Mi chiamo Stefania e sono di doppia nazionalità, italiana e tedesca, sia sulla carta che nel cuore!
Mamma dell’Assia e papà del Piemonte. I nostri genitori si sono conosciuti nell’albergo dove lavoravano a Francoforte. Papà ha continuato la carriera alberghiera in Italia e noi 3 donne lo abbiamo sempre seguito nei vari traslochi a zonzo per lo stivale e non solo … Bordighera, Novedrate, Torre Del Greco, Campobasso, Messina, Taormina, Trieste, Torino, Milano, Bruxelles, Colonia … ecc
In prima persona vi posso parlare delle difficoltà che ha avuto mia mamma nell’insegnare a me e mia sorella la seconda lingua (e notare che avevamo il vantaggio che anche mio papà parlava il tedesco).
Con mia sorella Cristina mia mamma ha iniziato da subito a parlare tedesco (anche perché parlava poco l’italiano), il risultato all’arrivo all’asilo è stato così traumatico che mia sorella, che ora ha 44 anni se lo ricorda ancora…
A quel tempo (si parla dei primi anni 70) la mia famiglia abitava a Torre Del Greco e immaginate una bimba che parla solo tedesco in mezzo a bimbi che parlavano solo napoletano…molti bambini non si avvicinavano nemmeno a la additavano e ridevano.
Con me invece (fine anni 70) mia mamma decise di parlare prima l’italiano e poi il tedesco…
Il risultato è stato che capivo tutto in qualsiasi lingua, ma mi rifiutavo di rispondere in tedesco! A mia mamma è sembrato di aver di nuovo fallito! In realtà è stato tutt’altro.
Per l’università mi sono trasferita in Germania e da allora con mia mamma è cambiato tutto (effettivamente c’ho messo un po’ di tempo ..). Non mi sentivo più “strana” nel parlarle in tedesco con lei e all’interno della stessa frase switchare da una lingua all’altra è diventata la routine. Riusciamo ad usare all’interno della stessa frase le parole e le espressioni che ci sembrano più appropriate nelle varie lingue.
Insomma fantastico, no?!
Adesso sto per diventare mamma e mi chiedo quale sia il miglior modo di procedere. Purtroppo ho lo svantaggio che mio marito non parla per niente il tedesco e non so proprio come fare. Suggerimenti?
Come posso trasmettere a mia figlia la mia cultura che, di fatto, è un mix tra quella italiana e quella tedesca, senza allontanarla dalle tradizioni del paese in cui vive e quindi dal padre e dai nonni paterni? Come posso creare un mix che non escluda nessuno? Ringrazio per qualsiasi suggerimento!
Grazie,
Stefania
Ciao Stefania,
intanto grazie per la tua storia, che secondo me racchiude un insegnamento importante per tutti noi.
Take it easy! (o nel caso specifico, Locker!)*
Il bilinguismo bilanciato non si realizza necessariamente nell’infanzia, nemmeno in una famiglia bilingue per definizione, ma può completarsi molto più avanti, magari, come nel tuo caso, proprio quando il pargolo esce di casa e comincia ad andare per il mondo con le proprie gambe (e le proprie lingue).
A te suggerirei lo stesso atteggiamento, Locker!
Perchè parlare tedesco con la tua bambina dovrebbe significare “allontanarla dalle tradizioni del paese in cui vive e quindi dal padre e dai nonni paterni” ?
Non stai mica decidendo di impedirle di imparare l’Italiano!!! Non che sia possibile, dal momento che vivete in Italia…
Forse, azzardo, la tua vera paura è che il bilinguismo di tua figlia non venga accettato dalla società in cui vivete. Dagli altri bambini, dai genitori, etc.
Beh, su questo ho solo due cose da dire.
1. Anche l’Italia è cambiata molto negli ultimi 30 anni. Il bilinguismo sarà stato un fenomeno “anomalo” nella provincia campana di quando eri bambina, ma è oggi un fenomeno estremamente diffuso, anche nelle provincie.
Inoltre (spiace dirlo, è assolutamente sbagliato, ma è un fatto) oggi il senso pratico e pragmatico porta la gente a provare più invidia che perplessità per i bambini che crescono parlando una seconda lingua considerata “utile” quale l’Inglese o il Tedesco.
2. Bisogna imparare, e insegnare ai nostri figli, a farsi scivolare addosso i commenti delle gente. Soprattutto se siamo convinti di agire nel giusto.
Riassumendo, non farti problemi, segui il tuo istinto.
Se il tuo istinto ti parla sia in Italiano che in Tedesco fai spazio a entrambe le lingue nella vita della tua bambina. Con la consapevolezza e la serenità che ti deriva dal sapere di farle un triplice regalo:
- offrirle la sua mamma così com’è, con tutto il proprio bagaglio di esperienze e di cultura
- offrirle punti di vista diversi e l’apertura mentale a culture diverse
- offrirle una lingua utilissima per il proprio futuro
Viel Gluck!
Letizia
Immagine: Alles Azzurro, Unter deutschen Campern in Italien su Amazon IT e Amazon DE
(nota, non ho letto questo libro, ma dai commenti su Amazon mi è sembrato adatto a commentare questo post, perchè affronta col sorriso le ben note differenze culturali tra Italia e Germania. Per una volta ho pensato che valesse la pena di consigliare un libro destinato ai grandi, non ai bambini).
*In Italiano potremmo dire Non ti stressare! ma a mio parere suona un po’ più antipatica come espressione.
Francesco S. says
Sottoscrivo l’affermazione per cui (persino) l’Italia è cambiata molto. Quaranta anni fa, a Revine (Treviso) notavano il diverso accento dialettale di Tarzo, paesino distante due o tre chilometri, ma separato da Revine da alcune colline. A quell’epoca, fra le colline in questione esisteva già una strada tagliata nel fondovalle, ma i vecchi del paese ricordavano ancora che, prima della strata, il passo per attraversare le colline era pericoloso perchè c’erano i briganti… 🙂
miss suisse says
Ciao, noi stiam affrontando ora il bilinguismo italiano-tedesco. Siam arrivati da poco in Germania con due bimbi di 3 anni e mezzo e un anno e mezzo, che si son trovati a iniziare il nido e l’Asilo in tedesco ovviamente. Per il piccolo non mi preoccupo (anche se mi innervosiscono un po’ i commenti delle educatrici: ma parla solo italiano? Ma che scherziamo? tanti bimbi a 18 mesi non dicono una parola, io credo che il fatto che parli tanto, anche se solo in italiano…-ha fatto circa 2settimane di asilo finora- sia un ottimo segno! :-)), il treenne -gran chiacchierone- mi ha preoccupato un po’ di più..temevo per lui (che in effetti comunque a volte dopo l’asilo è molto stanco e irritato) anche perché mio marito, pur essendo bilingue, non gli ha quasi mai parlato in tedesco..e invece in pochissimo tempo ha iniziato a parlare, gioca e comunica con tutti…son sicura che per lui è una grande esperienza. All’inizio le maestre mi consigliavano di parlargli in tedesco, ma io non volevo per non insegnargli i miei errori e per non confonderlo (lui con me si innervosisce se gli parlo in tedesco, per lui la mamma parla italiano e stop), ma loro mi avevano fatta sentire insicura, e invece..in pochi giorni anche i timori delle educatrici (poco avvezze a bimbi stranieri devo dire) si sono dissolti. Speriamo…QUasi quasi mi leggo il libro per far esercizio io! ciao, vale
barbara says
ciao Stefania,
m’immedesimo moltissimo nella tua storia, molto simile ala mia ma con la differenza che entrambi i miei genitori sono italiani e io sono nata in Germania nello stesso periodo cioè primi anni ’70.. Quando siamo ritornati in Italia avevo 10 anni ed è stata un’esperienza traumatica lo stesso trattandosi di un paese di provincia. Anch’io all’epoca venivo additata e considerata “strana”.
Confermo però che ora che ho un figlio di 4 anni a cui parlo solo in tedesco dalla nascita la gente o sorvola del tutto o comunque loda la cosa con un pò d’invidia. E sottolineo che in famiglia solo io gli parlo in tedesco dato che mio marito non sa neanche una parola (anche se ora ha imparato qualcosina a forza di sentire noi due). Inoltre non sono tedesca neanch’io anche se lo parlo a livello madrelingua. Però ho voluto trasmettergli quella parte di me ed è fantastico vedere come funziona , a poco a poco, e senza stress. Semplicemente seguo i consigli di questo blog in maniera molto naturale. Quando sarà più grande deciderà comunque lui se vorrà continuare a studiarlo e ad approfondire la cultura tedesca come ho fatto io , o no. Anch’io l’ho deciso da grande, quando ho voluto studiare il tedesco a poi scegliere un lavoro per cui lo parlo tutti i giorni. Personalmente trovo bello un mix tra culture, soprattutto tra due così diverse come la tedesca di città e l’italiana di provincia: ti apre un mondo!
se hai bisogno di qualche “dritta” soprattutto per quanto riguarda come regolarti con tuo marito risponderò volentieri!
un abbraccio
Barbara
Stefania says
Barbara, grazie!!!
Che bello vedere una storia tanto simile alla mia, ero consapevole di non essere l’unica al mondo ovviamente ad avere una storia così, ma per ora non avevo conosciuto nessuno nella mia situazione!
Sei riuscita a realizzare proprio quello che io spero tanto!! … Dan werde ich einfach locker bleiben, come mi ha scritto Letizia e come mi riconfermi anche tu!
Mi rassicura molto anche il fatto che sei riuscita a insegnare a tuo figlio il tedesco nonostante il padre non lo parli … sinceramente sono molto più tranquilla ora! Quindi è fattibile!
Ti ringrazio sinceramente di cuore per la tua risposta, approfitterò sicuramente più avanti della tua gentile offerta di aiuto!
Stefania
Marilena says
Considerato che il padre ovviamente parlera’ italiano con il piccolo, non c’e’ assolutamente il pericolo che non parlera’ l’italiano sin da subito. Se per te parlare il Tedesco e’ molto naturale non ci sara’ nessun problema tranne cercare di esporre il bimbo al Tedesco abbastanza da poterlo veramente imparare. Quindi cercare libri e dvd in italiano, avere un contatto con la nonna tedesca etc.
Vania says
..non c’è nulla di sbagliato nel voler insegnare una seconda o terza o quarta lingua al proprio figlio, anzi! Il fatto è che ogni bambino ha la propria identità, la propria personalità e, soprattutto, i propri tempi. Io ho due gemelli di 4 anni, una ragazza au pair che con loro parla Inglese ,ma i tempi di assimilazione e risposta sono assolutamente diversi. L’atteggiamento di una madre dal mio punto di vista,dovrebbe essere il più disinvolto e naturale possibile, senza forzature. Lasciamo perdere i giudizi degli altri, sono quei condizionamenti che poi trasmettiamo ai nostri figli e che li rendono “schiavi” di una società che da loro si aspetta solo persone vincenti. Non è così….se vivessimo in una ristretta comunità che parla più lingue, non ci porremmo nemmeno il problema. …il problema è sempre il giudizio degli altri…siamo dotati di un istinto materno e se questo ti dice “parla a tuo figlio in più lingue”, seguilo, senza porti troppe domande, le risposte arriveranno.
paola says
Salve a tutti
riprendo questo post perche’ in questo momento sto vivendo una situazione simile con mio figlio e mi piacerebbe avere qualche input da tutti voi. Saro’ breve..mio figlio a settembre ha cominciato l’asilo…purtroppo pero’ sembra far fatica ad integrarsi. Lui parla inglese con me dalla nascita ma capisce benissimo l’italiano (siamo in Italia!..guarda i cartoni in italiano…lo parla durante l’estate con i nonni…insomma lo conosce) .
La maestra pero’ dice che gioca sempre per conto suo e, oltre a non esprimersi in nessuna lingua, di tanto in tanto scoppia a piangere. La situazione mi sembra un po spinosa anche per via di alcuni tratti caratteriali di mio figlio che tende ad essere un po timido e timoroso (eg. non si interfaccia bene con bambini esuberanti). A questo punto la maestra pensa che il problema sia l’inglese e mi ha consigliato di cominciare a rivolgermi a lui anche in italiano. Ora, io sono italianissima…ma la lingua che parlo con maggiore entusiasmo e’ l’inglese. Quindi vi chiedo..possibile che sia l’inglese la causa di tutto cio’? come mai non prova nemmeno ad esprimersi in inglese con i compagni e la maestra? Semplicemente non apre bocca. Ovviamente a casa tutti questi problemi nn sussitono…e’ un chiacchierone e mi da tantissime soddisfazioni. Situazioni simili? input di qualsiasi tipo?
please rispondete
MammArch says
cara Paola, mia figlia è sempre stata chiusa e riservata. l’anno scorso, durante tutto il primo anno di materna, non ha mai parlato alle maestre o agli altri bambini… e io non avevo ancora deciso di parlarle in inglese! da quest’estate io le parlo quasi sempre in inglese e temevo quale patatrac avrebbe causato alle maestre se avesse deciso di far sentire la sua voce per la prima volta proprio in inglese!!!2G invece ha iniziato a parlare un pochino in italiano, seguendo i suoi tempi. Non ti preoccupare e fidati del tuo piccolo 😉
paola says
grazie di cuore per la risposta. Mi trovo in una situazione proprio antipatica perche’ sto facendo il possibile per offrire a mio figlio quanta piu’ exposure possibile all’inglese. Tutto vorrei tranne che questo si rivelasse controproducente nella sua interazione con gli altri!
Quindi anche la tua bimba non proferiva parola…ma era comunque serena all’asilo o esprimeva disagio? Il mio le prime settimane ha avuto gli incubi..e ancora oggi mi parla di “naughty kids” (bimbi monelli) che spingono
e “menano”. Eeehh bella esperienza l’asilo eh? proprio bella 🙂
grazie ancora per aver condiviso la tua esperienza
Marilena says
No il problema non e’ l’inglese assolutamente. Ritorniamo al solito discorso di sempre. Io vivo in Califronia ed e’ la stessa cosa. Devo sempre mentire alla scuola dicendo che mia figlia parla soltanto italiano altrimenti vogliono fare “valutazioni speciali”. Ci sono paesi in cui I bambini crescono parlando 3 lingue senza problema ma noi che viviamo in paesi monolingue ci preoccupiamo. Cerca di parlare con tuo figlio e cercare di capire perche’ non si sente a suo agio a scuola. Mi sembra che quello sia il problema. E comunque e’ normale che tuo figlio non usi l’inglese a scuola, sa benissimo che non lo capirebbero. Dagli tempo, in fin dei conti non sono passati neanche due mesi da quando ha cominciato l’asilo e’ ovvio che ha nostalgia di casa e ogni tanto piabge. E’ ancora piccolino.
paola says
Ciao Marilena
ah sei in California..ho vissuto li 3 anni (Bay Area). Ok non voglio divagare..si hai ragione, nei paesi monolingue il bilinguismo e’ vissuto come un fatto insolito e quindi se qualcosa non torna la colpa e’ del bilinguismo. Ho parlato col piccolino che pero’ quando sente nominare l’asilo mi dice “naughty kids”, “mannaggia” seguito dal nome di 3 bimbi che frequentano l’asilo con lui..mi dice che questi bambini alzano le mani e, da bravo pacifista, conclude con “we dont hit! that’s not nice”.
Purtroppo ne vedo tanti di bambini “esuberanti” nel senso sbagliato del termine. Cmq sia ringrazio tutte voi perche i vostri commenti hanno rimosso ogni dubbio sulla lingua.
un abbraccio
MammArch says
sono contenta di poterti aiutare! 2G si dichiara entusiasta dell’asilo, anche se iniziano già le prime “delusioni” tipo: “la mia super amica B. non vuole giocare con me!” tutt’ora non risponde agli estranei che le chiedono come si chiama!a volte sono davvero in difficoltà perché la gente mi guarda e si chiede come mai…dovresti vederla quando si scioglie, non la tiene più nessuno con una proprietà di linguaggio impressionante, ma è fatta così e ormai me ne frego e rispondo io alle domande al posto suo (lo abbiamo concordato insieme!). oggi abbiamo passato tutto il giorno parlando solo inglese, anche in pubblico ed è andata alla grande, non sempre è così facile e chi mi sente mi guarda strano (il mio accento non è proprio british), ma penso di essere nel giusto e procedo. l’anno scorso le maestre ci hanno anche convocato per capire se c’era qualche problema a casa, le abbiamo tranquillizzate ed ora ad ogni parola gioiscono. ho iniziato ad invitare qualche sua compagna di asilo a casa al pomeriggio per farla sciogliere e infatti dopo un oretta giocava serena. l’amica il giorno dopo era entusiasta e all’asilo diceva a tutti:”ieri 2G mi ha parlato tantissimo!”. se hai voglia di seguire le nostre avventure e raccontarmi come procede, ho da poco aperto un blog per divertimento 😉
paola says
Ciao che bello sentire di tua figlia. Mi conforta tanto.
Mi sono appena iscritta al tuo blog. Ci vediamo li
🙂
Elisabetta C. says
Cara Paola,
non penso che il problema di tuo figlio sia la sua personalita’ o la lingua, penso che sia quella scuola (o classe e le sue dinamiche). la prova del nove sarebbe di portarlo in un’altra scuola… magari per un giorno? sarebbe possibile?
ciao
Elisabetta C.
paola says
Ciao Elisabetta grazie per l’osservazione.
Penso anche io che il problema sia ANCHE dell’asilo in questione pero’ e’ anche vero che il piccolino ha una personalita’ cauta e contemplativa. Ora frequenta un asilo pubblico con le ovvie difficolta’ e carenze che ne derivano. Portarlo altrove anche solo per un giorno non so quanto possa giovare dato che serve tempo per ambientarsi in posti nuovi.
Neanche io penso che il problema sia la lingua. La prova sta nel fatto che mio figlio infatti ammutolisce appena varca il cancello dell’asilo e, anche se sono io a rivolgergli la parola (in inglese), lui si limita a fare cenni con la testa o ad indicare.
Probabilmente la maestra l’ha buttata li perche’ non sa cos’altro pensare.
grazie ancora
Paola
raffa says
Ciao Stefania,
se vuoi una guida per l’educazione bilingue scritta da un mamma (linguista) di una famiglia italo-tedesca ti consiglio questa “Mit zwei Sprachen groß werden: Mehrsprachige Erziehung in Familie, Kindergarten und Schule” di Elke Montanari
In primo luogo noi siamo mamme, quindi decidiamo cosa è meglio per il singolo figlio (non necessariamente quello che va bene per figlio A va bene per figlio B …) in un determinato momento, quindi posso capire che tua mamma abbia fatto determinate scelte reputando che per voi fosse la cosa migliore.
Però è passato del tempo, tu sei un’altra persona, e anche la tua bimba (quanto manca?) lo è, tu e tuo marito farete le scelte che ritenete opportune qui ed ora.
A proposito di marito, per esperienza il fatto che non sappia l’altra lingua non è un problema né quando si cambiano pannolini e si allatta, né quando si cantano canzoncine. Lo diventa poi quando si è tutti a tavola e si vuole parlare, se lui non capisce cosa parte della famiglia dice. E lo diventa sempre +, quando i bimbi crescono e i discorsi diventano sempre + complessi. Quello che spesso succede nella famiglie in questi casi è che a tavola (o quando si è tutti insieme) si adotta la lingua che capiscono tutti, e l’altra lingua viene relegata a pochi momenti di interazione a 2, cosa che rende la lingua debole ancora + debole.
Quindi io proverei a parlarne col marito e vedere se puoi trasformare il tuo progetto di mamma in un progetto di famiglia, e se lui ha voglia di mettersi a imparare il tedesco, non deve per forza mettersi a parlarlo, ma è importante che lo capisca.
Poi ti consiglierei di mettere nella vita di tua figlia tante occasioni monolingui tedesche, magari tua mamma ha voglia di parlare con lei sempre tedesco? A casa nostra l’effetto nonni, che i bimbi vedono poco ma quando per 24 h al giorno, ha fatto tantissimo come motivazione.
E per smettere di pensare al futuro, ti consiglio fin d’ora di procacciarti librini per bimbini in tedesco, dvd con canzoni, libri con Fingerspiele (ma trovi esempi sicuramente anche in rete), e di goderti la tua neonata 🙂
Stefania says
Grazie infinite Raffa per i suggerimenti!
Sicuramente più avanti cercherò il libro che mi hai consigliato, già mi stuzzica… Con calma però, anche perché per il primi tempi avrò ben altri problemi del tedesco o dell’italiano !!! 🙂 Pannolini, notti insonni, ecc..mancano pochi giorni ormai. Ho approfittato del tempo libero che ora ho per condividere questo dubbio con voi e sono entusiasta nel vedere quello che si è scatenato dopo, mail, richieste di aiuto, suggerimenti, esperienze personali… fantastico!
Farò tesoro dei consigli ricevuti e intanto rispolvero le mie canzoncine di quando ero piccola … 🙂