Circa due anni fa ho scoperto Bilingue per Gioco. Alcune ore di lettura filata e ho subito capito che qui avrei trovato quello che cercavo: molte informazioni e la consapevolezza che quello che era solo una bizzarra idea nella mia testa era di fatto qualcosa di praticabile.
Dopo aver preso molto da questo blog ho deciso che è ora di prendersi un attimo per dare un piccolo contributo raccontando la mia esperienza.
Mi presento, mi chiamo Stefano e sono papà di una bellissima bambina di due anni. Ho una grande passione per l’inglese che, sin da quando ho vissuto in Irlanda per un periodo della mia, vita pratico e studio appena ne ho l’occasione.
Quando è nata mia figlia mi sono da subito domandato se fosse possibile crescerla bilingue. Da lì mille domande, mille dubbi, mille paure. Così è iniziata la mia ricerca: ho parlato con persone esperte di linguistica, ho letto sull’argomento e, grazie a questo blog, ho attinto alla tua esperienza e a quelle di tanti genitori che hanno intrapreso un percorso simile.
Come suggerisci tu, ho personalizzato il mio progetto in relazione alla mia disponibilità di tempo (poco), di denaro (limitata) e di volontà (tanta).
Il mix che né e uscito mi ha fatto propendere per il metodo OPOL (io inglese mia moglie italiano) a partire da quando mia figlia aveva sei mesi. Non è stato così difficile: per imparare il lessico per bambini è stato sufficiente reindirizzare lo studio dell’inglese verso quella direzione specifica (al posto di leggere romanzi o saggi ho dato spazio a letture più mirate) e internet ha fatto il resto per quanto riguarda rime, canzoncine altre simpatiche espressioni.
Parlare inglese con mia figlia è per me naturale.
Cerco di supportare il mio progetto facendole vedere cartoni animati, cantando canzoni e leggendole storie in inglese. Al momento non sono riuscito a trovare né una persona madrelingua che passasse del tempo a giocare con mia figlia né uno spazio gioco con altri bambini in lingua inglese. Mi piacerebbe molto ospitare una ragazza alla pari, ma mia moglie al momento non è convinta di avere una persona in casa per tutto il giorno tutti i giorni.
Ad oggi mia figlia dimostra un netto sbilanciamento a favore dell’italiano. Comprende l’inglese e l’italiano ma tende ad esprimersi più in quest’ultima lingua. A livello espressivo per alcuni concetti usa solo l’italiano (ad esempio: “acqua”, “cos’è?”, “vai via!”), per altri solo l’inglese (la macchina è solo “car”, e in inglese sono le parti del corpo), mentre spesso usa indifferentemente l’italiano o l’inglese (dice “more” oppure “ancora”, “dove sei?” oppure “where are you?”).
Per ora ritengo non distingua i due idiomi e che usi i suoni in modo indifferente (ad esempio se le chiedo di dire “more please” quando vuole un po’ più di qualcosa lei spesso risponde dicendo “ancora please”, oppure se le si fa notare in italiano che sta arrivando una macchina lei la indica e dice “car!”), ma forse è ancora presto per questo.
I bambini sono in cerca di riscontri, per cui credo che per mia figlia l’italiano assumerà sempre più una predominanza, in ragione del fatto che è parlato dalla stragrande maggioranza delle persone che la circondano. Dico questo perché inizialmente usava molto di più l’inglese per chiamare alcuni oggetti, mentre ora si è stufata di essere capita solo dal papà e ha iniziato a chiamarli in italiano che, l’esperienza le ha insegnato, è per lei molto più efficace per il raggiungimento dei suoi scopi.
Mi sono spesso trovato di fronte a dubbi e interrogativi, tanti dei quali superati grazie a questo blog. Alcuni permangono ancora: ad esempio ho sempre avuto la preoccupazione di privare il rapporto con mia figlia di quella componente linguistica e culturale che la propria lingua madre porta con sé. Per quanto bene possa conoscere l’inglese non sarà mai la mia lingua madre. Quando ho intrapreso questo percorso ho accantonato in un lato del mio cervello questa preoccupazione e mi sono lanciato nell’impresa, con l’idea che a introdurre l’italiano avrei fatto sempre in tempo.
Mi aspettavo critiche ed ero pronto ad affrontarle, ma non ce n’è stato bisogno. Ho trovato solo tanta curiosità e qualche espressione di stupore. Sarà che forse al di là dell’idea originale è passata agli altri anche la sicurezza di chi ha approcciato a tutto questo in modo ponderato.
Che dire, sono felice di aver intrapreso questo percorso, consapevole che dovrò adattarlo, integrarlo e modificarlo in itinere. Spero, ad esempio, di riuscire ad affiancare al mio impegno anche quello di qualche soggetto esterno (tata o playgroup visto che mia moglie non si sente in grado di parlare in inglese a nostra figlia) e mi riservo di introdurre più avanti anche l’italiano nel mio rapporto con lei.
Francamente non so ancora cosa aspettarmi tra uno, due, dieci anni. Sono sicuro però che questo contribuirà ad avvicinare mia figlia all’inglese e che le aprirà le porte per l’apprendimento di altre lingue, se lo vorrà. In che misura? Lo scopriremo…
Inevitabilmente quando si intraprende una strada come questa si hanno delle aspettative, ma per parafrasare un detto giapponese, in fondo non è importante dove si arriva ma come ci si arriva, e per ora questo percorso sta avvenendo in maniera armoniosa e divertente per tutti. Sicuramente una scuola internazionale o una ragazza alla pari in casa darebbero un impulso significativo all’apprendimento dell’inglese di mia figlia, ma ognuno fa quello che può e, come dicono qui a Milano, “piutost che nient l’è mej piutost”.
Grazie ancora perché se questo mai sarà un successo è certamente anche grazie a te.
Stefano
Stefano,
ti ringrazio moltissimo per questa bellissima lettera. Entusiasta e posata al tempo stesso.
Sono felice di esserti stata d’aiuto. Felicissima di avervi aiutati ad affrontare questo progetto con tanta serenità.
E’ proprio la serenità l’elemento più forte di questa tua email.
L’Italiano è la lingua dominante (ovviamente). La mamma ha qualche perplessità (legittima). Il mondo esterno si sorprende (normale).
Quello che conta è aver avviato un percorso, seminare e continuare a curare il germoglio. E poi vedere cosa succederà. Senza ansie e senza aspettative quantitative.
Mi permetto di aggiungere solo una nota. La bambina sicuramente ha ben distinto le due lingue, ma soprattutto nella prima infanzia adotta un principio di economia, quindi esprime ogni parola e ogni concetto in una delle due lingue, più avanti sarà (più) in grado di esprimere la stessa cosa in due lingue.
L’Italiano rimarrà con ogni probabilità la lingua dominante, lo è anche per mio figlio, ma ciò non toglie che la bambina sia bilingue e cresca con la consapevolezza e la gioia di avere uno strumento in più per esplorare il mondo.
Infine, come sempre sottolineo che la storia di Stefano, come del resto anche la mia, è una storia personale, non vuole essere in alcun modo un invito ad abbandonare la lingua madre. Su questo tema raccomando sempre estrema prudenza. Fatelo solo se ne siete straconvinti e se vi sembra naturale. Se siete in dubbio, evitate di farlo. La lingua madre è e rimane fondamentale, e l’Inglese può diventare parte della vostra vita anche in modi meno drastici.
Stefano, Ti ringrazio moltissimo per aver trovato il tempo per condividere la tua esperienza, e vi auguro tutto il meglio.
Ciao,
Letizia
Immagine: cars and trucks and things that go.
(Anche mio figlio a 2 anni diceva sempre CAR!!! )
Ciao Stefano,
Sto seguendo il tuo stesso percorso in francese da quando è nata la mia piccola G. ovvero quasi un anno e 5 mesi fa. Sono molto soddisfatto dei risultati.
Una domanda: tu che lingua parli con tua moglie di fronte alla bimba?
Perché secondo me questo è un aspetto molto importante.
Ciao
Francesco
Ciao a tutti,
sono una mamma di una splendida bambina L. di 22 mesi e con lei abbiamo adottato sin dalla nascita il metodo OPOL. Io le parlo sempre e solo in inglese, mentre il papà le parla in italiano, anche se spesso anche lui usa l’inglese con la piccola.
Sono un’appassionata lettrice di bilingue per gioco che seguo da quando ho deciso di tentare la via del bilinguismo e trovo i post e i commenti dei vari papà e delle mamme una risorsa preziosissima.
L. ha altre due sorelle da parte del papà di 6 e 9 anni. Con loro parlo in italiano, ma la cosa sorprendente è che loro tentano di usare l’inglese con la sorella. Ad esempio la sorella di 6 anni quando vede L. correre, non le dice “rallenta”, ma “slow down”, semplicemente perchè lo sente ripetere di continuo. Ognuno usa la lingua con cui si trova più a proprio agio.
Del resto anche io, come Stefano, mi sono dovuta documentare su nursery rhymes e fairy tales. Tra l’altro non avendo un playgroup vicino, ho cercato di organizzarne uno per conto mio e ad oggi il risultato è senz’altro positivo, visto che anche i bambini che non sono esposti all’inglese come L. hanno iniziato a canticchiare in inglese.
Quanto alla lingua che parlo con il papà, questa è rimasta l’italiano. Ho provato a parlare anche a lui in inglese, ma mi sembra innaturale, cosa che invece non è con L. Mi sono ripromessa di adottare l’inglese anche con il papà solo qualora l’inglese di L. ne risentisse. Ma per ora va bene così, direi che sono abbastanza bilanciate le due lingue.
Vorrei tranquillizzare Stefano sulla questione del tempo che i genitori che lavorano riescono a trascorrere con i propri figli, soprattutto quelli che hanno intrapreso il progetto del bilinguismo. La quantità ha sicuramente un suo peso, ma anche e credo soprattutto la qualità del tempo che si trascorre con i propri figli rileva. Anche io lavoro e nonostante cerchi di uscire presto, prima delle 5.15 del pomeriggio è improponibile. Per questo cerco di dedicarmi a pieno a L. quando sono con lei.
Faccio un esempio che può sembrare banale, nel tragitto da casa a scuola e viceversa, in autobus e in metro, invece di guardare le mail sul cellulare, colgo l’occasione per leggerle un libro, o se vedo che L. è stanca, facciamo dei semplici giochi con le mani (come “round round the garden” o “where is my baby bumble bee” o “incy wincy spider”). I risultati arrivano, ma ci vuole tempo e costanza.
Ciao Francesco,
tendenzialmente con mia moglie parlo italiano. Occasionalmente mi capita di sorprendermi a dire qualche frase in inglese anche con lei, ma è l’eccezione.
Non mi sono mai soffermato sull’opportunità di parlare inglese anche con mia moglie perché non è mai stata un’opzione da lei considerata fattibile.
Stefano
Buonasera a tutti, utilizzo il metodo OPOL con mia figlia da quando aveva 1 anno. Ora ha quasi 4 anni e a livello di comprensione penso abbia un vocabolario discreto. Sopporta le prime puntate di Pegppa Pig solo perche’ sono in inglese… poi vuole altri cartoni. Tutte le sere la favola della buona notte è in inglese se l’accompagno io a letto e in italiano se l’accompagna il papa’. Per condividere anche con Francesco, io parlo italiano a mio marito anche se qualche volta mi scappa qualche parola inglese (non so voi ma cambiare tra italiano e inglese a tavola con gli altri 2 commensali dopo una giornata di lavoro di 8 ore + 2 di pendolarismo non è proprio facile….) e allora mia figlia mi dice: “Mamma non parlare inglese con il papo che non lo capisce”.
PS se qualcuno potesse suggerirmi dove trovare i cartoni delle Winx o di Peter PAn in Inglese senza abbonarsi a Sky apprezzerei… RAI Replay fa solo peppa pig….
Le winx dovrebbero essere se non sbaglio una produzione italiana, la soluzione piú semplice sono internet, o i Dvd. Anche quelli a noleggio hanno l’audio in inglese
ciao mamma ale, mia figlia ora ha 6 anni e “odia” i cartoni animati, forse perchè ha sempre preferito guardare i film con noi, quindi ti consiglierei ti trovare dei bei film tipo mamma mia oppura tutta la saga di harry potter etc e guardarli una volta in italiano e poi in inglese…..noi facciamo spesso così. E se per tv danno un film che abbiamo già visto, lo metto in inglese…sai che puoi farlo anche dal decoder vero?
ciaoooo
grazie Romy… si so che posso farlo su Cielo e la5 schiacciando il tasto di qualche colore, rosso blu o giallo non mi ricordo….ma posso farlo su tutti i canali?
non so se su tutti, ma sicuramente su tanti.
tutti i mediaset e rai sono sicura.
Grazie Romy! se questa sera non crollo addormentata provo…
tutti i canali mediaset hanno la versione in lingua originale, mentre sulla rai non funziona mai, controllo molto spesso e c’è solo l’italiano.
Io ci ho provato ma non ci riesco. Mi date un input su come fare.
Ciao,
per MammaAle: ci sono decine di puntate in inglese delle winx su utube. Inoltre Rai Scuola (canale 146) trasmette programmi (cartoni e giochi) in lingua inglese alle 17 e alle 21.
Roberta
Grazie Roberta!!!!
ho provato ieri con un film sulla RAI in lingua inglese… ma alle 21 ne’ io ne’ mia figlia abbiamo abbastanza energie per seguire un film… provo senz’altro con Rai scuola! (la cui esistenza insieme a RAI Storia mi giustifica a pagare il canone!!!!). Qualcuno sa qualcosa su come avere programmi della BBC senza abbonamenti a Sky & co.?
Ciao Stefano,
leggendo la tua accorata lettera mi sono rivisto in te in quasi tutti gli aspetti.
E colgo anch’io l’occasione per ringraziare BpG e la sua promotrice che davvero ha messo su un blog utile e di facile utilizzo.
Tornando alla tua esperienza ti posso dire che il mio bambino oramai ha 6 anni ma ancor’oggi io con lui mi rivolgo solo in Inglese; anche quando è ora di rimproverarlo e quindi con tono e cadenza adeguata. Anche in mezzo alla gente. Chi non ti conosce ti guarderà con 2 occhi grandi mentre i conoscenti non ci faranno nemmeno più caso.
La mia esperienza mi ha insegnato che noi papà che lavoriamo non riusciamo ad imprimere la stessa forza delle mamme che si cimentano in un progetto così arduo. La mamma e’ per il bimbo il mondo intero noi solo una parte seppur importante. Perciò crescendo ho visto mio figlio fare sempre più la cosa che per lui e’ naturale cioè usare la lingua utilizzata da tutto il mondo che lo circonda tranne il sottoscritto.
A volte mi sentivo scoraggiato. Ma ho continuato creando dei momenti “only english please” in cui sforzando per gioco lo portavo ad usare la lingua attivamente.
Un bel giorno l’ho portato a Londra per 3 giorni. Aveva 5 anni ed era all’asilo. Solo noi due. Senza interferenze linguistiche italiane.
L’ho portato ad un EasterCamp per 2 giorni e ….. e’ partito. Certo con difficoltà ma già alla fine del secondo giorno comunicava con le tutor. Certo in modo semplice ma efficace. E l’accento poi; non lo dimenticherò mai ….. Cominciava ad avere quel brutish sound certo molto lontano dal mio Americano.
Tornati a casa e’ tornato tutto come prima. Ma la lezione l’ho imparatoa: non importa quando non importa come ma lui un giorno saprà comunicare in inglese con molta più facilità di chi non ha la fortuna di poter seguire questo percorso
Buona vita a te e a tua figlia
Ciao
Davide
Grazie anche a te Davide, che bella testimonianza!
Comunque non è vero che il progetto è necessariamente diverso quando se ne fa carico la mamma. Quante mamme, anche madrelingua, non riescono a portare avanti un progetto di bilinguismo…
L’importante è crederci, essere costanti, e metterci prima di tutto tanto amore e rispetto per le esigenze dei bambini. Con queste premesse possono riuscirci mamme, papà, nonni…
Bella anche l’idea di 3 giorni a Londra e 2 di summer camp. A volte si procrastina aspettando il momento giusto, di avere tempo, di potersi permettere la spesa. E invece basta poco, e anche quel poco lancia dei messaggi importanti, a grandi e piccoli.
Ciao,
L.
Grazie Davide,
mi ha fatto molto piacere leggere la tua storia. Sono convinto che finché il tutto viene gestito in armonia e nella più completa naturalezza non possano che derivarne piacevoli sorprese. Forse i risultati potranno essere diversi in relazione a mille fattori, ma indubbiamente anche il peggior risultato sarà comunque un’opportunità in più.
Bella l’idea di qualche giorno a Londra e del summer camp, me ne ricorderò quando mia figlia sarà un po’ più grande.
Stefano
Ciao,
la mia esperienza con mia figlia cinquenne è molto simile a quella di Davide. Vorrei sapere da Davide in che Easter Camp ha iscritto il figlio. Anche noi andiamo a Londra una settimana a Pasqua ma tutti gli Easter Camps che ho trovato sono organizzati durante le 2 settimane precedenti.
Grazie,
Roberta
Io utilizzo un “quasi OPOL” da 7 mesi con le mie bimbe che ora hanno 10 mesi e 4 anni. La grande (2G) ha iniziato spontaneamente a rispondermi spesso in inglese e già questa è una grande soddisfazione. A prescindere dalle singole conquiste in inglese, mi piace come sia riuscita a trasmetterle l’idea che al mondo ci sono tante lingue diverse e conoscerle è una marcia in più. Oggi per esempio giocavamo insieme al telefono multilingue: 2G faceva finta di parlare al telefono in italiano, io ricevevo la comunicazione in francese mezzo inventato (con un calzino sul mio orecchio destro), che veniva tradotta in inglese dal calzino sull’orecchio sinistro, il tutto accompagnato da una serie di voluti errori nei personaggi e la mia bimba rideva, rideva e rideva!!! È vero, c’è sempre il timore di perdere il contatto emotivo e speciale coi propri figli, ma con le giuste attenzioni e tanta fantasia credo che si possano fare grandi cose.
@ Francesco: durante la settimana con mio marito la sera parlo in italiano perché siamo troppo cotti, durante il weekend cerchiamo di parlare inglese. All’inizio mia figlia non accettava che mamma e papà parlassero inglese tra loro perché non capiva e si sentiva esclusa. Ora è tranquilla e a volte è proprio lei a chiedere al papà di parlare in inglese.
Tra un po’ arriverà la scuola e chissà…per ora ci godiamo il presente 😉
Ciao Stefano! Sono una mamma di due bimbe di 2 anni e mezzo e 6 mesi e da quando è nata la prima bimba seguo questo blog. Il mio inglese non é neanche paragonabile ad un madrelingua, ma é una lingua che comunque sento mia e che volevo trasmettere alle bimbe. A casa il libro della buonanotte si legge solo in inglese e anche peppa pig parla solo inglese, ma vorrei fare di più… In particolare volevo chiederti qualche “lettura mirata” che hai fatto (la nomini sulla lettera) .
Per Letizia: non riesco più a trovare quella serie di articoli con il lessico da usare per cambiare il pannolino, fare merenda etc… Sono postati nel blog da qualche parte ma non trovo dove!!
Grazie, Barbara
Ciao Barbara,
qui c’è il blog cui probabilmente ti riferisci:
http://bilinguepergioco.com/2011/10/21/inglese-per-bambini/
Era partito con il lavarsi i denti e poi i commenti hanno sviluppato anche altre situazioni.
Ciao
Francesco
Ciao Barbara,
non ho una lettura mirata da consigliarti. Ascoltando filastrocche, canzoncine, guardando cartoni animati e leggendo qualche fiaba si apprendono termini ed espressioni che nell’austero mondo degli adulti non sono ammesse. Per chi, come me, ha avuto un infanzia “in Italiano”, è stato fondamentale.
Stefano
È sempre molto bello ed utile leggere tutte le vostre testimonianze. Se non fosse stato per BpG e l’insegnante del PlayGroup avrei gettato la spugna davanti alle difficoltà che ho affrontato qualche mese fa! Grazie a Letizia per il sito e a tutti I genitori per il supporto che ci offriamo a vicenda.
Io sto imparando tanti nuovi vocaboli con un libro di stickers in inglese: oltre a giocarci con mia figlia, la sera ogni tanto lo sfoglio per ripassare certe parole ed associarle alle immagini.
Chi non è madrelingua fa un po’ quel che può! Buono studio a tutti
QCiao sonoamma di A. un bimbo di 2anni e mezzo. Da quando è nato ho cercato di entrare le lingue nella sua vita ed in particolare l’inglese. Non sono supportata da nessuno, il papa’ è molto scettico. Non
riesco a praticare Opol, ma canzoni, libri, ghiochi, storielle, cartoni… Avevo dei dobbi che un esposizione cosi’ ridotta sortisse dei risultati, ma ho continuato pensando che l’importante fosse seminare. La scorsa settimana mio figlio mi ha sorpreso chiedendomi:”mamy come si dice in inclese alba?” Da quel momento ho abuto la conferma che i mie tenyativi, le mie piccole drops non sono cadute invano. Ora dovró impegnarmi a migliorare la mia conoscenza della lingua ed il cocabolario visto che il gioco “in inglese come si dice?” sta continuando. E devo inventare nuovi giochi e attività da are in ingleae insoeme, cercando di coinvolgere anche il papa’ che dopo la domanda di A. si è dimostrato lievemente mwno scettico!
Si Grazia ti confermo per esperienza diretta che se, come nel nostro caso, non è possibile applicare il metodo OPOL le drops funzionano sempre ed il bello è che non si asciugano mai!
Ciao Stefano, bella la tua testimonianza. Anche io sono nella stessa situazione, anche mio figlio ha esattamente 2 anni ora. L’unica – grossa – differenza è che lui è un terzogenito e le prime due le ho cresciute pricipalmente in italiano (il bilinguismo, per loro, è arrivato per altre vie: scuola bilingue, ragazze alla pari, viaggi e camp all’estero). La mia esperienza l’ho riassunta qui:
http://bilinguepergioco.com/2013/10/17/lingue-diverse-per-figli-diversi/
Devo dire che è stato tutto molto più semplice di quanto pensassi.
E’ più difficile decidere e cominciare che continuare. Parlare inglese con il piccolo diventa un riflesso condizionato, tanto che devo fare uno sforzo di consapevolezza per parlare italiano ai suoi compagni di asilo nido, quando li incrocio.
Anche per mio figlio l’italiano è la lingua dominante, se non altro perchè sta tante ore al nido italiano e quando parla a me in italiano, magari perchè c’è anche il papà davanti, non faccio mai finta di non capire ma, semmai, ripeto quel che ha detto in inglese.
Devo dire che questo percorso per me è stato ed è anche interessante sotto il profilo scientifico, anche se non sono una linguista. Per un lungo periodo ho tenuto conto delle parole che diceva nell’una e nell’altra lingua, e ho notato che in italiano sono sempre state quasi il doppio che in inglese. E’ anche in italiano che ha cominciato prima a mettere insieme due parole (poi è seguito l’inglese). Viceversa, mi ha sempre colpito la precisione con cui ha discriminato subito nell’uso delle lingue. Davanti a me il papà si chiama daddy e il cane fa “wof wof”. Se mi allontano sento che chiama il padre “papà!” e se menziona un cane fa di sicuro “bau bau”. Questa intelligenza linguistica dei bambini anche piccolissimi mi lascia sempre stupita.
Buon bilinguismo a tutti!
Elisabetta C.
http://www.educazioneglobale.com
Ciao Stefano, anzi ciao a tutti. Sono Cinzia e ho un bimbo di 6 anni, A. Sono laureata in lingue e adoro l’inglese, in particolare ho una predilezione per la pronuncia British. Dopo la laurea purtroppo ho usato l’inglese solo per lavoro e ho perso l’utilizzo nella quotidianità. Qualche mese fa ho scoperto BpG e ho comprato “In che lingua giochiamo”. Nonostante i mille dubbi che ho, sul mio inglese e sull’apprendimento di A., grazie a Letizia e a tutti voi voglio provarci (ci sto già provando a dire il vero) e finalmente mi sono anche decisa a scrivere.
Stefano, in particolare volevo chiederti che materiale hai utilizzato per avvicinarti al linguaggio quotidiano dei bambini. Grazie mille a te per la tua testimonianza e a Letizia che mi ha incoraggiata moltissimo con le sue parole che danno una speranza a tutti. A presto, Cinzia
Ciao Cinzia, ho cercato di assorbire come una spugna un po’ ovunque: cartoni animati, video su youtube e amici EMT con figli.
Probabilmente non sarà mai come aver avuto un’infanzia “in inglese”, ma si fa quel che si può. Non mollare!
Stefano
Buongiorno, forse la mia testimonianza sarà un po’ diversa dato che io sono una ragazza italiana bilingue…quindi, vi posso dare il mio punto di vista che magari coincide con quello di figlia.
I miei genitori mi hanno iscritto ad una scuola americana qui in italia. Ho frequentato la scuola dall’asilo fino alla terza media. Ho imparato a parlare italiano e contemporaneamente l’inglese. Tengo a precisare che per scuola americana non intendo una normale scuola con più ore di inglese, ma che tutte le lezioni (da storia a scienze) erano fatte in inglese. In più avevamo 4/5 ore a settimana di italiano.
Mi ha colpito molto quando il Sig. Stefano ha detto che è un po’ preoccupato per la non completa distinzione delle due lingue. Io ci sono passata eccome…e capitava anche a me, almeno questo è ciò che mi dicono i miei. “confondevo” e storpiavo le parole, ma credo sia normale. Iniziavo una frase in inglese e la finivo in italiano e viceversa. Tengo a precisare che, dato che a casa noi bambino parlavamo esclusivamente in italiano, a scuola era tassativamente vietato parlare in italiano. Anche fra di noi parlavamo in inglese. Io credo, questa è il punto di vista di chi ci è passato, che ci debba essere un fine condiviso fra i due genitori. I miei non parlavano inglese eppure mi hanno sostenuto…cercavano di assecondarmi. ENTRAMBI mi facevano leggere in inglese…Se magari parlavo un po’ in inglese e un po’ in italiano sia mio padre che mia madre cercavano di capirmi. Delle volte capitava, e mi capita ancora adesso, che non mi venga in mente una parola in italiano ma in inglese e i miei sono i primi a dirmi di dirla in inglese, per loro non ci sono problemi.
Io credo che sia qualcosa di davvero utile al bambino iniziare a prendere confidenza con la lingua. Solo così, secondo me, ci s impadronisce davvero della lingua.
Spero di avervi dato un piccolo spunto…per qualsiasi dubbio, contattatemi senza problemi!
Ciao Ester, anche mio figlio sta facendo una scuola internazionale con l’italiano come seconda lingua. Mi interessava sapere dopo le medie che scelte hai fatto? Come ti sei trovata ( se hai scelto la scuola pubblica p comunque italiana) poi nelle scuole che hai frequentato dopo quella americana?
Ciao a tutti, mi chiamo Cecilia e sono appena approdata a questo bellissimo sito. Sono anni che vorrei cominciare a parlare in inglese alle mie figlie, ma poi, un po’ per mancanza di tempo un po’ per pigrizia, ho sempre rimandato. Ora ho 3 bellissime bambine: una di quasi 7 anni, una di 4 anni e 1/2 e la più piccola di 1 anno e 1/2. Vorrei parlare con loro in inglese, cominciando piano piano con dei giochi o delle filastrocche, per poi passare a parlarlo tutti i giorni, magari anche davanti ad altre persone (anche se devo ammettere che mi vergogno a parlare una lingua straniera davanti ad altri!). Avete qualche suggerimento?
La più grande ha iniziato l’inglese alla materna e lo continua anche ora alle elementari, ma le insegnano proprio le basi (colori, numeri, lettere, parti del corpo e qualche canzoncina). Vorrei che soprattutto lei che è più grande, e quindi forse più restia, si approcciasse all’inglese nel modo migliore e meno “aggressivo” possibile.
Aspetto consigli pratici e non! 🙂
Grazie,
Cecilia