mosche e le ‘‘commesse part-time pagate in nero,, in ‘‘India Cina Brasile Russia …,, e persino i vicini di casa a 20 metri parleranno inglese fluente più -minimo!- altre 3 lingue ‘‘ad alti livelli”
Seriamente? Dove, in Italia? Oppure parliamo solo degli esempi che hai fatto, ovvero Svezia e Svizzera?
No, perché io parlavo dell’Italia e in Italia non credo che abbiamo questa prospettiva.
Se la pensi diversamente io non posso che essere felice; mi dai un briciolo di speranza.
Io non noto miglioramenti da quando a scuola ci andavo anch’io. Anzi, se proprio devo dirla tutta, anche per quanto riguarda l’inglese in tenera età, almeno nella mia città, siamo notevolmente peggiorati.
“Studiare una lingua (viva/morta o un dialetto) per molte persone non è soltanto un fatto utilitario: esiste una cosa che differenzia le persone (alcune) dagli scimpanzé oltre la parola e il pollice opponibile: è la cultura, l‘amore per la storia!”
Senza dubbio, e non nego d’essere malizioso, ma io sarei curioso di vedere quanto l’insegnamento del dialetto in queste scuole vada poi di pari passo con l’insegnamento della storia, della cultura, usi e costumi del territorio, se è questo che si intende. No, perché anni fa anche noti esponenti della Lega Nord erano favorevolissimi a promuovere la cultura del territorio tramite l’insegnamento del dialetto… poi sono spuntati i loghi del partito nelle scuole, i fazzoletti verdi… insomma, tanta cultura con la C maiuscola.
Tutta roba che poi ti farà sfondare nel percorso accademico.
“Non è rinunciando al dialetto che si impara meglio l‘ inglese: è come dire non studio pianoforte cosí imparo meglio la matematica :-/”
Secondo me l’esempio più appropriato è “non studio pianoforte per imparare meglio a suonare il violino”.
Io da genitore preferirei che mia figlia studiasse l’inglese a scuola, perché più “utile” (almeno dal mio punto di vista) per il suo futuro, e se proprio ci tenessi al dialetto parlerei la lingua del territorio a casa.
Non che una lingua esclude l’altra, intendiamoci, ma se a scuola si da spazio all’abbruzzese e si esclude l’inglese, allora avrei qualcosa da ridire. Punti di vista.
“è risaputo che nelle famiglie in cui si parla per esempio spagnolo +catalano, spagnolo+euskara, italiano+rumantsch, italiano+occitano (…. ) grazie alla ricchezza di suoni a cui si è esposti fin da piccoli si ha una marcia in più al momento di imparare una lingua straniera.”
Verissimo. Allora rinnoverei il mio invito a parlare il dialetto in famiglia e a insegnare una lingua straniera a scuola. Sarò pur libero di decidere se dare a mia figlia una forte impronta abbruzzese o focalizzarmi su altro? Ovviamente dovrebbero essere i cittadini a decidere, per cui se ai friulani sta bene… be’, ben venga.
Io sarei nettamente contrario.
“cito: ‘‘Se una lingua muore, significa che non aveva più alcuna utilità.,, certo, se le balene si estinguono, lasciamole estinguere, se mi prendo un‘ infezione da streptococco, lascio che avanzi: avrà una sua utilità… sono convinta che questo modo pigro e limitato -peraltro molto comune!- di ‘‘ragionare,, è alla base di moltissimi dei problemi del genere umano”
Mah, non so se gli animali e le lingue si estinguono proprio allo stesso modo…
Onestamente avrei da ridire, anche perché l’esempio più calzante secondo me lo hai fatto tu stessa in precedenza, e faccio riferimento al pollice opponibile.
Non parliamo mica di linguicidio, ma di estinzione graduale… son due cose ben diverse.
Nessuno vuole il male del friulano, credo, né io desidero che il mio dialetto sparisca, ma se nella vita di tutti i giorni per me è inutile… be’, è inutile.
In sintesi: io credo che la cultura locale sia una grande risorsa, ma la vedo come un extra e non come una necessità. Il mondo va verso una direzione ben precisa e l’inglese è una necessità, mentre il friulano, con tutto il rispetto, per me è un extra. Extra che tra l’altro può essere coltivato in famiglia.
Insomma, è come se in una scuola di Roma decidessero di fare lezioni su Trilussa eliminando Manzoni, se in una scuola di Firenze decidessero di approfondire lo studio della Toscana eliminando l’Asia, ecc. ecc.
Perché di questo parliamo: far spazio al dialetto eliminando l’inglese.
Ben venga lo studio del friulano se associato all’inglese, ma se uno esclude l’altro io sono molto più che perplesso…
Octavia says
@Desydols
Vorrei farti una domanda, tieni conto che sono straniera e non sono mai andata a scuole italiane.
Quindi c’è grande probabilità che mi sbaglio.
Tutti gli italiani mi dicono che a scuola non sanno insegnare l’inglese. Io, personalmente, vedo che la maggior parte degli italiani che conosco non parlano bene inglese. Direi solo 1 su 20 che lo parla…e quelli che lo parlano bene, vivono (o hanno visuto) al’estero, oppure frequentano gli stranieri…ma mai grazie alle scuole italiane.
Un giorno, ho incontrato l’insegnante d’inglese di mio marito (a scuola media) e mi ha parlato in inglese ma con la grammatica italiana (non so come spiegarlo…spero che tu capisca)…e sono rimasta un pò perplessa.
Per quel motivo, l’anno scorso ho pensato di mandare mio figlio a scuola internazionale o bilingue ma dopo varie ricerche e visite ho perso tutta la voglia…e quest’anno mio figlio andrà al’asilo statale.
Riguarda l’insegnamento d’inglese, io non ho nessun aspettativa. Lo insegnerò io al mio figlio,sia le lingue che le culture. Anche se non sono madrelingua, mi fido più di me che di scuola.
Tu hai scritto che voi italiani, uscite dall’università con l’inglese ridicolo…quindi sai che non si può pretendere che la scuola vi insegna davvero l’inglese…ma perche ti da fastidio così tanto che in Friuli non insegnano inglese in asilo? se non sanno insegnarlo, che cambia? Non è meglio che insegnano la materia che conoscono bene…tipo il friuliano? e per l’inglese, organizzano i genitori, e se non si trova un accordo con la scuola, si organizza tipo una dopo scuola, così i genitori possono trovare un miglior insegnante.
Con tutto rispetto per scuole italiane, io sinceramente non mi dispiacerei se la scuola di mio figlio non avesse l’orario d’inglese, per me è come dispiacermi per il fatto che mia suocera italiana non mi insegna di fare sushi…non cambia niente…tanto non lo sa fare neanche lei.
Bilingue Per Gioco says
Octavia, bellissima domanda! Rispondo anche io.
Ho conosciuto tantissime persone che hanno imparato l’Inglese facendo la valigia e andando all’estero, ma non me ne viene in mente nessuno che abbia fatto Francese a scuola (come usava ai nostri tempi). Ci saranno anche stati, ma saranno stati pochissimi. Questo per dire che quando si tratta di lingue poco è comunque meglio di niente, perchè quel poco può comunque costituire la base da cui partire per chi ha la motivazione di intraprendere un percorso per conto proprio.
C’è anche da dire che il poco inglese che si fa nelle scuole italiane, almeno dalle medie in su, in genere ha il pregio di essere grammaticalmente corretto. La scuola quindi non ti insegna a parlare, a comunicare nella lingua, ma ti dà degli strumenti per capirla, e da lì in avanti te la devi cavare da solo. Ripeto, non è sufficiente, è uno scandalo che siamo ancora a questo livello, ma se si facesse ancora meno Inglese sarebbe comunque peggio.
Detto questo, come mamma come la penso?
Ovvio che all’insegnamento dell’Inglese a mio figlio ci penso io, e se da un lato senza ragionarci quasi preferirei che a scuola non lo facesse proprio piuttosto che farlo con un’insegnante che non lo parla, dall’altro però è anche vero che io con mio figlio non sto intraprendendo un percorso di lettoscrittura in Inglese, e quello forse tanto vale che lo faccia a scuola. Se poi non fossi in grado di farmi carico io dell’insegnamento della lingua mi aggiungerei al corso di genitori che chiedono che venga a fatto a scuola, di più e prima.
Però aspetta… i genitori che lo chiedono più a gran voce sono quelli che l’Inglese lo sanno, non quelli che non lo sanno (o così mi pare)… Il mondo è strano…
L.
Desdyols says
Octavia,
domanda decisamente intelligente e che mi fa pensare.
Fondamentalmente dovrei darti ragione, ma qua il problema è molto più grande.
Stiamo parlando di una classe docente che andrebbe selezionata in altri modi; in un mondo perfetto si andrebbe a sceglierla tenendo conto dei meriti, e quindi rientra in gioco quella parola sconosciuta alla nostra società: la meritocrazia. Questo ovviamente richiederebbe un capitolo a parte, ma sappiamo tutti di cosa si parla.
Detto questo, per quanto lo si insegna male, sempre per fare generalizzare (è ovvio), io credo più in una scuola che da degli input. Io stesso sono stato un pessimo studente, ma il mio amore per le lingue e per l’esplorazione del mondo è nato proprio grazie a un’insegnante di inglese delle elementari che ci mostrava VHS in lingua originale di cartoni animati e altre clip di una famiglia londinese.
Insomma, io credo più negli stimoli e negli input… magari l’insegnante sarà pessima o non avrà proprio i mezzi per insegnarti qualcosa, ma quando il bambino capisce che là fuori esiste un altro mondo, allora magari lo prende come stimolo e si lascia trasportare.
Ho paura proprio dell’esatto contrario, invece, ovvero fossilizzarsi solo ed unicamente sulla realtà locale, parlare con le solite persone, frequentare le solite vie, parlare solo la lingua del posto, mangiare solo pasta e pizza, ecc. ecc.
Se invece la proposta è insegnare il friulano e allo stesso tempo l’inglese, allora non posso che essere d’accordo. In questo caso, come già detto anche da Eleonora, l’insegnamento del dialetto non farebbe che favorire l’apprendimento dell’inglese.
Desdyols says
Non ho avuto il coraggio di leggere il resto dell’articolo dopo essere arrivato alla fine di questa frase: ” O per lo meno la nostra dirigente è dell’idea che le lingue si imparano meglio a 9 anni”.
A questo punto mi son cadute proprio le ____.
Barbara says
Desdyols non dirmi a me.. È stato uno shock sentire una dirigente dire una cosa simile, tenendo poi presente che era un insegnante d’ inglese…concordo con quanto hai scritto e sto facendo il possibile per insegnare l’ inglese ai miei figli , in modo che abbiano un indomani più chance ..
Desdyols says
Infatti ciò che più mi ha sconvolto è proprio la convinzione di questa insegnante.
Ho seriamente smesso di leggere l’articolo a quel punto. Non so se tutti hanno compreso la gravità della situazione.
Un’insegnante di lingue che ignora le fondamenta del processo di apprendimento è la perfetta fotografia del nostro marcio sistema scolastico. Un sistema dove la meritocrazia è una parola che si son dimenticati di trascrivere sul vocabolario.
Come spesso accenna Letizia, qua il problema non è solo la mancanza di soldi, ma il fatto che chi dovrebbe insegnare ai nostri figli non è adeguatamente preparato.
E comunque “a mali estremi, estremi rimedi”: se la scuola non aiuta con l’inglese, che dal mio punto di vista ormai è una prima necessità, è giusto che i genitori trovino delle soluzioni fai da te.
Barbara says
Cara Ottavia,
concordo con quanto da te scritto fino ad un certo punto. Nel senso che secondo me all asilo, anche se l’ insegnante d’ inglese non sia madrelingua, l’ insegnamento in maniera giocosa aiuta il bambino ad amare questa lingua.
Il grosso problema in Italia è sì che le insegnanti molte volte non sono preparati, ma anche il fatto che gli alunni vedono l’ inglese come una materia, alla pari della matematica e storia.
Con il risultato di odiarla o alla meno peggio di non appassionarsi ad essa.Nella nostra scuola siamo fortunati ad avere un insegnante d’ inglese preparata ed oltretutto madrelingua. Vedo però anche qui la tendenza ad “eliminare” queste figure, per sopportare l’insegnante di ruolo che si è fatta 50 ore per insegnare l’ inglese!! Con il risultato che durante l’ orario d’ inglese si colora..;(
Per quanto riguarda il friulano, sono d’ accordo con Desdyois. Fintanto che era insegnamento della “cultura” (fino all’ anno scorso) e facevano progetti di canti, balli, ecc… mi andava bene.Adesso però che vogliono insegnarlo alla pari di un’ altra lingua, no. Intanto parli di insegnanti preparati in materia, e nella maggior parte dei casi non lo sono. Infatti la regione vedendo che mancavano insegnanti di lingua friulana, ha dovuto adeguarsi e per esempio l’ insegnante di uno dei miei figli non lo sà parlare, l’ insegnante dell’ altro figlio è triestina e lì parlano un altro dialetto, per cui non lo sà. Oltretutto per chi ha 27 ore settimanali perderne una d’ italiano per insegnare il friulano ( solo un ora alla settimana) risulta solo nel fatto che saranno ancora più ignoranti questi ragazzi.
Sono inoltre contraria a doverlo imparare a scrivere, a che pro??
La grammatica friulana è veramente difficile e oltretutto se si vogliono mantenere le tradizioni, allora permettetemi di dire che era una lingua “orale”, i miei nonni non la sapevano scrivere, lo parlavano ma scrivevano in italiano..
Il fatto poi che si decida di insegnarla all’ asilo invece dell’ inglese, per me è inconcepibile.
Desdyols says
Non vorrei trovarmi nella tua situazione perché secondo me è veramente assurda, e giuro che mi arrabbierei di brutto.
Poi rispetto le posizioni degli altri e le giuste osservazioni, tipo quelle di Eleonora, ma messa in questi termini e come stai vivendo tu questa situazione, be’… che dire, è veramente inconcepibile.
octavia says
Rispondo per Barbara e Desdyols
Dopo aver letto quello che avete scritto (sopratutto quello di Barbara) mi sento più confusa di prima. Come è possibile un insegnante che non parla il friuliano insegna il friuliano? Ma come funziona qui in Italia per decidere chi insegna cosa? Questo tema non ho mai approfondito con nessuno. Ma che laurea hanno? Perche non sono preparati? Io pensavo che l’unica materia in cui insegnanti non sono preparati è solo l’inglese. Mi potete spiegare come la scuola decide i loro insegnanti?
Io vi spiego come funziona in mio paese. In ogni grande città ci sono 2 università statali…la prima è l’università normale (tipo Università degli studi in Italia) mentre la seconda è l’universita che produce solo insegnanti per scuole. Quindi se uno vuole insegnare l’inglese a scuola media, ad esempio…non va a l’università degli studi per imparare la letteratura inglese…ma va quella seconda università e studia “inglese per l’insegnamento in scuola media” fa 4 anni à l’universita, 2 anni di pratica (tipo uno stage) nelle scuole publica, poi fa degli esami, poi si laurea e poi può insegnare sia nella scuola publica che privata. La stessa cosa per altre materie: matematica, geografia, anche per l’insegnamento per “children with special needs” (non so come si dice in italiano, per evitare di dire bambini handicappati). Mentre per la scuola materna, gli insegnanti devono essere laureati dalla scuola di specializzazione per l’insegnamento della scuola materna. L’unica materia in cui l’insegnante non deve essere laureato da quella seconda università è per l’0ra di cucinare (che deve essere una cuoca) e l’ora di cucire, che deve essere una sarta…(Da noi, in scuola media ci sono l’ora di cucinare e di cucire.)
Quindi, da quando ero al’asilo fino al liceo, ho avuto pocchissimi insegnanti non preparati…ma proprio poco, forse solo 3-4 durante quel lungo percorso.
So che in Italia non c’è l’università specializzata per diventare insegnanti…per quello vorrei chiedere, coma funziona? su quale base che la scuola prende i loro insegnanti? e riguarda quella parola “meritocrazia” che cosa significa esattamente?
Da noi, riguarda la lingua regionale, gli insegnanti sono quelli che sono laureati in “l’insegnamento di antropologia” o in “l’insegnamento di sociologia” e devono essere diciamo “madrelingua”.
Spero che ho scritto in maniera abbastanza chiara.
Bilingue Per Gioco says
Chiarissimo.
Non so se ci rendiamo conto di come siamo messi… Non rispondo nemmeno alla tua domanda Octavia, facciamo finta che sia retorica.
L.
octavia says
Scusa, non capisco perche dici che non sai se vi rendete conto come vi siete messi?
ma io ho fatto quelle domande perche davvero non capisco. Lasciamo stare la burocrazia delle scuole e delle leggi, perche so che sarebbero complicati.
Vorrei sapere semplicemente su quale base o quali raggioni che una scuola decide i loro insegnanti. Come decidono chi insegna cosa? Perche una che non parla friuliano può diventare l’insegnante della lingua friuliana?
Perche adesso sono davvero in ansia…se una scuola può fare una cosa del genere, come posso essere tranquilla che un giorno mio figlio non avrà un insegnante di geografia che non sa dove si trovano Timbuktu e l’isola di Bora Bora, o un’insegnante di fisica che non capisce la legge di Pascal ne perchè ci sono 24 ore in un giorno.
Bilingue Per Gioco says
Octavia,
ok, esplicito il mio commento, ma a questo punto ne faccio un post, partendo dal tuo commento…
Quindi fermi tutti, ne parliamo sul post.
Letizia
Carolina says
Ciao a tutti!
Interessante discussione.
Mi viene da riportare come esempio la Catalogna: terra dove per decenni l’uso del catalano è stato bandito. Poi rinvigorito grazie a specifiche politiche linguistiche e culturali, sino ad arrivare (di nuovo, ché l’uso del catalano non è mai sparito, se non a livello ufficiale) a una vera diglossia.
La lingua regionale non si è “sostituita” alla lingua straniera (=inglese), ma si è tradotto in un bilinguismo di base dove la lingua straniera è stata integrata.
I catalani crescono bilingui, poi imparano (e anche più in fretta, dato che tra i numerosi vantaggi del bilinguismo c’è la coscienza metalinguistica) altre lingue. Ad esempio, ci mettono davvero poco a padroneggiare italiano e francese.
Non ha senso questa esclusione “o lingua regionale o lingua straniera”. Per come la vedo io, il voler far rinvigorire una lingua e affiancarla in un percorso sociale di bilinguismo non è sbagliato. Come non lo è inserire la lingua straniera sin dalla più tenera età. Non è un problema economico, ma culturale e politico.
¡Saludos!
Barbara says
Ciao Octavia,
cerco di spiegarti un po’, visto che non sono un insegnante se sbaglio, correggetemi per favore.. dunque immagino tu venga dai paesi nordici, perchè anche in Danimarca funziona come hai scritto tu..
Dunque in Italia fino a qualche anno or sono, bastava fare le magistrali per insegnare all asilo e alle elementari, adesso non più. C’è anche qui un corso di laurea specialistico che se non sbaglio si chiama scienze della formazione. Le insegnanti d’ inglese fino a qualche anno fa dovevano essere laureate in lingue e lo devono ancora essere per le scuole medie. Da qualche anno invece alle elementari l’ insegnante di ruolo si fa 50 ore di corso d’ inglese e viene abilitata all insegnamento della lingua.Dopo la laurea normalmente per insegnare devono fare un paio d’ anni di tirocinio nelle scuole.
Il friulano, non essendo stato insegnato come lingua finora e non essendoci vere e proprie figure capaci di insegnarlo come tale, ha deciso di abbassare i requisiti e ha abilitato delle insegnanti che hanno seguito dei corsi specializzati, di non sò quante ore. All’ italiana insomma.. questi ragazzi faranno un ora in meno di italiano, per fare un lora di friulano magari con un insegnante che non lo parla.L’ altro problema è che come dialetto, cambia anche significativamente da paese a paese. Per cui se mi mettono nelle nostra scuola un insegnante di friulano della bassa friulana, dubito che anche i bimbi che parlano friulano a casa, capiscano grancchè..
Queste sono le trovate dei leghisti..;(
octavia says
Grazie barbara, siccome Letizia vuole fare un nuovo post…non commento piu su questo tema…ma vorrei solo dirti che sono asiatica, il mio paese è ancora nella via di sviluppo, non paese sviluppato come l’Italia.
Barbara says
Scusate era sottointeso che la regione ha deciso di abbassare i requisiti..
octavia says
Letizia, posso rispondere al tuo post precedente?
Hai detto la stessa cosa con quello che mi detto mio marito…che qui a scuola si insegna la grammatica, ma non per comunicare. Ma come ho racontato prima, ho incontrato l’insegnante d’inglese di scuola media del mio marito, che invece di dirmi “you don’t know, do you?” ha detto: “you don’t know, no?” tradotto liberamente dal “non lo sai, no?”
Ha detto anche “you teach him english, yes? He dont know”
e d’allora in poi…la mia aspettativa=0
Anche da noi, spesso la scuola non basta…però ci sono corsi d’inglese sia Americano che British con prezzi affordabili e si trovano dappertutto….mentre qui conosco solo il BRitish School che si trova solo in capo della provincia (o in grande citta…non so, cmq non dappertutto) e con prezzi alti che non tutti ci possono andare.
Però sì, sono daccordo che meglio poco che niente…poi non tutte famiglie hanno possibilità di insegnare inglese ai propri figli, ne di trovare un buon insegnante.
octavia says
Forse dovrei precisare quando ho detto “spesso la scuola non basta” non volevo dire che quello è per colpa del’insegnante…certo anche da noi ci sono gli insegnanti inglese non preparati, meno male mi è capitato solo 1 volta (secondo anno a scuola media)…ma anche perche da noi l’inglese viene visto come un dovere. Quando uno cerca un lavoro a una compania nazionale o multinazionale, avere una buona padronanza d’inglese è sempre richiesta, poi il coloquio si fa speso in inglese. Per quel motivo, tanti genitori mandano i figli a corsi d’inglese da quando sono a scuola elementare.
Poi, da noi tutti i film sia quelli nella TV che in cinema sono in lingua originale. Usiamo sottotitolo, non doppiaggio…anche per quello, ci viene la curiosità di approfondire di più la lingue inglese.
spero di non annoiaarvi per tutti i miei raconti su l’inglese in mio paese
Desdyols says
Attendo il post di Letizia in trepidante attesa. 🙂
Non so bene se andrà a toccare gli argomenti che immagino, anche perché lo ha già fatto in passato, ma è proprio su questo blog che ho cambiato idea su cosa è necessario fare per migliorare il nostro sistema scolastico.
Io banalmente pensavo che servissero investimenti, soldi.
Poi ne abbiamo discusso meglio e si è visto che, in definitiva, i paesi che sfornano i migliori studenti sono Svezia e Corea del Sud (correggetemi se sbaglio), che in comune come programma hanno veramente poco.
Anche a livello di investimento non sembrano aver fatto chissà cosa, per cui…
Niente, dico questo per riagganciarmi al tema della meritocrazia, che ho evitato di spiegarti perché ci si potrebbe scrivere un libro di 600 pagine. Ciò che hanno in comune il sistema svedese e quello coreano è proprio la preparazione e la selezione della classe docente.
Meritocrazia, appunto, dove l’insegnante più valido viene premiato a vantaggio degli studenti. Beati loro, in questo senso…
Meritocrazia significa che il più valido ottiene il posto, mentre in Italia accade spesso che queste cattedre (dagli asili, dove le cattedre neanche ci sono, all’università) vengano assegnate con altre modalità.
Ma questo ovviamente è un problema del nostro intero sistema, non solo quello scolastico.
E ci tengo a dire che non sono uno che si piange addosso e si lamenta per ogni singola cosa.
Barbara says
@Desdyols: Finlandia e Corea ????
Desdyols says
Sì, molto probabile che fosse la Finlandia e non la Svezia…
Magari si lavorasse su questo invece che pensare a ponti sugli stretti, a decidere se Ruby è la nipote di Mubarak e levare i soldi ai contribuenti per salvare le banche…
Barbara says
Scusate i punti di domanda.. Con il cell. Scrivo orrori..
Barbara says
Volevo concludere l+ argomento dicendo che ci sono stati dei risvolti positivi nella situazione del nostro asilo e adesso pare che siano disponibili a cercare una soluzione.. anche se le insegnanti vorrebbero l+ inglese ma solo dall’ ultimo anno dell’ asilo. Adesso dobbiamo noi proporre idee su come organizzarlo e sperando di ottenere i fondi necessari. Saluti e grazie dei consigli, Barbara
raffa says
da qui arrivano vibrazioni positive e molto tifo 🙂
Caterina says
sono friulana, con mia figlia parlo friulano e mio marito le parla in italiano. Per lavoro mi trovo ad usare l’inglese molto spesso e tra le altre cose stiamo meditando proprio in questi giorni di trasferirci all’estero.
Ciò premesso, credo che la contrapposizione che leggo qui non abbia senso. Sembra quasi, e questo lo dico al di là della polemica sui fondi nella scuola, che insegnare un dialetto/lingua locale sia qualche cosa di vecchio, e che l’unica via oggi sia l’inglese…..
a mio avviso il gioco deve essere quello di aggiungere, non di togliere, quindi sì all’inglese, al tedesco ecc. ma anche alla lingua locale: la tradizione, le radici culturali sono e debbono rimanere importanti, e sono un arricchimento, non una perdita di tempo. IO penso che questo sia un momento di integrazione anche in una società multiculturale come la nostra, un modo per dire: questa terra è anche questo, è anche questa lingua e queste tradizioni, che non sono lettera morta ma un pezzo importante da conservare e fare conoscere.
Certo questo ragionamento è probabilmente fuori moda, ma attenzione: non è che siamo più intelligenti se facciamo finta di ricordarci da dove veniamo e dove viviamo. Noi ed i nostri bimbi dobbiamo essere nel contempo aperti al mondo: pronti a scoprire ed a interagire con culture diverse ed ad apprenderne non solo l’idioma ma anche la “cultura”.
Ripeto, togliere è sempre un errore, la cultura è ben altro. Ma questo è solo il mio pensiero.