Oggi vi racconterò come è andata l’anno scorso a Berlino:
Nicholas ha frequentato di nuovo la prima/seconda classe (“jahrgangsübergreifende Klasse“, ovvero una classe che riunisce alunni di prima e seconda).
Ho preso questa decisione soprattutto perché l’anno scolastico in Italia è stato molto stressante, con un pesante carico di compiti. Sempre per questo motivo ho deciso di non prendere il libro per l’estate “consigliato” dalle maestre spiegando a Nicholas che lui faceva già 5 settimane di scuola a Berlino. Messa così gli sembrava una cosa meravigliosa: niente compiti! 🙂
Durante l’estate, passata come al solito in Alto Adige, ho cercato di proporre letture, cruciverba e altre attività in lingua tedesca (v. anche Schule spielen). Questo, unito al fatto che frequentava il centro estivo tedesco (v. i miei post precedenti), ha fatto sì che quando è stato il momento di andare a Berlino, il suo cervello fosse ormai al 90% “tarato” sul tedesco.
Una fase intermedia questo tipo, tra scuola italiana e scuola tedesca, è sicuramente d’aiuto per rendere il passaggio il più fluido possibile.
Arrivati a Berlino Mitte, il cuore pulsante della capitale, che Nicholas adora, perché “c’è così tanto” rispetto alla periferia di Padova, Nicholas ha iniziato ad avere una piccola crisi: “non ho amici”, “dicono sempre menno!”, “mi interrogano”, “non so più bene il tedesco”… Ma il giorno dopo, quando sono andata a prenderlo a scuola alle 11.40, i commenti sono stati “devo ammettere che è stato bello”, “non vedo l’ora che sia domani, perché Frau K. mi dà i libri di terza!” (con il “Naturkundebuch”, libro di scienze).
Perciò, superata l’ansia che ogni tanto mi assale (sto facendo la cosa giusta? lo sto stressando?), il periodo alla Berliner Schule è partito alla grande!
Quale dettaglio tecnico per chi forse non ha letto le mie precedenti puntate e qualche aggiornamento utile rispetto agli altri post:
– le assicurazioni di responsabilità civile e malattia comprese con i voli non coprono periodi superiori a 31 giorni, perciò abbiamo dovuto fare un’assicurazione a parte (noi abbiamo scelto la Europäische Reiseversicherung, ma ce ne sono molte altre
– l’abbonamento ai mezzi di trasporto per un bambino in età scolare è di 28,90€ con “Schülerausweis” (tessera emessa dalla scuola) e “Kundenkarte” (tessera della società dei trasporti BVG), entrambe con foto tessera
– i buoni pasto per la nostra scuola possono essere richiesti alla “Küchenfee” (la cuoca, detta Fata della Cucina) e hanno un costo di 21,50€ per dieci pasti; immagino che se la scuola ha una mensa esterna, si debba fare un contratto di un mese con la ditta
– chi non ha “diritto” al doposcuola ovvero a lasciare il bambino anche il pomeriggio, quando non ci sono lezioni ma solo attività ludiche, sport e/o si fanno i compiti, può mangiare alla mensa scolastica e poi rimanere al “Schülerclub” fino alle 14.00; per poter lasciare il bambino anche il pomeriggio bisogna fare una richiesta che prevede la notifica del proprio domicilio alla Polizia (“Anmeldung”) e parte dal presupposto che i genitori abbiano un lavoro che li impegna anche il pomeriggio
– quando fa troppo caldo, le lezioni terminano alle 11.40 (v. “hitzefrei“) e comunque spesso le lezioni si svolgono all’aperto durante la stagione calda
Cosa ci ha dato la scuola: tutti i libri di testo (per es. Lesebuch Duden) in prestito dalla “Schulbibliothek”, la biblioteca della scuola. Questo libro contiene un bellissimo CD con dei testi in formato audio. Era così bello che lo abbiamo comperato!
Cosa abbiamo dovuto acquistare: penna stilografica (che da noi in Italia è “vietata” – boh!) + penna stilografica o a sfera di riserva, raccoglitore da ufficio, blocco da disegno e quaderni formato A5.
Questi ultimi li trovo geniali, perché ogni riga è divisa in tre parti tramite righe orizzontali, come qui in Italia, ma la parte centrale è in grgio e lo sfondo è colorato, in modo tale da distinguire a colpo d’occhio ogni riga. Se volete provare a usarli, ci sono dei modelli da scaricare, come ad esempio questo.
Dal secondo giorno di scuola Nicholas ha iniziato a fare il tempo “normale”, cioè fino alle 14.00 al “Schülerclub” (una specie di dopo scuola). I bambini che vanno al Schülerclub sono quelli che non fanno il pomeriggio.
Mangiano tutti insieme e dopo pranzo vengono divisi in Schülerclub e quelli che rimangono tutto il giorno. Chi voleva giocare fuori, può comunque farlo e allora sono di nuovo tutti insieme. Nell’aula adibita allo Schülerclub ci sono un divano enorme per rilassarsi o leggere, delle scrivanie, una marea di giochi da tavolo e la cesta dei travestimenti. Quest’ultima è un’idea della maestra, che invece di gettare gli abiti, le scarpe e gli accessori dismessi, li ha portati a scuola per far divertire i bambini che vogliono travestirsi. Dai racconti della maestra pare che Nicholas abbia organizzato delle vere e proprie sfilate, facendo ridere tutti. Altra attrazione tanto amata: una cassa piena zeppa di Playmobil e una di Lego. Inutile chiedersi come mai i bambini non vogliano mai tornare a casa… 🙂
Nicholas avrebbe tanto desiderato rimanere tutto il giorno, ma volevo evitare la trafila di cui sopra. Non è da escludere che quest’anno io decida di fare domanda e di lasciarlo anche il pomeriggio. Vi farò sapere!
I nostri pomeriggi seguivano un programma abbastanza flessibile, tranne per il martedì pomeriggio, quando Nicholas frequentava un corso di ceramica in una scuola pubblica di Pankow. L’iscrizione è stata molto informale e l’insegnante estremamente gentile e preparata. I bambini hanno lavorato al tornio e creato degli oggetti stupendi. Molti pomeriggi li abbiamo passati gironzolando per librerie, musei, parchi e quant’altro.
Ci sono anche stati degli incontri con altri Gastschüler, infatti il nipote di una mia cara amica ha frequentato per due settimane la scuola media. Lui non è bilingue, studia il tedesco a scuola, ma se l’è cavata davvero molto bene! Anche lui è stato accolto calorosamente da ragazzi e docenti e l’esperienza è stata positiva. Abbiamo incontrato anche i nostri due amici italiani gemelli, figli di un’altra utente di Bilinguepergioco, che ringrazio sempre per i suoi consigli e gli scambi interessantissimi.
Infine, un giorno, mentre eravamo in un parco, abbiamo conosciuto un ragazzo di 18 anni con una bambina di ca. 5 anni. Ci ha raccontato la sua esperienza di Gastschüler: era appena arrivato per fare tutto l’anno scolastico a Berlino in un liceo scientifico. Sembrava molto entusiasta e anche il fatto di dover portare la sua “sorellina” al parco non gli dava assolutamente fastidio, anzi la faceva giocare e divertire mentre cercava di chiacchierare con noi.
Ci ha spiegato che lui era uno dei pochi che aveva scelta un paese tedesco, mentre la maggior parte di quelli che conosce andavano in Inghilterra o negli Stati Uniti. Per riuscire a fare l’anno scolastico a Berlino lui si era appoggiato al Rotary Youth Exchange, perché dice che è il sistema più economico e anche molto selettivo (io non lo conosco, perciò se qualcuno è informato più di me, mi illumini!). Ha aggiunto che qualche suo amico si è anche organizzato lo studio all’estero autonomamente, contattando le scuole e le famiglie.
Questo incontro mi ha fatto molto pensare: ho capito che c’è un grande numero di ragazzi che va all’estero e che fa ricorso alla propria intraprendenza per realizzare un sogno con un budget limitato. E speriamo che queste esperienze diventino sempre più numerose e semplici da organizzare!
Tornando a noi: anche questa volta il tempo a Berlino è volato. Nicholas si è amalgamato così bene con i bambini a scuola, in particolare con due, così l’ultimo giorno abbiamo deciso di fare una piccola festa con dolcetti e bibite. Tutte le maestre hanno fatto un regalo a Nicholas: un nastro da ginnastica artistica, con il quale Nicholas giocava sempre, una biro con gancio per attaccarla ai pantaloni o allo zaino, una raccolta di enigmistica per bambini, un libro di testo di terza e un biglietto firmato da tutti i bambini.
Quando è arrivato il momento di salutarsi, i bambini della classe di Nicholas lo hanno circondato abbracciandolo e gridando in coro “non andare via!”. È stato un momento molto commovente. I bambini si sono scambiati gli indirizzi e poi siamo andati via con le voci dei bambini che chiamavano “torna presto!”.
Un altro anno scolastico è passato e abbiamo organizzato il nostro prossimo soggiorno a Berlino. La cosa che non sapevo, è che ogni tanto l’inizio della scuola slitta, cioè i vari Länder si danno il cambio e quelli che solitamente iniziano prima, iniziano dopo. E così quest’anno la scuola a Berlino inizia il 25 agosto. Non sapendo quando sarebbe iniziata la scuola in Italia (perché ancora non erano uscite le date) ho deciso che avremmo comunque fatto un mese, anche con il rischio di far perdere a Nicholas qualche settimana di scuola in Italia.
Ho inviato la proposta delle date alla preside (25 agosto – 19 settembre), prenotato i voli e stipulato l’assicurazione. Nel nostro scambio di mail, la preside mi ha comunicato di aver messo Nicholas nella classe terza in cui andranno i suoi due migliori amici. Ha aggiunto che “l’organizzazione dei soggiorni di Nicholas come Gastschüler ormai è rodata” e io ho preso la palla al balzo per chiederle di fare un’intervista. Perciò non è da escludere che prossimamente leggerete di un’esperienza di studenti stranieri nella propria scuola 😉
Marilena says
Sabina, mi sembri sempre molto contenta della tua esperienza con la scuola tesdesca e mi sembra che le scuole siano molto flessibili e disponibili e questo mi fa molto piacere. Vorrei sapere se hai pero’ informazioni su come avviene la divisione dei ragazzi fra il gymnasium e i vari istituti tecnici e professionali. Da quello che io ho sentito i bambini vengono divisi molto presto, gia’ alla fine della quarta elementare e poi per un bambino che e’ stato messo in una scuola professionale e’ quasi impossibile spostarsi al liceo e di conseguenza andare all’Universita’. Perche’ soltanto chi ha frequentato il Gymnasium puo’ iscriversi all’Universita’. Tu sai come funzione questo sistema? A me sembra un po’ troppo rigido pero’ da come tu descrivi la scuola elementare, mi sembra invece molto “child-oreinted”. Mi chiedo quindi cosa succede nella realta’.
Grazie
Mihaela says
Ciao!
Sono la mamma di una bambina di 5 anni. Io sono rumena e parlo con lei il rumeno, il padre e italiano e parla con lei l’italiano.
Vorrei trovare la possibilita che la mia figlia si fa, ogni anno, una vacanza in Italia, a pagamento, per poter parlare l’italiano insime a I suoi coetanei.
Qualcuno ha conscenza di un centro che organizza questo tipo di attivita, in Italia?
Sabina says
Marilena,
io non sono esperta, ma so che quello che tu dici è una delle problematiche della scuola tedesca, assieme alla non-inclusione o minore inclusione dei bambini disabili.
Ho chiesto informazioni in tal senso anche alla nostra scuola berlinese, ma mi hanno detto che non è tutto nero o bianco e che è vero che qualcuno cambia già dopo la quarta classe, ma non tutti. Dicono anche che non è più come una volta, che se uno è un “Nachzügler”, ovvero uno che si sveglia tardi, ha comunque la possibilità di andare all’università.
Vedi anche lo schema qui:
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/50/Deutsches_Bildungssystem-quer.svg/500px-Deutsches_Bildungssystem-quer.svg.png
Comunque informazioni più dettagliate, statistiche e studi specifici non te li so dare, forse Raffaella, quando leggerà questo post risponderà dando qualche dato da esperta 😉
barbara says
La prossima settimana E. di quasi 5 anni andrà a Bolzano al Sommerkindergarten con il programma “Halli Hallo..ciao ciao..bye bye” che ho trovato grazie a un tuo suggerimento. E’ stato il compromesso scelto dopo che i Kindergarten privati Froebel di Colonia mi avevano gentilmente negato la domanda come Gastschüler già a dicembre dell’anno per dicembre 2014 spiegandomi che purtroppo hanno delle liste di attesa molto lunghe. Alla fine sono contenta che sia andata così perchè sicuramente sarà meno duro per mio figlio il primo approccio al tedesco fuori casa dato che si capisce tutto ma quanto parlarlo siamo quasi a zero, più per vergogna che per altro. Lui è incuriosito all’idea come dice lui “d’insegnare il tedesco ai bambini italiani” e non credo che avrà nessuna difficoltà di adattamento grazie anche al suo carattere estroverso. In realtà si tratta di un programma bilingue rivolto a bimbi italiani che vogliono approfondire il tedesco e viceversa. Infatti avranno sia insegnanti madrelingua italiana che tedesca con attività che verranno svolte i gruppi separati ma anche tutti insieme. Quindi perfetto come primo approccio alla lingua. Sono molto curiosa di vedere come andrà e poi vi farò sapere!
Barbara
raffaella says
noi stiamo partendo da Berlino, e se volete vi scrivo nei dettagli di come sono le gastroenteriti berlinesi 😉 ne avremmo fatto volentieri a meno 🙂
pur essendo nella stesa città di Sabina, la nostra esperienza dal punto di vista burocratico/amministrativo è diversa (ad es. niente assicurazione, ovvero usiamo la RC italiana), e anche più tormentata da punto di vista delle classi (la figliola ha cambiato 4 classi in 4 anni), perché ci deve essere la maestra disponibile a fare lo scambio, e qui di regola ogni due anni le maestre “lasciano” la loro classe
nelle scuole dove siamo stati noi non esiste lo schülerclub, o c’è il tempo pieno obbligatorio (l’eccezione), oppure il doposcuola con mensa ma con pochi posti, per cui neanche tutti i bimbi indigeni riescono ad entrare, e quindi per noi da fuori nisba …
detto questo, visto che i nostri vengono per la questione delle vacanze “scombinate” sempre o all’inizio o alla fine dell’anno scolastico locale, quest’anno si sono beccati giochi della gioventù, gita di fine anno, uscita in gelateria e al parco giochi, quindi ogni volta pensano che le scuole tedesche siano luoghi molto ameni 🙂
in quarta elementare cambia tutto radicalmente, perché ci sono le pagelle in base alle quali si decide se andare all’avviamento o al liceo (a Bln si può scegliere fino in sesta, ma le famiglie “bene” cercano di anticipare), e le maestre pestano duro, sia mio cognato oggi che una mamma ieri mi raccontavano di ripetizioni alle elementari e/o genitori che devono seguire moltissimo i figli a casa perché abbiano i voti giusti per andare al liceo. poi, come in Italia, cambia moltissimo da scuola a scuola e da maestra a maestra.
la politica scolastica attuale tedesca è di “italianizzazione”, per cui inseriscono il doposcuola (che chiamano tempo pieno), un po’ di bimbi dalle scuole differenziali stanno passando a quelle normali, esistono scuole superiori diverse dal liceo in cui puoi fare la maturità, tutte cose estranee al sistema tedesco classico
secondo me la grossissima differenza rispetto all’Italia è che si parla e si scrive spessisimo di scuola, la scuola viene sentita come una risorsa importante, sembra che tutti ci tengano molto
se potessi per i miei figli vorrei una scuola che mette insieme le cose più riuscite di ogni paese 🙂
barbara says
Vi racconto brevemente la mia esperienza di una settimana col programma bilingue halli..hallo..ciao ciao..bye bye.. organizzato presso una scuola dell’infanzia di Bolzano (ne accennavo sopra):
sicuramente positiva come esperienza per favorire l’apertura culturale in un bambino di quasi 5 anni come mio figlio con pochissimi contatti col tedesco a parte il mio.
E’ servita per “scioglierlo” e per fargli capire che il tedesco esiste anche fuori di casa e fuori dal ns. contesto familiare, addirittura in un’intera città! Ed è servita per farglielo vivere con la massima spontaneità in ogni tipo di contesto anche se completamente nuovo. Si è adattato subito alla nuova situazione e ci si è buttato.
Naturalmente abbiamo approfittato di tutte le proposte culturali rigorosamente bilingui della città: dalla visita guidata in tedesco al museo archeologico della mummia Ötzi alla visita del Planetarium Alto Adige con proiezione di 1 ora di un filmato sul sistema solare adatto a bambini di 5 anni che abbiamo visto rigorosamente in tedesco.
Per quanto riguarda la scuola l’avevo iscritto inizialmente nella classe italiana con 3 ore di tedesco al giorno ma già dopo il primo giorno ho capito che era un approccio troppo soft e, d’accordo con la direttrice (gentilissima e molto disponibile) l’ho subito fatto spostare nella classe tedesca con 3 ore d’italiano al giorno (+ 1 d’inglese) dove tutte le principali attività della giornata (canto-letture-bricolage-disegno) venivano svolte in tedesco.
I bimbi erano principalmente di L1 tedesco e L2 italiano ma anche viceversa, come mio figlio.
E qui veniamo al neo di quest’esperienza: essendo comunque bilingui, tutti capivano tutti. E quando alla fine del secondo giorno ho chiesto alla maestra se mio figlio si sforzasse effettivamente di parlare tedesco mi ha risposto che i bimbi “tedeschi” in realtà si sforzavano di parlare italiano con lui. Per cui alla fine dei conti se non era per la maestra che li “obbligava” parlare e rispondere in tedesco (per es. l’appello in classe alla mattina, la richiesta alla maestra di andare in bagno ecc.) il bilinguismo dei bambini prevaleva e ognuno tendevano a parlare la propria lingua perché tanto tutti si capivano.
Morale: mi sono già messa in moto per andare il prossimo anno in Germania e fargli frequentare un asilo tedesco rigorosamente monolingue!
Sabina says
Cara Barbara,
questo “neo” è il vero e grosso neo del bilinguismo in Alto Adige. Quando a un tavolo di 10 commensali c’è un italiano in mezzo a tedeschi, tutti parlano italiano, anche se quello di lingua italiana saprebbe il tedesco. Ecco perché noi abbiamo optato per una soluzione estranea all’ambiente scolastico e in un paesino, dove tutti i bambini sono autoctoni e parlano solo tedesco. La cosa buffa è che tra di loro parlano dialetto, mentre con mio figlio Hochdeutsch! 😉
Ora che avete fatto quest’esperienza saprai scegliere la prossima. Per i nostri bambini che sono già bilingue, secondo me l’approccio migliore è sempre quello di un bambino “normale” tedesco, perciò centri estivi, corsi di sporto, musica, attività ludiche. Quando poi hanno l’età per andare a scuola, è giusto che frequentino una scuola tedesca assieme a bambini tedeschi.
Una mia cara amica ha “schiaffato” il nipote di 12 anni in una scuola media tedesca in Germania e lui, che pur essendo di Trento, il tedesco lo sa pochino, si è trovato benissimo!
I bambini sono come delle spugne e si adattano agli ambienti, se inseriti in modo adeguato e spiegandogli bene a cosa vanno incontro.
barbara says
Ciao Sabina,
si ne sono convinta anch’io soprattutto se li si sa incuriosire e far interessare alle cose.
So che tuo figlio è più grande del mio ma qualche altra dritta su campi estivi o invernali in Germania per bambini in età pre-scolare? Vorrei approfittare prima che inizi la scuola primaria a settembre dell’anno prossimo!
Grazie
Sabina says
Dipende un po’ da dove pensate di andare e quanto spendere, cmq se guardi per es. a Berlino, trovi molte offerte sul portale ufficiale:
http://www.berlin.de/kultur-und-tickets/tipps/sommer/ferien/
Basta che cerchi su Google inserendo il nome della città più Sommerprogramm o Sommerbetreuung e vedrai che troverai molte proposte.
Tieni conto che il tuo l’anno prossimo rientra già nella fascia d’età Grundschüler, perciò troverei molte più offerte.
Se poi il tuo fa sport, ci sono numerosi summercamp (calcio, hockey, arrampicata ecc.)
Buona scelta!
Sabina