Come sta andando OPOL (One Parent One Language) a casa nostra ora che A. ha iniziato la scuola elementare?
Ora che quasi si intravede la fine della prima elementare, possiamo fare un bilancio. Mi limiterò agli aspetti linguistici, il resto merita approfondimenti a parte.
Inevitabilmente la scuola ha portato grandi cambiamenti per tutti.
Il tempo insieme
Il tempo insieme è aumentato, non diminuito. Il che è controintuitivo se ci pensate. Uno pensa che più il bambino è piccolo più sta con la mamma, poi crescendo sta sempre meno con la mamma.
Io però non ho scelto il tempo pieno per A., quindi fa il modulo con 2 rientri settimanali (si chiamano rientri, ma non perchè esce e ritorna, insomma due volte alla settimana esce alle 15.30, gli altri giorni alle 12.50).
Non solo, ho sentito che in questa fase era necessario che passasse più tempo con me (invece che con i nonni), e lo seguo molto nelle attività pomeridiane e i compiti per casa (anche se mia mamma è una maestra elementare in pensione).
Quindi, più tempo insieme. Che fa bene all’Inglese giusto?
Forse. Credo. Non so…
I compiti per casa
Qui ci sarebbe da sprecare fiumi di inchiostro, ma sarò disciplinata. Limitiamoci all’aspetto linguistico.
Quando fa i compiti di italiano, non c’è storia, alla fine gli parlo in Italiano. E’ che proprio non si può fare Italiano parlando Inglese…
Quando fa matematica invece varia. A volte gli parlo in Inglese, altre volte, non poche, decido che il punto è un altro, è la matematica, e vado avanti in Italiano.
Morale, i compiti si fanno prevalentemente in Italiano.
La lettura
Fino a Settembre i libri in Italiano per me sono stati tabù. Leggevo ad A. solo in Inglese, se voleva un libro in Italiano se lo faceva leggere dai nonni.
Già avete capito che ora sono meno rigida…
E’ rarissimo che gli legga un libro in Italiano, io sola. Ma è frequente che leggiamo insieme un libro in italiano, vale a dire che lui lo legge e io lo ascolto, oppure che leggiamo una pagina per uno.
L’inglese quindi?
Sta bene grazie.
Di certo non ha fatto passi indietro. Quest’anno guardiamo più film in Inglese, e ascoltiamo più radio in Inglese (viva i CBBies e viva la webradio!). Ascoltiamo anche più audiolibri durante i viaggi in macchina, che sono diventati più lunghi e frequenti visto che abbiamo cominciato a sciare e a fare escursioni in montagna.
Cantiamo meno in Inglese. Ormai la musica per bambini lo interessa meno. E visto che gli piacciono i miei CD di jazz, io lo assecondo.
Ma legge e scrive in Inglese?
No. Ho completamente accantonato il tema della lettoscrittura in Inglese. Certo ci prova, e ne esce quel che ne esce… Ma io non sto facendo nessun tentativo di insegnargli a leggere in Inglese. Ci arriverà.
Chi mi dà questa fiducia? Il fatto che l’Inglese fa parte della mia e nostra vita, lui lo vive e lo respira. Non credo potrà non imparare anche a leggere e scrivere in Inglese. Ho fiducia nella sua curiosità.
Insomma A. cresce, e l’esperienza del bilinguismo evolve.
Evolve anche la nostra vita. La sua per definizione, essendo un bambino. La mia perchè la mia attività lavorativa è costantemente in divenire e alla fine sta a me decidere che direzione dargli.
La nostra non è un’esperienza di bilinguismo perfetto. L’ho detto mille volte e lo ripeto.
Io sono proprio come voi.
Perdo tempo per scegliere i materiali. Parto con 1000 propositi e ne metto in pratica 10. Devo costantemente ricordarmi di non lasciarmi trascinare dal contesto monolinguistico in cui viviamo.
Come molti di voi vivo il bilinguismo come un aspetto della nostra vita.
Un aspetto importante, ma non più di altri.
Come molti di voi trovo che il bilinguismo, con tutte le sue incertezze, rende comunque la nostra vita più ricca.
So che questo A. l’ha capito, e questo è secondo me il risultato più importante del percorso che abbiamo fatto fino ad ora.
Di certo vedere che a scuola per lui l’Inglese è una passeggiata lo motiva. Ma questo secondo me è un fattore secondario. Credo che abbia veramente capito che l’Inglese è la chiave per comunicare con un mondo di persone. Ovviamente ha aiutato il fatto che abbiamo fatto qualche viaggio, in cui ha conosciuto dei miei amici che non parlano Italiano.
Due lingue però non bastano
Uno dei tanti passaggi che abbiamo fatto quest’anno però è stato capire che due lingue non ci bastano. Stiamo entrando nella fase del trilinguismo.
Ma questo è un tema che andrò a sviscerare con calma, in un paio di prossimi post (uno non basta, vi avviso).
Immagine: Stories for 6 year olds, con CD (audiolibro)
Marilina says
Che bello leggere il commento di una mamma di un allievo di prima elementare! Anche mia figlia S. sta per finire il suo primo anno di scuola elementare (italiana).
Per quanto riguarda il bilinguismo, nonostante la maestra mi avesse consigliato all’inizio dell’anno di non cercare di inserire la seconda lingua scritta ancora, è stata S. a voler leggere e scrivere in spagnolo di sua spontanea volontà. A questo punto, spiegandole in modo molto “soft” (non come una “correzione”) le differenze fonetiche di alcune consonanti, abbiamo iniziato a leggere e scrivere insieme in spagnolo a modo di gioco, senza per questo creare confusione con la lettura e la scrittura in italiano.
Quando facciamo i compiti, io continuo per lo più a parlare in spagnolo soprattutto quando le spiego un esercizio o le faccio qualche appunto. Il bello è che S., che parla e comprende perfettamente lo spagnolo, mi chiede di spiegarle gli esercizi di matematica in italiano! Il che mi sembra del tutto normale, perché io stessa, dopo più di 20 anni in Italia, se devo fare due conti un po’ complicati, li devo necessariamente fare in spagnolo.
Ovviamente mi rendo conto di quanto sia più semplice introdurre la seconda lingua letta e scritta quando si tratta dello spagnolo, rispetto all’inglese!
Rispetto alla necessità di una terza lingua, è ovvio che per noi sarà l’inglese. S. già dall’asilo fa lezioni di inglese, e quest’anno frequenta un laboratorio pomeridiano con un’insegnante madrelingua che si svolge una volta a settimana nella stessa scuola, ma non è obbligatorio. Lei certamente si lamenta che vorrebbe uscire prima da scuola, anzi che restare a lezione di inglese. Spero che presto si renda conto dell’importanza che ha l’apprendimento di una terza lingua, e sopprattutto dell’inglese!
Buona giornata.
Marilina
Bilingue Per Gioco says
Ciao Marilina, mi hai ricordato che avevo traslasciato il tema della lettura in Inglese. Ora ho aggiornato il post.
Grazie,
Letizia
L'angolo di me stess says
E allora aspettiamo il trilinguismo…noi ci siamo entrati con il nostro trasferimento in Francia, che durerà però solo 3 anni; dopo voglio trovare un modo soddisfacente per poterlo portare avanti anche in un contesto monolinguistico.
Vera says
Ciao Letizia! Sono nuova nel blog, ho provato a cercare post passati sull’argomento ma non ho trovato esattamente quello che cercavo. Ho un bimbo di 3 mesi con cui parlo solo inglese dalla nascita (non sono madrelingua ma molto fluente). Il papà e tutti gli altri gli parlano in italiano, io e il papà tra di noi parliamo italiano. So anche molto bene il francese e mi piacerebbe insegnarglielo ma non vorrei creare confusione (sto seguendo il metodo “one person one language”), anche se ho letto che il momento migliore per imparare una lingua è entro i sei anni, meglio entro i due. Avevo pensato a un asilo bilingue ma, al di la del costo, in zona ci sono solo asili in inglese, per cui a un certo punto potrei solo cambiare io da inglese a francese e mandarlo all’asilo.. ma non vorrei confonderlo cambiando la mia lingua (sono la persona von cui passa più tempo per ora). Hai consigli?
Francesco S. says
“Credo che abbia veramente capito che l’Inglese è la chiave per comunicare con un mondo di persone.”
Mi permetto di commentare questo tuo passo, rifacendomi all’esperienza dei miei due giovani gemelli(ricordo per chiarezza, sono in Third Primary, e sono allievi di scuola internazionale inglese dalla Nursery). Ad un bimbo delle elementari, si può anche spiegare che l’inglese serve perchè è parlato in tutto il mondo: loro lo capiscono e lo ripetono, bontà loro! Ma quello che convince “la pancia” è realizzare che sapendo l’inglese si possono trovare e gustare su Youtube anche gli ultimi episodi dei propri cartoni preferiti, quelli che in italiano ancora non sono disponibili, e capire ad esempio che le voci originali di My Little Pony (perdonaci i gusti trash, Letizia!) sono più belle.
Motivazione di basso livello? Sicuramente. Ma funziona!
Bilingue Per Gioco says
Francesco, hai ragione.
Sono consapevole del fatto che un po’ di trash non ha mai ucciso nessuno, nemmeno me (che ancora ricordo Hello Spank, il re del trash), ma fatico poi a far entrare questo trash nella mia vita.
Proporrei di aprire una rubrica:
Trash English
Chi la cura?
L.
Francesco S. says
Let’s get started!
Authentic Uk chavy (british for trash, I believe):
1st rank: Jordan
2nd rank: Mary Pollard!
Bilingue Per Gioco says
eh, però una rubrica presuppone un post, anche breve, ma un post. con un po’ di info, dettagli, una storia… l’immagine se vuoi ce la metto io.
coraggio Francesco, curare una rubrica trash secondo me è uno dei tuoi grandi sogni reconditi.
l’occasione per crearti un alter ego
volendo anche un momento di rivalsa collettiva: papà trash vs. mamme cervellotiche
😉
L.
Ama says
Carissimi, vi leggo da tanto tempo e finalmente, eccomi qui.
Mio figlio ha 10 anni e da sempre l’inglese fa parte della nostra vita pur essendo noi tutti italiani.
Percorso: asilo, scuola elementare pubblica e l’intenzione di parlare inglese con il cuore, un po’ come si parlavano i dialetti di origine nelle case delle famiglie che si spostavano al nord, magari un po’ contaminato dalla lingua divenuta dominante, ma con affetto. Lasciando dunque stare la parte “strutturata” con l’idea che è più facile acquisirla in seguito mentre invece il processo opposto dopo una certa età è molto difficle.
Frequenta una scuola di inglese specializzata in bambini, molto buona, tre ore il sabato mattina.
Letture inglesi da subito (ovviamente lui ascoltava e guardava le figure) e piano piano, senza stress, oggi io domani tu, ora legge bene. Ovviamente i libri sono di livello più basso rispetto alle letture italiane, non voglio dire qualitativamente ma, per esempio, più figure e meno testo ecc. ma penso che l’avevate intuito.
Risultato. So che a molti sembrerà scarso e ci sono momenti che anche io mi chiedo se, considerato lo sforzo (anche economico), valeva la pena ecc. Mio figlio capisce quasi tutto anche con bambini madrelingua, ma non dice una parola, almeno con me e, quando si degna, mi risponde sbagliando allegramente tutte le forme possibili, visibilmente infastidito.
Mi chiedo quindi se continuare all’infinito col sistema -io inglese – lui (risponde) italiano- lasciando la parte attiva ai viaggi e agli incontri che però, nell’arco dell’anno, sono ovviamente limitati, o forzare la mano in maniera un po’ più brutale, ma anche questo mi pare innaturale.
Era tanto che volevo inserirmi nel blog, ho preso coraggio oggi.
A.
Arianna says
Ciao Letizia e tutti,
approfitto di questo post per condividere anche i nostri progressi in materia di acquisizione della literacy nella seconda lingua. Mia figlia maggiore, bilingue bilanciata ita-eng, ha iniziato il percorso di lettoscrittura prima in inglese, tra i 5 e i 6 anni, con insegnante a domicilio. Oggi frequenta la seconda primaria in una scuola statale, anche lei al modulo, quindi le tre volte a settimana in cui esce all’una continuiamo con il percorso in inglese a casa; dal punto di vista dell’impegno devo dire che finora è una cosa assolutamente fattibile e del tutto compatibile con i compiti di scuola (lei è sempre stata molto indipendente a questo riguardo, ma quando mi capita di doverle spiegare qualcosa io continuo con l’inglese anche se sta facendo italiano; dove non, o difficilmente, traducibile perché in inglese non esiste il concetto analogo – soprattutto riguardo all’analisi grammaticale, coniugazione dei verbi ad esempio – uso un metodo del tipo “quote” – frase italiana – “unquote” e continuiamo in inglese). La lettura va come un treno perché adora leggere, soprattutto in inglese; all’inizio ha usato i graded books di Oxford reading tree, di cui si è parlato più volte anche in questo blog; ora si sceglie di volta in volta ciò che le interessa (al momento, per esempio, sta finendo la serie di The diary of a wimpy kid http://www.amazon.co.uk/gp/aw/d/B005KPNK2U/ref=mp_s_a_1_2?qid=1397053958&sr=8-2&pi=AC_SX110_SY165 )
Per quanto riguarda la scrittura e lo spelling: finora è stato il vero scoglio, naturalmente il tutto è molto più complicato in inglese che in italiano, almeno finché non si arriva alla grammatica. Negli ultimi mesi però ho visto notevoli miglioramenti, sia perché scrive di più in inglese (al computer, per esempio) sia da quando l’insegnante ha introdotto questo quaderno attivo di Kumon http://www.amazon.it/gp/aw/d/1935800582/ref=mp_s_a_1_6?qid=1397057835&sr=8-6&pi=AC_SX110_SY165_QL70
che a lei piace tantissimo e ha anche il vantaggio di trattare in inglese la gran parte degli argomenti che stanno facendo in italiano a scuola.
La sorella di 5 e mezzo, che sarà in prima il prossimo anno, sta seguendo lo stesso percorso, anche se noto differenza nell’approccio alla lettura: anche lei ama i libri, e molto, ma è più pigra nella lettura autonoma, anche perché ha la sorella come “lettrice aggiuntiva” e ne approfitta a man bassa 😉 Sulla scrittura, grazie all’inglese ha conquistato lo stampato minuscolo in aggiunta al maiuscolo che fanno a scuola, e che invece la sua insegnante di inglese praticamente non usa; anche qui è stato molto utile un altro dei libri Kumon, questo: http://www.amazon.it/gp/aw/d/1933241047/ref=mp_s_a_1_3?qid=1397057835&sr=8-3
Funny enough per la scrittura in inglese si sta rivelando molto utile un corsetto di cinese in cui è stata da poco inserita poiché l’insegnante con conosce l’italiano e quindi fa la traslitterazione degli ideogrammi con la traduzione in inglese e quindi becchiamo due piccioni con una fava (oddio, il piccione cinese magari lo becchiamo giusto di striscio ché, a quanto ne so, la faccenda è sicuramente più complessa e mica ce la caviamo così, comunque a lei piace e finché si può si va avanti).
Un abbraccio a Letizia,
Arianna
Chiara says
Ciao Letizia, scrivo dopo qualche mese di silenzio perché nel frattempo ci siamo trasferiti nelle isole Canarie dove mia figlia frequenta una scuola inglese e dove quindi, per la prima volta, si è cimentata ufficialmente con la lettoscrittura inglese (oltre che con quella spagnola, lingua a lei sconosciuta fino alla scorsa estate ma seconda lingua della scuola e madrelingua di molti suoi compagni).
Non mi dilungo sulle tante implicazioni sul bi- e trilinguismo che questa esperienza sta portando con sé, ma vado al punto sulla lettoscrittura; Emma frequenta il four year della primary proveniendo direttamente da una terza elementare pubblica italiana e non ha avuto alcun problema con la lettura e, a parte qualche piccolo errore di spelling, nemmeno con la scrittura. Lo stesso dicasi per lo spagnolo, pur non avendolo mai né sentito, né parlato prima dello scorso agosto.
Gli unici problemi li stiamo riscontrando con la matematica, materia che non è mai stata il suo forte: io cerco di aiutarla, ma mi chiedo in che lingua farlo. Ho provato in inglese, ma non lo padroneggio abbastanza per spiegarle con chiarezza concetti matematici senza fare errori, finendo così col mischiare le due lingue inglese e italiano. Quindi ora lo faccio in italiano, pur seguendo metodologia e terminologia inglesi (intendo punti al posto delle virgole, modi di fare le varie operazioni etc). Mio marito sostiene che il bilinguismo in matematica è impossibile perché uno conta e calcola sempre nella sua madrelingua. Sono molto confusa: mi piacerebbe sapere dalle esperienze/conoscenze tue e degli altri genitori di “Bilingue per gioco” se l’uso di più lingue nelle spiegazioni della matematica può creare problemi e, nel caso, come li avete affrontati.
Arianna says
Chiara, da quello che so tuo marito ha ragione; comunque nella mia esperienza ti posso dire che con mia figlia in seconda primaria continuo a mantenere l’inglese, poi è lei che quando deve fare un conto un po’ più complesso (ad esempio all’indietro per sottrarre o le tabelline a salti) mi chiede di dirlo in italiano. Quindi ho l’impressione che nei prossimi anni, quando gli argomenti di studio si faranno più complicati, la matematica si farà in italiano…
Attendo anche io altri commenti ed esperienze in merito.
Un saluto,
A
Marilina says
Chiara, non so se hai letto il mio post sopra. Confermo: la matematica si fa nella lingua dominante. Mia figlia, bilingue italo-spagnola, quando si tratta di spiegare gli esercizi di matematica, mi chiede di farlo in italiano. In spagnolo parliamo di qualsiasi altro argomento, anche di storia, di astronomia o di musica, ma con i numeri non c’è niente da fare. La matematica l’ha imparata a scuola italiana, e quindi la vuole spiegata da me anche in italiano. Io, d’altro canto, dopo più di 20 anni in Italia, i conti un po’ complicati li devo fare necessariamente in spagnolo. Quindi non mi stupisce per niente. Saludos a las Islas Canarias!
Chiara says
Grazie Arianna e Marilina, credo proprio che continuerò ad aiutarla in italiano, anche perché onestamente credo di non essere all’altezza di spiegare bene la matematica in inglese. Mi chiedo solo se certe difficoltà che ha in matematica siano in parte dovute al bilinguismo…
Saludos de la Islas Canarias!
Anna C. says
Ma A. non si annoia durante le lezioni di inglese a scuola ?
antonietta says
Ciao Letizia,
complimenti per il nuovo look!
Ho letto del tuo progetto di inserire per A. la terza lingua.
Mia figlia è bilingue italiano/inglese, è coetanea del tuo A.; spesso desidera vedere alcuni cartoni in francese o spagnolo, in altre parole credo sia incuriosita da altro che non sia italiano e inglese (che per lei sono scontati).
Vorrei cogliere la palla al balzo per avvicinarla a una terza lingua.
Il problema è che non so scegliere quale lingua proporle in considerazione dell’utilità lavorativa e non che ne potrà ricavare da grande.
Hai voglia di commentare e, visto che hai promesso di parlare di questo tema, anticipare, nel frattempo, qual’è la vostra terza lingua e per quale motivo l’hai scelta?
Grazie
Sara says
Quanto scrivi sul come vivi i tuo “bilinguismo non perfetto” mi consola molto, mi rasserena, non so spiegare perché. Il fatto che è dalle esperienza di bilinguismo non perfette non si sa mai che risultato aspettarsi, forse bisognerebbe avere obiettivi più chiari di quelli che ho avuto io. E…a proposito di trilinguismo, io ho iniziato fin da subito ma del tutto casualmente affiancando anche il francese, in misura minore, legandolo a personaggi (trotro, petit ours brun, petit Nicholas)….devo dire che in alcuni momenti ho avuto piu’ soddisfazione da questa esperienza che da quella principale (inglese)…forse proprio perché non avevo alcuna aspettativa 🙂
Francesca says
Ciao Letizia, Complimenti per il progetto e le utilissime informazioni che dai.
Ti scrivo perché mi sono trasferita con la famiglia in australia un anno fa direttamente dall’Italia. Mio figlio di 5 anni ha così iniziato la scuola qua, ovviamente in inglese. A casa parliamo italiano anche se il suo inglese sta diventando sempre più forte. Ora scrive e legge abbastanza bene in inglese ma sento la necessità di insegnargli a farlo anche in italiano. Hai consigli da darmi su metodi e/o libri?
Grazie,
Francesca
Elena Z. says
Bellissimo forum! Mia figlia S. compie i 7 anni alla fine di aprile. Nata e cresciuta negli Stati Uniti con una conoscenza molto limitata dell’italiano. Mea culpa, mea culpa! Parliamo solo in inglese a casa (il papa’ e’ americano) e per quanto circondata da amicizie italiane con cui io parlo in madrelingua, lei si e’ sempre rifiutata di parlarlo fino a qualche mese fa. Quattro permanenze di un mese in Italia e voila’ comincia anche lei. Ci trasferiamo a Venezia all’inizio dell’estate e sto valutando due scuole internazionali, una a Mestre e una a Treviso. A parte il desiderio che lei diventi bilingue al 100% vorrei poi più’ avanti introdurre una terza lingua. Gradirei sapere se qualcuno di voi conosce le scuole e mi sa dare un parere, anche se magari per sentito dire.
Grazie,
Elena
Bilingue Per Gioco says
Francesco S. è la persona giusta per consigliarti… Gli chiedo di dire la sua…
Ciao!
L.
Martina says
E’ da un po’ che non ti leggo, ma ti ho sempre nella mente e nel cuore perché il tuo blog mi e’ sempre piaciuto. E adesso ho una domanda difficile (anzi, spero che non lo sia!).
Io e mio marito siamo italiani. Viviamo in California da 8 anni. Abbiamo due figlie di 6 anni e mezzo e 4 e mezzo, che sono perfettamente bilingue (noi parliamo solo in italiano e l’inglese lo hanno imparato “da sole”).
La grande ha finito il primo anno di scuola, quindi ora sa anche leggere e scrivere in inglese – e in modo sorprendente, senza che nessuno glielo abbia insegnato, scrive e legge anche in italiano (perché i primi sounds che imparano a leggere sono esattamente come quelli italiani) – ovviamente per adesso l’italiano letto e scritto e’ meno fluente dell’inglese.
La mia piccolina invece l’inglese lo parla benissimo avendo frequentato la scuola, ma non ha ancora imparato a leggere.
Ecco il problema: questa estate ci trasferiremo in Italia, quindi la grande andrà in seconda elementare (italiana) e la piccola all’ultimo anno della materna.
Io e mio marito stiamo cercando di decidere come fare per conservare il loro bilinguismo, al di la’ della eventuale baby-sitter madre lingua e di TV e libri in inglese, uno di noi due deve parlare in inglese a casa? O meglio se tutti e due lo parliamo a casa? E che succede dopo che per tutta la vita delle bimbe noi abbiamo parlato in italiano con loro? Sara’ un big deal?
Ogni aiuto, commento e suggerimento e’ ben accetto, ed anzi indispensabile!
Grazie mille,
Martina
Valeria says
Ciao Martina,
se deciderete di parlare inglese con le vostre figlie (magari, per facilitare il cambiamento, solo in certe occasioni o per esempio una settimana si una no, come faccio io) penso che a quell’età sia fattibile per voi spiegare e per loro capire le ragioni (per esempio che i bambini se smettono di usare una lingua se la dimenticano). Immagino comunque che vi avranno già sentito spesso parlare inglese seppur con altre persone. In bocca al lupo. Valeria