Per chi, come me, è stato bambino negli anni ’80, “La casa nella prateria” è un’istituzione e Laura Ingalls Wilder, insegnante e scrittrice, nell’immaginario comune è e rimarrà sempre “scricciolo” (half pint nella versione originale), la bimba lentigginosa con le trecce che la impersona nel telefilm (mi dicono che ora si chiamano “serie” ma comunque…). Pare che l’attrice che impersonava Laura (Melissa Gilbert) dal punto di vista professionale sia rimasta imprigionata a vita nel ruolo che fu suo da bambina, un po’ come è successo a colei che ha interpretato Pippi Calzelunghe nell’adattamento per la tv: quelle facce incredibili che si fissano nell’immaginario di intere generazioni e non possono diventare adulte né cambiare perché ormai per tutti “sono loro”.
Ma la cosa davvero interessante, che da bambina non conoscevo e ho scoperto solo una volta diventata mamma, sono i libri che hanno ispirato la serie televisiva, scritti dalla stessa Laura Ingalls (Wilder è il cognome da sposata).
Si tratta, in sostanza, di vari chapter books popolarissimi nei paesi anglofoni conosciuti con il nome di “Little House“, per bambini in età scolare (qui trovate la lista completa) e vari estratti e riduzioni per i più piccoli in forma illustrata (vedete, ad esempio, questo recensito da Elisa per BpG: Christmas in the Big Woods); tutti trattano le incredibili vicende che fanno parte della quotidianità di questa famiglia avventurosa, che al tempo dei pionieri (fine XIX secolo) si sposta in vari Stati degli U.S.A. in cerca del posto migliore in cui vivere e lavorare.
Noi abbiamo letto i primi tre: “Little house in the Big Woods“, “Little house on the prairie“, “On the banks of Plum Creek“. Nota bene: per chi ha dimestichezza con la serie tv, gli episodi prendono le mosse dal terzo libro di Little house per poi differenziarsi dalle storie raccontate nei libri (già di per sé romanzate dalla stessa Ingalls Wilder) fino ad arrivare alla pura invenzione da parte degli autori per la parte che riguarda la vita adulta dei personaggi.
Tornando ai libri, la cosa che ho trovato più interessante, e che ha affascinato di più le mie bimbe, è la narrazione in terza persona (quindi la stessa Laura è raccontata come un personaggio) ma con la palese adozione del punto di vista della bambina: così, seppure Laura non dice mai “io”, si capisce che la descrizione della realtà viene fatta attraverso i suoi occhi, compresa quella di stati d’animo ed emozioni, anche negative, che non sempre i bambini riescono a verbalizzare ed esternare. Penso a quando Laura dice di sentirsi monella dentro ma poi rinuncia a comportarsi da tale perché vuole “essere buona” come sua sorella Mary, e un po’ ce l’ha con la sorella maggiore per questo e a volte vorrebbe proprio che Mary non fosse sempre così brava e assennata per non doversi sentire in colpa. E’ così che a un certo punto la mia piccola di 4 anni e mezzo ha cominciato a dire, in prossimità di un capriccio: “ I’m feeling naughty! here, inside my tummy!” e ogni volta vuole che la abbracci forte per cacciare via l’impertinenza 😉 Sua sorella, invece, che di anni ne fa 7 fra pochissimo, quindi come Laura Ingalls quando arrivano a Plum Creek, e per di più porta lo stesso nome, avrebbe tanto voluto identificarsi con l’avventurosa e cheeky Laura se non fosse che il suo spirito da sorella maggiore proprio glielo impedisce, e poi Mary ha i capelli lunghi e biondi e gli occhi blu, cosa che la nostra, con carnagione e colori mediterranei, ovviamente desidera come nient’altro al mondo (e ti pareva!).
Altra cosa in cui le mie figlie, con soli due anni e mezzo di differenza, si sono ritrovate, è la descrizione della dinamica del rapporto tra sorelle molto vicine di età; essa è al centro della gran parte dei primi libri, proprio perché, per un bel po’, sono davvero solo loro stesse e baby Carrie, la piccola di casa, i pari con cui rapportarsi (Laura e Mary possono andare a scuola solo all’età di, rispettivamente, 7 e 9 anni, quando vanno a vivere in una fattoria isolata ma non lontanissima da una piccola città).
Infine, la vita di queste bambine così diversa, a volte pericolosa, ma sempre eccitante, ha un fascino assoluto su bimbi di città, per la gran parte del tempo inseriti in una routine che può avere tutti i comfort e gli stimoli del mondo ma che sicuramente lascia poco spazio alla libertà, all’avventura e forse anche all’immaginazione. Vuoi mettere queste due che passano il tempo viaggiando su un carro o aiutando il papà a costruire una casa di legno, mentre scorrazzano tra prati e torrenti, con il pericolo di essere attaccati dai lupi o con quello, ancora peggiore, che quest’anno Santa Claus non ce la faccia ad arrivare in mezzo alla tormenta di neve?!!
Insomma, questi libri sono stati di grande ispirazione per le mie figlie, anche nei giochi tra loro (in inglese, perché no; non credete a chi vi dice che fratelli di madrelingua italiana non parleranno MAI tra loro la lingua minoritaria perché vi posso assicurare che non è affatto detto, come ho già descritto qui) e non credo sia un caso se a questo punto dell’anno il play pretend che va per la maggiore è il fare accampamento nei boschi (salotto o Villa Borghese fa lo stesso, purché ci siano i gridi di guerra delle tribù pellerossa a terrorizzarci un po’ e qualche animale feroce – basta anche una lucertola 🙂 – a cui sfuggire 😉 )
Buona lettura e buon inizio di estate a tutti i lettori di BpG
Elisa says
Arianna,
ho apprezzato molto questo tuo post, nella ricerca di libri in Inglese per mia figlia (che ora ha sei anni) la serie completa dei libri della Wilder è stato uno dei miei primi acquisti! Noi siamo partite con le versioni ridotte di cui anche tu parli, comunque fedeli all’originale e molto ben illustrate. Recentemente abbiamo letto la versione integrale “LH in the Big Woods” ed è stato anche nel nostro caso un successo, mia figlia si è davvero resa conto di come la vita un tempo fosse ben diversa da quella che conosciamo noi oggi! Nel nostro viaggio estivo, quest’anno passeremo da Kansas , Missouri e South Dakota e, per la gioia di mia figlia (e nonostante le vibrate proteste di mio marito) ho organizzato un pellegrinaggio nei vari luoghi della Wilder. Ho previsto di leggere insieme “LHOTP” in macchina mentre ripercorreremo le orme di Laura & Co.
Restando nel genere “historical fiction” per ragazzi, a noi piacciono anche i libri di “American Girl”. Le protagoniste sono delle bambine (una per serie) che hanno vissuto in diverse epoche e contesti della storia americana. Ogni libro racconta una loro particolare avventura, sono molto ben illustrati e nelle ultime pagine c’è un approfondimento sul momento storico in cui hanno vissuto, dal Nuovo Messico spagnolo alla New York di inizio secolo, dalle terre indiane dell’Ovest alle piantagioni del sud ai tempi della Guerra civile. Li consiglio!
Buon inizio estate anche da parte mia.
Elisa
Arianna says
Ciao Elisa,
Grazie per il commento e soprattutto grazie del consiglio su questa serie di libri, mi incuriosiscono molto (questo il link amazon uk a uno dei diversi box set per chi altro fosse interessato ad approfondire). Come al solito traggo grande ispirazione dalle vostre letture e dai vostri viaggi, noi quest’anno probabilmente Brasile, per seguire il papà che va per lavoro…non sono mai stata e non ho ancora iniziato a documentarmi, si accettano consigli (dovremmo risiedere nella zona di São Paulo).
Un caro saluto,
A
Monica says
Arianna, grazie per le parole di incoraggiamento sui fratelli minori! Spero che anche le mie bambine possano usare lo spagnolo tra loro (OPOL a cura del babbo). Temo gia’ di non offrire alla seconda (8 mesi adesso) gli stessi stimoli lingustici della prima, per quanto ridotti fossero (abbimo avuto regolarmente il nostro “burro, ih ah” alla preparazione di una torta, attorno ai 2 anni). Per fortuna c’e’ sempre la lettura ad aiutare 🙂
Arianna says
Cara Monica, secondo me se hanno poca differenza di età ed essendo dello stesso sesso dovrebbe funzionare il cercare di coinvolgere il più possibile la grande nelle attività in spagnolo così, una volta che si appassiona, puoi essere ben certa che la piccola seguirà per emulazione 🙂
Io ho avuto modo di rilevare questa dinamica rispetto alla seconda lingua non solo nelle mie ma anche in altre coppie di amichette…
In bocca al lupo e facci sapere come procede
A