Sono la madre di una bimba di cinque anni esposta all’inglese grazie ad una madrelingua che frequenta da quando aveva diciotto mesi.
Ora comprende molto bene e si fa capire quando parla con qualcuno in inglese, pur formulando frasi meno complesse e articolate rispetto all’italiano.
Rivolgo questo messaggio soprattutto a chiunque sia interessato ai problemi logopedici nel bilingue, sperando che mi possano aiutare.
Quando mia figlia M. era più piccola le è stato riscontrato un disturbo di tipo fonetico/fonologico; ha fatto due anni scolastici di terapia ed è andata quasi completamente a posto.
All’inizio, però, la logopedista mi aveva comunicato che, per non essendo la seconda lingua la causa del problema che lei aveva, (per fortuna da questo punto di vista non si è dimostrata incompetente come tanti che demonizzano la seconda o terza lingua come causa di tutti i mali) sicuramente non le rendeva le cose più facili.
Pertanto aveva deciso di monitorare la situazione e se la bimba non fosse migliorata gradualmente, mi avrebbe proposto di abbandonare l’inglese.
Immaginatevi che colpo per me, visto che pur non parlando ancora, M. mostrava di progredire in inglese (per quanto riguardava la comprensione) in maniera veloce e promettente!
Ora è quasi tutto rientrato, le è rimasto il suono “ci” che ancora pronuncia “SI”.
La cosa sorprendente, forse solo per me che non sono una specialista, è che quando M. metteva a posto un suono in italiano, cioè riusciva finalmente a pronunciarlo, lo metteva a posto automaticamente anche in inglese.
All’inizio mi preoccupavo perchè pensavo di dover affrontare la logopedia anche in inglese, cosa che sarebbe stata devastante per la bimba e difficile da realizzare…dove la trovi una logopedista inglese?
Fortunatemente non è stato necessario, però M. viene sempre etichettata come bimba che aveva un ritardo di linguaggio, pertanto ci è stato proposto, per il prossimo anno scolastico, l’ultimo di materna, di fare una serie di sedute di metafonologia, previste per tutti i bambini che hanno iniziato a parlare, nella prima lingua, dopo i tre anni.
A me fa piacere che faccia questo percorso in italiano visto che a scuola la preparazione alle elementari sarà molto scarsa, però il dubbio è se sia davvero necessario e come porsi nei riguardi dell’inglese; sarà automatico come per i suoni riuscire anche nella seconda lingua o dovrei aiutarla visto che la fonetica inglese non è proprio come quella italiana?
Inoltre, la logopedista suggerisce di pensare all’insegnamento della parte scritta e di lettura in inglese solo in seconda elementare, mentre, ho letto molto a riguardo, anche su questo sito, tanti scrivono che, come la parte orale è stata affrontata in contemporanea nelle due lingue, lo stesso andrebbe fatto per la lettoscrittura.
Io non ho fretta di farla iniziare anche in inglese, ma vorrei sapere se posticipare in seconda può essere davvero un vantaggio.
Come ti stai comportando con tuo figlio, Letizia? Tra l’altro, visto che non frequenta una scuola internazionale come organizzi l’insegnamento della lettoscrittura inglese?
Penso che l’argomento interessi tanti!!!
GRazie a chi mi risponderà.
Ciao,
io personalmente non sono in grado di commentare sull’opportunità o meno di fare un percorso di metafonologia in una o due lingue. Non so se qualche esperta saprà dare il proprio parere. Così a naso però direi che la logopedista a cui ti sei rivolta non sembra una che dà giudizi affrettati…
Rispondo invece all’ultima domanda, che mi chiama in causa in prima persona.
Come penso di gestire la lettoscrittura in Inglese per mio figlio, cresciuto bilingue che da settembre frequenterà una normale scuola italiana?
Premessa 1. Io ho letto che è meglio che l’alfabetizzazione avvenga in una sola lingua, quella più forte, e solo poi venga introdotta la lettoscrittura nella seconda lingua. Il motivo sarebbe che molti skills sottostanti alla lettoscrittura vengono trasferiti direttamente da una lingua all’altra, quindi non c’è motivo di fargli fare doppia fatica per niente.
Premessa 2. Mi sono informata molto su come funziona l’alfabetizzazione in lingua Inglese e ne ho dedotto che è materia per chi fa questo di professione. Non che non si possa fare anche a casa, ma non si può improvvisare. Bisogna prima informarsi, scegliere una tra tante strategie disponibili, trovare mezzi, materiali, strumenti. Richiede tanto lavoro.
Premessa 3. Io sono una lettrice molto rapida, sia in Italiano che in Inglese, per il semplice motivo che amo leggere e ho fatto e faccio molta pratica. Forse per questo, non sono molto preoccupata del fatto che mio figlio, che ama i libri pur non avendo al momento alcuna urgenza di leggere da solo, non impari a leggere. Se c’è la curiosità, il desiderio, il resto verrà da sè.
Per questi motivi io non sto facendo assolutamente nulla per la lettoscrittura in Inglese, nulla che non facessi già quando aveva sei mesi, comprare tanti libri, tenerli sempre a sua portata, parlarne, etc. etc.. Aspetto che sia lui a chiedermelo. Immagino, ma chi vivrà vedrà, che quando inizierà a leggere in Italiano proverà a leggere anche in Inglese e a quel punto lo aiuterò.
Infine, devo anche dire che nella mia esperienza la scuola Italiana ha almeno un beneficio, che insegna(va) bene a leggere e a scrivere, in Italiano come in Inglese.
Al momento la mia vera preoccupazione è che la scuola sia per mio figlio un’esperienza positiva e formativa, che impari molto bene le basi e cresca con curiosità intellettuale e altre quisquilie. Se ci sarà questo poi l’Inglese seguirà da sè con naturalezza (come fino ad oggi abbiamo vissuto tutto ciò che riguarda l’Inglese). Se non ci sarà questo, avrò ben altro di cui preoccuparmi e su cui lavorare che non l’Inglese…
Ci tengo a sottolineare che qui riporto solo la nostra esperienza, assolutamente personale.
Grazie Letizia per aver fatto del mio intervento un post.
Spero che qualcuno approfondisca l’aspetto: “Metafonologia in due lingue”, sperando che le risposte siano: imparato nella lingua più forte, avviene automaticamente nella seconda!
Sono contenta di essermi confrontata e condivido il fatto che non serve far fare ai bimbi fatica doppia rispetto all’alfabetizzazione, anche se spesso le opinioni degli altri mi mettono un po’ in crisi.
Vorrei chiederti, se possibile, di approfondire il punto 2 del tuo intervento parlandoci delle strategie a cui fai riferimento.
Anch’io mi sto documentando e concordo sul fatto che è veramente difficile; nel mio caso ancor di più visto che, nel momento in cui M.avrà bisogno di aiuto, io non sarò in grado di darglielo personalmente, come pensi di fare tu, pertanto dovrò affidarmi a qualcuno che al momento non ho ancora trovato!!
Non è impossibile trovare disponibilità all’insegnamento orale da parte di persone che conoscano l’inglese o di madrelingue, MOLTO difficile è trovare persone che, oltre a conoscere bene l’inglese, sappiano trasferirlo ai bambini attraverso il gioco e il divertimento; ancora più difficile è avere tutto questo (che io ritengo fondamentale per garantire alla bimba quella spensieratezza a cui facevi riferimento), quando arriverà il momento di introdurre anche la lettoscrittura.
Qui subentrano le competenze specifiche di un insegnante che dovrebbe avere anche la dote di saperci fare molto con i bambini (tenendo conto che questi ultimi, frequentando la scuola italiana, hanno già molto del loro tempo impegnato), disponendo di un metodo da seguire.
Concordo sul fatto che l’inglese non è la priorità, ma se fa parte della vita dei nostri bimbi, sicuramente deve essere affrontato seramente e con spensieratezza da parte loro, ma, a mio avviso, anche avendo un progetto o un minimo di programmazione da parte dell’adulto che lo segue.
Che ne pensi?Sarei felice di ricevere commenti a riguardo.
PS: ti auguro che per il tuo A. la scuola sia formativa e positiva come tu auspichi!Buona Fortuna!
Antonietta,
ognuno legge gli eventi sulla base della propria esperienza credo.
Al momento io non vedo motivo di presumere che mio figlio non possa fare ciò che ho fatto io, o più e meglio. Pensarla diversamente mi sembrerebbe un mancargli di fiducia.
Se io ho imparato a scrivere in Inglese perchè non dovrebbe impararlo lui? Che peraltro rispetto a me è partito con un bel vantaggio dal momento che a 5 anni capisce perfettamente l’Inglese e lo vive come la cosa più normale del mondo…
Se poi dovessi osservare che non ce la fa lo aiuterò, ma non ritengo necessario dover intervenire a priori.
Quanto alla domanda che mi fai, eh, è da un anno che vorrei coprire il tema, ma richiede un po’ di tempo per organizzare idee e fonti. Il tempo è sempre il problema…
L.
vorrei dare una piccola testimonianza del fatto che gli skills della prima lingua vengono poi trasferiti automaticamente sulla seconda. la mia prima lingua è stato il tedesco fino all’età di 10 anni quando vivevo in Germania con i miei genitori. l’italiano lo capivo perfettamente pur parlandolo poco e male (mi rifiutavo di parlarlo)., scriverlo o leggerlo neanche a parlarne. Quando i miei hanno deciso di ritornare in Italia alla fine della quarta elementare tedesca mi hanno fatto fare un corso d’italiano di 2-3 mesi e poi a dicembre ho iniziato la 4a elementare italiana e da lì ho proseguito tutti gli studi. Ebbe non ricordo di aver avuto nessuna difficoltà nell’apprendere la lettoscrittura italiana e già in quinta elementare ero tra le “pime della classe” tranne la pronuncia ovviamente ( avevo un fortissimo accento tedesco che poi ho perso) e i suoni gn-gl che in tedesco non esistono. per il resto il passaggio è stato molto automatico a differenza invece della matematica che mi ha dato del filo da torcere per la diversità profonda del metodo tra le due lingue e infatti ha continuato a essere la materia più ostica per me anche negli anni. concordo perfettamente con chi afferma che la lingua madre è quella in cui si fanno i calcoli!
Ciao Antonietta,
ti riporto l’esperienza di alcune scuole bilingui italiano/tedesco (in Germania e in Italia). Di regola si affronta la scrittura in una linga in prima, nell’altra in seconda. Essendo però il tedesco una lingua relativamente trasparente come ortografia, come l’italiano e a differenza dell’inglese, ci sono anche alcune maestre che in prima scelgono di procedere in parallelo per tutti i suoni nelle due lingue che “si scrivono come si pronunciano”. Secondo me l’approccio in scrittura/lettura in inglese però è proprio un altro, e un lavoro di questo tipo ha poco senso.
Diversa è la lettura, che in bimbi che hanno familiarità coi libri è spesso spontanea, “imparano da soli”, ti posso dire dei miei, nel momento in cui si sono sentiti loro abb. sicuri nel leggere in italiano si sono presi da loro i librini in tedesco nella loro libreria fra quelli letti e straletti, e hanno inizato a leggerli. A volte chiedevano di leggere col papà, a volte facevano da soli, ma il transfer da una lingua all’altra è accaduto in modo semi-automatico. Per l’inglese secondo me è + complicato, perché le tecniche di apprendimento della lettura sono molto specifiche e mirate perché èuna lingua poco trasparente.. E’ una non risposta, chiedo scusa!
Adesso ti do una risposta da mamma che non c’entra nulla con la lettoscrittura. La prima elementare è molto impegnativa per tutti i bimbi, dal punto di vista sociale, emotivo, cognitivo. I primi mesi tornano da scuola esausti, perché per loro è un salto davvero significativo. Noi abbiamo deciso che, come per il primo anno di asilo, il primo anno di prima elementare dopo la scuola non c’era nulla di strutturato, per permettere loro di ricaricarsi. Hanno iniziato a “normalizzarsi” dopo Natale, e in primavera li abbiamo iscritti in piscina. Prima solo decisioni spontanee, giorno per giorno, su come passare il tempo libero. Coi nostri figli ha avuto senso agire così.
In bocca al lupo a tutti i futuri primi (e alle loro mamme ;-))
Grazie, Letizia, di aver risposto cosi tempestivamente alla mia richiesta d’aiuto. Ho letto il post e i relattivi commenti. Un po mi aiutano a chiarirmi le idee. Ho deciso di cominciare a introdurre la lingua italiana nei discorsi e i giocchi con le mie due bambine, ma visto che hanno eta diverse, non saprei se farlo nel modo uguale per tutte due oppure no. Devo anche specificare che la grande va a l’asilo e passo piu tempo con la piccola. Non vorrei che nascesse gielosia tra loro. Grazie ancora a te, Letizia, e a tutte le mamme coraggiose che hanno scritto le loro storie. Mi avete dato forza di partire!
Cara Antonietta,
come mamma di una bambina bilingue inglese/italiano (lingua minoritaria) ho lasciato l’italiano da parte perché ho proprio visto la complessità dell’inglese per quel che riguarda la lettoscrittura. Mia figlia é in prima elementare (secondo anno di primaria se conti reception come primo anno) e nonostante sia un’avida lettrice e riesca ormai a lettere quasi tutto, la scrittura é ad un livello un po’ piú basso proprio per la sua complessità e la peculiarità dell’inglese che ti permette di scrivere lo stesso suono in vari modi ma con significati diversi.
Adesso é lei che cerca di scrivere e di leggere in italiano e comincia a capire che in italiano si pronunciano tutte le lettere (al contrario dell’inglese) ma ho lasciato che fosse lei ad iniziare da sola senza imporlo.
Ti assicuro che vedere un bambino che impara a leggere e scrivere in inglese é un piccolo shock per una persona che giá lo parla e scrive. E’ tutto diverso da quando l’ho imparato io alle medie 25 anni fa!!! Ho praticamente dovuto ricominciare da capo per poter seguirla nei compiti etc…
So che tu hai il “problema” opposto ma io aspetterei che si sentisse sicura con l’italiano (molto piú facile e veloce dell’inglese) e poi puoi iniziare con l’inglese con i vari phonics etc…
Ma questa é solo un’opinione personale.
In bocca al lupo!
Spero di non diventare troppo invadente ( visto che sono bulgara e mi sono introdotta nel vostro spazio), ma vorrei chiedere un altro aiuto. In casa ho dei libri con le fiabe in italiano,ma di canzoncine non conosco neanche una….intendo quelle di ninna nanna, o del tipo “chi non mangia, non cresce grande e forte”, ecc. Potreste per favore dirmi se c’e un sito dove posso scaricare ed imparare quelle canzoncine? Grazie in anticipo!
Su youtube ce ne sono tante.
Stella stellina
Ninna nanna chicco del caffè
Oh che cel castello
Giro giro tondo
La bella tartaruga
C’era una casa molto carina
Basta cliccare una, troverai tante altre
Grazie, Octavia. Aprofitto subito e comincio ad ascoltare ed imparare!
Riporto la mia esperienza con la figlia maggiore, che ora compie 7 anni e sta finendo la prima elementare in una scuola pubblica italiana: per circostanze contingenti la bimba, bilingue ita-eng, ha iniziato lo scorso anno la lettoscrittura in parallelo in entrambe le lingue (in Ita a scuola materna pubblica, facevano esercizi di prescolastica; in EN a casa seguita da un’insegnante con il metodo dei phonics). Confermo che le abilità di trasferiscono da una lingua all’altra ma per lei non è stato e non è stressante seguire i due percorsi in parallelo, anzi, riallacciandomi al commento di raffa, vi dirò che io mi aspettavo che la prima elementare fosse di chissà che pesantezza, con i compiti eccetera, da più parti sentivo dire questo e quindi attendevo quanto meno un rifiuto da parte sua di proseguire con l’insegnante a casa per inglese. Tutto ciò grazie al cielo non è avvenuto, non so se sia solo fortuna o più probabilmente c’entra il fatto che va a scuola a 30 h settimanali, che la maestra è una persona sensata e non carica di compiti e quelli che ha la bambina li svolge per lo più in autonomo, che è arrivata in prima che sapeva già leggere e scrivere, che i suoi impegni extrascolastici constano di 1 h e mezza a settimana di ginnastica artistica e il resto è parco e relax casalingo…a proposito di abilità che si trasferiscono: in italiano ha imparato a scrivere in stampato, in inglese direttamente in lower case (stampato minuscolo), quindi all’inizio della prima se li è ritrovati entrambi, ha dovuto aggiungere solo il corsivo. Ciò per dire che io vedo sicuramente i vantaggi dell’acquisizione della literacy in maniera precoce, tanto che farò seguire lo stesso percorso alla sorella minore (naturalmente stando ben attenta alle sue reazioni ma essendo una seconda noto che non vede l’ora di imparare a fare ciò che fa sua sorella, così è stato in tutto dalla nascita quindi è ragionevole aspettarsi che così sarà anche per la lettura e scrittura); ci tengo però a ribadire che questa precocità non era cercata e a maggior ragione non é stata forzata, concordo con Letizia che bisogna avere fiducia nelle capacità dei nostri figli e cercare di seguire il più possibile i loro interessi
Premesso che per rispondere ad Antonietta ci vuole un logopedista, solo per portare un’altra esperienza, anche le mie figlie hanno appreso contemporanemente la letto – scrittura in italiano e in inglese senza problemi (peraltro a 5 anni, già al kindergarten).
Al Kindergarten scrivevano e leggevano in italiano solo in stampatello (stampato maiuscolo), mentrein inglese sia in stampatello che in script (ossia in stampato maiuscolo e minuscolo).
L’unico risultato paradossale del sistema è stato che, per il primo anno di scrittura, una qualsiasi frase scritta in stampato minuscolo (dunque qualsiasi frase presa a caso da un libro!) era per loro automaticamente in inglese, per cui iniziavano a leggere direttamente con la pronuncia inglese (salvo poi correggersi), con effetti tavolta comici.
Insomma, tra i 5 e i 6 anni avevano associato il tipo di grafia alla lingua, cosa avevano riscontrato anche altre mamme.
In prima elementare è andato tutto bene e, dopo natale, per l’italiano si è aggiunto il corsivo. Nessun bambino ha mostrato particolari problemi.
A posteriori, la sensazione che ho è che – salvo specifici problemi individuali – alla fine a quell’età quasi tutte le strade portano al risultato voluto.
Elisabetta C.
(educazioneglobale.com)
Qualcuno mi sa spiegare perche in inglese insegnano solo lo stampatello minuscolo (e guai se scrivono in maiuscolo!) mentre in italiano si parte dallo stampatello maiuscolo e poi si aggiunge pure il minuscolo e il corsivo? Just curiosity!
Mistero! Chi ce lo sa dire è bravo..
Elisabetta
educazioneglobale.com
Io una volta l’ho chiesto a un preside di scuola internazionale (british): secondo lui l’approccio EN è più logico poiché la gran parte dei libri, compresi quelli per bambini, è scritta in stampato minuscolo; a detto sua il corsivo (non a caso noto come “italic”) è semplicemente inutile. Allora ho chiesto alla nonna, insegnante elementare, la quale sostiene che invece sia necessario introdurre prima lo stampato, perché ci sono meno lettere curve; una volta acquisito questo, il bambino conquista in poco tempo anche lo script. Secondo lei il corsivo è invece molto importante per la coordinazione occhio/mano e per la gestione dello spazio della pagina, anche se a detta sua le maiuscole in corsivo per molti bimbi sono davvero ostiche perché con troppi “ghirigori”. Riflettendoci, e anche se una rondine non fa primavera, ho osservato che in effetti nei quaderni di year 2 mostratimi nella scuola british la quasi totalità dei bimbi aveva una scrittura incerta e poco comprensibile, a metà anno molti avevano ancora difficoltà a tenere il rigo, cosa che, invece, non ho notato in classe di mia figlia. Ah, tanto per complicare la questione: la maestra di mia figlia sostiene che sia meglio introdurre subito i tre caratteri e il quaderno a righe (ha iniziato dopo due settimane di scuola, scrivevano ogni cosa in tre modi). La cosa sorprendente è che i bambini che sapevano già scrivere erano solo due su 14 ma tutti hanno conquistato la padronanza dei tre caratteri entro Natale. Quindi, i risultati sembrano darle ragione, anche se va considerato che essendo una classe piccola sono molto seguiti.
Dopo aver letto i vari interventi ed aver riflettuto molto sulle potenzialità dei bambini e sul fatto che possono imparare da soli a leggere, anche nella lingua minoritaria, mi sono posta questo interrogativo sul quale mi vorrei confrontare.
Se M. frequentasse una scuola elementare in inglese, presente nella nostra città e di ottima fama,(programma ministeriale italiano), io potrei facilmente aiutarla, laddove fosse necessario, ad imparare la lettoscrittura in italiano, per lei più semplice, visto che è la sua lingua forte ed i suoni si scrivono come si pronunciano. La piccola ama moltissimo leggere, perciò mi sento molto tranquilla dal punto di vista dell’italiano, anche se effettuasse gli studi in inglese.
Sono molto meno convinta sulle sue possibilità di imparare l’inglese praticamente da sola, visto che non sarei in grado di aiutarla, facendo il suo percorso educativo in italiano e avendo ridotte all’osso le occasioni di contatto con la lingua inglese,(soprattutto per quanto riguarda scrivere e leggere).
In fondo se l’italiano è più facile potrebbe farcela con meno problemi, visto che oltretutto vive in Italia e entrambi i genitori sono italiani. L’inglese parlato, scritto e letto, lo apprenderebbe a scuola.
Letizia e tutte le altre cosa ne pensate?
Però dipende anche da quali sono le aspettative.
Le aspettative che mi do io per mio figlio sono: italiano impeccabile, Inglese as good as possible.
Per scrivere un italiano impeccabile bisogna dedicare molto tempo alla lingua, e questo avviene più facilmente a scuola.
In generale, lo sapete, io sono dell’idea che una seconda lingua è importantissima, ma la lingua madre è fondamentale.
L.
Antonietta, secondo me devi cercare di vedere la situazione con una prospettiva più a lungo termine: un conto è imparare a leggere e scrivere in Italiano un conto è la grammatica. Basta pensare alla sintassi, all’uso della punteggiatura, alla coniugazione dei verbi, all’analisi grammaticale, logica e del periodo: ecco che la situazione rispetto all’inglese si ribalta. La mia principale preoccupazione rispetto alla scuola internazionale è sempre stata la scarsità di ore in Italiano e l’eventuale necessità di integrarlo a casa (e a un certo punto si arriverebbe necessariamente alle lezioni): come ha già detto Letizia, io sull’inglese non mi pongo problemi, quello che viene viene, mentre sull’italiano sono sicura che andrei in paranoia se notassi delle lacune…
Io sono daccordissima con Letizia. Sulla mia esperienza personale, ho imparato a leggere in mia lingua (indonesiana) a l’età di 4 anni. Amo tantissimo i libri grazie ai miei che mi hanno comprato tanti libri e le reviste settimanali. Alcuni libri sono in inglese, e per pura curiosità inniziavo a leggere anche in inglese da sola quando avevo piu o meno 5 anni. Mia sorella che è 7 anni più grande di me ogni tanto mi aiutava…ma non ho mai imparato la fonetica inglese….quindi con mio figlio credo che farò così…insegniamo solo l’italiano e l’inglese verrà quando la curiosità avrà.
i miei figlioli hanno 8 anni e mezzo, e da un po’ di tempo noto che le loro lingue sono sempre + sbilanciate. L’imput in lingua del papà è un po’ diminuito, ma soprattutto è rimasto + o – dello stesso tipo, mentre facendo ormai la 3 elementare in una scuola pubblica italiana è il loro italiano che è straordinariamente migliorato. in tedesco continuano a giocare e a chiacchierare, ma per tutta una serie non solo di argomenti, ma anche di pensieri, hanno difficoltà ad esprimersi, prima questo avveniva in modo molto meno marcato. nella loro quotidianità “bazzicano” certi ambiti solo in italiano, un risultato ad es. è un numero sempre maggiore di interferenze monodirezionali italiano verso il tedesco.
torno alla lettoscrittura. ieri il primogenito doveva scrivere una letterina in tedesco, venuta molto carina (ma ci abbiamo messo una vita ;-)), io al suo fianco riga dopo riga, effettivamente un paio di regole ortografiche le ha interiorizzate, ma sono molto, molto poche.
quindi ieri sera ho ordinato una serie di quaderni autocorrettivi per bimbi su ortografia e grammatica, loro con il papà fanno cose piacevoli in tedesco, ma gli manca il “sistematico” scolastico, magari nei suoi momenti domenicali integra anche con un paio di paginette da questi librini.
sono preoccupata? no. dispiaciuta? un po’. mi sarebbe piaciuto che il tedesco scritto gli arrivasse in automatico, per grazia ricevuta ;-), ma così non è. funziona per la lettura ma non per la scrittura, lì ci va il lavoro quotidiano che si fa a scuola, e loro quel lavoro non lo fanno.
vedremo 🙂 intanto a breve arrivano i nonni per due settimane, poi noi andremo in germania, ci saranno di nuovo occasioni per usare la lingua.
Ciao, sono la mamma di un bambino di 5 anni (papà inglese che capisce un po’ ma non parla italiano) che ha vissuto in Italia un paio d’anni (compreso l’asilo) e poi è stato portato in Inghilterra, dove ha fatto l’asilo e da settembre scorso sta frequentando la Reception. Per lui l’italiano era lingua maggioritaria, ma ora è diventato lingua minoritaria: la lingua che sta imparando a leggere e a scrivere -e anche quella che parla- per oltre 6 ore al giorno, 5 giorni a settimana a scuola è l’inglese.
La mia scelta personale, considerata la mia situazione, è stata di non fare niente, almeno per ora, per insegnargli a leggere e scrivere in italiano. Lui, meno di 2 mesi fa mi ha stupito quando, in vacanza in Italia a casa di amici con bambini, gli ho dpassato un libro per bambini che mi era capitato sottomano dicendogli “Leggi questo” (intendendo: sfoglialo), e lui l’ha aperto e ha davvero letto “C’era una volta, tanto tempo fa…” lasciando tutti quanti (me compresa) a bocca aperta. Ultimamente legge di tutto, insegne, cartelli stradali… ma non avrei pensato che sarebbe stato così immediato per lui passare le competenze acquisite per l’inglese all’italiano. Continuerò a non fare nulla, per un po’, se non proporgli libri in italiano su argomenti che gli possono interessare, come ho fatto finora. Magari tra un po’ gli proporrò fumetti e giornalini in italiano, ma “lezioni” vere e proprie non penso di fargliele avere prima dei 6 anni. Poi, vedrò come farlo rimanere in pari con i bambini italiani della sua età, in caso dovessimo trasferirci di nuovo.
E, è vero, anche io ho notato che qui a scuola iniziano con lo stampatello, all’inzio non danno importanza a maiuscole e minuscole, e non curano affatto la calligrafia. Quanto sia giusto, non lo so.
Sono comunque interessata a sapere dove hai letto che lettura e scrittura andrebbero apprese in contemporanea nelle due lingue. Riguardo la frase “ho letto molto a riguardo, anche su questo sito, tanti scrivono che…” vorrei precisare che c’è una differenza tra chi scrive un libro o un articolo scientifico e chi condivide pensieri e esperienze su un blog, sono cose totalmente diverse! Insomma, se hai delle fonti, per favore condividile, potrebbero essere utili a altri.
Non essendo un’esperta, e avendo una situazione diversa dalla tua, non saprei cosa consigliarti.
Vedo però che Letizia ha messo come immagine la copertina di un libro di Colin Baker, immagino come suggerimento. Di Baker ho trovato per caso e letto recentemente The Care and Education of Young Bilinguals. An Introduction for Professional, che secondo me è il primo libro da leggere quando si pensa di intraprendere un percorso di bilinguismo.