Cara Letizia, sono iscritta a bilingue per gioco da parecchio tempo. Io ho la doppia cittadinanza Italia-USA e sono bilingue italiano-inglese anche se nata e cresciuta in Italia, dove vivo tuttora. Sono sempre stata affascinata dalle lingue e dalle persone bilingui.
Ti scrivo per un parere circa un “problema” sorto con mio figlio Alessandro di 26 mesi. Ti stimo molto e un tuo parere sarebbe prezioso per me.
Alessandro (Alex per me!) è nato in Italia ed io ho deciso (d’accordo con il suo papà che si dimostra entusiasta dell’idea e dei risultati) di parlare sempre inglese con lui, da prima che nascesse. Il resto dei familiari (il padre, una sorella ed un fratello adolescenti: siamo una famiglia allargata) parlano italiano con lui. La TV, quando è accesa, è sia in inglese che in italiano, dipende dai casi. In casa si parla italiano.
E’ da parecchi mesi che Alessandro si esprime in inglese con molta competenza per l’età che ha. Ha un vocabolario eccezionale, usa i verbi correttamente,anche al passato, forma frasi usando soggetto, verbo e mettendo l’aggettivo al posto giusto rispetto al sostantivo, tutto con perfetto accento americano.
Passo solo tempo di qualità con lui (lavoro parecchio fuori casa e quando rientro cerco di dargli tutta l’attenzione che merita). Gli leggo parecchi libri tutte le sere, e comunque descrivo continuamente quello che vediamo durante le passeggiate e quello che accade attorno a lui, anche quando guarda la TV.
Gli descrivo i colori, l’alto, il basso, e tutto il resto, conto gli scalini quando li saliamo e li scendiamo e così via. Devo ammettere che in inglese è “bombardato”.
In italiano invece è tutta un’altra storia. Dice solo alcune parole, cinque o sei, non di più, ed alcune le pronuncia addirittura con accento americano.
Sembra capire alcune cose, ma pochissime rispetto all’inglese. Quando qualcuno gli dice:”Palla”, mostrandogliela, lui risponde: “Ball!” come a dire: “Ma che dici?!?”
Provo spesso (anche ieri!) a coinvolgere gli altri componenti della famiglia, ma non mi sembrano molto intenzionati a passare con lui tempo di qualità come faccio io. Dicono di sì ogni volta che ripropongo il problema, ma poi lo sminuiscono (tanto l’italiano lo imparerà per forza!) e non fanno nulla e così passano settimane e mesi. Lo curano, giocano con lui, ma senza dare enfasi alla lingua, senza spiegargli le cose, le parole. Da mesi Alex è, in mia assenza, curato dal padre che purtroppo ancora non è stato ri-assunto al lavoro. E’ un bravissimo papà, affettuoso, premuroso, attento.
Sono un poco preoccupata, e vorrei sapere se secondo la tua esperienza può essere possibile che accada questo in un bilingue. Secondo te mi preoccupo troppo e dovrei anche io pensare: “tanto l’italiano lo imparerà per forza!”?
Potrebbe darsi che in italiano Alex sia ancora nel suo periodo silente? Cosa posso fare io per aumentare la sua competenza in italiano, vista anche la introduzione all’asilo fra meno di un anno? Meglio se cambio tattica? Pensavo che l’approccio “Un genitore, una lingua” sarebbe stato un gran successo per noi, e pensavo di avere problemi con l’apprendimento dell’inglese, invece mi ritrovo ad avere il problema opposto, malgrado lui passi adesso molto più tempo con chi gli parla in italiano che con me.
Hai qualche risorsa da consigliarmi? Meglio se passo io all’italiano almeno ogni tanto? Adesso Alessandro sembra monolingue inglese, e non bilingue! I tre anni stanno arrivando in fretta ed io vorrei che lui avesse tutti i vantaggi di entrambe le lingue prima che la sua finestra di apprendimento si chiuda, se è poi vero che questo accade attorno ai tre anni.
Qui ci sono moltissimi bimbi bilingue (italiano-russo) e l’esperienza di tutte le altre mamme di bimbi coetanei di Alex è il “code mixing”, non l’”afasia selettiva”!
Rileggo e mi rendo conto che volevo essere breve ma è evidente che non ci sono riuscita.
Grazie mille per qualunque informazione tu possa darmi.
Un caro saluto,
Cinzia
Ciao Cinzia,
ti rispondo con sincerità e con la solita, ma doverosa, premessa che il mio è solo un parere, non avendo io le competenze per fare diagnosi di alcun genere.
Detto questo, e partendo dall’ipotesi che il bambino non abbia disturbi del linguaggio (nulla in ciò che scrivi me lo ha fatto sospettare), devo dirti che…
Sì, anche secondo me ti preoccupi troppo.
Ci sono due passaggi che me lo fanno pensare nella tua lettera.
Dici che gli altri membri della famiglia si prendono cura di Alessandro ma non dal punto di vista linguistico… Ma hanno ragione!
Quello che voglio dire è che per i bambini è fondamentale essere amati, quando c’è questo il resto è secondario. Sì certo, gli stimoli linguistici sono pure importanti, ma non si può chiedere agli altri di parlare con il bambino per stimolarlo linguisticamente o insegnargli la lingua, non è così che funzionano le relazioni con i bambini e insistere su questo punto potrebbe risultare in una forzatura. Se a te viene spontaneo e naturale è un’ottima cosa, ma non lo si può chiedere agli altri.
Nè è necessario. Sicuramente il bambino impara la lingua all’interno di relazioni sane e affettuose, può essere che l’Inglese sia la sua lingua dominante, ma questo sarebbe normale, non mi preoccuperei affatto del fatto che non impari l’Italiano. Magari lo usa poco in modo attivo, ma con ogni probabilità lo capisce.
La seconda cosa che vorrei rimarcare è quando dici “vorrei che lui avesse tutti i vantaggi di entrambe le lingue prima che la sua finestra di apprendimento si chiuda“. Oh dear… La finestra per trarre benefici da un bilinguismo precoce lui l’ha già centrata in pieno, è a tutti gli effetti un bambino bilingue fin dalla nascita. E soprattutto, non dimentichiamoci che le lingue si continuano ad imparare per tutta la vita, non è che arrivati i tre anni finisce il mondo…
Riassumendo, rilassati e prendi questo viaggio con serenità. Hai avviato tutto nel modo migliore, ora devi solo trovare una velocità di crociera e lasciare che le cose vadano avanti da sole. E abbi fiducia nel tuo bambino, quando vorrà ti stupirà…
Ciao,
L.
Immagine: Why love matters. Ho letto questo libro quando aspettavo A. (credo, o forse quando era molto molto piccolo) e mi è rimasto dentro, ha dato tutta un’altra prospettiva al luogo comune che ai bambini serve soprattutto essere amati. Lo consiglio a tutti caldamente. Non perchè sia necessario un libro per amare i bambini, spero davvero di no!, ma perchè la nostra cultura occidentale, così focalizzata sull’aspetto cognitivo, può portarci a sottovalutare l’importanza (anche cognitiva) dell’amore. Per inciso, è scritto da una psicoanalista e ha un taglio prettamente scientifico.
LENKA says
ciao Cinzia,
ho letto con interesse la tua lettera.
Rilassati, ci sono passata pure io!
Sarò lunga, ma spero di poter passare un paio di consigli grazie alle mie esperienze personali.
Mia figlia seguita in due lingue – ceco ed italiano.
Viviamo in Italia ed da quanto era nata ho parlato con lei solo ceco.
Oggi, nostra figlia parla perfettamente entrambe le lingue (quasi 7 anni).
Devi tenere dura!
Fino a 20 mesi mia figlia non parlava affatto. Seguita da me come mamma lavoratrice (in tempo di qualità come usi l’espressione che mi piace tanto) e mia madre come nonna.
Mio marito italiano presente ma poco comunicativo, assente per tanto lavoro, quindi l’esposizione all’italiano minima. Nonni poco presenti ed interessati che offrono solo il dialetto.
Partita mia madre mi ero trovata sola con la lingua ceca da portare avanti e sono riuscita a far parlare mia figlia e ti descrivo come:
FIRST STEP:
1/ assunto una babysitter italiana, perché mia figlia non frequentava né nidi tanto meno asili. (dal 22 mese i – 30 mesi)
2/ dopo sei mesi, la bimba inizia a parlare solo l’italiano, prime frasi, parole, domande (a due anni e mezzo)
3/ io continuo a parlare con lei solo il ceco, sebbene si rivolge a me solo in italiano ( 30- 36 mesi)
4/ dopo sei mesi di questo gioco (che a me veniva piangere per mancati risultati), ns figlia comincia a distinguere tra due lingue, se mi rivolgo io a lei in ceco lei risponde in ceco, se la babysitter o il padre risponde in italiano (a tre anni!)
5/ a tre anni e mezzo la bimba inizia a frequentare l’asilo, parla entrambe le lingue
6/ entrambi i vocabolari sono sufficienti ma mai ricchi come nel possesso di un bambino di una lingua
con la frequentazione degli asili (devi avvisare le maestre!!! del fatto che tuo figlio sia seguito in due lingue) e successivamente della scuola primaria, vs figlio migliorerà alla grande.
Importante una cosa:
• NON MIXARE, altrimenti tuo figlio a 8 anni ti dirà apertamente che preferisce parlare solo l’italiano, in quanto tutti attorno a lui parlano italiano e lui si sente strano.
Per ottenere ottimi risultati devi parlare al pubblico quando ti rivolgi a tuo figlio solo in inglese. Quando stai dal pediatra, a scuola, a casa e con disinvoltura!!! Non ascoltare coloro che ti dicono: ma signora, siamo in Italia, deve parlare italiano, oppure ti diranno, ma dai, sei Italiana, parla italiano, noi non capiamo, facciamo prima!
Se parli con gli amichetti italiani, ti rivolgi all’intero gruppo usando la lingua che conoscono tutti, quindi italiano. Se dai un commando al tuo figlio nello specifico dallo sempre e solo in inglese, mi raccomando!
Non mixare, non cambiare, non ti sottomettere alla prevalenza del gruppo.
Mia figlia solo a cinque anni si è accorta che io parlassi italiano.
Oggi ha quasi 7 anni. A me si rivolge solo in ceco, accetta il mio italiano se parlato nei confronti del gruppo dei bambini. Ma io non mi sforzo affatto, dico sempre che l’italiano conosce grazie agli altri e non grazie a me, che posso insegnare l’italiano essendo straniera? Eppure lo pretendono! (signora, siamo in Italia, lei deve parlare italiano e con sua figlia deve comunicare in italiano!)
Dunque quando facciamo i compiti per la scuola, li facciamo sempre attraverso il ceco, li esegue perfettamente in italiano. Ha preso il nove in italiano, essendo bilingue!
Il trucco sta nel rivolgerti in inglese a tuo figlio. La comunicazione deve essere naturale, se ti vergogni di parlare con lui in inglese perché temi che non ti possano capire tutti attorno oppure diversamente, il progetto fallirà. Tu rivolgiti solo in inglese, al gruppo se hai voglia, tempo etc. traduci in maniera sintetica e solo by the way. E’ il progetto bilingue che conta e non cosa la gente pensa!
Più la mamma si vergogna oppure vuole essere cortese, più bambino copia il suo atteggiamento e prima o poi si rifiuta di comunicare con lei nella sua lingua.
Fai finta di non saper parlare italiano. Parla solo l’inglese. A cinque anni comincia a far capire che forse anche tu parli (un pochino) italiano. Ma concentrati alla lingua inglese. SEI L’UNICA PERSONA AL MONDO CHE POSSA TRASMETTERE LA TUA LINGUA MADRE CON DISINVOLTURA A TUO FIGLIO. Se inizi più tardi, bambino si rifiuta, gli sembra una cosa innaturale, di un tratto parlare con la madre in inglese/russo etc. Oppure come serve a lei perché gli ospiti, perché siamo fuori dalla casa etc. Bambino inizialmente subisce ma poi decide con la testa propria (8 anni).
Le tue conoscenti russo-italiane non avranno alcun risultato, fidati, poiché sono sottoposte allo stress dell’ambiente in cui vivono, dove tutti dicono che debbano parlare anche italiano, altrimenti bambino non potrà frequentare l’asilo. Questi bambini capiranno la lingua materna a lungo andare, magari costretti a comunicare con i nonni materni, ma non parleranno mai con la loro madre in russo. Parleranno solo l’italiano, e quindi il progetto del bilinguismo è completamente fallito.
SECOND STEP:
devi trovarti un amichetto per tuo figlio con cui potrà comunicare in italiano. ( l’età di asilo)
devi trovarti un amichetto per tuo figlio con cui potrà comunicare in inglese. (questo quando comincia a frequentare la scuola, perché italiano sarà sempre più prevalente, quindi per evitare che l’inglese sia completamente riservato alla comunicazione tra te e tuo figlio). Sicuramente troverai una play group in inglese oppure un’altra mamma che segue il bambino solo in inglese. Attenzione ma se tuo figlio scopre che l’altro bambino parli italiano, sarà difficile!
TERZO STEP:
quando bambino raggiunge l’età di 9-10 anni, gli spieghiamo che se nel gruppo dove c’è una persona che non ci capisce, è cortese scegliere una lingua comune (così detta la lingua franca) che conosce tutto il gruppo.
Se non è possibile, spieghiamo al bambino che bisogna tradurre la conversazione alla persona affinché non si senta esclusa.
Tuo marito e la famiglia devono lavorare bene con tuo figlio. Mandali insieme a fare una passeggiata (descrittiva). Devono parlare, giocare in italiano. Non aspettarti un fiume di parole dal papà, loro non sono così bravi come le mamme, ingaggia una babysitter – educatrice con un programma mirato, basta un’ora al giorno!
Quando tuo figlio diventa più grande, vedrai che appena sta con il papà, farà lo switch naturale e parlerà solo l’italiano.
Io mando sempre in missione entrambi, vanno a fare la spesa oppure una passeggiata, annaffiare il giardino e mia figlia parla solo l’italiano. A settembre va a trascorrere quasi un mese in una scuola ceca, dove potrà giocare ed apprendere stando ccon atri bambini.
La mamma trasmettere l’amore, le sfumature, le poesie, le canzoni e la conoscenza per la propria patria nella propria lingua. Ed il papà altrettanto. Ognuno facesse il suo lavoro!! Non puoi lavorare per entrambi. Così facile, oppure peggio, ti fanno abbandonare il tuo progetto, perché l’altra parte non fa il proprio dovere o lo fa con grande fatica e mal di pancia.
Ora hai capito che probabilmente abitando tutti voi in USA, tuo marito non riuscirebbe trasmettere tutta questa conoscenza al proprio figlio (come d’altronde nemmeno mio marito se abitassimo noi a Praga) se la situazione fosse al contrario.
Trasmettere e tenere viva la seconda lingua richiede grande amore e passione, disinvoltura, sistematicità.
in bocca al lupo e resisti.
L.
paola says
Ciao Cinzia,
anch’io vorrei rassicurarti, e per farlo ti racconto in breve la mia esperienza: un po’ diversa dalla tua ma secondo me alla fine al tuo Alex capiterà lo stesso (per vie diverse).
Io e mio marito siamo italiani, non bilingue, ma abbiamo vissuto più di 10 anni in Irlanda e nostra figlia è nata in Irlanda, dove abbiamo vissuto fino a quando aveva 16 mesi. Io le ho sempre parlato tantissimo, perchè come a te mi viene spontaneo e perchè ci tengo a stimolarla linguisticamente. Fino ai 16 mesi le dicevo quasi tutto in 2 lingue: prima in italiano e poi in inglese. Ha cominciato a parlare precocemente e come il tuo Alex si è sempre espressa in maniera molto appropriata e direi ‘avanzata’ per la sua età.
A 16 mesi ci siamo trasferiti in Italia, e io ho panicato: non diventerà bilingue! Allora ho deciso di provare il sistema ‘lingua minoritaria a casa, lingua maggioritaria fuori’: così io e mio marito abbiamo c0mpletamente tolto l’italiano e parlato solo in inglese con lei, e spesso anche fra di noi quando lei era presente. Occasionalmente, se introducevo un vocabolo nuovo, glielo dicevo anche in italiano, che so: “yes, that bird is very pretty, it’s a robin. È un pettirosso. A robin has a red chest, see how nice? A robin, un pettirosso”… Risultato: la bimba cresceva dimostrando di avere un inglese più forte dell’italiano! Al punto che quando incontrava i nonni – che non parlano inglese – dimostrava di capire quello che loro dicevano in italiano, rispondeva infatti appropriatamente ma…. in inglese. Ogni tanto (e col crescere) si sforzava di rispondere in italiano ma proprio non le uscivano le parole, si vedeva che sudava sette camicie.
Ero stupita, ma non triste. Ho cominciato però a preoccuparmi quando ho pensato all’ingresso all’asilo, e infatti ho cambiato leggermente sistema, cioè inglese in casa e italiano fuori casa (mentre prima le parlavo solo inglese sia che fossimo in casa sia che andassimo a fare una passeggiata fuori).
Anyway, rimaneva apparentemente più forte in inglese, capiva l’italiano ma non lo parlava o lo parlava pochissimo.
Poi è successo che all’età di 3 anni per motivi di lavoro abbiamo dovuto ritrasferirci in irlanda. Puoi immaginarti il mio panico: e adesso come faccio? In che lingua le parlo? Perderà l’italiano e io non voglio! Ma se le ho parlato in inglese per 3 anni mica posso cambiare di punto in bianco, che faccio, che faccio…
Beh, ho fatto così: le abbiamo spiegato che stavamo per traslocare, che andavamo a vivere in un posto dove tutte le persone fuori casa parlavano inglese, ma che noi siamo italiani e avremmo parlato italiano fra di noi, e inglese con le altre persone. Proprio un mesetto prima di traslocare siamo andati in vacanza dai nonni in un’altra regione italiana e lì con la scusa che i nonni non parlano inglese abbiamo fatto lo switch: abbandonato *del tutto* l’inglese (se non occasionalmente) e parlavamo con lei quasi solo in italiano. Mi torturavo interiormente: la mia povera bimba, che confusione linguistica e emotiva, cosa le sto facendo… Beh, nel giro di 7-10 giorni (e non sto scherzando!) la bimba ha preso a parlare italiano (che evidentemente sapeva ma non era attivato) e da allora la sua lingua più forte è l’italiano.
Ora ha quasi 4 anni, abitiamo in Irlanda e va all’asilo (mezza giornata) in Irlanda, la sua lingua più forte mi sembra che sia ancora l’italiano ma fa molto più code-switching, ma in generale si attiene all’italiano con noi (e i nonni / amici su Skype) e inglese all’asilo, ristorante, ecc. Certo, è cresciuta, che vuol dire anche che accetta meglio le ‘eccezioni’: inizialmente per dire se io e mio marito ci scambiavamo una frase in inglese qui in Irlanda lei si stupiva e quasi ci rimproverava: “ma noi siamo italiani” (come a dire: mi avevi spiegato che noi si parlava italiano tra di noi e inglese con gli altri, mi avevi dato una regola, adesso che fai?). Certo, all’inizio è stata un po’ sballottata, ma anche a causa del trasloco, proprio quando aveva appena cominciato l’asilo in italia. Figurati che per un mesetto qui in irlanda rispondeva quasi solo a monosillabi in inglese! Quasi non si fidasse più se ‘poteva’ parlare inglese oppure no, non so. Per aiutarla con l’inglese e l’ingresso all’asilo qui, ma senza confonderla troppo, ho deciso di continuare sulla ‘linea dura’ del solo italiano a casa, ma ho introdotto un gioco in inglese: in quel periodo a lei piaceva tanto giocare al dottore/ospedale, allora io le dicevo, Okay però questo è un ospedale irlandese allora dobbiamo parlare inglese, e lei ci stava ma giuro era assurdo ma diceva quasi solo Yes e No in inglese, per tanto tempo. Escludo assolutamente che abbia dimenticato l’inglese nel giro di un mese…. e infatti capiva perfettamente e rispondeva a tono, ma in italiano… aveva completamente ribaltato la situazione di un paio di mesi prima!
Quindi, secondo me, quando Isabella non parlava Italiano non è perchè non lo sapeva ma perchè era più sollecitata in inglese e le parole più ‘attive’ nella sua mente erano in inglese: banalmente, le venivano alle labbra quelle invece delle altre in italiano, che pur capiva. Quando invece c’è stato il ribaltamento, non è che non sapesse più dire le parole in inglese, ma stava combattendo internamente con la comprensione delle ‘regole sociali di convivenza’: faccio una cosa giusta a aprire la bocca e tirar fuori parole in inglese? Io sono italiana e devo parlare solo in italiano? La mia mamma e il mio papà adesso parlano in italiano, io copio loro quindi forse non dovrei parlare inglese… O che so io! Chi lo sa cosa passa dentro la mente e il cuore dei nostri bellissimi bimbi!
Ma per tornare – finalmente – ad Alex, secondo me anche se il suo percorso è diverso e ogni persona è diversa, viste le sue capacità linguistiche manifestate finora in inglese penso che alla fine farà come la mia: a un certo punto ‘si scioglierà’ con l’italiano, lo porterà in modalità attiva e sarà un fantastico bilingue.
Relax and enjoy 😉
raffaela says
Ciao Cinzia,
anche io come te ho la cittadinanza italo-amirica e sono bilingue e come Alex mia figlia fino ai 3 anni parlava quasi esclusivamente inglese e, come te, me ne sono precoccupata soprattutto in previsione dell’inizio dell’asilo. Ma poverina – mi sono detta – gli altri bambini non la capiranno e cosi sono passata all’italiano. WRONG! HUGE MISTAKE!!!!
Risultato: ora ha nove anni, l’inglese e’ Very Very POOR e da qualche settimana solo ho ripreso a parlarle solo inglese con ovviamente le frustrazioni iniziali che puo’ provare una bambina di 9 anni che non capisce. Ma devo dire che, grazie a Daniela, ce la stiamo cavando bene e ne sono fiera ma posso dire QUANTO TEMPO PERSO!!!!!
antonietta says
Cara Cinzia,
spesso mi sono ritrovata nel tuo stesso stato di ansia circa il bilinguismo di mia figlia di cinque anni.
La piccola è italiana, figlia di due genitori italiani che conoscono l’inglese solo a livello scolastico.
Proprio per questo motivo, entrambi volevano fortemente che la bambina potesse imparare in maniera naturale e spontanea.
Pertanto, fin dalla nascita, M. incontra una madrelingua inglese, due o tre volte alla settimana, per fare insieme giochi, piccole attività di laboratori…; da quando è più grandina frequenta campi estivi, corsi ecc.
Man mano che cresce il lavoro che sto cercando di far fare alla madrelingua (che tra l’altro non è sempre la stessa dalla nascita, altro motivo di ansia) è sempre più mirato, insomma il lavoro di “qualità” di cui parli tu.
Ritengo che la tua situazione sia, quindi, più vantaggiosa della mia: puoi parlare in inglese a tuo figlio personalmente ed effettuare su di lui il lavoro che ritieni più opportuno.
Le mie preoccupazioni nasceva dal fatto che spesso notavo la buona conoscenza dell’inglese da parte delle insegnanti che ho avuto, ma non la capacità di interagire, come sa fare una mamma, con il suo bambino.
Così, spesso mi trovo a dover dare suggerimenti per svolgere una “lezione” che risulti efficace e non ripetitiva.
Spesso ho letto interventi di altri genitori su questo sito e non mi ritrovavo nella loro grande tranquillità rispetto all’apprendimento dei loro figli, i quali, imparerebbero senza fare alcuno sforzo e senza ricevere imput (l’ho letto anche per l’apprendimento della scrittura), pur quando le conoscenze della lingua da parte dei genitori sono scarse.
Forse il problema è il tipo di livello che si vuole raggiungere o una loro migliore capacità di prenderla senza troppe ansie e preoccupazioni.
Certo è che se non ti dai degli obiettivi e non ti fermi tutti i giorni un attimo a pensare a cosa è stato fatto in quella giornata per l’inglese/italiano…i risultati, a mio avviso, potrebbero essere deludenti.
Anch’io sono d’accordo con la tua famiglia quando dice che il tuo piccolo imparerà l’italiano “per forza”: andrà a scuola in Italia ed è circondato da persone che gli parlano in italiano.
Secondo me, quindi, non necessita di un lavoro di qualità tipo quello che adotti tu, mentre lo trovo molto giusto per l’insegnamento dell’inglese.
Ritengo che solo un lavoro mirato può portare il bambino ad entrare in contatto con la lingua affrontando vari argomenti e situazioni. (Per esempio: se non facciamo mai il bagnetto in presenza della signora, non imparerà tutta una serie di espressioni tipiche di quell’argomento; invece, se facciamo, in presenza della madrelingua, il gioco del bagnetto ad una bambola, le espressioni vengono assimilate).
Ora ti sembrerà strano ma sicuramente quando Alex inizierà a frequentare la scuola materna, il tuo “problema” sarà quello di non abbassare la guardia con l’inglese (ricorda che l’unica fonte a quel punto sarai tu).
Ti dico questo basandomi sulla mia esperienza.
Mia figlia, fino all’età di tre anni pronunciava poche parole e il numero di quelle italiane era pressoché lo stesso di quelle inglesi.
Utilizzava l’italiano o l’inglese a seconda di quello che le risultava più facile (era già più grandina di Alex, perciò dagli tempo, ne sta elaborando due)!
All’inizio della materna, l’italiano ha preso, ovviamente, il sopravvento, tanto che, anche quelle poche parole che la piccola esprimeva in inglese, non le usava più. (in fondo, oltre ad elaborare due lingue stava ancora imparando a parlare e ad esprimersi).
Così, nel giro di pochissimo mi sono ritrovata a vedere mia figlia che migliorava enormemente in italiano, mentre, con la madrelingua ascoltava, si vedeva che capiva, ma rispondeva solo a gesti.
Immaginati quante volte sono state nel tuo stesso stato di ansia e mi sono chiesta se aveva senso continuare, se sarei mai riuscita a far capire ad una madrelingua (tra le tante che ho avuto) quello che davvero intendevo realizzare con la bambina.
Mi sono chiesta se aveva senso sostenere, tra l’altro, i costi (non solo economici, ma in termini di tempo e impegno) e se mia figlia avrebbe mai parlato o se il suo inglese sarebbe stato solo passivo.
Al termine del primo anno di scuola, per il mese di luglio, l’ho iscritta in una scuola materna dove tutta la giornata veniva svolta in inglese.
Spero ci crederai, ma già dal secondo giorno la piccola aveva iniziato a esprimersi in inglese, formulando frasi intere.
Non ti dico la mia gioia quando le insegnanti mi hanno comunicato che la bambina aveva un livello decisamente più alto dei bambini che frequentavano da loro.
Perciò non ti preoccupare troppo per la materna, il suo disagio, se mai ci sarà, si risolverà in pochissimi giorni.
L’esposizione è la chiave vincente e Alex ascolta l’italiano spesso, anche senza lavoro di qualità! (voglio dire che tutte le circostanze della vita le vivrà in italiano e pertanto imparerà ad esprimersi a 360°).
Quello riservalo per te e per l’inglese, vedrai che sarà la strada giusta.(inizia anche a riflettere su quello che sarà quando il piccolo andrà a scuola: lì imparerà l’italiano, tu dovrai pensare all’inglese. Visto che mia figlia, con un lavoro mirato in inglese e una vita “normale”in italiano è praticamente bilingue, non vedo perché Alex non ce la dovrebbe fare.
Rilassati e focalizza l’attenzione sull’inglese, se poi col tempo ci sarà da aggiustare il tiro, lo potrai sempre fare. Ma io ne dubito, la mia situazione è di grosso svantaggio rispetto alla tua, credimi non è facile spingere un’altra persona a fare il lavoro di qualità a cui tu ti riferisci. (come chiedi tu al marito o agli altri membri della famiglia).
Se ti può far stare più tranquilla, invita tuo marito a leggere spesso a suo figlio in italiano, Alex assimilerà e al momento opportuno parlerà anche italiano (io lo faccio tutte le sere con M. in modo semplice viste le mie scarse competenze, ma funziona).
Il momento arriverà quando il bimbo necessiterà di comunicare in italiano, se ci rifletti i primi anni si trascorrono prevalentemente con la mamma e, nel tuo caso, voi vi capite benissimo nella vostra lingua, pertanto lui non necessita di comunicare in altro modo.
Sono quasi sicura che tutti gli altri membri della famiglia parlanti in italiano lo capiscono anche così, pertanto al momento non si manifesta l’esigenza per il bimbo di parlare.
Poi, nel mio caso, mia figlia ha dovuto necessariamente metterne da parte una lingua temporaneamente per imparare l’altra.
Ora M. “attacca al spina inglese” ogni volta che si trova in circostanze in cui si deve parlare inglese, e la stacca automaticamente quando deve dialogare con le insegnati di scuola materna, (pensa che le maestre non sanno neanche che la bimba è bilingue), con i nonni e in tutti i contesti dove esiste solo l’italiano.
Ultimamente ha partecipato ad un summer camp con tanti compagni di scuola materna con i quali lei è abituata a parlare esclusivamente in italiano.
Bene, appena arrivava al campo, la piccola iniziava a parlare inglese, visto che i tutors le si rivolgevano in inglese, e lo faceva anche con i compagni!
L’ho iscritta ad un corso di nuoto dove l’istruttore è madrelingua inglese.
Anche in questo contesto, lei si rivolge a lui sempre in inglese, anche se i compagni sono italiani.
Come vedi, cerco tutte le strategie possibili per aumentare l’esposizione alla seconda lingua, ma questo, anche se limitatamente, toglie spazio all’italiano.
Nonostante ciò la piccola è una delle bimbe della sua classe che si esprime meglio in italiano e conosce bene anche l’inglese.
Dico ciò non perché mia figlia abbia un potenziale diverso da altri bambini della sua età, però ha una marcia in più che è appunto il bilinguismo.
Quest’ultimo migliora enormemente la capacità espressiva in qualsiasi lingua .
Poi se non ho capito male tu sei bilingue, prova allora a fare un’analisi di cosa esattamente è stato fatto per te, affinché diventassi bilingue…
Ti porto ancora l’esperienza della figlia della madrelingua che ho attualmente: è nata a Londra ed ha frequentato scuola materna per tre anni. Madre inglese e padre italiano parlante inglese in casa.
Al termine dei tre anni di materna si trasferiscono in Italia, la bimba va a scuola; oggi l’italiano è la sua prima lingua anche se comprende e parla inglese, visto che i genitori hanno continuato a proporglielo in casa.
Stai certa che se questa bambina commette un errore, quest’ultimo è in inglese e non in italiano; alcune espressioni sono a volte italianizzate (cioè procede ad una traduzione letterale dall’italiano per esprimersi in inglese).
Da quello che ho letto tu non vorresti che tuo figlio, un giorno, commetta errori, in entrambe le lingue, allora ancora una volta concentrati sull’inglese, e se, quando inizierà a parlare in italiano, commetterà degli errori il padre e gli altri lo correggeranno.
Spero con questo scritto di averti tranquillizzata e se ti va rispondimi, possiamo confrontarci ancora.
Sarebbe interessante per me conoscere i giochi e gli interventi mirati che fai sul bambino in maniera più dettagliata, anch’io potrei darti degli spunti davvero interessanti; tieni conto che i bambini cambiano e ciò che va bene oggi, domani sarà un gioco superato e bisognerà essere pronti.
La madrelingua attuale ha più fantasia e voglia di fare delle precedenti e stanno venendo fuori giochi veramente istruttivi e soprattutto divertenti!!!
Un grosso in bocca al lupo.
Andrea says
çiao çinzia. Io mi sono riçonosiuta nella tua lettera al 100 %. çi è suççesso la stess aidentiça çosa io sono proprio çome te. A 3 anni mio figlio non parlava l’italiano quasi per niente solo l’Ungherese perçhè nessuno si è dediato a lui çome me. çon l’asilo la situazione è migliorato rapidamente, tu çontinua çon il tuo lavoro eççezzionale solo in inglese.çiao
octavia says
parlo sulla base della mia esperienza infantile, quando avevo 4 anni, mia famiglia si è trasferita in un’altro Paese e non conoscevo la lingua. All’innizio ero tutta confusa e mi chiedevo come mai la gente non mi capiva, e perche parlavano in una lingua strana.
In asilo non parlavo quasi mai se non mi facevano domande, ascoltavo e osservavo soltanto. In giro di qualche mese (non so esattamente quanti mesi di preciso perche ero troppo piccola per ricordarlo, ma comunque meno di un anno) ho avuto già buona padronanza della lingua.
So che non tutti bambini sono uguali, ma io credo che nell’età così piccola i bambini possono imparare tutto in fretta. Credo che all’asilo imparerà l’italiano (attiva)….non sarà muto per tutto il tempo, e smetterà di parlare la lingua che gli altri non conoscono. Quindi non ho alcun dubbio che tuo figlio parlerà italiano, anzi possibile che parlerà meglio italiano che l’inglese.
claudia says
Ciao sono una mamma di bimbo di bimbo10 mesi e da qualche settimana sto riflettendo su come insegnare l’inglese a mio figlio. Il problema fondamentale è che il l’inglese con gli anni si è sbiadito e ormai è quasi prettamente commerciale. Per questo ho alcune difficoltà ad esprimermi solo in inglese con mio figlio. Siamo insieme tutto il pomeriggio ma non sempre so cosa dire e ho paura di sbagliare. La mia domanda è … se io parlassi con il mio bimbo solo mezzo’ora è in alcuni contesti come il gioco, lui imparerebbe lo stesso o lo metterei solo in confusione? Ogni tanto traduco qualche parola. Magari prima in italiano poi in inglese ma non sino convinta che sia la cosa migliore. Per ora però essendo piccolo non è interessato ai cartoni quindi non so cosa fare…
chiara says
Claudia,
visto che è molto piccolo e il tuo inglese commerciale, prova con gli audiobook, ovvero CD con libro illustrato annesso, così potete guardare insieme le figure e tu ripetere giocosamente parole e frasi: ti parlo per esperienza, all’inizio mezz’ora di qualità basta e servirà anche a te per riprendere il vocabolario più quotidiano. Ma io non tradurrei mai in italiano, al massimo mima le parole mentre le ripeti in inglese in maniera giocosa, cosa che di solito li diverte molto. Poi, via via che cresce, con cartoni animati, app, playgroup… tutto diventa più semplice.