Dopo aver letto quello che avete scritto (sopratutto quello di Barbara) mi sento più confusa di prima. Come è possibile un insegnante che non parla il friuliano insegna il friuliano? Ma come funziona qui in Italia per decidere chi insegna cosa? Questo tema non ho mai approfondito con nessuno. Ma che laurea hanno? Perche non sono preparati? Io pensavo che l’unica materia in cui insegnanti non sono preparati è solo l’inglese. Mi potete spiegare come la scuola decide i loro insegnanti?
Io vi spiego come funziona in mio paese. In ogni grande città ci sono 2 università statali…la prima è l’università normale (tipo Università degli studi in Italia) mentre la seconda è l’universita che produce solo insegnanti per scuole. Quindi se uno vuole insegnare l’inglese a scuola media, ad esempio…non va a l’università degli studi per imparare la letteratura inglese…ma va quella seconda università e studia “inglese per l’insegnamento in scuola media” fa 4 anni à l’universita, 2 anni di pratica (tipo uno stage) nelle scuole publica, poi fa degli esami, poi si laurea e poi può insegnare sia nella scuola publica che privata. La stessa cosa per altre materie: matematica, geografia, anche per l’insegnamento per “children with special needs” (non so come si dice in italiano, per evitare di dire bambini handicappati). Mentre per la scuola materna, gli insegnanti devono essere laureati dalla scuola di specializzazione per l’insegnamento della scuola materna. L’unica materia in cui l’insegnante non deve essere laureato da quella seconda università è per l’0ra di cucinare (che deve essere una cuoca) e l’ora di cucire, che deve essere una sarta…(Da noi, in scuola media ci sono l’ora di cucinare e di cucire.)
Quindi, da quando ero al’asilo fino al liceo, ho avuto pocchissimi insegnanti non preparati…ma proprio poco, forse solo 3-4 durante quel lungo percorso.
So che in Italia non c’è l’università specializzata per diventare insegnanti…per quello vorrei chiedere, coma funziona? su quale base che la scuola prende i loro insegnanti? e riguarda quella parola “meritocrazia” che cosa significa esattamente?
Da noi, riguarda la lingua regionale, gli insegnanti sono quelli che sono laureati in “l’insegnamento di antropologia” o in “l’insegnamento di sociologia” e devono essere diciamo “madrelingua”.
Spero che ho scritto in maniera abbastanza chiara.
Octavia
Grazie Octavia per queste domande e scusate tutti il ritardo nel rispondere, chiunque sia passato per la tremenda influenza di quest’anno capirà, gli altri si beino pure nella loro ignoranza e se la tengano stretta!
Faccio una premessa per tutti, Octavia non viene da un ricchissimo paese all’avanguardia su tutto. Viene dall’Indonesia.
La precisazione non è fine a sè stessa, perchè quanto ci racconta è molto simile a quanto avviene in Finlandia, paese appunto all’avanguardia per quanto riguarda risultati ed equità dell’istruzione pubblica,
Ma andiamo con ordine.
Oggi in Italia si diventa insegnanti in due modi:
– scuole dell’infanzia e scuola primaria: si fa un corso di laurea apposito che abilita a diventare insegnanti in uno di questi due livelli di scuola
– scuola medie e superiori: si prende una laurea su una qualche materia, diciamo lingue, matematica, fisica, lettere, architettura, e a seconda della laurea che si è presa si possono insegnare alcune materie in alcune scuole (senza sapere nulla di didattica, pedagogia, etc)
In paesi come la Finlandia invece, analogamente a quanto ci racconta Octavia per il suo paese, per insegnare in qualsiasi ordine di scuola bisogna fare un corso di laurea che prepara solo insegnanti per quell’ordine di scuola e in alcuni casi solo per insegnare alcune materie in determinati livelli di istruzione. L’insegnante quindi viene preparato ad insegnare.
Ora facciamo attenzione prima di gridare allo scandalo. La formazione degli insegnanti è ovviamente un elemento imprescindibile per il successo di un sistema scolastico, ma da sola non basta. Per esempio la formazione ha poco impatto se non è accompagnata dalla selezione (in Finlandia il 10% degli candidati entrano nelle facoltà che aprono la strada dell’insegnamento), la motivazione del corpo insegnanti e politiche strutturali efficaci.
Prendiamo anche atto del fatto che ad oggi l’Indonesia nei test PISA ha risultati molto inferiori all’Italia, anche se, è bene dirlo, ci vogliono tempi lunghi per migliorare un intero sistema, ci sono voluti circa 30 anni per la Finlandia, molto meno, forse una decina di anni, per la Corea, ma comunque ci vuole del tempo.
Rimane il fatto però che la meritocrazia nel sistema scolastico italiano non c’è.
In primo luogo la scuola Italiana scoraggia i talenti. Non offre prestigio, non offre autonomia, non offre un buon riconoscimento economico, non offre nulla di ciò di cui hanno bisogno le persone in gamba per sentirsi soddisfatte del proprio lavoro. Ergo, molte persone veramente in gamba, che magari amerebbero lavorare con i bambini, scelgono, e a ragione, di fare dell’altro. E che non si dica che se uno ama i bambini accetta qualsiasi condizione di lavoro. Un insegnante è un professionista, non un martire!
Poi nella scuola Italiana non c’è modo di mandar via una persona che lavora male. E’ tremendo parlare con un dirigente scolastico che ti dice “io so che tra i miei insegnanti ci sono persone che non dovrebbero insegnare, ma non posso farci niente”. Idem ovviamente di dirigenti scolastici che dovrebbero fare i passacarte, non i dirigenti scolastici, e invece sono lì, a smorzare sforzi ed energie degli insegnanti che ancora hanno entusiasmo per il loro lavoro.
Aggiungiamo un mercato del lavoro stangnante, la difficoltà di trovare lavori compatibili con i tempi della famiglia e la cultura del posto fisso ed eccoci qui. Troppi insegnanti che fanno male il proprio lavoro. Troppi insegnanti che vorrebbero lavorare meglio ma non sono messi in grado di farlo. Demotivazione da vendere.
Come ultimo ingrediente mancano solo le famiglie sempre più in difficoltà e sempre più protettive e la miscela esplosiva è fatta.
Una scuola nuova può e deve rinascere da una forte selezione, motivazione e formazione degli insegnanti. Ma andiamolo a trovare un politico che abbia il coraggio di usare queste parole, soprattutto la prima. Per non parlare di un corpo insegnante che collettivamente prenda atto del fatto che la professione vada riformata anche guardandosi dentro.
Non riesco a trovare una parola positiva con cui chiudere questo post, aiutatemi voi, raccontateci i vostri barlumi di speranza.
Immagine: Requiem per la scuola
gabrycla says
Devo fare un appunto. Non è vero che in Italia non esistono le scuole di specializzazione per gli insegnanti. La maggior parte degli insegnanti che lavorano nelle scuole medie e superiori hanno seguito le cosiddette SSIS, un concorso-corso di formazione di due anni centrato proprio sulla didattica.
Bilingue Per Gioco says
Sì ma oggi le SSIS non esistono più, esiste il TFA, ed esiste anche il concorso diretto, quando c’è.
In ogni caso, la formazione senza selezione serve a poco o niente e se passano tutti vuol dire che non c’è selezione.
E qui andrebbe aperto un altro paragrafo, sulle uiversità…
L.
octavia says
Grazie per la lunga e detagliata risposta, Letizia, è molto utile per me di sapere tutto ciò siccome vivo in Italia, e sto per mandare mio figlio a scuola.
Prima di tutto devo coreggere un pò d’informazione che avevo scritto.
per le maestre di scuola materna, adesso non fanno più la scuola specializzazzione…ma devono essere laureate in Insegnamento di Scuola Materna (si fa sempre in quella seconda università, non in Università degli Studi).
In mia scuola, gli insegnanti di lingua regionale erano laureati in antropologia o sociologia, ma ho saputo dagli amici che siccome lingue regionale non è obligatoria, gli inseganti possono essere da qualsiasi laurea, basta essere preparati e madrelingua. Un amica mia ha avuto un artista come insegnante di lingua e cultura regionale…Forse come avere Gigi D’Alessio o Maria Nazionale come insegnante di lingua e cultura Napoletana.
Da noi la situazione è complicata perche siamo un paese molto grande con migliaia d’isole e purtroppo buona educazione, buona vita etc finora si trovano solo in città, quindi è proprio assai sbilanciato il livello del’educazione da un posto al’altro. Ad esempio, i nostri ragazzi in questi ultimi 10 anni vincono sempre medaglie d’oro e argento in olimpiade di fisica e chimica, ma in altri posti, ci sono anche i ragazzi che non sanno nulla sulla legge di gravità…per dire. Quindi non si può generalizzare e misurare il livello del’educazione in Indonesia.
Adesso la mia domanda per te, hai detto che gli insegnanti di scuole medie e superiore non sanno nulla di didatica e pedagogia…che appunto, la cosa essensiale per insegnare.
Ma esiste tipo un training per insegnanre? oppure tipo un diploma di 1-2 anni?
Bisogna fare gli esami dello stato per diventare insegnante, no? e su che cosa questi esami? solo teoria o c’è anche test di pratica?
Poi, seconda domanda, esiste tipo un incontro annuale o biennale di tutti gli insegnanti di una materia (sia regionale che nazionale) per parlare i cambiamenti sulla materia che insegnano? Perche da noi c’è, e lo trovo molto utile.
Qualche mese fa, il mio cognato che è al liceo diceva che ci sono 9 pianetti. E io ho risposto che da qualche anno fa (non mi ricordo da quando esattamente, ma almeno da 4-5 anni fa) International Astronomical Union ha deciso che Pluto non è più considerata una pianetta, e per ora ci sono 8 pianetti e 5 dwarf planets.
È solo un esempio che bisogna fare “upgrade” agli insegnanti.
Terza domanda, se vogliamo generalizzare le scuole…quali sono i migliori..le scuole statali o scuole private? (non sto parlando di scuole internazionali però). Nel senso, la qualità degli insegnanti, la facilità della scuola, le materie facoltative (tipo da noi, l’ora di musica, l’ora di ballo, l’ora di dipingere, etc).
Grazie di nuovo per il post, Letizia.
Desdyols says
Si parla poco di questo argomento.
Sta a cuore a poca gente, a quanto sembra, perché pochi di noi considerano questa situazione un problema. Io stesso mi sono cominciato a preoccupare solo ora, solo ora che ho una figlia e che tra pochi anni dovrà andare a scuola.
Premetto che dopo aver analizzato un po’ la situazione della mia città, aver parlato con altri genitori e aver visitato alcune scuole, la mia scelta pare che ricadrà nella scuola internazionale. Privata, ovviamente, ma è ovvio anche che privato non significa perfetto o anche solo sinonimo di garanzia di un adeguato insegnamento.
Vanno valutati i vari aspetti di tutte le scuole alla nostra portata, al di là della lingua inglese che sta a cuore a quasi tutti noi.
Premessa dovuta.
Per fare un mini quadro della situazione a chi ci osserva con occhi da alieno:
per anni ho lavorato nel negozio di belle arti dei miei genitori, dove insegnanti (notate il plurale: diverse e troppe insegnantI, non uno/a) di arte delle scuole elementari, medie e superiori, quando sceglievano il materiale da acquistare mi chiedevano “quali sono i colori primari?”, “mi dai un rosso primario che non sia il magenta?”, “le tempere sono indelebili?”, “i colori ad olio si miscelano con l’acqua?”, “che diluente si utilizza per le tempere, l’acquaragia?”. Non vi preoccupate se non conoscete le risposte; non è un vostro dovere, mentre sarebbe un dovere di chi dovrà insegnare a mio figlia una determinata tecnica artistica, così come musicale, o letteraria, o scientifica… insomma, situazioni analoghe che purtroppo colpiscono gran parte dei docenti e delle discipline.
Per non parlare degli insegnanti di italiano che non azzeccano un congiuntivo neanche per sbaglio, o le insegnanti di inglese in evidentissimo imbarazzo di fronte la figlia bilingue di un nostro conoscente, che ovviamente a livello le era superiore, ma che NON ovviamente la surclassava pesantemente correggendola di continuo.
Ma vogliamo invece parlare della mia insegnante di inglese del quarto anno delle superiori che pronunciava “beard” (barba) “biard”? Parliamo anche del mio professore di diritto che invece di insegnare leggeva il giornale e poi ci interrogava su un argomento a piacere leggendo direttamente sul libro, o è un altro discorso? Possiamo parlare degli insegnanti di educazione fisica che ti fanno giocare a calcetto per un’ora intera, senza fare riscaldamento, e senza mai proporti altro?
Di esempi ne avrei anche troppi.
Serve una dura selezione.
octavia says
Desydols, ma stai essagerando o eri solo sfortunato di avere o di incontrare insegnanti poco preparati?
A me, personalmente mi piaceva tanto la scuola…no, non ero sechione per niente…e i compiti a casa li odiavo…ma la vita in scuola era molto interessante. A scuola elementare per esempio, la mia insegnante di geografia mi ha fatto sognare di girare il mondo (e grazie a lei cercavo sempre di trovare i modi per farlo), la mia insegnante di “science art” mi ha fatto innamorare di astronomia e degli animali, il mio insegnante di musica ci insegnava a suonare instrumenti musicali sia moderni che tradizionali. A scuola media, non vedevo l’ora per l’ora di biologia perchè l’insegnante aveva sempre cose magnifiche da raccontarci, e se ci portava in laboratorio per qualche esperimento, ero tutta fiera e contenta.
Per non parlare del liceo che era ancora meglio di scuola media.
Vorrei tanto che mio figlio possa avere e sentire quello che avevo e sentivo. Vorrei che lui guardi le scuole come un percorso gioioso, non un fastidio o “burden”.
è possibile secondo te?
e posso sapere come mai hai scelto scuola internazionale?
ci sono i ragioni particolari? (intendevo, is there any particular reason…non so se in italiano è giusto di dire così)
Desdyols says
No, non esagero e purtroppo non scherzo.
Vorrei poi precisare che io ero tutto tranne che un secchione, per cui la situazione in cui mi sono trovato nelle scuole superiori non mi dispiaceva affatto. Educazione fisica inesistente: scendevamo in palestra e giocavamo a calcetto per un’ora senza fare mai riscaldamento e senza che l’insegnante ci dicesse cosa fare. Diritto: l’insegnante leggeva il giornale, poi “interrogava” quattro alunni alla volta rivolgendogli domande, ma noi potevamo tenere il libro aperto e leggere (avevamo tutti 6, la sufficienza, senza aver mai studiato). Il quinto anno ebbi la fortuna di ritrovarmi l’insegnante di matematica più incapace del mondo: io sono una capra in algebra ed ho sempre avuto la media del 3, ma con lui avevo la possibilità di copiare ogni singola prova e sfiorai la media del 7, anche se poi per l’imbarazzo (un po’ di pudore l’avevo) commettevo volutamente degli errori per non esagerare. Gli insegnanti di inglese sono sempre stati tutti piuttosto scarsi, mentre gli altri si limitavano a fare il proprio lavoro, seguendo il programma, senza troppo impegno.
Ma parlo di scuole superiori. Io ho la memoria corta e non ricordo cosa accadeva alle elementari e alle medie.
Ti dico solo che ho smesso di fare i compiti a casa in seconda media e sono sempre stato promosso, per cui io sono la prova vivente che si può ottenere un diploma senza mai studiare, ma con un po’ di furbizia (fortunatamente me la cavavo nelle materie letterarie).
A proposito, io sono perito elettrotecnico, ma non so creare l’impianto di accensione di una lampadina.
Mi vergogno? Un po’, ma fortunatamente so fare altro e me la cavo piuttosto bene nel mio lavoro.
Io sono perito elettrotecnico, ma all’esame di elettrotecnica (l’esame di maturità, intendo) non ho aperto bocca.
Ti sembra assurdo? Forse sì, e se vuoi ti spiego come sono riuscito a diventarlo senza mai studiare la materia di base.
Per il resto, la descrizione della tua esperienza scolastica è esattamente ciò che mi augurerei per mia figlia.
Per me la scuola il professore è proprio questo: una persona appassionata della sua materia, in grado di insegnarla con passione e con la voglia di coinvolgere lo studente. Non ultimo, e banalmente direi, un insegnante (almeno elementare) dovrebbe non dico AMARE, ma almeno non disprezzare i bambini.
L’insegnante dovrebbe avere una serie di qualità non solo relative alla conoscenza e competenza della sua materia, ma anche umane.
Perché penso di scegliere la scuola internazionale?
Be’, innanzitutto perché insegnano musica, arte e drama dalla nursery in poi.
Gli insegnanti sono persone specializzate nelle loro materie, oltre che madrelingua inglesi.
Insomma, in sintesi credo che abbiano fatto una buona selezione del personale e gli altri genitori con cui ho parlato sono soddisfatti.
Bilingue Per Gioco says
Io però ci tengo a dire che la mia esperienza di scuola è stata molto diversa, sostanzialmente positiva e a tratti belissima.
Se la scuola di oggi fosse quella che ho frequentato io non mi farei molti problemi.
Purtroppo non lo è, è peggiorata molto. Mentre il mondo è diventato sempre più complesso.
L.
octavia says
@Letizia
allora, qual’è la tua soluzione per tuo figlio? sapendo che la scuola è peggiorata…cosa decidi di fare per lui?
Desdyols says
Sì.
E per dare un senso più chiaro a tutto ciò che ho scritto fino ad ora, specifico che io sono nato nel 1987.
Raffaela says
Io sono d’accordo con Letizia e diro’ di piu’… io ho cominciato in Italia e poi sono andata all’estero …ebbene ero piu’ preparata dei miei coetanei stranieri!!!!
Da allora i tempi sono cambiati (e aihme’ non solo nella scuola…in tutti i campi c’e’ piu’ superficialità). Devo pero’ dire che con mia figlia, che frequenta la 4 elementare, a parte inglese, ha insegnanti molto preparati (che sanno che Pluto e’ stato declassato…) e so che fanno corsi di aggiornamento periodico….ricordo che e’ scuola pubblica.
Purtroppo i soldi alla scuola vengono tagliati tutti i giorni e questo penso faccia la gran differenza.
Pochi giorni fa ho visto sul giornale delle statistiche che mentre la media europea alla scuola e’ intorno al 13% lo stato italiano da solo l’8% (vado a memoria…mi scuso se le % non sono proprio queste).
octavia says
eri a scuola statale o privata? e a parte degli insegnanti, come era la qualità della tua scuola?
l’anno scorso ho fatto tante ricerche sulle scuole internazionali in zona. Una di loro è fuori budget, mentre altre 2 scuole non sono come quello che volevo e non valgono la pena. Ho trovato un forum degli americani che vivono in zona, e la maggior parte si sono lamentati per la qualità di quelle scuole (elementari) e hanno deciso di non frequentare più quelle scuole e di fare homeschooling.
Poi, quando ci sono andata, ho trovato i genitori e qualche personale snob che mi parlavano senza guardarmi in faccia. Un ambiente pessima. C’era solo una scuola che mi ha convinto, quella francese…ma purtroppo dista 50 km da dove abitiamo. Quindi le mie scelte ora (x elementare) sono scuola statale e privata…devo ancora fare le ricerche…e il tuo post mi fa venire l’ansia 🙁
Desdyols says
Io ho sempre frequentato la scuola pubblica, dalle elementari alle superiori.
Il problema delle scuole private, soprattutto le quelle internazionali, è che se le possono permettere in pochi e spesso diventano simbolo di benessere, un qualcosa che fa status. Io personalmente, che snob non sono, sono riuscito a socializzare con un po’ di genitori in modo naturale quando sono andato a visitare la scuola. Anche loro mi hanno ribadito che il problema, lo snobismo, in questo ambiente esiste, ma poi mi son detto “a scuola ci deve andare mia figlia, mica io con gli altri genitori”.
È chiaro che socializzare con gli altri genitori è importante, ma fin quando si riesce a creare un legame con anche solo una piccola parte di essi, allora va bene (?)… l’importante è che lo snobismo poi non si rifletta sui bimbi.
Onestamente non ho ancora capito bene come questo aspetto possa incidere sui bambini, ed allo stesso tempo è l’unica cosa che al momento mi preoccupa di questa scuola internazionale.
C’è da dire pure che le altre scuole private delle mie parti soffrono dello stesso problema (anzi, peggio, perché hanno il quintuplo degli studenti), e che le pubbliche ormai le ho tagliate fuori del tutto perché conosco i loro insegnanti fin troppo bene.
maria grazia says
Ragazze mie!
avete detto un sacco di cose giuste……sono una insegnante italiana, momentaneamente prestata ad una scuola italiana all’estero, quindi in una situazione di bilinguismo……
e’ vero che in Italia siamo un po.demotivati, vuoi per il piccolo stipendio, la scarsa visibilita’ sociale, la difficolta’ a lavorare in team ed altro…ma personalmente ho visto le mie colleghe a scuola con la tosse, la febbre, i bambini propri a casa malati…..ecc…ed ho visto sempre molta buona volonta’ e molta disponibilita’, soprattutto verso i bambini.
A fare la maestra non ti prepara nessuno.non ci sono SIS.SOS…………SAS………nulla.puoi avere studiato psicologia ed avere una laurea e sei master……….ma se sei una gallina resti una gallina!
Personalmente mi sono trovata in diverse situazioni nuove……….ho insegnato come insegnante unica………..poi come insegnante di modulo………..poi come insegnante di Inglese….poi nei corsi Italiani all’estero…..adesso insegno italiano in una scuola bilingue………
Quindi una vita di scommesse………con se stessi……di ricerca delle strategie migliori…..di curiosita’ verso il nuovo e di verifica, di una umile verifica, dei risultati ottenuti.Credo di poter dire che moltissimi dei miei colleghi fanno le stesse cose che faccio io……..silenziosamente, senza fare tanto baccano! La laurea? quando ho iniziato io, 30 anni fa, la possedevano in pochi! I master? Nessuno sapeva cosa fossero!
E negli anni sono poi venuta in contatto, anche stretto con parecchie scuole europee……direi che siamo sciocchi noi Italiani a svalutare sempre quello che facciamo…..i forti Germanici? alla eta’ di nemmeno 10 anni selezionano: chi fara’ l’idraulico( con tutto il rispetto!!!!!!!!!!) e chi fara’ la parrucchiera……con chi sara’ ingegnere o chimico….Cosa pensate, che il Gymnasium sia pieno di turchi….italiani…………spagnoli.portoghesi??????????NO , miei cari……….solo tedeschi!
E cosa credete che facciano? ore di 60 minuti come noi? No, 50 minuti…..e scuola fino alle ore 12 circa…..quindi le favolette che ci raccontano!!!!!!!!!!!
La scuola inglese e’ quasi uguale…………….selettiva…………e la persona, cioe’ il bambino…..e’ solo parte di tutto un sistema! Non e’ la parte principale! Lo stesso per la scuola austriaca……
Nella scuola spagnola……informatevi! I genitori ispanici con due lirette scelgono le scuole bilingui Spagnolo-Inglese…..per non avere a che fare con tutti i sudamericano che vivono in Spagna…..
In Italia ho sempre visto tutti i bambini uguali, una gran cura del bambino straniero e della sua famiglia, abnegazione e preparazione………….siamo tuttologi.italiano..storia…………..scienze..disegno………..sappiamo spesso tutto di tutto…………e cerchiamo di fare nascere nei nostri alunni curiosita’ evoglia di imparare! e a volte, molto piu’ spesso di quello che non si creda………..ci riusciamo anche!
buona serata a tutti!
maria grazia
Agi says
Non voglio fare polemica, pero’, da un’insegnante mi sarei aspettata un uso migliore della punteggiatura.
Scusate l’intervento fuori tema. Se questo mio commento da’ fastidio, per favore cancellatelo.
maria grazia says
Ho scritto con una certa fretta……….ma se e’ questo che si cerca in UNA INSEGNANTE PERFETTA……………..mi sa che siamo fuori strada…….
ma anche mi sa UNA INSEGNANTE PERFETTA non dovrebbe dirlo!!!
buona notte!
cristina says
solo un paio di note per conoscenza, sull’insegnamento nelle medie e superiori:
– il TFA che c’è ora prepara su pedagogia, didattica, docimologia… prevede un interessante numero di ore insomma di scienze dell’educazione;
– non si può proprio parlare di “formazione senza selezione”, almeno per il cosiddetto “TFA ordinario” che ha avuto una selezione durissima la scorsa estate/autunno… livello di scrematura altissimo!
Bilingue Per Gioco says
Qui hai ragione, le stragi del TFA con le domande a quiz…
Metodi di selezione e di formazione cambiano di continuo, è davvero difficile starci dietro. Il sistema istruzione dà davvero l’idea di “headless running chicken”…
L.
raffa says
per complicare le cose aggiungo il tema precariato, solo italiano … in Italia si è deciso una 30ina di anni fa che non si assumevano + gli insegnanti che servivano, ma solo una piccola parte (per non pagare le ferie, per essere + flessibili?), gli altri avevano/hanno contratti a termine e venivano/vengono assunti e licenziati cambiando scuole come delle trottole e senza risucire a mettere radici. ogni 10 anni ca. escono pubblici concorsi e chi di fatto insegna da anni (bene o male) prova a vincere il biglietto della lotteria del posto indeterminato. l’ultimo concorso fatto da Profumo secondo me valutava ancora meno dei precedenti le competenze pedagogico/didattiche dei candidati, perché alla base c’era l’idea che tutte le prove dovevano essere velocemente valutabili (= la selezione deve costare poco)
ultima nota dolente: le ssis prima e i tfa dopo sono a pagamento, le università riescono a riempire in parte le loro magre casse tenendo questi corsi. la selezione non si fa solo in base a scritti che valutano copetenze contenutistiche e mai relazionali, ma anche in base al censo, chi è motivato e bravo ma non può permettersi di fare lo studente a vita non vi partecipa. anche perché poi, concretamente, non danno nessuno sbocco professionale. questo è il collo di bottiglia, il precariato sistemico, che c’è nella PA solo in ambito scolastico, finché non si risolve (possibilmente in modo sensato) non si può parlare seriamente di nuovi sistemi di reclutamento
io, come insegnante di scuola pubblica e come madre di figli studenti sogno il sistema Finlandese. colloqui attitudinali prima di iniziare l’università per individuare chi è motivato, sarà bravo nelle materie e anche a relazionarsi coi ragazzi, poi corsi universitari in cui gli studenti ottengono ovviamente borse di studio e non vice versa, e tante ore di tirocinio oltre alla teoria. a sembra molto di buon senso, e infatti funziona 🙂
OT io mi sono “permessa” economicamente di diventare insegnante in Italia perché in tutti gli anni in cui non c’è stato il concorso abitavo in un altro paese, insegnavo italiano (e mi pagavano per quel paese normalmente, per l’Italia benissimo). tornata in Italia e facendo il concorso mi sono andati molto bene sia scritto che orali e sono passata subito di ruolo, ma c’erano colleghi che ho poi conosciuto a cui le prove non sono andate così bene come a me, e che ancora oggi sono precari. posso assicurare che per molte cose loro insegnano meglio di me, semplicemente a me è andata meglio (rassicuro comunque sul fatto che come insegnante non sono male, mi valuto io ogni giorno e mi faccio valutare ogni 4 mesi dai mei studenti ;-))
Desdyols says
Intervento prezioso. Grazie.
Simona says
io ho una domanda, non conosco né il sistema finlandese né quello indonesiano e leggendo mi è venuta una curiosità: quando uno si laurea in queste università specifiche per l’insegnamento e dopo il periodo di tirocinio e tutto quello che è previsto per essere pronti per insegnate, bene, dopo tutto questo uno è sicuro di avere un posto da insegnante?
in effetti la preparazione descritta è una preparazione molto specifica e circoscrive tantissimo la “rosa” dei lavori possibili tra cui scegliere e per cui candidarsi e se uno non riesce a lavorare per quello per cui si è preparato poi rimane un po’ tagliato fuori o comunque dovrà fare un lavoro dove non sono necessarie competenze particolari che magari non sempre potrebbe gratificare la persona…
insomma il mio timore è che sistema formativo di questo tipo limiti un po’ troppo gli sbocchi professionali
ma, ripeto, non conosco nel dettaglio questi sistemi quindi può essere che ci sia qualcosa che mi sfugge
tornando al discorso scuola… è purtroppo una nota molto dolente… io non sono contenta, l’unica scuola che mi ha soddisfatta pienamente, fino ad ora, è stato l’asilo nido privato; la materna già era molto ben fatta ma non rispondeva in pieno a quel che io pensavo dovesse dare una materna, ora che siamo alla primaria mi rendo conto che quella materna era un’oasi felice, e tremo già in previsione delle medie che probabilmente saranno ancora peggio… le persone non sono motivate e non sono messe in condizioni di poter svolgere bene il loro lavoro, anzi spesso si mettono enormi bastoni tra le ruote: ad esempio per le gite ora c’è una direttiva che chiede di non organizzare gite fuori dal comune e in più non è possibile prendere mezzi privati (corriere e simili) senza il benestare del consiglio di istituto che viene dato a novembre… perciò le uscite devono essere tutte previste a inizio anno e se c’è qualcosa che interessa in corso d’anno non si può andare perché il consiglio ha già dato il suo parere
non ci sono soldi per pagare la sorveglianza durante la mensa dei bambini delle medie e così questi escono alle 14 senza aver pranzato ma poi ci sono i soldi per attuare un progetto in cui intervengono esperti tra cui dietologi a pontificare sulle sane abitudini alimentari… io mi immagino che questi soldi siano venuti da qualche finanziamento esterno che ti obbligava a mettere su un programma del genere… ma che senso ha? perché si riescono a trovare soldi per un progetto, che è pur molto bello e interessante ma non si hanno per realizzare un laboratorio di scienze? per pagare gli insegnanti che si fermano durante la mensa? per comprare la carta igienica? per avere un laboratorio di informatica funzionante e per formare il personale all’uso di nuove tecnologie?
io dico che non è del tutto vero che non ci sono i soldi, è che i soldi sono usati nella maniera sbagliata! ma come è possibile che non esista più la figura dell’insegnante specialistica di inglese e che ora basta un corso a distanza di 30 ore per poter insegnare inglese ai bambini
ma… per religione invece bisogna andare in curia ogni 3 o 5 anni per aggiornarsi e per dimostrare di essere sempre idonei?
la scuola è molto deludente ma purtroppo non ci sono molte alternative… io ho cercato di chiedere che mio figlio potesse essere inserito in una sezione che, a detta dei genitori del ciclo precedente, fosse valida, ma sono comunque rimasta delusa, la realtà non corrisponde ai racconti che mi erano stati fatti… e allora? allora mi sono messa a fare io quel che potevo per migliorare un pochino… certo non è così che dovrebbe andare
Daša says
la mentalità in questi paesi è completamente diversa dalla nostra. lo sbocco professionale viene valutato prima dell’iscrizione all’università e non dopo come facciamo noi qui. quindi se uno ha la vocazione, l’entusiasmo e le capacità, il sistema ha quasi il dovere di fornirti le competenze per poter svolgere il mestiere e dopo il dovere di collocarti. e se un giorno dopo 20 anni di ottimo servizio l’insegnante decide di volersi riqualificare e iniziare un nuovo percorso lavorativo è libero di farlo, anzi incentivato dal sistema.
octavia says
Come ha detto Dasa, diventare insegnante è una cosa da decidere PRIMA di sciegliere l’università.
Per entrare in università statali (sia Degli Studi che quella università per insegnare) bisogna fare gli esami perche tutte le facoltà hanno numero chiuso.
Poi, finora il “demand” è più del “supply”. Faccio esempio a Jakarta, la capitale dello Stato.
Ogni anno quella università per insegnare prende meno di 100 studenti x ogni materia (60 studenti per l’insegnamento di storia, 80 studenti per l’insegnamento d’inglese e cosi via). Però solo a Jakarta ci sono più di 5000 scuole (più di 2200 scuole elementari statali e 750 private, più di 300 scuole medie statali e 600 private, più di 100 licei statali e quasi 400 private, 62 vocational schools statali e più di 500 private). Dobbiamo anche aggiungere centinaia d’istituti di lingue e centinaia d’istituti dopo scuola. Per non parlare delle altre regioni/città. Quindi sì, gli alunni trovano quasi di sicuro il posto come insegnante.
Però, possono anche lavorare in altri settori…conosco una ragazza con la laurea in Insegnamento d’Inglese che lavora come hostess in Singapore Airlines, le persone con la laurea in Insegnamento di Chimica che lavorano nelle fattorie o companie farmaceutiche, o le persone con la laurea in Insegnamento di Accounting che lavorano in companie private/multinazionali.
Barbara says
Vi lascio questo link sul sistema scolastico finlandese, che è molto simile anche a quello danese:
http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1710
Volevo aggiungere che io a parte quanto accaduto all’ asilo, sono contenta per il momento delle maestre dei miei figli. Sono stata fortunata. Sono brave e vedo che i miei bimbi hanno una buona, se non ottima preparazione, anche in comparazione ai coetanei in Danimarca. Secondo me tanto dipende dall’ insegnante che trovi..
raffa says
@simona rispondo in base alle chiacchiere di qualche anno fa con una collega finlandese.
dei tot aspiranti studenti da insegnanti di un’università ne scelgono il numero che serve in base alle loro previsioni a medio termine (numero allievi/pensionamenti, ecc) , c’è il numero chiuso come da noi per medicina, lo stato poi offre una formazione di qualità + borse di studio,e tutto questo costa. mentre studi fai subito pratica e ti accorgi se il mestiere non fa per te (ma di solito non succede, perché la preselezione prevede colloqui approfonditi), quando hai finito sei tu che ti cerchi la scuola,e la trovi, perché sono stati formati (bene) gli insegnanti che servono in quel periodo, non di +
non so cosa succede se dopo 20 anni vuoi cambiare mestiere, ma il problema si presenterebbe anche con una formazione “generica”
Simona says
grazie mille dei chiarimenti
quindi mi par di capire che formano solo il numero di persone che prevedono possano essere inserite al termine degli studi
probabilmente un sistema del genere non riuscirebbe a funzionare in Italia, ma sicuramente avremmo bisogno di una riforma sia nel metodo di reclutamento, sia in tutto il resto; sono sicura che non ci si debba nemmeno ragionare tanto su per trovare una soluzione più razionale ed efficiente di quella che c’è adesso
Barbara says
Volevo aggiungere che la scuola che frequentano i miei bimbi è pubblica.Volevo anche aggiungere che a volte la qualità delle scuole dipende anche da dove ti trovi, nel senso che alcune regioni hanno risultati migliori di altre, almeno da quanto emerge dalle prove invalsi, che sono dei test che si fanno nelle scuole elementari e medie, se non erro, per monitorare il livello d’ istruzione dei ragazzi..Ciao
P.S. Ottavia, mia sorella per decidere dove iscrivere il bambino si è fatta dare i risultati di queste prove, magari ti potrebbe aiutare..
octavia says
Grazie per l’info Barbara, lo farò. Da noi è più facile sapere quale sono le scuole migliori perche ogni anno ci sono i risultati degli esami dello stato. Si può sapere facilmente quale scuole con gli alunni che prendono i voti medi più alti.
Poi ci sono le gare nel livello regionale e nazionale sia per tutte le materia insieme che per materie specificate tipo matematica, inglese (speech contest, story telling, etc), fisica, musica, chimica, religione, ballo, etc. Da lì si può sapere come sono gli studenti e quanto sono preparati.
maria grazia says
scusatemi………..anche le Prove Invalsi lasciano il tempo che trovano…………..non vi pare?
una classe e’ formata da bambini…..e dalle relazioni che si instaurano tra di loro………..basta che se ne vada qualcuno che le relazioni cambiano totalmente……personalmente insegno la stessa materia in due classi che danno risultati TOTALMENTE diversi…..e io sono la stessa! allora? che fare?
Desdyols says
Che materia insegna?
Francesco S. says
Buona sera, chiedo scusa all’ottima Letizia, ma temo che la sua esposizione, per quanto in sé esatta, del modo in cui in Italia si diventa insegnanti non sia completa se non si illustra, per sommi capi, il sistema delle graduatorie, a mio avviso (ma non solo mio) in buona parte responsabile della triste situazione attuale. Contraddico subito Letizia (è un mio vezzo/vizio) per dirle che, contrariamente a quanto si dice e si crede, il posto fisso all’italiana con l’attuale condizione degli insegnanti ha molto poco a che vedere, e spiego perché.
Il soggetto il quale abbia in astratto il titolo per insegnare, mettiamo, la laurea in una data materia, o il diploma SSIS dei tempi passati, o un concorso abilitante, per andare a svolgere in concreto quella professione, ovvero per entrare in una classe e insegnarci, deve anzitutto iscriversi alle graduatorie, attivate presso ciascun Ufficio scolastico provinciale, attuale denominazione dei vecchi Provveditorati agli studi. Dalla graduatoria, infatti, si “pescano” le persone con le quali si conclude il contratto di lavoro, che può essere di supplenza, da pochi giorni ad un anno scolastico, oppure “di ruolo”, ovvero a tempo indeterminato.
Tuttavia, una graduatoria, specie per certe materie, conta centinaia di aspiranti: il neoiscritto è in coda, e per avere un incarico, deve avere molta pazienza. Tanto per cominciare, può sperare in una supplenza per una o due settimane, e per ottenerla non è raro, specie nelle regioni in cui la situazione del mercato del lavoro è più grave, che si debba spostare, mettiamo, da Napoli a Brescia o a Milano. Con la supplenza, ottiene un certo punteggio, che lo fa avanzare nelle graduatorie stesse, e quindi gli fa sperare di ottenere qualcosa di più nell’anno scolastico successivo. E’ patologico, ma non infrequente, che in certe regioni ci si presti ad insegnare gratis presso le scuole paritarie, che conferiscono punteggio utile a tal fine, e nemmeno è raro che si tratti di scuole che esistono solo di nome, ma questa, che è la patologia della patologia,come si dice è un’altra storia.
Naturalmente, per tutto il periodo in cui si è iscritti, ma non si insegna, non si riceve retribuzione alcuna: si è il famoso “precario”. Al presente, queste graduatorie sono a esaurimento, ovvero non ammettono più nuovi iscritti, perché per il futuro si dovrebbe assumere mediante concorso che attribuisce direttamente una cattedra, ma nell’immediato cambia nulla, perché prima che le graduatorie stesse si esauriscono passerà in certi casi più di un decennio.
Trascorso un certo numero di anni, anche molti, il precario che abbia prestato un numero sufficiente di servizi, ovvero di supplenze, può avere raggiunto un punteggio utile per l’immissione in ruolo, ovvero per l’assunzione a tempo indeterminato, che però, come vedremo subito, è quanto di più lontano dal “posto fisso” si possa immaginare.
Intanto, si evidenzia subito una prima criticità: questa immissione in ruolo, anche quando il concorso c’è stato – e fino a pochi anni fa si entrava in graduatoria anche con la semplice laurea- si colloca dopo che è trascorso molto tempo. La verifica sulla professionalità, quindi, anche se c’è stata, ha perso significato, e ripeterla è assai difficile, perché banalmente potrebbe portare a privare del lavoro una persona che lo aspetta da molti anni, e in quel periodo, bene o male, ha svolto proprio la funzione alla quale ora la si vorrebbe inidonea.
Ciò posto, cosa cambia per il precario immesso in ruolo? Abbastanza poco. Il punto che si deve capire è che questo soggetto non è titolare di un certo posto di lavoro individuato, ad esempio, della cattedra di matematica presso l’Istituto tecnico industriale di via Verdi a Brescia, ma è titolare nella circoscrizione, ovvero può essere assegnato in uno qualsiasi degli istituti della zona di competenza dell’Ufficio scolastico, di solito nella provincia. L’insegnante bresciano dell’esempio, quindi, può essere mandato a insegnare ovunque ci sia una cattedra della sua materia nella provincia di Brescia, mettiamo dalla Valsabbia a Orzinuovi. Questa assegnazione, e questa è l’altra criticità, si ripete poi ogni anno, con il meccanismo che segue, che cerco di semplificare il più possibile, ma nella realtà raggiunge complessità kafkiane.
All’Istituto Verdi di Brescia ci sono, mettiamo, cinque insegnanti di matematica, per cinque classi. Alla fine dell’anno scolastico, alcuni studenti escono perché si diplomano; dovrebbero poi esserci dei neoiscritti; occorre allora vedere se si possono riformare le cinque classi, ovvero se se ne devono formare di più o di meno. Questa di solito è l’ipotesi più probabile, sia per l’andamento demografico dell’Italia, sia perché ogni anno, per risparmiare, il Ministero alza l’asticella e aumenta il numero minimo di allievi necessari per formare la classe (il termine “classi pollaio” non l’ho inventato io: è nelle sentenze del Consiglio di Stato).
Supponiamo allora che al nostro Istituto Verdi si formino solo quattro classi di matematica: il nostro docente ex precario appena stabilizzato diventa “perdente posto”, e deve essere riassegnato nella provincia, secondo il solito punteggio in graduatoria. Quindi, può trovarsi dall’oggi al domani a dover andare a insegnare, invece che a Brescia, a Orzinuovi, con tutte le difficoltà logistiche che si possono immaginare. Si noti che essere riassegnati ad un’unica sede è ancora il caso più fortunato: se le cattedre scarseggiano, l’orario settimanale può essere composto con più istituti, fino a tre. Il nostro docente pertanto – e accade non di rado- potrebbe trovarsi con la cattedra incompleta a Capri e un completamento a Secondigliano. In quest’ultimo caso, le ore di impegni diversi dall’insegnamento, come ricevimento genitori, consigli di classe, riunioni e scrutini, raddoppiano, perché si devono svolgere per ciascun istituto, e lo stipendio resta il medesimo. Il successivo anno scolastico, la situazione si ripresenta, in prospettiva fino alla pensione.
Quali riflessi ciò possa avere sulla motivazione del personale, è facile immaginare, e il fatto che comunemente si dica che “tanto gli insegnanti hanno il posto fisso e si fanno tre mesi di vacanze pagate” non fa che aggiungere al danno la beffa.
Il vero problema, che interessa i cittadini, è però un altro: il meccanismo del “perdente posto” è un potentissimo disincentivo alla selezione, perché l’unico modo in cui io posso essere ragionevolmente certo di non perdere il mio posto di lavoro è promuovere tutti, così il successivo anno scolastico avrò di nuovo, fino al diploma, la mia classe completa, e non mi sopprimeranno la cattedra. Forzando un po’ le cose, è come se si dicesse ad un poliziotto: “guarda che se arresti i ladri, poi perdi il posto”. E’ chiaro che qualcuno di rigoroso ci sarà sempre, ma, come dice Brecht, maledetto quel Paese che ha bisogno di eroi. A questo punto, credo che le ragioni della mia decisa scelta di campo -con tutti i problemi, i se e i ma che ciò comporta- per la scuola internazionale (vedi il post a ciò dedicato) risultino, se non più comprensibili, più chiare: avere un’istruzione degna di questo nome con un sistema di questo tipo mi sembra obiettivamente un po’ difficile.
Clara says
Scusate se mi permetto di essere un pò critica, ma come potete giudicare le insegnanti così in generale e (non avendo ancora i figli che vanno a scuola!) vedere solo il lato negativo della medaglia quando ci sono insegnanti veramente preparati sia dal punto di vista didattico che umano…
chiediamoci dove e perchè va male la scuola…ci sono fior fiore di professori che si impegnano tantissimo per essere pagati ben poco rispetto alle ore che impiegano a preparare le lezioni, a controllare le verifiche etc… eppure sono lì resistono nonostante ci siano alunni maleducati (e spesso sfidano e insultano…) e strafottenti, sono laddove le famiglie non partecipano alla vita dei figli e delegano agli altri l’educazione e la preparazione senza preoccuparsi di seguirli.
Ricordiamoci che la famiglia conta più di ogni altra scuola…si non ci sono finanziamenti e sicuramente questo rovina la scuola, ma fa male sentire questa generalizzazione degradante nei confronti di molti insegnanti capaci e dove hanno imparato ad insegnare senza l’aiuto di nessuna università o scuola privata…un pò come diventare genitori dove si impara soltanto camminando con i propri figli!!! 🙂
Take care!
raffa says
aggiungo una cosa (al mio già lungo pippone): come insegnante di scuola pubblica ho sempre scelto la scuola pubblica per i miei figli, informandomi prima, non andando sempre a quella attaccata a casa, ormai siamoal 7imo anno e siamo sempre stati molto contenti. abbiamo aiutato la sorte, ma nelle scuole pubbliche ci sono ottime insegnanti. nelle scuole private (non quelle di Letizia ;-)) che assumono direttamente il criterio non è necessariamente il merito, e anche se non esiste l’equivalenza “buon piazzamento al concorso = buon insegnante” nelle scuole private si assumono insegnanti che ai concorsi non si sono piazzati benissimo, per tenerseli con sé un po’ di anni, visto che di regola a un insegnante del privato che venga a cui offerto un posto del pubblico cambia (per mille e un motivo)
le prove invalsi non documentano la bontà dell’insegnamento, ma la bontà di una classe nelle competenze ricettive di italiano e di alcune competenze matematiche, hanno anche un loro senso, ma non sono, a mio parere, IL criterio per scegliere una scuola
nella mia regione la fondazione agnelli da alcuni anni fa degli studi sui neolaureati per vedere chi si laurea bene/in breve tempo, le ex scuole superiori dei migliori sono spesso di provincia, e solo a metà graduatoria iniziano quelle private, prima sono banalissime scuole pubbliche. questo nonostante le scuole private possano scegliersi allievi e insegnanti.
ultima osservazione: in Italia esiste già la selezione in entrata per un tot di professioni: polizia, medicina, infiermeristica, ecc. è molto difficile entrare ma poi lavori senza problemi. a mio parere la selezione per insegnanti andrebbe fatta in entrata, non in uscita, risolvendo prima però la questione precariato. come anche la questione: quale scuola vuole oggi l’Italia? altrimenti ci ritroviamo soluzioni pasticciate fatte da ministri pasticcioni (sto usando eufemismi :-)), e l’unica soluzione diventa farsi “la propria scuola”, che è una soluzione per molto pochi.
senza togliere questa possibilità, per quello che è il mio DNA io vorrei una scuola di qualità per tutti 🙂 ma forse sono andata OT, o forse no …
barbara says
raffa, ma tu da insegnante quali ritieni quindi i criteri più importanti per la scelta di una scuola primaria? quali sono gli aspetti su cui informarsi presso la scuola e anche presso le altre mamme che magari hanno bimbi che già la frequantano?
il precariato delle insegnanti vale anche per le primarie?
scusa le tante domande ma io da mamma di un 3enne che non ha ancora nessun contatto con questo mondo scolastico ho molta confusione in testa e sto cercando di capire su che cosa dovrò informarmi per sapere se una scuola è valida o meno, sia sull”insegnamento che sull’ambiente generale . Infine anche riguardo all’aspetto linguistico.
raffa says
@barbara, premetto che non so risponderti, perché ogni volta che a casa nostra si cambia scuola iniziano le grandi manovre 😉
per le elementari e l’aspetto linguistico è facile rispondere: i programmi Moratti prevedono un insegnamento impalpabile di lingua straniera come contenuti, quindi sia che l’insegnante sia brava, sia no, faranno poco comunque
ti dico come ci siamo attrezzati noi per le elementari. abitando in una grande città e con tutti, ma proprio tutti che ci sconsigliavano la scuola sotto casa (perarltro fino a 10 anni prima considerata ottima) con il marito abbiamo fatto i turni e siamo andati verso il mese di novembre/dicembre a diversi open days (le date le troverai poi sui siti delle scuole), lì riesci già a farti un’idea, in base a quello che dicono, non dicono, e come rispondono alle domande
poi senza pudore abbiamo chiesto a tutte le persone che ci capitavano sotto mano, io ho telefonato a persone che non vedevo da vent’anni
poi,senza averlo premeditato, abbiamo verificato “sul campo” la disponibilità di due scuole che ci interessavano (uno dei nostri figlioli ha avuto fino ai 5 anni seri problemi di salute e per questo motivo avevamo chiesto prima dell’iscrizione un colloquio), una ci ha subito incontrato (e lì li abbiamo poi iscritti), l’altra ci ha subito detto che prima li iscrivevamo, poi, con calma, se ne parlava …
io sono una persona molto razionale e però ogni volta (nodo, materna, elementari) ho cercato di filtrare le informazioni anche con la pancia. dell’attuale scuola dei nostri ad es. mi era piaciuto all’open day vedere un sacco di decorazioni natalizie fatte chiaramente dai bimbi, che il video di presentazione fosse imperfetto ma molto “partecipato” e ci parlassero anche bimbi balbuzienti e che l’italiano non lo parlavano bene. ecco, questo per me è anche un criterio, una scuola che accetta tutti è una scuola che a me piace.
io personalmente non cerco la scuola perfetta, cerco la scuola di buona volontà con maestre di buona volontà (essendo io mamma di buona volontà con figli di buona volontà ;-)), che accetta le debolezze proprie e altrui e ci lavora sopra
giuste per non chiariti le idee, i miei figlioli hanno due insegnanti di italiano davvero molto brave. competenti didatticamente, che lavorano in classe con gioia, a cui piace stare coi bambini e “crescerseli”. le due maestre hanno due caratteri e due modi di porsi diverse. ci è andata doppiamente been, perché l’insegnante della figlia è perfetta per lei, e quella del figlio perfetta per lui. fossero stati invertiti sarebbe andata anche bene, ma non così bene.
un’altra cosa che mi piace del sistema italiano (rispetto ad es. a quello inglese) è che le maestre che prendono una prima idealmente la portano poi in quinta.
sempre le classi dei miei figlioli in prima erano molto, ma molto casiniste. le loro maestre non hanno instaurato “il regime del terrore” per avere classi silenziose subito, ma ci hanno lavorato sopra giorno dopo giorno, ora i bimbi in terza hanno interiorizzato moltissime regole del vivere insieme in generale e a scuola in particolare, quello che oggi sembra ovvio è però il frutto di un lavoro quotidiano e assai faticoso (mi basta invitare qualche compagno a casa per avere una vaga idea di come sono i bimbi in classe :-))
mi dispiace per la non risposta, ah, cos amolto importante, dopo aver pensato e meditato molto … ovviamente bisogna avere anche fortuna 🙂
barbara says
grazie raffa della tua testimonianza preziosissima e a quella di tutte le altre, altro che “non risposta”.:) !
Bilingue Per Gioco says
sono d’accordo in toto
L.
Monica says
Raffa ha spiegato molti dei punti dolenti della questione.
Aggiungo la mia storia.
Come si selezionano gli isegnanti in Italia? E’ davvero difficile rispondere, perche’ dipende dall’annata…..
Io sono un’aspirante insegnante di quelle che hanno sempre avuto intenzione di insegnare. Ho scelto apposta all’universita’ le materie che permettevano l’accesso alle Graduatorie. Subito prima che mi laureassi hanno indetto un maxiconcorso (cui non potevo partecipare) e cambiato le materie richieste. Hanno aperto le SSIS, due anni in cui di pedagogia e didattica ho imparato ben poco. Poi, per mia scelta, un dottorato negli states con isegnamento di lingua e letteratura (non c’e’ problema, non conta nulla per insegnare in Italia).
Scuola privata per fare un poco di punti, per fortuna con uno stipendio, ma nella mia regione non ci sono molte possibilita’ di ascendere la graduatoria in questo modo.
Ora partecipo a questo inverosimile concorso….. e nel frattempo il sistema di reclutamento dovrebbbe essere quello dei TFA.
Quello che ho imparato sul fare l’insegnante l’ho imparato sul campo o da altri insegnanti piu’ esperti.
La verita’ e’ che da almento 10 anni la risposta alla domanda “come si selezionano gli insegnanti in Italia” non puo’ avere risposta perche’ e’ mancata una vera progettualita’ sulla scuola e la formazione.
Certo non direi che in Italia basta la laurea per insegnare.
Ogni riforma ha avuto l’obiettivo di ridurre di costi della scula, non quella di curare il futuro del paese a partire dalla scuola. E temo che per qualcosa di diverso dovremo aspettare.
Intanto buona fortuna a tutte le mamme (me inclusa). Con un poco di raccolta di informazione speriamo di trovare per i nostri figli quei bravi insegnanti che lavorano con passione e serieta’ malgrado la mancanza di gratificazioni pubbliche.
laurea, poi SSIS, poi pausa PhD con isegnamento di lingua e letteratura nei college statunitensi (che non conta per i punti della graduatoria).
Francesco S. says
Buon giorno, vorrei aggiungere una breve considerazione alla tematica. Sabato scorso ero, per una serie di ragioni, a Roma, ad un convegno sul d. lgs. 33/2013. Di che si tratta? In breve, è una nuova legge che entra in vigore il 20 aprile, e dovrebbe essere il nostro Freedom of Information Act, nel senso che obbliga le pubbliche amministrazioni a rendere disponibili al cittadino tutta una serie di dati sulla loro attività e i servizi che esse offrono. I relatori erano (senza ironia) di altissimo profilo, e così mi sono permesso di far loro una domanda: ho mostrato loro, sullo schermo del mio pc il sito di un noto e prestigioso liceo romano, e quello di una scuola primaria qualsiasi del Regno Unito, ed ho evidenziato che nel secondo, così come in tutti i siti delle scuole inglesi, è presente, ed è obbligatorio, il link al rapporto Ofsted, ovvero il rapporto che una agenzia pubblica indipendente redige periodicamente sulla qualità di ciascuna scuola, e in particolare degli insegnamenti ivi impartiti. Ho poi chiesto se la nuova legge prevede la pubblicazione in modo similare del più vicino (o meno lontano) equivalente italiano, ovvero dei risultati INVALSI. La risposta è stata chiara: no. E questo anche se, nelle parole di uno dei cortesissimi e preparatissimi relatori, che è laureato nel Regno Unito in economia, se c’èun settore in cui l’informazione al cittadino è importante, e in cui le asimmetrie informative sono pericolose, è proprio la scelta della scuola. A questo punto, temo che la risposta alla domanda di apertura -chi sceglie gli insegnanti ?- sia semplice e un poco triste: non lo sappiamo bene, ma noi no di sicuro.
Bilingue Per Gioco says
E qua entriamo in un tema spinosissimo…
Perchè la pubblicazione dei dati INVALSI è una richiesta legittima e imprenscindibile AMMESSO che i test INVALSI offrano una buona valutazione dell’offerta formativa della scuola. Solo che ovviamente i test INVALSI invece vengono puntualmente accompagnati da polemiche.
Secondo punto. Anche in UK la pubblicazione dei dati OFSTED avviene non senza effetti collaterali, principalmente gli insegnanti che insegnano per i test e non per l’apprendimento dei bambini. Fenomeno inevitabile, perchè se il lavoro viene valutato in base ad un certo parametro la natura umana (soprattutto ove non supportata da grande professionalità) porta a concentrarsi prevalentemente su quel parametro. Il discorso è tutt’altro che teorico e pretestuoso, è un problema reale…
Si possono usare i test per dare feedback a dei bravi insegnanti, non si possono creare bravi insegnanti imponendo i test come valutazione, non funzionano…
L.
raffa says
non mi dilungo ma aggiungo un problema … io insegnante di matematica o italiano ho un feed back sulla classe, non sull’alunno, perché i test sono assolutamente anonimi. allora dopo averli somministrati, aver riempito per l’invalsi il foglio di crocette e aspettato la loro correzione/valutazione non so nella mia classe chi ha fatto bene e chi no, con chi devo insistere in un ambito e con chi nell’altro. i ragazzi sanno come è andata la classe, non come sono andati loro individualmente
i test sono talmente anonimi che concorrono nella media del voto conclusivo di terza media, ma ai ragazzi viene comunicato il voto invalsi, ovvero mateitaliano insieme, come se fosse una materia a sé stante 😉
Francesco S. says
Condivido in pieno il ragionamento logico. E a mio avviso, il rimedio consiste nell’insistere con la stessa medicina. Ovvero, fuor di metafora, pubblichiamo anche i dati grezzi sui quali l’INVALSI si basa e le sue metodologie. All’esito, non si scappa: tre sono le possibilità. Uno, l’INVALSI ragiona bene, e noi ce ne possiamo rendere conto, e quindi le polemiche sono pretestuose. Due, l’INVALSI ragiona male, e allora, in prospettiva, lo aboliamo, perchè è inutile. Tre, il lavoro dell’INVALSI è perfettibile, e ci si lavora sopra, magari con l’apporto (partecipazione procedimentale, non deve servire solo a chiedere che il proprio campicello diventi terreno edificabile….) dei cittadini. Quello che però mi sembra poco producente, ma molto italiano, è che l’amministrazione continui ad alimentare, indirettamente, le polemiche tenendo tutto mascherato sotto la poca trasparenza. Negli Stati Uniti, forse esagerando, si pubblica anche la ricetta della birra che alla Casa Bianca si produce artigianalmente per il Presidente (Ale to the Chief, home page del sito sul FOIA); in termini più pertinenti, non sostengo certo che i dati OFSTED (fra l’altro, redatti in lingua piana, e non in burocratese incomprensibile) siano la panacea; sono però un punto di partenza per esercitare un sano diritto di critica e per fare una scelta in qualche modo consapevole. Da noi, nominalmente tutte le scuole, e tutti gli insegnanti, sono uguali; poi, si sa che così non è e ci si affida al passaparola, sulla base di non si sa bene che cosa. Il risultato è che si sceglie lo stesso (già ai miei tempi usavano le raccomandazioni per andare in questa o quella scuola o sezione, reputate migliori), ma con la classica testa nel sacco…
raffa says
Francesco, se vai sul sito invalsi ci trovi, per fortuna e purtroppo, tutto, sicuramente non li si può criticare per la poca trasparenza
sono stata l’anno scorso a un civilissimo seminario universitario in cui psicologi docimologi volevano farsi spiegare da Ricci (il responsabile de facto, uno statistico, i presidenti cambiano molto spesso) come lavorano, quando è stato il momento di poter porre loro domande sulle criticità e eventualmente formulare proposte (la valutazione scolastica è cosa così complessa che dovrebbe essere affrontata da molti punti di vista) purtroppo Ricci è andato via … sapeva che aveva tot tempo a disposizione, e l’ha usato tutto per la sua presentazione.
secondo me (e prometto che poi taccio) i problemi fondamentali sono che l’invalsi è autoreferenziale (chi valuta l’invalsi?) e che ogni governo dice cosa diverse rispetto all’utilizzo ultimo dei dati invalsi, quindi non è ente autonomo nelle sue finalità ma banderuola in mano al ministro di turno. ambedue le cose sono un peccato, perché l’invalsi ci costa e una valutazione ben fatta e con finalità esplicitate sarebbe importante
Francesco S. says
Cara Raffa, sono effettivamente andato a vedermi quel sito. Premetto che non mi considero un ignorante: ho una cultura universitaria, e insegno alle scuole di specializzazione post universitarie, in materia attinente l’amministrazione pubblica. Detto questo, i dati e le notizie che l’INVALSI pubblica potrebbero essere anche degni di un premio Nobel, ma sono per me del tutto incomprensibili. Non servono, in altre parole, a dare una risposta, che sia una, alla domanda che potrei fare: iscrivo o no il mio figliolo a quella scuola? Il paragone con altri dati che la p.a. fornisce è impietoso: se pensiamo a un piano urbanistico generale, la persona di media cultura è di norma in grado di capire cosa il Comune vuole fare del territorio, e, appunto, difendere l’interesse del proprio campicello, buono o cattivo che esso sia. Quindi l’analisi che tu fai, anche se impietosa, mi pare del tutto esatta. Aggiungo di mio che mi sembra proprio un problema di poca trasparenza: posso dire nulla sia tacendo, sia sommergendo l’interlocutore di dati e notizie, magari in sè pertinenti, ma presentati in modo che lui non comprende.
maria grazia says
Sara’ anche vero che altre scuole europee sono buonissime…………ma tutto, orari, insegnanti ecc ha un senso anche storico, come dire non possiamo pensare di portare qui in Italia orari e programmi che storicamente non ci appartengono.Comunque siamo in Italia e i nostri figli studiano e studieranno in una scuola italiana, piu’ o meno!
Anche con un insegnante bravissimo…..ci possono poi essere molteplici soluzioni……….fa molto l’ambiente nel quale si lavora, gli alunni e le loro famiglie….e’ un mix…molto importante…..se non c’e’ stima e fiducia reciproca, sia dell’insegnante verso le famiglie che delle famiglie verso gli insegnanti….non si va molto avanti………..anche se i risultati delle prove INVALSI sono eccellenti.
Dieri poi che i bambini dovrebbero essere.stimolati a conoscere…..dovrebbe essere allertata la loro curiosita’……cosa che non tutti gli insegnanti sanno fare…e credo che dalle medie in su nemmeno abbiano voglia di fare.
buona discussione
maria grazia
raffa says
un’insegnante / giornalista scrive di dove (non?) va la scuola italiana
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scuola-non-mancano-solo-i-soldi/2205247